NATO IN BRASILE DA UNA FAMIGLIA DI LIBANESI CRISTIANI, CHI È IL MANAGER OSSESSIONATO DAI SOLDI FINITO IN GALERA IN GIAPPONE. 20 ANNI FA FU MANDATO A SALVARE NISSAN, SULL'ORLO DEL FALLIMENTO. CHE ORA VA MEGLIO DELLA CASA MADRE. CI SARÀ UN RIBALTONE O I FRANCESI MANTERRANNO IL CONTROLLO?
NISSAN: TITOLO IN CALO DEL 5,5%, GIÙ ANCHE MITSUBISHI
RENAULT:LE MAIRE, GHOSN NON È IN CONDIZIONE DI DIRIGERE
RENAULT: ARRESTO GHOSN, RIUNIONE CDA SU FUTURA GOVERNANCE
L'AUTUNNO DELL' IMPERATORE UN UOMO OSSESSIONATO DAI SOLDI
OMBRE DI GRANDI MANOVRE DIETRO IL BLITZ NEL MIRINO C' È IL CONTROLLO DELL' ALLEANZA
(ANSA) - Emergono nuovi particolari dopo l'arresto del presidente del gruppo Nissan-Renault-Mitsubishi, Carlos Ghosn, mentre il titolo - come prevedibile - è stato oggetto di pesanti vendite a Tokyo, perdendo fino al 6% a inizio di seduta per poi chiudere con un ribasso del 5,5%. Le azioni dell'altra partner del gruppo, la Mitsubishi Motors, hanno lasciato sul terreno il 7,4% alla Borsa di Tokyo.
(ANSA) - Carlos Ghosn "non è in condizione di dirigere Renault": lo dice il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, dopo lo scandalo legato ad una sospetta frode fiscale che travolge lo storico manager del gruppo automobilistico in Giappone. "Chiederò l'attuazione immediata di una governance temporanea. Oggi, Carlos Ghosn, non è in condizioni di dirigere" l'impresa. Intervistato da France Info, Le Maire ha tuttavia tenuto a precisare che non chiede ancora l'uscita formale dell'uomo simbolo del comparto automobilistico francese.
"Non abbiamo prove e siamo in uno stato di diritto. Se i fatti fossero confermati, sarebbe di notevole gravità". Lui pure ha riferito di aver chiesto una "verifica della situazione fiscale" di Ghosn in Francia, che però non ha svelato nulla di anomalo. Ieri, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha promesso "estrema vigilanza" rispetto alla stabilità del gruppo Renault, di cui lo Stato francese è azionista al 15%.
(ANSA) - Il consiglio di amministrazione di Renault si riunisce oggi alle 19 per decidere sulla governance provvisoria del gruppo in seguito all'arresto di Carlos Ghosn. é quanto rivela France Info citando fonti vicine al dossier. Il numero uno del colosso automobilistico francese è attualmente in stato di fermo in Giappone, sospettato di frode fiscale. Questa mattina, il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, ha detto che non è piu' "in condizione" di dirigere Renault, di cui lo Stato detiene il 15%.
Leonardo Martinelli per la Stampa
Arrivò a Tokyo nel 1999 con un piccolo gruppo di manager francesi, perlopiù giovani, pronti a tutto. Obiettivo: risanare Nissan, casa automobilistica decotta, impantanata nelle sue rigidità giapponesi, per niente pronta alla globalizzazione incombente. Carlos Ghosn, che oggi ha 64 anni, era il «cost killer» per eccellenza, lo sapevano tutti alla Renault.
Il suo «capo», Louis Schweitzer, allora alla guida di Renault, che volle tentare quel colpo nipponico (molto a rischio), non ebbe dubbi.
Lui, uno di quei manager intellettuali alla francese d' altri tempi, protestante e austero, sempre a parlare di etica e business, sapeva che per quel lavoro ci voleva qualcuno senza peli sullo stomaco.
Ci voleva Carlos.
E in effetti in poco tempo buttò fuori 21mila lavoratori, chiuse un sito industriale e mise fine ai rapporti con i fornitori storici del gruppo, ricercando il miglior rapporto qualità-prezzo. In pochi anni riuscì a risanare Nissan e alla fine a conquistare anche la fiducia dei giapponesi (si ritrovò persino come supereroe protagonista di un manga). Da lì ha poi scalato i vertici di Renault, prendendo nel 2005 il posto di Schweitzer. Fino a diventare "Imperatore" dell' auto.
