9 dicembre forconi: LE MANI NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI - CON PRELIEVI, CANONI E COMMISSIONI IL CONTO CORRENTE RINCARA FINO AL 60%

giovedì 8 novembre 2018

LE MANI NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI - CON PRELIEVI, CANONI E COMMISSIONI IL CONTO CORRENTE RINCARA FINO AL 60%


CRESCONO LE VOCI DI COSTO: DAI VERSAMENTI IN FILIALE, AL RITIRO DI DENARO IN BANCHE DIVERSE DALLA PROPRIA

Sandra Riccio per “la Stampa”

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Quanto ci costa davvero il conto corrente? A fine anno arriverà a casa delle famiglie la lettera di rendiconto su costi e spese che hanno sostenuto, anche inconsapevolmente, per il proprio conto in banca durante l' intero anno. Molte famiglie riceveranno questa documentazione a inizio anno, in base alla periodicità stabilita in contratto. Quello che arriverà a casa è il dettaglio di tutti i costi legati al nostro conto corrente e ai tanti servizi collegati a questo. Le voci elencate sono quasi una ventina, dal canone annuo, ai prelievi, fino all' invio dell' estratto conto periodico.

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Non sempre quel che spendiamo complessivamente per il nostro conto è adeguato all'utilizzo che ne facciamo. In più, dallo scorso gennaio sono aumentate molte delle commissioni che la banca ci chiede per i servizi che ci offre ogni giorno. I tassi bassi, del resto, spingono gli istituti a puntare di più su questa fonte di entrate. I rincari hanno riguardato molte voci di costo e sono stati applicati sia dagli istituti tradizionali, vale a dire quelli con una fitta rete di sportelli sul territorio, sia dalle banche online.

Un recente studio di SosTariffe.it ha rilevato una tendenza all' aumento dei prezzi di diversi servizi accessori al conto corrente e delle operazioni in filiale, a partire da quest' anno. Nel complesso, i rincari arrivano anche al 60%. Aumenti di rilievo ci sono stati per i versamenti in filiale (+60%) e per i prelievi allo sportello (+48%) mentre quelli all' Atm di una banca diversa dalla propria sono saliti del 20% di media.

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Anche il canone annuo della carta di credito offerta dalle banche online è salito: il costo medio è passato da 12,22 euro a 12,88 euro con un +5,40% complessivo rispetto ai dati registrati nel gennaio scorso. Le banche tradizionali esaminate nello studio (17 in tutto) hanno invece portato questo costo da 37,50 euro di media a 39,87 euro (+6,30%).

Ma che domande si deve fare un correntista nel momento in cui riceva il rendiconto e la lista delle spese pagate? Innanzitutto occorre distinguere tra costi fissi e costi variabili. I primi ci sono sempre e non variano, perché non dipendono da quanto e da come si utilizza il conto.

I principali sono il canone annuo, i canoni legati a eventuali carte di pagamento, le imposte di bollo, le spese per l' invio delle comunicazioni al cliente. I costi variabili cambiano in base al tipo e al numero di operazioni che si fanno (ad esempio: prelievo di denaro con la carta di debito, incasso assegni). Dipendono da come il cliente utilizza il conto e dalle scelte commerciali della banca.
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Per offrire un utile parametro di valutazione dei costi, nel Foglio Informativo del conto corrente la banca deve fornire l' ISC, l'Indicatore Sintetico di Costo, che dà un' idea del costo complessivo del conto corrente in base alle spese e alle commissioni che possono essere addebitate al cliente nel corso dell'anno. L'ISC viene calcolato per uno o più «profili di operatività tipo», per esempio, i pensionati oppure i single.

«Monitorare con precisione il costo del conto corrente non sempre è semplice; non sempre la spesa finale risulta pari a quanto preventivato, sia perché il correntista potrebbe aver aumentato la propria operatività, sia perché la banca - previa comunicazione - potrebbe aver modificato le condizioni» spiega Lodovico Agnoli, responsabile new business di Facile.it. Il rendiconto diventa quindi uno strumento fondamentale per tenere sotto controllo la spesa.

