9 dicembre forconi: Lavoro per tutti

martedì 6 novembre 2018

Lavoro per tutti

Si dice che c’è in Italia poco lavoro e per questo si cerca di mandare in pensione 4-500.000 mila persone per far posto ai giovani disoccupati. Se dice pure che questa è una necessità dovuta all’ incapacità di “aggiornare” gli ultra quarantenni, in riferimento alle nuove tecnologie, insomma si dicono un sacco di cose. Molte sono stupidaggini. Se c’è una categoria che è sempre stata refrattaria alle novità sono i contadini. Bene, andatevi a vedere un filmato sui contadini di 60 anni fa e andate a vederli ora al lavoro e se parlate di cosa si può fare con uno smartphone vi guardano come marziani. 

Oggi, domani, quando la domotica si sarà estesa alle stalle, smanetteranno come ragazzini. Con i computer i cinquantenni sono imbranati, si dice. Poi vai a vedere chi naviga per i siti porno e l’età media è quella. Dove vado a farmi tagliare i capelli, c’è una signora  che parlando dei nipoti dice che lei non capisce niente quando parlano di computer. Poi per farti vedere le foto delle vacanze dimostra una competenza professionale del suo ultimo modello, portatile. 

Ergo. La gente non è aggiornabile se può permetterselo e il lavoro è la stessa cosa. Se uno può vivere senza lavorare lo farà e i suoi hobby diventeranno il suo lavoro. 

In poche parole se dici alla gente che deve lavorare e non c’è un piano b, quelli per un pò saranno recalcitranti, poi si adatteranno e pian piano faranno in modo o di farsi piacere il lavoro o di trovarne uno per loro piacevole. 

Veniamo ora al lavoro per tutti. C’è, ed è esattamente quello che lo Stato non si può permettere nei suoi bilanci. 

Maggiori servizi sociali, maggior pulizia nelle strade, rifacimenti delle strade e manutenzione ordinaria delle aree urbane ed extraurbane. 

Direte chi paga? 

Per la verità la maggior parte dei costi li abbiamo già pagati. 

Sto parlando delle casse integrazioni, dei salari di solidarietà e del reddito di cittadinanza. Senza dimenticare che chi ha avuto un’integrazione per una pensione può integrare con un contributo del suo tempo, naturalmente sino ad una certa età (diciamo settantanni). Per questi ultimi massimo 4 ore per 4 giorni la settimana, magari per stare in un museo, seduti a guardare chi potrebbe fare danni. In questa maniera i musei potrebbero stare aperti più a lungo e potrebbero essere visitati da gente che negli orari di normale apertura lavora (visto che il lavoro è obbligatorio) non può andare,  a far da guida, quindi a spiegare, e addirittura incuriosire, ci potrebbero essere i laureati  con reddito di cittadinanza

Per la manutenzione ordinaria i tecnici e gli operativi li troveremo sicuramente tra i cassintegrati e quelli che hanno studiato (che finalmente potranno integrare con la pratica tutta la teoria appresa). Quindi restano i costi dei materiali e dei macchinari. Mica tutti: nel pubblico ci sono macchinari che lavorano 3-5 ore al giorno. Se li utilizzassi per 15 “invecchierebbero” prima e avrei sempre le versioni più aggiornate. A questo punto, lavorando, magari qualcuno potrebbe pensare di aggregarsi (cooperazione) o di prendere le redini del comando (intraprendere) e “offrire” servizi e lavori migliori o a miglior prezzo anche in settori non “obbligatorio,  se si fa la manutenzione di un bosco a qualcuno può venire in mente che il risultato potrebbe essere riutilizzato o come combustibile o per altri usi. Nel bosco, mentre si manutiene, si possono trovare funghi, che possono essere mangiati o commercializzati o venduti a chi li commercializza. Coltivando un bosco a qualcuno può venire in mente che se abbatto alberi con criterio, magari anche con criteri antincendio, potrebbe produrre legname per le costruzioni, e pensare a case, di campagna in legno e non in mattoni.
Solo una cosa. 

Il lavoro nobilita l’uomo, perchè non lo rende dipendente dal ricatto di nessuno. Questo vale solo se il lavoro è obbligatorio, fino a che non lo sarà, la raccomandazione continuerà a generare una classe politica che ci corrompe. Anche quando ci promette il reddito di cittadinanza.

Fonte: qui

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