POLIZIA E GDF SULLA NAVE PER INTERROGARE L’EQUIPAGGIO: SONO STATE RILEVATE “UNA SERIE DI NON CONFORMITÀ”
SALVINI: “IL PROCESSO È UNA CHIARA INVASIONE DI CAMPO”
LA SEA WATCH ANCORA A CATANIA, 'IRREGOLARITÀ SULLA NAVE'
SEA WATCH 3
E' ancora ormeggiata al porto di Catania la Sea Watch. La nave ha già caricato viveri, carburante e quanto necessario per riprendere la navigazione. E' arrivato anche il nuovo equipaggio. Ieri il capo missione e il comandante sono stati sentiti per ore, a bordo della nave, sull'operazione di salvataggio dei 47 migranti sbarcati a Catania e sui successivi movimenti dell'imbarcazione da personale della squadra mobile della Questura e da militari della Guardia di finanza.
SEA WATCH 3
Accertamenti amministrativi sulla nave sono ancora in corso da parte della Capitaneria di porto. Da fonti legali della Ong si apprende che, al momento, nessun passaporto è stato ritirato, che non esiste una comunicazione di divieto di ripartenza e che nessuna convocazione è stata diramata dalla Procura di Catania.
Sulla Sea Watch 3 sono state rilevate "una serie di non conformità" che riguardano sia "la sicurezza della navigazione", sia "il rispetto della normativa in materia di tutela dell'ambiente marino". E' quanto rende noto la Guardia Costiera al termine dell'ispezione amministrativa effettuata sulla nave che ieri ha sbarcato a Catania 47 migranti. Fino a quando non verranno risolti i problemi sollevati, sottolinea ancora la Guardia Costiera, la nave non potrà lasciare il porto di Catania.
SEA WATCH 3
Sea Watch a Catania, applausi e abbracci tra i migranti - Applausi, sorrisi e un accenno di intonazione dell'inno nazionale italiano. E' diventata una festa lo sbarco a Catania dei 47 migranti da 13 giorni a bordo della Sea Watch 3 e al centro di un braccio di ferro tra l'Ong tedesca e il governo italiano che ha bloccato per cinque giorni la nave alla fonda al largo di Siracusa. I 32 maggiorenni sono stati portati con un autobus nell'hotspot di Messina in attesa della loro redistribuzione negli otto Paesi europei disponibili ad accoglierli, tra cui l'Italia.
SEA WATCH
"Ne prenderemo uno" annuncia il ministro Salvini, in attesa di "sigillare i porti", anche perché, sostiene, "non possiamo farci dare lezione da qualche furbetto che viene dalla Germania con una nave...". I 15 minorenni sono invece in un centro di accoglienza di Catania inserito nel progetto Fami del Viminale. Su loro la tutela del Tribunale per i minorenni che li rende "non trasferibili" senza l'autorizzazione del giudice. Ha avuto una navigazione lenta la Sea Watch 3, bloccata fino all'alba a Siracusa per un guasto al verricello dell'ancora.
SEA WATCH
Infine la partenza, scortata da motovedette di Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto, fino alla destinazione finale: Catania. Subito dopo l'attracco è scattata la 'festa' con i migranti che hanno applaudito e si sono abbracciati tra loro e con l'equipaggio. Poi foto e video dalla nave sulla terra promessa. Che non conoscevano: alcuni di loro, dopo lo sbarco, hanno chiesto ai volontari della Cri "ma dove siamo?"; ricevendo chiarimenti, "siete in salvo, a Catania, in Italia, in Europa...".
LA SEA WATCH ATTRACCA A CATANIA
"Le loro condizioni fisiche - spiega il presidente della Cri Siciliana, Luigi Corsaro - non destano particolare preoccupazione. Sicuramente il problema più importante è quello psicologico di persone che per giorni sono state a bordo in attesa di sbarcare". Felice per la soluzione adottata dal Tribunale per i minorenni è Giovanna Di Benedetto: "a ciascuno di loro è già stato assegnato un tutore legale cosa per cui Save The Children si batte da tempo". Ma lo sbarco non chiude la vicenda.
