9 dicembre forconi: maggio 2016

giovedì 26 maggio 2016

UNA VORAGINE SQUARCIA IL GIGLIO MAGICO DI MATTEO RENZI

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CHI EBBE IL SUO PRIMO INCARICO NEL CDA DI PUBLIACQUA, CHE GESTISCE I TUBI SCOPPIATI A FIRENZE? MARIA ELENA BOSCHI!

IL PRESIDENTE ERA ERASMO D'ANGELIS, DALL''UNITÀ' A PALAZZO CHIGI. L'AD? IRACE, CHE MARINO IMPOSE ALL'ACEA - ORA LA GUIDA FILIPPO VANNONI, CONSULENTE DEL GOVERNO E MARITO DI LUCIA DE SIERVO, EX CAPO DI GABINETTO DI RENZI, SORELLA DEL RENZIANO LUIGI. ECC ECC.

Nardella: “Publiacqua deve spiegazioni a me e ai cittadini". Basta che alza il telefono o si guarda intorno a cena: l'azienda è da sempre inzeppata di renzianissimi della prima, seconda e ultima ora...

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NARDELLA BOSCHI
"Bollette care e rete idrica dissestata”. A poche ore dall’apertura della voragine sul Lungarno a Firenze provocata da un guasto a due tubature dell’acquedotto, sotto accusa è finita la partecipata comunale Publiacqua. “Gestione criminale”, ha attaccato la deputata M5s Federica Daga. L’azienda, a cui anche il sindaco PD Dario Nardella ha chiesto spiegazioni, ha detto di aver registrato due allarmi, uno dopo mezzanotte e uno alle 6.15 di questa mattina e di essere intervenuta tempestivamente: “Le cause della rottura possono essere diverse, stiamo facendo tutte le verifiche necessarie”, hanno fatto sapere.
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FIRENZE LUNGARNO

Nella società per il 60 per cento pubblica negli ultimi anni sono passati, anche per volontà del presidente del Consiglio (ex sindaco di Firenze ed ex presidente della Provincia), alcuni dei personaggi più noti della galassia renziana: il primo incarico dell’attuale ministra per le Riforme Maria Elena Boschi è stato proprio nel cda di Publiacqua; il presidente dal 2009 al 2012 è stato Erasmo D’Angelis, poi sottosegretario alle Infrastrutture a Palazzo Chigi nel governo Letta e per un periodo direttore de l’Unità; alla guida attualmente c’è Filippo Vannoni, consulente del governo per le politiche economiche, ma anche marito dell’ex dirigente del comune di Firenze ed ex capo di gabinetto di Renzi sindaco Lucia De Siervo.

Ma non solo: l’ex amministratore delegato è Alberto Irace, manager che il leader Pd già aveva voluto nel consiglio d’amministrazione della romana Acea; l’attuale ad è invece Alessandro Carfì, marito ai Alessandra Cattoi che fu portavoce del sindaco di Roma Ignazio Marino ed ex assessore alla scuola della stessa giunta.

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FIRENZE LUNGARNO
M5s: “Perdite riscontrate da tempo. Gestione criminale”
Ad attaccare la gestione renziana sono ora i 5 stelle: “Il crollo di Lungarno”, ha continuato Daga, “alza il sipario sulla criminale gestione della risorsa idrica a Firenze di cui Renzi si è fatto promotore e che Nardella sta proseguendo. Publiacqua ha sempre giustificato il costo esorbitante delle bollette dell’acqua (402 euro a famiglia nel 2015, l’ottava città più cara d’Italia) con l’enorme mole di investimenti sulla rete (50 euro a utente l’anno, contro una media nazionale di 27 euro).

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FILIPPO VANNONI

Le bugie hanno le gambe corte. E le voragini. Il danno per Firenze è incalcolabile”.