«Nel documento vengono riassunti tutti i costi effettivamente sostenuti nel corso dell' anno, che possono essere così confrontati con facilità con il valore contenuto nell' ISC - dice l' esperto -. Qualora la spesa fosse superiore a quanto previsto, il consiglio è di valutare la possibilità di cambiare tipologia di conto e identificare, comparando le offerte di più istituti». La chiusura definitiva del conto è senza spese e senza penali.

Fonte: qui


INSTABILITÀ DEI MERCATI, MINACCE DI SANZIONI E INCUBO PATRIMONIALE: GLI ITALIANI PORTANO I SOLDI ALL’ESTERO 

LA NUOVA META PREFERITA È L’AUSTRIA, DOVE UN CONTO COSTA CIRCA 100 EURO ALL’ANNO 

IL VIAGGIO DI “QUARTA COLONNA” A SILLIAN (10 MINUTI DA BOLZANO): “LO STATO NON PUÒ TOCCARE QUESTI SOLDI. SE FANNO LA PATRIMONIALE…”

IL SERVIZIO DI QUARTA COLONNA SUI CONTI CORRENTI APERTI OLTRE CONFINE DAGLI ITALIANI



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L'incertezza per il futuro, l'instabilità dei mercati e le minacce quotidiane di sanzioni da parte della Commissione europea sulla prossima legge di Stabilità italiana stanno spingendo migliaia di connazionali a portare il proprio denaro fuori dai confini. L'ultimo flusso salito alla ribalta è quello verso l'Austria, dove secondo gli operatori delle banche i soldi italiani sarebbero più al sicuro.

gli italiani che aprono conti correnti in austria 7GLI ITALIANI CHE APRONO CONTI CORRENTI IN AUSTRIA 







I giornalisti della trasmissione Quarta colonna su Rete4 hanno raccontato quel che sta succedendo in una banca di Sillian, a dieci minuti in macchina dalla provincia di Bolzano, dove molti risparmiatori italiani stanno aprendo nuovi conti correnti: "Le motivazioni che ci danno quando vengono qui ad aprire i conti - dice un bancario - sono la preoccupazione per il debito pubblico in aumento, il timore per la situazione bancaria italiana e l'incertezza sulle politiche economiche del Paese".

gli italiani che aprono conti correnti in austria 6GLI ITALIANI CHE APRONO CONTI CORRENTI IN AUSTRIA
La paura più diffusa è che il governo ceda alla tentazione di applicare una tassa patrimoniale che allunghi le mani direttamente nei conti. La convenienza di portare i risparmi all'estero poi sarebbe garantita: "Qui un conto costa circa 100 euro all'anno. Lo Stato italiano qui non può toccare questi soldi perché siamo sotto l'autorità austriaca". In caso di patrimoniale quindi: "nessuno potrebbe obbligare la banca a versare soldi all'Italia".

Fonte: qui



LA GUARDIA DI FINANZA PERQUISISCE LA SEDE MILANESE DELLA PRIVAT KREDIT BANK: INDAGATI 18 MANAGER DELL’ISTITUTO SVIZZERO PER RICICLAGGIO E FRODE

HANNO FATTO TRANSITARE 409 MILIONI DI EURO (APPARTENENTI A 198 CLIENTI) A LUGANO PER NASCONDERLI AL FISCO E FARLI RIEMERGERE CON LA “VOLUNTARY DISCLOSURE”

Stefano Elli per www.ilsole24ore.com

PRIVAT KREDIT BANKPRIVAT KREDIT BANK
Perquisizioni sono in corso presso la sede milanese della Privat Kredit Bank, istituto svizzero che controlla l’italiana Cassa Lombarda. Su disposizione della Procura della Repubblica di Milano i militari del Nucleo di polizia Tributaria della Guardia di Finanza milanese sono alla ricerca di carte, files e tabulati di corrispondenza elettronica inerenti ai rapporti intrattenuti nel corso di dieci anni dalla banca con la clientela italiana.

