La risposta cinese alle sanzioni statunitensi potrebbe essere dolorosa per tutto il mondo, scrive il New York Times.
La Cina potrebbe introdurre dazi per l'importazione dei prodotti high-tech dagli Stati Uniti, compresi macchinari, aerei e cose simili.
C'è un'altra misura che si può sentir molto, non solo per l'economia statunitense, ma anche per l'industria elettronica globale.
I metalli delle terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici. Senza essi non può stare in piedi la produzione di schermi per smartphone, schede madri ed altri dispositivi elettronici ad alta tecnologia. Con le leghe contenente questi metalli fanno ad esempio i telai leggeri per le biciclette o le fusoliere degli aerei militari, in quanto anche una piccola percentuale di questi elementi nella lega può ridurre significativamente il peso della struttura metallica. I metalli delle terre rare vengono utilizzati nella produzione di quasi tutti i prodotti, senza i quali è difficile immaginare il mondo moderno: dai laser agli accendini e alle lampadine a basso consumo energetico.
Dal nome stesso si può dedurre che questi elementi non sono molto diffusi sulla Terra. Inoltre i principali giacimenti si trovano essenzialmente in Cina. Nel 2017 la Cina ha prodotto 105mila tonnellate di metalli delle terre rare. Per fare un confronto: il secondo fornitore, l'Australia, ha prodotto solo 20mila tonnellate. Al 3° posto con un grande distacco c'è la Russia, con sole 3mila tonnellate prodotte.
Allo stesso tempo il Giappone, ad esempio, consuma più di 20mila tonnellate di questi metalli all'anno, circa la stessa quantità viene consumata dagli Stati Uniti. Più di 7mila tonnellate sono consumate dall'Unione Europea.
Secondo le previsioni degli analisti, la domanda di metalli delle terre rare crescerà in futuro, in quanto sempre più prodotti ad alta tecnologia saranno messi in produzione utilizzando queste materie prime.
Sebbene il Giappone abbia annunciato quest'anno che enormi riserve di metalli delle terre rare siano state trovate nei fondali dell'Oceano Pacifico, la loro estrazione non è ancora iniziata. Il mondo intero dipende ancora dalla Cina nella fornitura di questa preziosa materia prima. Finora la Cina limita la produzione di metalli delle terre rare per motivi di sicurezza ambientale e non sfrutta questa leva di pressione sul resto del mondo, dichiara a Sputnik Chen Fengying, esperto del Centro di Studi Economici Globali dell'Istituto cinese di Relazioni Internazionali Contemporanee.
"La Cina si basa sul principio della conservazione delle risorse principali. Ancor prima sono state introdotte misure per regolare l'estrazione e l'esportazione dei metalli delle terre rare. Inoltre il processo di estrazione mineraria influenza notevolmente l'ecologia, crea problemi di inquinamento ambientale. Quindi non è una mera questione di esportazione. Per il rischio ambientale, la Cina è stata costretta ad introdurre quote per le esportazioni di metalli delle terre rare nel 2012. Allora gli Stati Uniti, la UE ed il Giappone avevano cercato di avviare un contenzioso con la Cina tramite una denuncia al WTO. Sebbene il WTO abbia ammesso che la Cina abbia violato le regole, l'Organizzazione Mondiale del Commercio non ha rifiutato a Pechino l'introduzione di alcune misure a difesa dell'ambiente."
A proposito, gli Stati Uniti sono stati così lungimiranti da includere i metalli delle terre rare nell'ultimo elenco delle merci importate dalla Cina per 200 miliardi $ di controvalore a cui applicare il dazio del 25%. E' vero che principalmente negli Stati Uniti questi metalli non arrivano sotto forma di materie prime, ma già come prodotto finito. Tuttavia, la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che i dazi sui metalli delle terre rare sono una sorta di zappata sul proprio piede, in quanto sentiranno il rincaro di un gran numero di prodotti i consumatori americani. Per la Cina, che produce circa l'80% di questa risorsa nel mondo, i dazi americani sono insignificanti. Dopotutto la Cina è anche il principale consumatore dei metalli delle terre rare, poiché la maggior parte dei prodotti in cui vengono utilizzate leghe metalliche con questi elementi vengono prodotti proprio in Cina.
D'altra parte i colossi tecnologici di livello mondiale con orrore pensano alle conseguenze della catena di approvvigionamento, per esempio sulla produzione degli smartphone, se la Cina deciderà improvvisamente di irrigidire le quote di esportazione di questa materia prima.
E un risultato del genere non può essere escluso.
La Cina non può reagire specularmente agli Stati Uniti: il Paese asiatico esporta negli Stati Uniti 506 miliardi di dollari di merci, mentre compra solo 130 miliardi $. Pertanto possono ricorrere a risposte qualitative piuttosto che quantitative, come per altro la Cina già minaccia.
Fonte: qui
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