Il collega grillino Alfonso Bonafede ha concluso: “Non ci venissero a raccontare che questo disastro è frutto di una rottura notturna della tubazione. Le perdite erano riscontrate da tempo. In attesa di conoscere le responsabilità, sottolineiamo però che vogliamo sapere come sono stati investiti i soldi del gestore è un colabrodo”. A Firenze, hanno spiegato infine Daga e Bonafede, “c’è un reticolo idrico fatto da 225 km di tubi in amianto, mentre quelli che non sono in amianto determinano perdite d’acqua fino al 51%. Acqua che i cittadini pagano lo stesso ma che poi finisce per erodere il terreno e determinare, come in questo caso, crolli e cedimenti un po’ su tutto il territorio”.
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ALBERTO IRACE, ERASMO D'ANGELIS E MATTEO RENZI IN "QUI SI MANGIA!!!"
Nardella: “Publiacqua deve spiegazioni a me e ai cittadini” - Intanto il primo cittadino dem Nardella, intervista dal Tgr della Toscana si è rivolto proprio a Publiacqua e ai suoi tecnici per avere “risposte” su cosa sia accaduto tra il primo e il secondo guasto alle tubature dell’acquedotto. “Non solo aspettano i cittadini ma aspetto io come sindaco informazioni che Publiacqua deve dare”, ha detto.
Nardella rispondendo a una domanda sull’allagamento verificatosi intorno a mezzanotte e mezzo, e alle lamentele di alcuni cittadini su mancati interventi il sindaco ha detto che i “soccorsi sono stati tempestivi”, che la segnalazione è arrivata per prima alla centrale del 113 che poi ha allertato vigili fuoco e polizia municipale, intervenuti sul posto. La strada, ha spiegato ancora il sindaco, è stata chiusa e sono state spostate anche 12 auto. Da capire, ha aggiunto, cosa sia successo tra il primo e il secondo guasto dell’acquedotto, e su questo Publiacqua deve “dare risposte”.
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LUCIA DE SIERVO

Il sindaco ha poi definito “doverosi gli accertamenti della magistratura”, che sulla voragine ha aperto un’inchiesta. Ancora, alla domanda se teme possibili ripercussioni per l’economia della città, li ha esclusi spiegando che il danno riguarda un’area circoscritta. Di sicuro però, ha aggiunto, “la rete idrica va tenuta sotto controllo e va ricostruita la dinamica di quanto accaduto”.
Publiacqua: “Rotti due tubi, sotto esame le cause del crollo” - Sono due i tubi dell’acqua che si sono rotti, il primo dei quali ha provocato l’allagamento ripreso anche in video girati da passanti dopo la mezzanotte, il secondo che ha interessato quella che viene definita la ‘dorsale’ della riva sinistra dell’Arno. Ma su quale sia stata la causa che ha determinato poi la voragine sono in corso verifiche.
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RENZI NARDELLA
E’ quanto ha spiegato Alessandro Carfì, ad di Publiacqua. “Per capire meglio dobbiamo verificare le condizioni dell’asfalto e della tubatura. In questo momento possiamo solo dire che le cause possibili possono essere diverse. Potrebbe essere anche un flusso d’acqua arrivato da un canale”.

Carfì ha anche spiegato che il tubo principale che si è rotto “aveva 60 anni circa e rientrava tra quelli già inseriti nel piano di sostituzione programmati dalla società”.

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FIRENZE LUNGARNO
Su quanto accaduto stanotte, Publiacqua ha specificato di aver registrato a mezzanotte e mezzo “un calo di pressione grazie a un meccanismo di monitoraggio telemetrico”, che “interessava il tubo passante: le squadre di Publiacqua sono intervenute dopo la rilevazione. Nello stesso momento cittadini hanno informato sulla fuoriuscita di acqua il 113, che ha avvertito le altre forze dell’ordine. Dopo l’intervento non è stato registrato alcun calo di pressione. Alle 6.15 è scattato un secondo allarme” con conseguente nuovo intervento, tuttora in corso. Publiacqua in precedenza aveva anche spiegato che dopo la perdita d’acqua intorno a mezzanotte e mezzo, è stata eseguita “tra le 1 e le 4″ la chiusura della tubazione interessata.

