C'era una sola cosa da fare, di fronte al ricatto di Salvini sulla pelle di 150 migranti trattenuti a bordo della nave italiana: cedere, e farsene carico.
Il resto d’Europa non l’ha fatto ed è destinata a pagarne le conseguenze: l’Europa Fortezza non ha più alternative politiche
Far scendere l’Europa al suo livello: se questo era l’obiettivo politico che Matteo Salvini voleva ottenere, impedendo lo sbarco dei 150 richiedenti asilo raccolti al largo di Lampedusa dalla nave Diciotti, la sua missione può già dirsi compiuta. Perché è questo quel che rimane sul tavolo, dopo la giornata di ieri: che dodici Paesi europei si sono rifiutati di ricollocare sul loro territorio qualche decina di persone, nonostante il trattamento disumano che il ministro degli interni italiano stava riservando loro.
Una scelta scellerata, quella delle cancellerie del Vecchio Continente, che non ha giustificazioni né etiche, né politiche. Etiche, perché se è un’emergenza umanitaria, se le norme sulla protezione internazionale sono state violate dal ministro dell’interno di un Paese membro, non c’è altra strada moralmente accettabile che rispettarle al posto suo. Politiche, perché dimostrarsi tali e quali a Salvini è un’implicita ammissione delle sue ragioni. Delle due, una: se i profughi, anche solo una decina abbondante, sono un enorme problema, allora ha ragione Salvini. Se non lo sono, invece, state giocando sulla loro pelle per mero calcolo politico. E allora siete come lui.
Comunque vada ha vinto lui, ha vinto Salvini. Perché la vicenda della Diciotti - uno scontro istituzionale accuratamente pianificato - è l’inizio della campagna elettorale per le prossime elezioni europee, l’esempio perfetto per far passare il suo messaggio. Quello di un’Europa ipocrita e cattiva, che predica bene e razzola malissimo. Quello della necessità che l’Italia presidi i propri confini, perché alle spalle non ha che Paesi che presidiano egoisticamente i propri. Quello di un’Italia vittima esasperata dell’egoismo e dall'ottusità europea, argomento che il leader leghista estenderà dai migranti sino all’agricoltura e alla pesca, per arrivare all’Euro e ai parametri di Maastricht.
Se questa è la cornice in cui si giocherà la prossima campagna elettorale, non c’è storia. E non è un caso che il leader leghista faccia fronte con Viktor Orban, già martedì prossimo, per lanciare un fronte sovranista continentale. E non è nemmeno un caso che lanci la palla in avanti mostrando quello che sarà il suo refrain comunicativo dei prossimi mesi, il modello australiano in cui non sbarca nessuno, come utopia possibile ed estremamente concreta attorno a cui vendere la sua idea di Europa Fortezza.
Non c’è storia, perché dall’altra parte non c’è un’alternativa. Non c’è un’idea di società aperta che davvero si contrapponga al modello Salvini, ma solo politiche di riduzione dei flussi d’ingresso più blande e più ipocrite di quelle del leader leghista. Non c’è una solidarietà europea che si contrapponga all’egoismo nazionalista italiano, ma solo altri nazionalismi con un vocabolario più forbito. Non c’è il coraggio di sfidare la canea di paura e rancore nei confronti dello straniero, facendone una risorsa demografica, sociale, culturale ed economica per il nostro Continente stanco e vecchio, ma solo un’altra paura, quella di esserne travolti.
Da adesso in poi, per Salvini, è tutta discesa. Potrebbe lui stesso autorizzare lo sbarco dei centocinquanta richiedendo asilo, facendo pure la figura del loro salvatore, di fronte all’egoismo europeo. Potrebbe usare questa crisi diplomatica come pretesto per imporre, da vicepremier, una legge di bilancio espansiva, che sfori i parametri e sfidi ulteriormente l’Europa. O ancora, usarla come alibi per giustificare i più che probabili rilievi della Commissione Europea sulla legge di bilancio italiana. O ancora, infilare tutto nel frullatore del complotto globalista ordito da Soros o chi per lui ai danni dell’esperimento giallo-verde, quando i mercati cominceranno a speculare sul nostro debito pubblico. Il tutto con le spalle coperte da Putin e Trump, che si godono lo spettacolo dello psicodramma europeo coi popcorn in mano. Vivissimi complimenti, davvero.
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