SALVINI A PORTA A PORTA
Il ministro Salvini torna sui dubbi di correttezza sull'Ong: "Non mi sostituisco ai giudici, ma mi risulta che ci siano più elementi di irregolarità nella Sea Watch: col mare in tempesta invece di andare in Tunisia sono venuti in Italia. Quanto meno strano". Affermazioni che l'organizzazione non governativa contesta e, dopo avere scritto di essere "contenta che il calvario sia finito per i nostri ospiti", ribadisce le perplessità per l'approdo alle pendici dell'Etna: "Dobbiamo andare a Catania - posta - un porto dove c'è un procuratore noto per la sua agenda sulle Ong che salvano in mare. Se questa non è una mossa politica, non sappiamo cosa sia.
LA SEA WATCH ATTRACCA A CATANIA
Speriamo per il meglio, ma ci aspettiamo il peggio". Ma la temuta ipotesi di un sequestro o di un altro provvedimento giudiziario, almeno per il momento, non arriva. Poliziotti, finanzieri e uomini della Capitaneria di porto sono saliti sulla nave, ma per "indagini di routine" disposte dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, secondo "un protocollo consolidato nel tempo". Polizia e fiamme gialle hanno sentito il capitano e l'equipaggio sulle operazioni di salvataggio e sulla rotta seguita.
LA SEA WATCH ATTRACCA A CATANIA
Accertamenti amministrativi sono in corso invece da parte della Capitaneria di porto. Al momento non ci sono indagati sostiene uno dei legali della Ong, l'avvocato Alessandro Gamberini, che anticipa la strategia di un'eventuale battaglia legale: "la competenza è radicata a Siracusa, dove la nave è approdata, non a Catania".
SALVINI A PORTA A PORTA
Da Torino intanto parte la battaglia di 'Lasciateci entrare' che ha denunciato il ministro per attentato alla costituzione, abuso in atti di ufficio, sequestro di persona, violenza privata e tortura. L'Unhcr, su Twitter, scrive che le Ong "hanno un ruolo vitale" per il salvataggio dei migranti nel Mediterraneo e, dunque, deve essere "ripristinata la capacità di soccorso e sbarco" per le navi umanitarie. E in serata il ministro apre un altro fronte immigrazione in Sicilia: "via al trasferimento degli ospiti dal Cara di Mineo: la partenza dei primi 50 è in programma il 7 febbraio, mentre entro fine mese lasceranno la struttura altri cento". La chiusura entro l'anno.
SALVINI A PORTA A PORTA
A CATANIA I 47 MIGRANTI DELLA SEA-WATCH SALVINI: IL PROCESSO INVASIONE DI CAMPO
L 'approdo di ieri mattina sulla terraferma non mette fine al limbo in cui per due settimane ha navigato la Sea- Watch. Non più mare aperto ma un' incertezza politico-giudiziaria-amministrativa che la tiene bloccata al molo 25 del porto di Catania: l' equipaggio trattenuto a bordo per essere interrogato fino a sera (ma non ci sono al momento accuse formali), il personale di ricambio fermo a terra in attesa di indicazioni, gli incaricati della Ong per le verifiche sull' imbarcazione tenuti ai margini dal cordone disposto dalla prefettura. La nave non è sotto sequestro né c' è un provvedimento di fermo della capitaneria. E le «numerose irregolarità» evocate da Salvini non sembrano al momento riscontrate.
SEA WATCH
L' unica certezza è così la fine dell' odissea dei 47 migranti a bordo, che alle 10 sono sbarcati, tra lacrime e abbracci, spaesati e stremati ma in buona salute. I maggiorenni sono stati portati presso l' hotspot di Messina per essere identificati, i 15 minorenni non accompagnati (tutti tra i 15 e i 17 anni, spaventati dai fuochi d' artificio di Sant' Agata e rassicurati dai mediatori di Save The Children ) in un centro di prima accoglienza. Una collocazione decisa dal tribunale dei minori di Catania, che aveva già allertato i servizi sociali di Siracusa, dove fino a mercoledì sera sembrava destinata la nave.