Fonte: qui

mercoledì 25 maggio 2016

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E’ IL PEGGIOR RISULTATO DAL 2013: PESA IL CROLLO DELLE ATTIVITA’ ESTRATTIVE (-39,5%) A CAUSA DELLA CRISI DELL’ILVA. MALE ANCHE TESSILE E ABBIGLIAMENTO (-9,8%)

Brusca frenata per l’industria italiana e questa volta vanno male anche le auto: primo calo dal dicembre 2013, -6,5% su base annuale.

La maggiore diminuzione colpisce la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-22,4%)

INDUSTRIA
INDUSTRIA
A marzo il fatturato dell’industria italiana è calato del 3,6% rispetto allo stesso mese del 2015, il peggiore calo su base annuale a partire dall’agosto 2013. A trascinarlo verso il basso sono stati il crollo delle attività estrattive (-39,5%) e della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati, insieme al tessile e abbigliamento (-9,8%) e alla metallurgia (-9,4%).
A sorpresa, ha però perso terreno anche quel settore auto che nel 2015 aveva invece trainato la debole ripresa del pil: il comparto, ha fatto sapere l’istituto durante il briefing con i giornalisti, ha fatto segnare un -6,5 per cento, primo cedimento dal dicembre del 2013. La fabbricazione di mezzi di trasporto nel suo complesso (nella voce sono comprese navi, locomotive e aerei) resta invece in progresso del 5,1%.
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INDUSTRIA
Risultato: l’indice destagionalizzato dei ricavi dell’industria tocca il minimo da due anni a questa parte. Fatto 100 il livello del 2010, a marzo 2016 si scende a quota 96. Non un segnale incoraggiante per la ripresa italiana, anche se l’andamento dell’industria a marzo è già inglobato nello stentato andamento del pil nel primo trimestre, quando ha segnato un aumento dello 0,3% contro il +0,5% medio dell’Eurozona.
industria hi tech
INDUSTRIA
A pesare è probabilmente lo stallo dell’Ilva e del suo indotto, mentre è da escludere l’effetto del sequestro del centro oli Eni di Viggiano, visto che risale al 31 marzo. La contrazione del fatturato è sintesi della flessione del 2,6% sul mercato interno e di un lieve incremento (+0,1%) su quello estero.
ILVA
ILVA
Ma il dato scende anche su base mensile, con una flessione rispetto a febbraio dell’1,6%. E ancora, si registra il segno meno anche considerando la variazione tra l’ultimo trimestre del 2015 e i primi tre mesi del 2016: in questo caso, la contrazione è dell’1,1%.
Risultano in contrazione mese su mese anche gli ordinativi (-3,3%), che invece, rispetto all’anno precedente, crescono dello 0,1%. Il calo su base mensile è verificato sia sul mercato interno (-1,5%), sia su quello estero (-5,8%).
A contribuire al crollo del fatturato dell’industria è stata anche la componente interna dell’energia e, in particolare, la maggiore diminuzione colpisce la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-22,4%).
IMPIANTO ILVA A TARANTO
IMPIANTO ILVA A TARANTO
Invece gli incrementi più rilevanti si registrano nella fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+6,5% sull’anno), i mezzi di trasporto (+5,1%, nonostante il calo degli autoveicoli del 6,5%) e i prodotti farmaceutici (+4,9%). Su base congiunturale, gli indici segnano incrementi per l’energia (+3,2% sul mese) e cali per i beni strumentali, i beni intermedi (-2,5% per entrambi) e i beni di consumo (-0,6%).

