Questa volta il video non ritrae solo aggressore e vittima. Questa volta l'ennesimo atto di bullismo in una scuola ha altri protagonisti, compagni dei due, che decidono di filmare tutto, tentativo estremo visto che probabilmente la sequela di prepotenza andava avanti da tempo, per incastrare il responsabile.
Pochi secondi, 14, nei quali si vede, nella classe di un istituto tecnico di Lecce, mentre una ragazza appare seduta dietro ad un banco, uno studente colpire a calci un compagno e poi minacciarlo con una sedia. Sembra quasi un gioco, la vittima non appare particolarmente spaventata.
Sullo sfondo si sentono alcune voci che, secondo l'interpretazione della mamma riferita all'avvocato Giovanni Montagna, rivelerebbero la volontà di un amico - ma dal filmato emerge la partecipazione almeno di un'altra persona - di aiutare la vittima a uscire dalla situazione di umiliazione.
«Sicuro che stai registrando?», inizia uno dei due. «Sì», risponde l'altro. Poi, in dialetto leccese: «Così lo mettiamo a posto proprio». «Ma a tutto io devo pensare?», è la conclusione del dialogo. Secondo quanto ha appurato l'avvocato Montagna, che ha presentato un esposto in Procura allegando il video, le umiliazioni andavano avanti da mesi.
Al ragazzo, ad esempio, toglievano la maglia e la usavano come 'cancellinò della lavagna. Aveva lividi ma negava con la mamma. Poi avrebbe ammesso «qualche schiaffo», ma niente di importante. «È un ragazzo molto introverso, chiuso ma che ha sempre avuto un brillante rendimento scolastico. Da settembre, da quando sarebbero iniziati questi episodi, invece è calato notevolmente», spiega Montagna. In alcuni giorni sembra che avesse manifestato il desiderio di rimanere a casa. Il giovane aveva negato alla madre di avere problemi in classe fino al 7 aprile quando lei ha ricevuto un whatsapp con il video dell'aggressione: le è arrivato grazie ad un amico del figlio che ha voluto cercare di rompere così la spirale. «Non è ancora chiaro quanti partecipassero alle vessazioni. Sarà il lavoro della Procura a cercare di fare chiarezza», aggiunge Montagna. A suo giudizio va sottolineato che «nonostante la riservatezza della vicenda, che riguarda minori, abbiamo registrato una vasta solidarietà e un tempestivo intervento della scuola, dopo la nostra denuncia. Ci hanno assicurato che interverranno, aspettando di chiarire coinvolgimenti e responsabilità».
Anche il capo della Polizia Franco Gabrielli ha parlato del fenomeno, definendo i bulli come dei ragazzi «omologati» che credono di avere la verità in tasca. «Il bullismo è una forma di omologazione. Ci sono persone che si ritengono depositarie di un modo di essere e lo applicano in maniera prevaricante nei confronti di altri soggetti più deboli». Dunque il tema «non è il non rispetto delle regole, ma un'omologazione - conclude - che troppo spesso ci appiattisce, che troppo spesso crede che qualcuno sia depositario di una verità e di un comportamento che invece è effimero».
Non solo l'aggressione ripresa nel video diffuso su WhatsApp: il 17enne vittima del nuovo caso di bullismo in una scuola nella provincia di Lecce veniva picchiato quasi ogni giorno da alcuni suoi compagni di classe. «Spesso lo prendevano a pugni, calci e lo spingevano addosso alla lavagna usando la sua maglia come cancellino» riferisce all'Adnkronos il legale che rappresenta la famiglia del minore, Giovanni Montagna. «Lui non si è mai confidato con i genitori e anzi quando tornava a casa pieno di lividi diceva che si li era fatti durante l'ora di educazione fisica. È un ragazzo molto timido, introverso, ha paura e anche adesso si è chiuso in sé stesso, non parla, è molto reticente» spiega l'avvocato annunciando di voler valutare con la madre del ragazzo se chiedere un ascolto protetto davanti al giudice.
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