9 dicembre forconi: SIRIA JPMORGAN E WELLS FARGO MISSIONE FALLITA!

lunedì 23 aprile 2018

SIRIA JPMORGAN E WELLS FARGO MISSIONE FALLITA!


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Nel fine settimana a mercati rigorosamente chiusi, sono partiti i missili belli, cari ed intelligenti di Donald Trump, giusto per fare quattro soldi facendo girare l’industria bellica.
Per chi ancora vivesse sulla Luna o su Marte e non riceve altro che i canali istituzionali o mainstream, mentre i missili colpiscono ovunque depositi pieni di armi chimiche e di distruzioni di massa e le sostanze si diffondono nell’aria come il profumo del mosto selvatico causando semplicemente prurito, segnalo questa interessante visione alternativa di un vescovo telebano, un troll, un diffusore di “fakenews” russo suppongo…
Sia fatta luce su tutto ed emerga la verità non come hanno fatto con l’Iraq in cui hanno distrutto il Paese dicendo che c’erano le armi chimiche. Così come hanno fatto con l’ Iraq lo stanno facendo ora con la Siria. La gente lo ha capito, non è stupida”.. Lo ha detto il vescovo caldeo di Aleppo e presidente della Caritas siriana, mons. Antoine Audo, intervistato da Antonio Soviero, manifestando forti dubbi sul fatto che il regime di Damasco abbia usato armi chimiche a Douma, nel Ghouta est. “Come è possibile che Assad – ha aggiunto mons. Audo – abbia usato armi chimiche per difendersi ? Non è logico. Gli americani e i russi usano la Siria come pretesto per farsi la guerra e difendere i loro interessi internazionali”. Siria, vescovo Aleppo: “Stanno facendo come in Iraq.
Non so a Voi ma a me vien da ridere, tirano un centinaio di missili qua e la, segnalano ai russi dove tirano e chiedono per favore se disturbano a centrare qualche caserma vuota o centro di ricerca fantasma.
Ci fermiamo qua, è meglio non andare oltre, anche perché qua e la stanno cadendo davvero missili sull’economia globale e le esplosioni stanno minando le certezze dei mercati.
Ovviamente Donald Trump, dopo aver lanciato qualche petardo sulla Siria, sta pensando di aumentare il carico di esplosivo da inviare in Cina…ump vuole aumentare il pressing sulla Cina con i dazi
Secondo il Wsj, l’amministrazione Usa è convinta che la linea dura sta funzionando
Convinto che la sua strategia a colpi di minacce di dazi stia funzionando, l’amministrazione Trump intende aumentare la pressione sulla Cina in ambito commerciale. Come? Concentrandosi sulle nuove tariffe doganali ventilate la settimana scorsa per 100 miliardi di dollari e minacciando di bloccare investimenti tecnologici cinesi negli Stati Uniti attraverso acquisizioni, joint venture, licenze o altre tipologie di accordo. Lo scrive il Wall Street Journal citando funzionari americani.
Non so a Voi, ma a me Trump fa tenerezza, penso davvero che sia un povero idiota come pensano tutti alla Casa Bianca, i russi lo hanno aiutato addirittura ad essere eletto e questo continua a voler aumentare le sanzioni. La Cina per chi non lo sapesse, all’Onu ha votato contro l’intervento, insieme alla Russia. La bella notizia per Boeing è che il titanio se lo sognano se gli americani continuano a giocare con il fuoco…
I legislatori russi hanno presentato una proposta di legge ad ampio raggio che potrebbe congelare alcune esportazioni cruciali per gli Stati Uniti.
Il disegno di legge, che è stato redatto dai principali legislatori della Duma in risposta al nuovo round di sanzioni statunitensi annunciato la scorsa settimana, propone un’ampia gamma di restrizioni per le imprese statunitensi in Russia e per la cooperazione con gli Stati Uniti. Tra queste vi è una proposta di divieto o di limitare le esportazioni di titanio che sono cruciali per il produttore di aerei come la Boeing.
La Boeing e altri costruttori di aeromobili fanno sempre più affidamento sul titanio come materiale resistente ma leggero da utilizzare nei gruppi alari, nei volanti, nei sistemi idraulici e in una serie di altre parti, secondo i rapporti CNBC.
Un Boeing 777 ha il 12% di titanio nella sua struttura e la Russia è il più grande produttore al mondo di titanio e il principale fornitore di Boeing.
La ciliegina sulla torta ve la mettiamo noi con le dichiarazioni dei funzionari cinesi all’attacco USA in Siria…
Gli Stati Uniti registrano da sempre il lancio di guerre su basi ingannevoli. Il governo Bush ha affermato che il regime di Saddam deteneva armi chimiche prima che le truppe della coalizione USA-britannica invadessero l’Iraq nel 2003 . Tuttavia, le forze della coalizione non hanno trovato ciò che chiamavano armi di distruzione di massa dopo aver rovesciato il regime di Saddam. Sia Washington che Londra hanno ammesso più tardi che le loro informazioni di intelligence erano false.”
Tu pensa che persino il presidente della Germania, Frank-Walter Steinmeier, attraverso la Reuters ha messo in guardia dal continuare a demonizzare la Russia.
Scusate se passo da un argomento all’altro ma nella sua anteprima dell’edizione di lunedì, Suddeutsche Zeitung riferisce che la BCE ha chiesto a Deutsche Bank di simulare come accadrebbe in uno “scenario di crisi” e quanto costerebbe completare una “risoluzione”, cioè una liquidazione, della propria divisione di investment banking, questa è una piccola chicca in esclusiva per gli amici di Deutsche Bank la prossima banca nazionalizzata in Europa!