Fonte: qui

LA TURCHIA MINACCIA L’EUROPA: SENZA SOLDI E SENZA LA LIBERALIZZAZIONE DEI VISTI, ADDIO ACCORDO SUI MIGRANTI

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L' EUROPA HA CHIESTO UNA MODIFICA SULLE LEGGI ANTITERRORISMO, CHE ERDOGAN SI RIFIUTA DI ATTUARE

I turchi si sentono presi in giro e Erdogan si infuria: “Le promesse fatte non sono state mantenute. Se non ci saranno progressi sulla liberalizzazione dei visti, la Turchia non continuerà nell' attuazione dell' accordo sui migranti”

Monica Ricci Sargentini per il “Corriere della Sera
ERDOGAN
ERDOGAN
«Finora le promesse fatte non sono state mantenute. La Turchia non sta chiedendo favori ma onestà. Se non ci saranno progressi sulla liberalizzazione dei visti, la Turchia non continuerà nell' attuazione dell' accordo sui migranti».
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan punta i piedi con l' Unione Europea e lo fa in chiusura del Vertice umanitario globale che si è tenuto lunedì e martedì a Istanbul alla presenza del segretario generale dell' Onu Ban Ki-moon e di 55 capi di Stato e di governo.
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Erdogan Juncker
Il punto di attrito non è solo la promessa liberalizzazione dei visti ma anche i soldi che non sono mai arrivati.
«I rappresentanti della Ue ci continuano a chiedere dove sono i progetti, come vogliamo investire questi soldi - racconta al Corriere una fonte vicina al presidente - ma noi abbiamo qui due milioni di siriani, abbiamo costruito campi, provveduto ai loro fabbisogni. Cosa dobbiamo dimostrare?».
Erdogan, insomma, si sente trattato con sufficienza, come uno che continua a stare fuori dalla porta. Ed è questo atteggiamento ad irritarlo. «Sui visti l' Ue ci chiede altri sforzi - ha aggiunto il presidente - ma l' esenzione è stata concessa ad altri Paesi più facilmente. Ieri (lunedì ndr ) alla cancelliera Merkel ho chiesto: perché invece volete tutto dalla Turchia?». Bruxelles ha posto come condizione per i visti la soddisfazione di 72 criteri tra i quali c' è la modifica della normativa antiterrorismo che Ankara si rifiuta di cambiare.
E se l' ex premier Ahmet Davutoglu aveva voluto fortissimamente l' accordo sui migranti siglato lo scorso marzo, ora sicuramente l' atteggiamento del governo turco cambierà. Ieri Erdogan è tornato ad Ankara per ricevere il neo primo ministro Binali Yildirim che gli ha portato i nomi dei nuovi ministri.
È stato confermato il responsabile degli Esteri Mevlut Cavusoglu che ha minacciato di «congelare l' accordo con Ue». Mentre è stato sostituito Volkan Bozkir, il responsabile degli Affari europei, diplomatico di lungo corso che ha tessuto insieme con Davutoglu la trattativa con Bruxelles. Al suo posto andrà un altro uomo fidatissimo del presidente, Omer Celik, portavoce dell' Akp, il partito filoislamico al governo.
TURCHIA PROFUGHI
TURCHIA PROFUGHI
Nel suo discorso di investitura in Parlamento Yildirim ha detto che «la Turchia continua ad aspirare a una piena adesione all' Unione Europea, ma è frustrata dai progressi fatti sinora». Il braccio di ferro è appena iniziato.
Fonte: qui

FIRENZE - SI APRE VORAGINE DI 200 METRI SUL LUNGARNO: INGHIOTTITE UNA VENTINA DI AUTO

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A PROVOCARE IL CEDIMENTO LA ROTTURA DI UN GROSSO TUBO DELL’ACQUA, A SECCO I RUBINETTI DI MIGLIAIA DI CASE

“LO SMOTTAMENTO PUO’ CONTINUARE”

Nessun ferito ma il Lungarno è stato chiuso al traffico: si teme che lo smottamento possa continuare

Il sindaco, piddino, Nardella ha anche invitato i cittadini a non usare l'auto per raggiungere la zona dell'Oltrarno in cui si è aperta la voragine