Nel 2017 l' alleanza a tre (si è aggiunta anche Mitsubishi) ha generato 5,7 miliardi di euro di risparmi grazie alle sinergie (piattaforme produttive e forniture in comune). Ghosn è stato anche il primo a credere davvero nell' auto elettrica e può contare oggi su un notevole anticipo nel comparto rispetto agli altri. Da tanti punti di vista Carlos è un manager capacissimo.
È nato in Brasile da una famiglia di libanesi, cristiani maroniti. Ed è poi cresciuto a Beirut, dove ha studiato dai gesuiti, un' esperienza formativa che l' ha segnato a vita. Dai sedici anni è andato a studiare in Francia, dove si è laureato in ingegneria al Polytechnique, una delle fucine delle élites parigine. Ma lui è sempre stato diverso dagli altri manager francesi vecchio stampo.
Poliglotta e soprattutto con uno spirito multiculturale (che l' ha aiutato tantissimo in Giappone), ha un pragmatismo (e a tratti una scaltrezza) sconosciuti ai laureati delle «grandes écoles», spesso troppo rigidi (e va detto che al gotha finanziario d' Oltralpe Ghosn non è mai piaciuto fino in fondo). Per vent' anni lavorò alla Michelin, dove s' impose come cost killer e dinamico manager all' export. Poi Schweitzer lo volle alla Renault.
Ghosn ha anche dei lati oscuri. Ha fama di essere sospettoso e costantemente preoccupato per la sua incolumità (ha assunto vari ex agenti dei servizi segreti francesi a gestire la sicurezza nel suo gruppo). Ed è sempre stato attento ai soldi, convinto che le sue capacità andassero pagate. E in maniera salata.
Forse per lui tutto questo, come dimostrano le ultime vicende, è diventato un vero problema.
Giorgio Ursicino per “il Messaggero”
Vicende personali: mancate comunicazioni dei suoi guadagni al fisco, utilizzo improprio di beni aziendali, queste le accuse rivolte a Carlos Ghosn, ma nulla che possa riguardare i milioni di veicoli che Nissan produce ogni anno e che potrebbe avere ripercussioni sui clienti. La magistratura giapponese chiarirà come sono realmente andate le cose, intanto l' azienda di Yokohama lo ha già ufficialmente scaricato poiché l' attuale ceo Hiroto Saikawa ha detto che lui stesso (un tempo suo delfino) chiederà il licenziamento del manager franco-libano-brasiliano nella riunione del cda convocata per dopodomani.
Dietro la vicenda personale e umana del top manager, che tanto ha contribuito a creare l' Alleanza con Renault e Mitsubishi diventato il primo costruttore del mondo, si aprono scenari in cui hanno interessi i governi e che vedono direttamente in campo due potenze economiche come Giappone e Francia. È chiaro che tutti debbano rispettare le leggi, ma è un po' strano che un uomo considerato dai suoi dipendenti nipponici come un imperatore per lo straordinario lavoro fatto all' improvviso venga scoperto sia un truffatore.
Troppo potere e troppo a lungo? Forse, ma potevano pure controllarlo prima se i comportamenti scorretti vanno avanti da tanto tempo. Sia come sia, ci sono degli aspetti che muovono grandi interessi messi sul tavolo. Oltre all' incredibile lavoro fatto da Ghosn per risanare Nissan, attualmente c' era il problema della sua successione e il controllo dell' Alleanza che ora vede due protagonisti giapponesi (Nissan e la controllata Mitsubishi) e la francese Renault. Un ventennio fa Ghosn, manager proveniente da Michelin, era stato inviato proprio da Renault per salvare Nissan all' epoca sull' orlo del fallimento.
Ghosn usò pratiche sconosciute alla cultura nipponica, chiuse fabbriche e tagliò posti di lavoro ma, rimesso in assetto il gigante, riportò al lavoro più persone di prima. «Nissan una gallina dalle uova d' oro che non sapeva di esserlo», era la filosofia del manager. Un piano industriale dietro l' altro, record di vendite come se piovesse. Carlos è stato il primo a sdoganare l' auto elettrica nell' era moderna e il primo a dire che le vetture avrebbero potuto avere la guida autonoma.
Da tempo è aperto il dossier del dopo Ghosn. Renault ha una quota importante di Nissan (44%), ma l' azienda giapponese è diventata più grande e globale. Rumors dalla Francia hanno più volte parlato di una possibile fusione per garantire una governance migliore, altri preferivano scenari diversi. Cosa accadrà sarà più chiaro nei prossimi giorni, sicuramente Parigi e Tokyo tengono i fari accesi su un settore che con la svolta verso la mobilità sostenibile tornerà ad essere il più importante del pianeta.
