DOPO CONDOTTE E ASTALDI, BALLA PURE TREVI: A RISCHIO 22MILA POSTI DI LAVORO IN UN SETTORE IN PROFONDA CRISI, FIACCATO ANCHE DAI PAGAMENTI IN RITARDO (O SALTATI DEL TUTTO) DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
IL GOVERNO HA PROMESSO UN MEGA PIANO DI INFRASTRUTTURE. SENZA, RISCHIANO DI SALTARE ALCUNE DELLE PRINCIPALI AZIENDE DEL SETTORE (CHI SOPRAVVIVE E' PERCHE' SI E' BUTTATO SULL'ESTERO…)
Gianluca Baldini per la Verità
Astaldi, Trevi e Condotte sono tre colossi del settore delle costruzioni. Insieme danno lavoro a quasi 22.000 persone. Il problema è che si trovano nel mezzo del comparto che forse ha pagato più di tutti lo scotto della crisi.
L' ultima ad arrendersi è stata Astaldi, 11.500 dipendenti, colosso fiaccato dalle molte amministrazioni pubbliche che non hanno pagato come e quanto avrebbero dovuto per le opere realizzata dal gruppo romano. Venerdì scorso il consiglio di amministrazione ha «valutato e deliberato di presentare, dinanzi al Tribunale di Roma, una domanda di concordato preventivo «con riserva» prodromica al deposito di una proposta di concordato preventivo in continuità aziendale».
Dopo l' annuncio, in Borsa è stato un crollo continuo. Ieri il titolo è stato sospeso per eccesso di ribasso, dopo aver registrato un calo teorico del 55% (e da oggi e fino a successivo provvedimento sulle azioni ordinarie Astaldi non sarà consentita l' immissione di ordini senza limite di prezzo). Inoltre, l' azienda ha fornito un aggiornamento sulla situazione patrimoniale dell' azienda. A fine giugno 2018 l' indebitamento netto era salito a 1,76 miliardi di euro, rispetto agli 1,27 miliardi di inizio anno. Insomma, gli investitori sono scappati a gambe levate.
Anche perché, se a Piazza Affari il titolo Astaldi è crollato, sul fronte obbligazionario la situazione non è ugualmente rosea. Sulla graticola c' è un bond da 700 milioni di euro che scade tra due anni. In primis c' è l' ostacolo della cedola: bisogna capire se con il concordato anche questi pagamenti verranno congelati. C' è poi da capire cosa fare con il rimborso: nella migliore delle ipotesi gli obbligazionisti senior potrebbero rivedere al massimo il 60% di quando investito. Ma, se i possessori di debito Astaldi venissero paragonati a creditori chirografari, allora la percentuale di rimborso potrebbe scendere ancora.
C' è però il rovescio della medaglia. Visto il fuggi fuggi generale c' è anche chi ha visto un' opportunità nel bond con scadenza dicembre 2020. Da venerdì ad oggi il valore del prestito 2020 è sceso in area 20 euro (ora viaggia intorno ai 26 euro), quando nel 2013 era stato emesso a 100 euro. Anche se l' emissione dovesse subire il congelamento delle cedole (3,5625% ogni sei mesi) è facile intuire che l' investitore potrebbe trarne comunque un guadagno potenzialmente molto elevato, anche se i rischi di grosse perdite non mancherebbero.
C' è poi un gruppo come Trevi. Si tratta di una società da 7.200 addetti specializzata nell' ingegneria del sottosuolo.
Anche in questo caso il bilancio fa acqua da tutte le parti. Il gruppo di Cesena ha bisogno di capitali freschi per andare avanti a fronte di debiti per 650 milioni. A luglio, per questo ha approvato un aumento da 400 milioni, da sottoscriversi fino a 150 milioni in contanti e per il resto con la conversione di crediti in capitale. Un percorso lungo che vede protagoniste molte banche.
L' azienda a metà settembre aveva detto no a Bain capital credit, società che si era offerta concedere, attraverso un bond, un finanziamento «super senior» fino a 100 milioni a Trevi e Soilmec (società del gruppo Trevi operanti nel settore delle fondazioni), purché fosse accompagnato da una conversione dell' indebitamento finanziario del gruppo. Ora invece Trevi dovrà procedere da sola all' aumento di capitale.
Nel frattempo, però, la società ha fatto sapere di aver ricevuto conferma dell' accettazione dell' accordo di standstill da parte di un numero di creditori finanziari rappresentativi del 93% dell' indebitamento complessivo, percentuale sufficiente a consentire l' entrata in vigore dell' intesa.
In poche parole Trevi avrà più tempo per pagare i suoi debitori. Ciò non toglie che il titolo dell' azienda, rispetto a 12 mesi fa, viaggia a Piazza Affari attorno a un calo del 58%. Solo ieri ha chiuso la seduta in Borsa a 0,297 euro con una perdita dell' 1,66%.
La più piccola dei tre gruppi in crisi è Condotte (2800 dipendenti). In questo caso il concordato in bianco al Tribunale di Roma è stato richiesto a gennaio. Intanto, poco più di un mese fa, sono stati nominati i tre commissari straordinari che cercheranno di garantire la «continuità». Anche nel caso di Condotte ci sono di mezzo buchi di bilancio da capogiro: 833 milioni a fronte di 1,3 miliardi di fatturato.
Di certe queste non sono le uniche realtà italiane del settore delle grandi opere in difficoltà. La pubblica amministrazione che non paga come dovrebbe. Il governo vuole puntare un mega piano per le infrastrutture. C' è da sperare che lo faccia. Al contrario, migliaia di persone rischiano di rimanere senza lavoro.
Fonte: qui
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