Ernesto Ferrara e Massimo Mugnaini per “www.repubblica.it”
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FIRENZE LUNGARNO
Una voragine di circa duecento metri per sette di larghezza si è aperta sul Lungarno Torrigiani, tra Ponte Vecchio e Ponte alle Grazie, in pieno centro di Firenze. Il cedimento è avvenuto attorno alle 6.30 ed ha coinvolto una ventina di auto che erano parcheggiate in sosta.
Non ci sono feriti. A provocare il cedimento, secondo quanto spiegato dai vigili del fuoco, la rottura di un grosso tubo dell'acqua. La rottura, oltre a provocare il crollo, ha causato l'allagamento della voragine sommergendo in parte le vetture cadute all'interno. Sul posto anche polizia di Stato e municipale. Il Lungarno è stato chiuso al traffico.
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FIRENZE LUNGARNO
Vigili del fuoco e genio civile non possono escludere che lo smottamento possa continuare: lo ha detto lo stesso sindaco Nardella che ha anche invitato i cittadini a non usare l'auto per raggiungere la zona dell'Oltrarno in cui si è verificata la voragine. Intanto i residenti vengono contattati per spostare le auto in prossimità della zona in cui si è aperta la voragine. Verifiche anche sulla spalletta del lungarno che ha retto ma che sarebbe danneggiata.
Senza acqua alcune abitazioni in città. "Problemi di approvvigionamento idrico che si stanno registrando in queste ore sono causate da due grossi guasti sulla rete idrica che hanno interessato questa notte via Guicciardini e nelle ore successive Lungarno Torrigiani - fanno sapere da Publiacqua, la società erogatrice -. Sono in corso manovre sull’impianto dell’Anconella che limiteranno l’approvvigionamento idrico in alcune zone della riva sinistra d’Arno. Problemi di abbassamenti di pressione e mancanze d’acqua potranno quindi interessare anche i comuni limitrofi della piana"...
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FIRENZE LUNGARNO
2. IL TWEET DI NARDELLA
Questa notte c'è stato un grave smottamento in lungarno Torrigiani a causa della rottura delle tubazioni principali dell'acqua sulla riva sinistra. Nessun danno a persone. Siamo sul posto con Municipale vigili del fuoco e tecnici. Chiusa la rete idrica tra Oltrarno e Campo di Marte. Chi ha la macchina parcheggiata nella zona vicina a quella smottata la rimuova con urgenza.
Fonte: qui

RENZI, IL DISTRIBUTORE AUTOMATICO DEL PILOTA AUTOMATICO DI DRAGHI





Il quotidiano inglese “The Telegraph” ha lanciato una sorta di appello al Presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, ad uscire dall’euro prima che la moneta unica affossi definitivamente l’Italia. La sortita del quotidiano britannico si inserisce nella campagna referendaria sulla eventuale scelta della “Brexit”, cioè l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. L’opinione anti-europeista nel Regno Unito sa di muoversi in margini ristretti e compressi dall’ingerenza della NATO, perciò cerca sponde internazionali e sembra pronta ad aggrapparsi persino ad uno come Renzi.

In realtà l’appello non andava rivolto a Renzi ma alle forze in grado di compiere quel colpo di Stato necessario a dare corpo ad una scelta come l’uscita dall’euro. Si tratterebbe in effetti di un contro-golpe, poiché anche l’euro, ed in generale il regime UE insediatosi nell’ultimo quarto di secolo, sono stati messi in atto con procedure golpiste. Il problema è che in Italia anche queste forze mancano, in quanto la sconfitta bellica ha condotto ad una dissoluzione delle forze armate ed a una loro ricostruzione sotto il controllo della NATOe porre la questione dell’uscita dall’euro senza affrontare anche quella dell’uscita dalla NATO è pura astrazione. Il Regno Unito ha basi NATO e americane sul proprio territorio, ma le forze armate britanniche vantano ancora una loro continuità con quelle precedenti alla ferrea alleanza con gli USA, cosa che non si può dire dell’Italia, Paese militarmente occupato tout-court.