Sono 18 i manager indagati con l’ipotesi di reati di riciclaggio e frode fiscale. L’inchiesta è nata dalle verifiche su 198 clienti italiani che hanno portato un totale di 409 milioni di euro a Lugano per nasconderli al Fisco e poi li hanno fatti riemergere con la «voluntary disclosure».

L’acquisizione di documenti nasce da un'inchiesta, congiunta tra Guardia di Finanza e Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate, coordinata dal pm Elio Ramondini ed è seguita in prima persona dal procuratore capo Francesco Greco.

caveau banca svizzeraCAVEAU BANCA SVIZZERA
L’attività investigativa di questa mattina trova il suo fondamento in un’analoga indagine aperta dalla procura di Milano (pm Gaetano Ruta) nel 2014 nei confronti del Credit Suisse, che aveva portato alla scoperta di una vera e propria centrale distributiva di polizze le cui tracce, da Milano, portavano attraverso la Svizzera direttamente alle Bermuda.

Una sorta di servizio “chiavi in mano” di esterovestizione di capitali a chiari fini di elusione ed evasione fiscale: un catalogo di strumenti finanziari e assicurativi costruiti ad hoc per la clientela più selezionata della blasonata banca elvetica.

Nel corso delle perquisizioni effettuate a suo tempo, nella memoria di uno dei pc in dotazione a un gestore della banca, era stata trovata una lista di circa 4mila clienti italiani che avevano aderito al piano di investimento nelle polizze Unit linked del Credit Suisse Life and Pension. L’inchiesta era sfociata poi in una lunga teoria di patteggiamenti e aveva portato al rientro di oltre cento milioni di euro nelle casse dell’erario.

CREDIT SUISSECREDIT SUISSE
L’operazione odierna nasce da un’ipotesi investigativa strettamente connessa alla precedente: se la prassi seguita dal Credit Suisse era tanto “consolidata” e la strada così battuta – è la tesi della Procura – è possibile, se non probabile, che anche altre banche estere presenti in Italia abbiano agito con modalità analoghe.

Così la Procura, forte della massa di dati affluiti alla chiusura della Voluntary disclosure (l’operazione di regolarizzazione di capitali conclusa nel 2017), ha stilato un elenco di oltre 230 banche estere autorizzate a operare in Italia che hanno aderito alla voluntary per conto della propria clientela.

Tra gli obiettivi dei militari c'è quello di verificare se, a ciascuna delle operazioni di voluntary portata a buon fine, effettivamente corrispondesse un reato fiscale e non (come già è stato accertato in due recenti e distinte inchieste chiuse dalla Procura di Bergamo) un reato di natura completamente differente.

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Ossia operazioni di maquillage finalizzate a imbellettare e rimpatriare capitali a suo tempo esportati in seguito a bancarotte fraudolente o altri reati in operazioni di riciclaggio, spacciandoli per “semplici” frutti di violazioni tributarie. Sotto osservazione degli investigatori, a quanto risulta al Sole24Ore, vi sarebbe anche un'altra modalità operativa su cui rintracciare eventuali responsabilità penali.

parmalat calisto tanziPARMALAT CALISTO TANZI


In gergo tecnico si chiama “Back to back”. Si tratta di una prassi bancaria già adottata ai tempi del caso Parmalat. Allora a metterla in pratica era stata proprio la Bank of America avente come controparte Fausto Tonna, direttore finanziario dell'azienda casearia di Calisto Tanzi. Come funziona il back to back?

La Banca internazionale concede a un imprenditore italiano (in Italia) una linea di credito o un affidamento di altra natura, trattenendo a garanzia risorse dell'imprenditore che già giacciono depositate presso le sue filiali all'estero. L'imprenditore ripaga il suo debito nel corso del tempo pagando gli interessi pattuiti. L'ipotesi è che lo faccia con risorse provento di reato. Incorrendo in questo modo in due distinti profili di violazione: le prima fiscale con il mancato pagamento delle ritenute d'acconto sugli interessi sborsati alla banca. La seconda, più grave, di potenziale riciclaggio.

Fonte: qui

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