SALVINI A PORTA A PORTA
Il cambio di rotta improvviso ha alimentato i sospetti che ci sia il tentativo di assegnare la competenza sul caso alla Procura di Catania anziché a quella di Siracusa, che ha già fatto sapere di non riscontare reati.
Il procuratore etneo Zuccaro ha spesso adottato una linea di contrasto all' azione delle Ong. I legali della Sea-Watch si dicono però sereni sia sull' eventuale contestazione dell' associazione a delinquere, già smontata per la Open Arms, sia per quella di favoreggiamento dell' immigrazione clandestina, che ricadrebbe nella competenza di Siracusa.
LA SEA WATCH ATTRACCA A CATANIA
Gli interrogatori della squadra mobile e della finanza si sono concentrati sulla rotta della Sea-Watch. Univoche le testimonianze: decine di mail e telefonate sono partite verso le autorità libiche e tunisine senza mai ricevere risposte. Da qui la scelta di condurre i migranti verso l' Italia.
Salvini intanto definisce «un' invasione di campo» l' eventuale processo per il caso Diciotti. E il premier Conte dice che «parlare di immunità è un falso».
Prosegue però la polemica nel governo sulla lettera al Corriere in cui Salvini chiedeva di negare l' autorizzazione a procedere: «Avevo avvertito la presidenza del Consiglio e il vicepremier Di Maio», ha detto ieri il ministro. Ma fonti M5S smentiscono: «Quando lo ha sentito, Di Maio ci ha riso su». L' indagine sul naufragio in cui il 18 gennaio sono morte 117 persone passa invece da Agrigento a Roma con l' ipotesi di omissione di atti di ufficio della Guardia costiera.
SALVINI A PORTA A PORTA
PORTA A PORTA, SALVINI BOMBARDA I GIUDICI SUL CASO DICIOTTI: "CHIARA INVASIONE DI CAMPO"
"Se l'ho fatto per interesse pubblico o mio capriccio personale lo dovrà dire il Senato". Matteo Salvini si dice "tranquillo" dagli studi di Porta a porta con Bruno Vespa sulla decisione della giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di procedere nei suoi confronti da parte del Tribunale dei ministri sul caso Diciotti. "Io ero tranquillo - ha aggiunto Salvini - dicevo 'male non fare, paura non avere'. Tutti gli amici mi hanno detto che il processo sarebbe stata un'invasione di campo senza precedenti".
SALVINI A PORTA A PORTA
A proposito poi della lettera al Corriere della sera, con la quale Salvini ha ribadito il motivo per cui i senatori dovrebbero respingere la richiesta dei giudici, svela un retroscena su cosa sia accaduto poche ore prima della pubblicazione: "Avevo avvertito la sera prima della lettera la Presidenza del Consiglio e il vicepremier Di Maio". Nessuna sorpresa quindi per l'ala grillina per quella missiva, anzi.
LA SEA WATCH ATTRACCA A CATANIA
E sull'esito del voto a palazzo Madama, Salvini ribadisce la sua serenità: "So che ci sta leggendo le carte dubbi non ne ha, ma non mi voglio sostituire ai senatori. Chi ha letto le carte sa cosa è successo, che è stato un atto politico. Lascio ai M5s la loro scelta, ma penso che voteranno di conseguenza, avranno le idee chiare".
COME MAI QUANDO LE IMBARCAZIONI UMANITARIE NON SONO A ZONZO IN ACQUE LIBICHE I MIGRANTI NON VENGONO MESSI IN MARE?