Renzi non è un leader politico ma una macchinetta, perciò la sua ascesa va inquadrata nel contesto del totale esautoramento del governo italiano in seguito al provvedimento del presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, di sostenere con i propri acquisti il debito pubblico italiano. 
La famosa dichiarazione di Draghi del marzo 2013, quella secondo cui qualunque governo si fosse insediato in Italia, si sarebbe dovuto attenere all’agenda europea delle “riforme strutturali”, fu condensata dallo stesso Draghi nello slogan del “pilota automatico”. Ma Draghi dimenticò di aggiungere che al pilota automatico si sarebbe dovuto affiancare un distributore automatico di slogan e panzane ad uso di un’opinione pubblica passiva ed estenuata. Nel marzo del 2013 Renzi non era ancora pronto ad ereditare Palazzo Chigi, quindi si fece ricorso al breve interregno diEnrico Letta, il discepolo del pesce Nemo, l’uomo che avrebbe voluto morire per Maastricht, ma che aveva il torto di esibire una residuale somiglianza con uomo politico tradizionale. Letta aveva anche il grave torto di parlare correntemente l’inglese, cosa che gli consentiva di intrattenere colloqui riservati con leader stranieri. Renzi, col suo inglese turistico, è invece comunicativamente isolato e quindi più controllabile.

L’emergere di un leader o di un altro (oppure di un non-leader come Renzi) è strettamente condizionato dai rapporti di forza interni ed internazionali. Lo stile-Renzi in campo internazionale, cioè l’atteggiamento baldanzoso con le brache in mano, è l’effetto dell’attuale debolezza italiana, che è una debolezza crescente poiché ogni giorno che passa vede cadere i residuali tasselli di un minimo di potere contrattuale. Il mito degli USA come potenza in declino offusca la realtà di un dominio americano sull’Europa che non è mai stato così saldo, tanto che Obama ha potuto permettersi persino di ammonire il Regno Unito sui guai a cui andrebbe incontro se osasse uscire dalla UE, che è un’appendice politico-economica della NATO. Nella stessa America Latina le vicende del dissesto venezuelano e delcolpo di Stato pseudo-legalitario in Brasile hanno posto in evidenza il fatto che gli artigli imperialistici USA non mollano la presa.

Si obietta spesso alla UE di aver riprodotto un modello di unificazione analogo a quello dell’unità italiana, con il risultato di mettere insieme grandezze non omogenee. Il punto è che però gli ideali europeistici (ammesso che non siano stati solo propaganda) non hanno avuto niente a che vedere con il processo di unificazione europea, allo stesso modo in cui gli ideali risorgimentali sono stati al più marginali nel determinare l’unificazione italiana. La spedizione dei Mille nel 1860 fu una mera operazione di copertura per favorire una secessione della Sicilia, da trasformare in protettorato britannico. La fiaba dei “Picciotti” che avrebbero affiancato Garibaldi non spiega da dove questi avrebbero preso armi e addestramento militare. Si trattava in realtà di mercenari fatti sbarcare dalla flotta britannica in accordo con l’aristocrazia siciliana, massonica al cento per cento. Nello stesso periodo nell’Italia meridionale vi era una fibrillazione delle classi dirigenti che accarezzavano l’idea di sostituire i Borbone con un parente di Napoleone III. Nel confronto imperialistico tra Gran Bretagna e Francia si inserì la Prussia, che riteneva un’Italia unita più funzionale al progetto di Bismark di unificazione della Germania, poiché l’Italia unita avrebbe creato difficoltà all’Impero Austro-Ungarico, l’avversario principale del progetto di Bismark. Alla fine a conquistare il Sud non fu Garibaldi ma l’esercito piemontese, incomparabilmente più numeroso e armato di quello borbonico. D’altro canto la marina borbonica era molto più agguerrita e tecnologicamente avanzata di quella piemontese, ma ci pensò la potente marina britannica ad impedirle di uscire dai porti. 