Ma fermiamoci qui e veniamo alla prima tornata delle trimestrali USA che come sempre una lettura superficiale da parte di qualche analisti o giornalista prezzolato non è in grado di scorgere le numerose crepe che si intravvedono alla base dei meravigliosi risultati pubblicati da JPMorgan, Citigroup e Wells Fargo, esplosione di utili grazie quasi esclusivamente ai regalini dell’amministrazione Trump, in materia fiscale.
Per fortuna non tutti sono così ignoranti…
Se si escludono il business legato al mercato dei capitali ed eventi una tantum, queste banche non stanno andando bene”, ha detto a Cnbc Dick Bove, chief strategist di Hilton Capital Management. Nemmeno il trading, che avrebbe dovuto brillare visto il riaccendersi della volatilità nel 2018, ha soddisfatto. Bove ha inoltre smontato l’entusiasmo dato dal fatto che un aumento dei tassi previsto dalla Fed faccia bene alle banche: “I tassi non spingono gli utili bancari. Quello che li spinge al rialzo è ciò che vendono” ossia i mutui, che nel caso di Jp Morgan e Wells Fargo hanno subito una contrazione. Ci sono poi motivi specifici che pesano sulle banche: su Wells Fargo aleggia una multa da un miliardo di dollari per pratiche non idonee nelle assicurazioni di auto e nei mutui.
Bove ha concluso dicendo che “la maggioranza delle banche in Usa non sta vendendo nulla. Se Jp Morgan non può vendere prestiti è perché nessuno è interessato a comprarli; ciò significa che la gente non sta acquistando prodotti, che l’economia non si sta muovendo a un passo rapido. La conclusione è che le cose non vanno bene e di conseguenza nemmeno i titoli” delle banche. (America 24)
Una sintesi perfetta di quello che è accaduto negli ultimi mesi e di quello che accadrà da qui in avanti!
Peccato ad esempio che nonostante un aumento del reddito di circa 2 miliardi di dollari, le imposte sul reddito siano diminuite di circa 240 milioni di dollari grazie alla riforma Trump, accantonando poco capitale per coprire le perdite future. Il dettaglio, la cattiva notizia è che il leggendario consumatore americano, il re del credito al consumo è in evidente difficoltà e lo sarà sempre di più nei prossimi mesi e anni.
E si che che il tasso applicato alle carte di credito intorno al 3.3 % ha fatto esplodere del 18 % anno su anno le insolvenze contro previsioni intorno al 3 %. Il portafoglio prestiti per gli studenti continua ad essere svalutato, forse è per questo che la Fed consente a banche come JPM di continuare a giocare con il quantitative easing, speculando selvaggiamente sui mercati, per poter svalutare allegramente crediti ovunque.
La realtà è che JPMorgan non è più in grado di indebitare gli americani con i suoi mutui, semplicemente perché il cavallo non ha più voglia di bere e la liquidità è davvero cara, ben oltre il 4 % in media.
Il fatturo della divisione investment banking è sceso sotto la stima dei soliti analisti di ben 127 milioni di dollari, spinto al ribasso da minori commissioni di sottoscrizione di titoli di debito, parzialmente compensati da maggiori commissioni di consulenza.
Quello che invece in ben pochi sanno è che Wells Fargo insieme a Bank of America la cui trimestrale uscirà la prossima settimana è la regina dei mutui residenziali in USA. 
…a causa dell’aumento dei tassi, le richieste di mutui residenziali di Wells Fargo sono crollate, in particolare nelle domande di mutuo dell’ultimo trimestre dello scorso anno, di 10 miliardi di dollari, dal trimestre precedente, o del 16% a / a, a soli $ 63 miliardi,  ai minimi successivi alla crisi registrati alla fine del 2013.
… nel primo trimestre 2018 l’ammontare del più importante business di Wells Fargo, Mortgage Application non è riuscito a rimbalzare, ed è rimasto a  24 miliardi di dollari, il livello più basso dalla precedente crisi.
Aggiungendo la beffa al danno, come ci si aspetterebbe con la curva dei rendimenti che si appiattisce ai minimi di 10 anni proprio questa settimana, il margine di interesse netto di Wells Fargo – la fonte del suo reddito da interessi – non è riuscito a rimbalzare dai minimi di un anno e ha mancato ancora le aspettative di consenso. …”
Non solo, anche il costo dei depositi è aumentato…
…i costi dei depositi sono aumentati rapidamente, e nel primo trimestre la banca ha dovuto pagare un deposito medio dello 0,34% su depositi di interesse pari a 938 miliardi di dollari , esattamente il doppio del costo dei suoi depositi un anno fa.
… e la ciliegina sulla torta arriva dal credito al consumo…
… i trend dei prestiti al consumo della banca rivelano che il preoccupante calo della domanda di credito continua, dato che i prestiti al consumo sono scesi complessivamente di $ 9,5 miliardi in sequenza su tutti i gruppi di prodotti, molto più del calo di $ 1,7 miliardi dell’ultimo trimestre.
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNN!!!!!!!!
Nel frattempo…  
L’asta di titoli a 30 anni ha tuttavia visto un’ottima domanda. Il Tesoro Usa ha venduto titoli a 30 anni per 13 miliardi di dollari offrendo il 3,044%. Agli investitori indiretti, riflesso della domanda dall’estero, è andato il 61%. Agli investitori diretti, riflesso della domanda Usa, è andato il 14,6%. In ambo i casi si tratta della percentuale migliore dall’ottobre 2015.
Per tutto il resto visioni, analisi e orizzonti dei prossimi mesi e anni, c’è il nostro Machiavelli che sta preparando un’altra sorpresa, intanto per chi non era a bordo nei mesi scorsi, non perdetevi gli ultimi due manoscritti, tra cui l’OUTLOOK 2018.

16 Aprile 2018
Fonte: qui

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