ECCO COME I “TAXI DEL MARE” INVOGLIANO I TRAFFICANTI A INCREMENTARE LE PARTENZE
I DATI: DA INIZIO ANNO SONO SBARCATE IL 96% IN MENO DI PERSONE: QUASI TUTTE LE CHIAMATE DI SOCCORSO PARTONO DA UN “ALARM PHONE” GESTITO DA ONG
SEA WATCH
I buonisti hanno provato a smontare la tesi che la presenza delle Ong nel Mediterraneo invogliassero i trafficanti di esseri umani a incrementare le partenze. Ma i dati, inconfutabili, parlano chiaro. Quando le imbarcazioni umanitarie non sono in acque Sar libiche o, comunque, a zonzo nelle vicinanze e pronte a intervenire, praticamente nessun migrante viene messo in mare. E su questo, fanno sapere fonti vicine al Viminale, si sta indagando da tempo.
LA SEA WATCH ATTRACCA A CATANIA
Ciò che accadde il 6 novembre 2017, quando nel tentativo di raggiungere a nuoto la nave di Sea Watch, cinque migranti annegarono, descrive bene ciò che succede. In quel momento stava intervenendo, per recuperare gli immigrati che erano in navigazione su un barcone, una motovedetta libica, all'epoca già in servizio attivo dopo gli accordi con Tripoli del ministro Marco Minniti. L'equipaggio dell'imbarcazione Ong invitò gli extracomunitari a salire a bordo, nonostante la Guardia costiera stesse cercando di fare il suo lavoro.
SEA WATCH
Da lì la tragedia. Insomma, gli immigrati non vogliono essere riportati indietro, ma sperano nel traghettamento sicuro di quelli che, ormai, sono veri e propri taxi del mare. Certo, i numeri non sono quelli di un tempo, proprio grazie alle azioni che si stanno mettendo in campo e al fatto che entrare in Italia è ora molto più difficile del passato. Ma i trafficanti di esseri umani sanno perfettamente che quando le navi delle Ong sono in mare basta segnalare la presenza del gommone affinché i volontari dei recuperi partano.
PROFUGHI
L'intelligence italiana starebbe indagando sugli affondamenti di alcuni gommoni. È vero che sono fatti di materiale fragile, ma non tutti devono necessariamente sgonfiarsi facendo naufragare gli occupanti. Perché i video realizzati dall'equipaggio delle navi del soccorso mostrano quasi tutti gommoni che stanno affondando?
SEA WATCH
Laddove i dubbi insistano, resta la granitica certezza dei dati, che parlano chiaro. L'ultimo recupero in mare risale al 19 gennaio ed è quello a cura di Sea Watch 3, che ieri ha fatto scendere i 47 migranti che aveva a bordo, a Catania, dopo giorni di tira e molla tra Ong e governi europei. Una sola partenza, su due gommoni, è avvenuta dalla Libia in questi dodici giorni ed è quella del 22 gennaio, quando la Guardia costiera libica ha salvato un totale di 332 immigrati.
MIGRANTI
Eppure, fatta eccezione del 23 e dei giorni successivi, in cui c'è stato maltempo, le condizioni meteo non erano così sfavorevoli da impedire le partenze. Da inizio anno sono sbarcati in Italia 155 migranti, ovvero il 96,29 per cento in meno rispetto allo scorso anno e il 96,53 per cento in meno rispetto al 2017. La maggior parte di questi è stata recuperata dalle Ong o grazie a una segnalazione delle stesse. Quasi tutte le chiamate di soccorso da parte dei migranti partono da un Alarm Phone gestito da Organizzazioni non governative.
MIGRANTI A BORDO DELLA DICIOTTI
Guardando ai dati del passato i conti tornano tutti. Nel 2017, ad esempio, i recuperi avvenuti grazie alle Ong furono 6.609, contro i 3.485 delle navi dell'operazione Sophia. Quando al fatto dei «poveri migranti che scappano dalla guerra», sono ancora i dati a smontare le fandonie di chi tenta di riempire l'Italia di clandestini. Su 155 sbarcati quest'anno, 57 vengono dal Bangladesh, 38 dall'Iraq, 31 dalla Tunisia, 13 dall'Iran, 9 dall'Egitto e le altre nazionalità a seguire. Di libici, invece, in Italia non ne è sbarcato neanche uno. Ora che la Sea Watch è quasi pronta a ripartire, chissà che le non si avvisti qualche altro barcone.
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