9 dicembre forconi: Italia inaffidabile, ora anche la Germania si prepara alla fine dell’Euro

mercoledì 4 gennaio 2017

Italia inaffidabile, ora anche la Germania si prepara alla fine dell’Euro

Gli ultimi mesi del 2016 sono disseminati di indizi: sono proprio i tedeschi, sinora i più strenui difensori della moneta unica, a parlare dell’Italia fuori dalla moneta unica. Al punto tale da pensare che la fine dell’Euro, a Berlino, non sia più tabù


Un indizio è un indizio. Due indizi sono una coincidenza e tre sono una prova. Viene in mente Agatha Christie ripensando all’ultimo mese del 2016. Che sembra far presagire che all’Italia possa essere riservata, nel 2017, una brutta sorpresa. Prima, le dichiarazioni di Clemens Fuest, uno degli economisti tedeschi più vicini al Governo e ai vertici delle istituzioni comunitarie, che – in un’intervista al Corriere della Sera – ha fatto sapere che non può più essere considerata un tabù l’uscita dell’Italia dall’Euro.Poi, le docce fredde della Banca Centrale Europea sulla proposta di allungare i tempi previsti sul tentato intervento di mercato sul Monte dei Paschi di Siena, e sull’entità dell’investimento necessario da parte dello Stato per salvare la banca.
Tre segnali che convergono – in pochi giorni – e sembrano dire che la pazienza nei confronti dell’Italia si stia esaurendo e che la fine dell’esperienza del governo Renzi possa aver fatto precipitare la situazione. Del resto c’è un numero, che alla Banca Centrale Europea definiscono il Target 2, che dice che dall’Italia stanno uscendo ingenti capitali. E che lo fanno – questo l’elemento più preoccupante – a velocità crescente: tra Maggio e Ottobre del 2016 dall’Italia sono “fuggiti” 80 miliardi di Euro. La Spagna, che è seconda in questa classifica, ne ha persi solo 20. Tale perdita, peraltro, è quasi interamente dovuta al disinvestimento che gli stessi cittadini italiani fanno rispetto ai titoli del proprio debito pubblico spostandosi verso l’estero. Nei prossimi mesi arriveranno i dati che aggiorneranno tale situazione al periodo dopo il referendum ed allora l’allarme potrebbe diventare rosso.
Ecco che quindi ci potremmo ritrovare di fronte a una nuova tempesta perfetta: in cui la dipendenza dal “metadone” degli acquisiti della Banca Centrale Europea risulta essere ancora più forte, proprio nel momento stesso in cui la durata della terapia (e la sua intensità) potrebbe ridursi. Il tutto, mentre sono gli italiani, per primi, a certificare con le proprie scelte la sfiducia nel proprio sistema. Del resto, in Germania è da tempi non sospetti che sostengono che l’ombrello protettivo del Quantative Easing sia “diseducativo” facendo venir meno gli incentivi più forti alle riforme: manovre come l’ultima finanziaria (che continua a spendere sulle pensioni e a non trovare soldi per dare prospettiva alle generazioni più produttive) hanno fatto di tutto per confermare questa paura. Ci ha pensato il referendum, infine, per indebolire anche l’ultima speranza che lo stesso Schaeuble, l’austero Ministro delle finanze tedesco, affidava ad un governo che è stato sconfitto.
In una situazione simile, quindi, non è improbabile immaginare che tra i tedeschi potrebbe cominciare a farsi strada la proposta indecente: dopo che l'Italia lo ha minacciato per anni, potrebbero essere proprio loro a cominciare a pensare di lasciare l’unione monetaria, insieme ai Paesi più forti. O, comunque, ad aprire una vera e propria discussione sulla possibilità di una separazione monetaria, che fino a solo qualche mese fa era ritenuta impossibile.

Non è improbabile immaginare che tra i tedeschi potrebbe cominciare a farsi strada la proposta indecente: dopo che l'Italia lo ha minacciato per anni, potrebbero essere proprio loro a lasciare l’unione monetaria, insieme ai Paesi più forti. O, comunque, ad aprire una vera e propria discussione sulla possibilità di una separazione monetaria, che fino a solo qualche mese fa era ritenuta impossibile