Non è possibile leggere la realtà senza un filtro ideologico, che non è altro che il nostro modo di leggere la realtàMa l’ideologia diventa mistificazione quando si pretende di spiegare i comportamenti attraverso le motivazioni ideologiche. Oggi ci si viene a raccontare che Mao avrebbe ucciso quaranta milioni di cinesi solo per realizzare le sue utopie, dal che si può dedurre che i dieci anni di guerra col Giappone ed i successivi quattro anni di guerra civile colKuomintang non avrebbero avuto niente a che vedere con fame e carestie: i Cinesi erano poveri perché Mao li voleva poveri in nome del comunismoQuesta è la vulgata imposta oggi, ma negli anni ‘60 ci si volle convincere che la Cina era in conflitto con l’URSS perché voleva strapparle la leadership del socialismo mondiale. Sarebbe bastato un po’ di buonsenso per capire invece che il gruppo dirigente cinese stava mollando l’URSS per corteggiare gli USA. Per il gruppo dirigente cinese si trattava, allora come oggi, di schierarsi col più forte. Se la Cina non si decide a cambiare questo atteggiamento sostanzialmente filoamericano, sarà difficile che si verifichi un riequilibrio dei rapporti di forza internazionali. 

Ogni potere è abuso di potere, sono semmai i rapporti di forza a limitarlo. Se oggi Putin appare meno peggio dei suoi omologhi occidentali, non è per la sua superiorità morale ma perché non ne possiede quella potenza mediatica che gli consentirebbe la stessa ipocrisia e la stessa manipolazione delle notizie. La potenza ideologica degli USA è parte integrante dei rapporti di forza, e può costringere a vedere le cose come si vuole che si vedano. Impossibilitato dai suoi mezzi mediatici limitati a mentire più di tanto, Putin è costretto dai rapporti di forza a far ricorso, di tanto in tanto, all’unica arma a sua disposizione, cioè la verità, cosa che gli ha consentito di smascherare Erdogan e di demistificare l’ISIS. 

La cosiddetta “democrazia” è più pericolosa di altri regimi poiché è un sistema oligarchico che si avvale di un dispendioso apparato di pubbliche relazioni con cui creare realtà virtuali in grado di produrre a loro volta finte emergenze con le quali giustificare praticamente tutto

Non si può neanche dire che la “democrazia” sia meno sanguinaria delle dittature esplicite. In democrazia si può fare ampiamente ricorso all’assassinio politico perché tanto ci pensano i media a far passare il tutto come incidenti o suicidi, bollando di “complottismo” chi osi esprimere dubbi. In tal modo il governo tedesco ha potuto “suicidare” in carcere i membri della RAF, mentre Alexander Dubcek è stato “incidentato” nella Cecoslovacchiaappena pervenuta alla “democrazia”, dopo che per anni il cattivissimo KGB non aveva osato toccarlo.

Ci si sorprende del fatto che in Italia non vi siano aneliti di ribellione nonostante tutto quello che accade, ma le ribellioni si inseriscono sempre in qualche stallo tra i rapporti di forza tra i vari poteri. Come si è visto con le recenti manifestazioni contro il “Jobs Act” di Hollande, qualche stallo del genere ancora si verifica in Francia, mentre inItalia il rapporto di forza oggi sembra ancora esercitarsi a senso unico. 

La lotta operaia si modella nei rapporti di forza e sono le letture ideologiche e le mistificazioni a posteriori a creare confusione. Se si prende ad esempio la ribellione operaia diventata storicamente paradigmatica, quella dei Luddistidegli inizi dell’800, ci si rende conto che il mito storiografico secondo cui si sarebbe trattato di ex-artigiani che distruggevano le macchine in una specie di sogno passatista, non ha alcun riscontro nei documenti storici a disposizione, quelli dei processi che li riguardarono. Si trattava in realtà di operai che subivano l’iper-sfruttamento dello sviluppo industriale favorito dalle commesse statali necessarie per sostenere le guerre napoleoniche