Fonte: qui
GHOSN AVREBBE SOTTRATTO ALL'AZIENDA 40 MILIONI DI EURO, TRA GUADAGNI E SPESE PAZZE - ARRESTATO IN GIAPPONE, E NON È UN CASO: LA NISSAN VALE IL TRIPLO DELLA SORELLA FRANCESE, E I NIPPONICI SI ERANO STUFATI DELLO STRAPOTERE EUROPEO
MA ORA IN LIZZA C'E' UN CUGINO DI BOLLORE', THIERRY, ATTUALE CHIEF OPERATING OFFICER
Ugo Bertone per Libero Quotidiano
La regola è stata confermata: il record delle vendite di auto porta male. Toyota, una volta salita sul gradino più alto del podio, ha affrontato la crisi più grave della sua storia, causa i difetti di fabbrica. È andata peggio a Volkswagen, incappata nello scandalo dei diesel. Carlos Ghosn, in cima al tetto del mondo alla testa dell' alleanza Renault, Nissan e Mitsubishi (10,6 milioni di vetture vendute l' anno scorso), sta celebrando il primato in una cella del carcere di Tokyo.
Ieri mattina, infatti, le celebrità invitate nella capitale giapponese per la celebrazione dei 100 anni delle relazioni commerciali tra Parigi e Tokyo hanno scoperto che Ghosn, una sorta di mito per i giapponesi che gli hanno dedicato manga e cartoon dopo il successo del salvataggio di Nissan, era finito in galera. L' accusa? Un' indagine avviata in Nissan grazie alle rivelazioni di una gola profonda ha appurato che il manager, con la complicità di un suo stretto collaboratore, ha nascosto al fisco una parte dei suoi guadagni e si è reso responsabile di «numerosi ed ulteriori atti significativi di cattiva condotta, come l' uso personale non autorizzato di beni aziendali».
IL MALLOPPO
Il tutto, secondo l' accusa, per un importo di 40 milioni di euro. Accuse molto gravi, in Giappone più che altrove, che hanno già portato al licenziamento del manager che verrà sostituito nel consiglio già convocato per giovedì. Con il pieno consenso dello Stato francese, che attraverso Renault (ieri ha perso l' 8% in Borsa) controlla il 44% circa del gruppo giapponese (che a sua volta detiene il 15% del gruppo francese) come ha già in sostanza anticipato il ministro dell' Economia Bruno Le Maire.
E il caso vuole che il compito probabilmente ricadrà sulle spalle di Thierry Bolloré, lontano cugino del patron di Vivendi, scelto a febbraio da Emmanuel Macron per contrastare la leadership assoluta di Ghosn. La sensazione, infatti, è che l' affaire Nissan serva a far fuori un manager scomodo, che ha ottenuto risultati eccellenti ma ormai in rotta di collisione con lo Stato francese.
Per diversi anni Ghosn ha potuto opporre all' ostilità del governo grazie al sostegno degli azionisti giapponesi che gli hanno sempre riconosciuto la resurrezione del gruppo, affidato al manager franco-brasiliano sull' orlo del fallimento e portato alla leadership mondiale. Ma la coabitazione tra l' azionista francese e i soci giapponesi è ormai diventata squilibrata: Renault, sulla carta l' azionista di controllo, vende 3,8 milioni di vetture all' anno, Nissan 5,3.
OPINIONE PUBBLICA
Secondo Deutsche Bank, vista la diversa redditività, l' azienda giapponese vale tre volte di più della casa francese. Un diverso valore compensato fino ad oggi dal carisma di Ghosn che, pur di non scendere a patti con la yakuza negli anni più difficili, aveva trasformato l' ufficio in una sorta di fortino. Altri tempi. Oggi, agli occhi dell' opinione pubblica giapponese, Ghosn appare come un ladro e, accusa assai più infamante nel Sol Levante, come un evasore fiscale.
C' è da chiedersi se l' alleanza reggerà all' uscita del suo padrino. Sono in molti a dubitarne, vista la pretesa francese, ribadita proprio venerdì scorso da Martin Vial, responsabile delle partecipazioni azionarie detenute dallo Stato, di rafforzare l' integrazione tra le due aziende puntando su un «maggior ancoraggio» del gruppo alla casa madre francese, con la concentrazione in Francia degli investimenti in ricerca dell' accoppiata, leader nello sviluppo dell' auto elettrica.
Ma non sarà facile convincere i giapponesi a puntare le carte sul Vecchio Continente, assai meno promettente dell' Asia una volta persa la carta Ghosn, già capitano corraggioso, oggi evasore incallito.
Fonte: qui
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