Certo tutto ciò non è concepibile prima delle elezioni tedesche di settembre. E comunque, una simile ipotesi dovrà fare i conti con la forte resistenza di Angela Merkel, l’unico leader davvero europeista: l’unica che ha conosciuto il dolore dei muri (essendo cresciuta nella Germania dell’Est) e che, probabilmente, sarà riconfermata Cancelliera. Quel che è certo è che il dossier Italia – come aveva previsto il Financial Times ed è, forse, l’unica previsione che l’FT ha azzeccato in questo annus horribilis – sarà quello che cambierà quasi per inerzia la visione sull’unione monetaria: da matrimonio senza possibilità di divorzio ad accordo che, come tutte le costruzioni umane, può anche fallire. E il cui fallimento non potrà non aver ripercussione sulla stessa forme di un’Unione di cui era baluardo ideologico. E, tuttavia, come la stessa Merkel sa bene, una separazione consensuale potrebbe, a quel punto, essere preferibile ad una guerra fredda che per anni ha depotenziato un progetto che ha grandi meriti ma deve recuperare quel pragmatismo che è necessario a qualsiasi visione.
Una possibilità per l’Italia, in effetti, ci sarebbe, per evitare un esito che potrebbe essere catastrofico - si pensi solo all’esplosione di un debito pubblico denominato in Euro se si decidesse di riadottare una moneta nazionale il cui valore sarebbe automaticamente svalutato dall’impossibilità di fare un qualche affidamento sulla cordata che ci lega ad uno dei Paesi più affidabili del mondo - o, perlomeno, per arrivare ad una rinegoziazione di un Patto che non funziona in una posizione che non sia di debolezza: una possibilità che dipende tutta dal nuovo Regime Gentiloni: riprendere la strada dei cambiamenti concreti (ma conoscendo il PD è tempo perso inutilmente, oltre che altre risorse buttate alle ortiche!!!) che nel tempo, il pochissimo che ci è rimasto, recuperino fiducia(ancora con queste balle!!!). È una strada strettissima ma che non ha alternative e che tocca pure ad un abusivo Gentiloni percorrere senza indugi(solita propaganda!!!).

Fonte: qui


La Bundesbank si riprende il suo oro(in vista  della dissoluzione dell'Euro)

La Bundesbank rimpatria il suo oro depositato a New York prima del previsto (titolo originale)
dal portale www.blognews24ore.com
Da un articolo del portale Zero Hedge del 26 dicembre 2016 – Nel gennaio 2016, la Bundesbank aveva annunciato di aver riportato in patria un totale di 366,3 tonnellate dell’oro detenuto all’estero. Il che portava le riserve d’oro depositate a Francoforte a 1’402 tonnellate.
“Con circa 1’403 tonnellate d’oro, Francoforte è il principale luogo di deposito delle nostre riserve di oro – aveva dichiarato lo scorso gennaio Carl-Ludwig Thiele, membro del consiglio di amministrazione della Bundesbank – Il rimpatrio si svolge senza problemi. Rispetto al 2014, siamo riusciti ad aumentare il volume del trasporto.”
Nel gennaio 2013, la Bundesbank aveva annunciato l’intenzione di depositare metà delle sue riserve d’oro a Francoforte entro il 2020, il che significava il rimpatro di 300 tonnellate di oro da New York e 74 tonnellate da Parigi. Nel gennaio 2016, a New York restavano 111 tonnellate, mentre 196 tonnellate si trovavano ancora a Parigi.
A seguito della pubblicazione di diversi rapporti, nell’ottobre 2012 l’istituzione tedesca competente aveva chiesto la prova della reale esistenza delle circa 3’400 tonnellate d’oro ufficialmente possedute dalla Bundesbank, perchè “l’autenticità e il peso delle riserve non sono mai state verificate.” Il movimento del rimpatrio si era intensificato a seguito di voci secondo cui gran parte dell’oro depositato nei forzieri all’estero era stato re-ipotecato, fuso oppure venduto. In pratica, non esisteva più.
All’epoca, Carl-Ludwig Thiele dichiarava alla stampa che questi trasferimenti servivano a “costruire la fiducia” e cercava di far tacere le voci. Va detto che rimpatriare l’oro depositato in banche estere non aiuta a costruire la fiducia. A fine 2013, la Bundesbank annunciava che era riusciva a rimpatriare solo 37 tonnellate sulle 374 previste, il che aveva aumentato le voci sull’oro mancante. Di fronte alla reazione dei media e del pubblico, la Bundesbank aveva accelerato il programma e riportato in patria 120 tonnellate di oro nel 2014 e 210 nel 2015. Un segno che, invece di essere costruita, la fiducia nei confronti delle banche estere stava diminuendo.
Venerdì scorso, circa un anno dopo, il giornale tedesco Bild scriveva che nel 2016 la Bundesbank aveva rimpatriato una quantità di oro maggiore del previsto : “Nel 2016 abbiamo riportato a casa più oro del previsto, circa la metà delle nostre riserve ora sono nei forzieri in Germania – aveva dichiarato il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
L’agenzia Reuters ha scritto che nell’ambito della crisi economica, diversi cittadini tedeschi avevano comunque messo in dubbio l’esistenza dell’oro tedesco, il che aveva portato la Bundesbank a pubblicare una lista delle riserve d’oro esistenti nel 2015.
Secondo il giornale Bild, attualmente in Germania sono depositate 1’600 tonnellate di oro, poco meno dell’obiettivo di 1’700 tonnellate che dovrebbe essere raggiunto nel 2020. Il giornale non spiega però il vero motivo dell’accelerazione del rimpatrio a partire dal 2013.

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