La legislazione inglese di quel periodo puniva lo sciopero e l’associazionismo operaio con l’impiccagione, quindi distruggere le macchine costituiva per gli operai una forma di lotta più efficace e meno rischiosa, poiché non sempre si era identificati. Rivedremo perciò le lotte operaie nei tempi e nei modi in cui i rapporti di forza lo consentiranno.

martedì 24 maggio 2016

TASSA SULLA PRIMA CASA, L’EUROPA INSISTE: “MEGLIO REINTRODURLA”

Tasse sulla casa, ICI, IMU - immagini simboliche. Imposta Municipale Unica. Case e banconote

Tassa sulla prima casa, nelle raccomandazioni all'Italia sul programma di stabilità 2016-2017, la Commissione europea torna sulla tassa tanto odiata dagli italiani. "Più fisco sul mattone", dice Bruxelles“

E’ un vecchio cavallo di battaglia quello della tassa sulla prima casa. L’Europa insiste: abolire l’imposta è stato un errore, meglio reintrodurla.

Le raccomandazioni che la Commissione Ue rivolge all’Italia per il 2016-2017 riprendono quelle degli scorsi anni, toccando le aree dei conti pubblici, privatizzazioni, lotta all’evasione, banche, riforme della pubblica amministrazione, giustizia, catasto, mercato del lavoro, concorrenza e professioni. E, appunto, la tassazione sulla casa(IL SOLITO DISCO ROTTO  E LE SOLITE RICETTE ECONOMICHE FALLIMENTARI!!!).

Matteo Renzi, infatti, ha sì strappato più ampi margini di manovra sulla flessibilità di bilancio, ma la Commissione Ue continua a non mandar giù l’abolizione delle tasse sulla prima casa (Imu e Tasi) e insiste nel raccomandare una netta inversione di rotta. Tradotto: l’Ue chiede “il dirottamento della pressione fiscale dai fattori produttivi e dai consumi in direzione degli immobili”, come spiega ItaliaOggi. Come risponderà il governo?
TUTTE LE “RACCOMANDAZIONI” DELL’EUROPA – Come spiegato nei giorni scorsi, in una lettera recapitata all’Italia, la Commissione si mostra pronta a concedere tutta la flessibilità di bilancio richiesta e motivata dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, pari a 0,85 punti percentuali di Pil (14 miliardi di euro), ma a condizione che il governo si impegni a mantenere il rapporto deficit/Pil del 2017 all’1,8%, con una correzione di 0,1 punti percentuali rispetto al dato dell’1,9% atteso dall’esecutivo comunitario nelle sue previsioni economiche d’autunno. Anche sul nuovo catasto, però, la tirata d’orecchie è forte: “Dovete approntarlo – chiedono i commissari europei – entro giugno 2017”.
In sintesi, gli sforzi per rimettere in carreggiata il bilancio per il 2017, che in teoria dovrebbero essere di “almeno lo 0,6%”, dovrebbero concentrarsi sull’attuazione del programma di privatizzazioni coi cui proventi ridurre il debito, spostare il carico fiscale dai fattori produttivi a consumi e proprietà, completare la riforma del catasto entro metà 2017 e prendere misure antievasione come ricevute e pagamenti elettronici(LE MISURE CONTRO L'ELUSIONI FISCALI DELLE MULTINAZIONALI, OVVIAMENTE NON CI SONO!!!). Sul fronte della pubblica amministrazione, la Commissione Ue invita ad attuare la riforma, in particolare delle municipalizzate, accelerando la lotta alla corruzione e riducendo la durata dei processi civili applicando le riforme.
Bruxelles chiede, ancora, di accelerare la riduzione dei crediti deteriorati, migliorando il quadro legislativo su insolvenza e riscossione dei debiti, e di completare rapidamente le riforme in corso sulla governance del settore bancario. Sul lavoro, infine, la Commissione Ue invita a migliorare i servizi per l’impiego e la diffusione dell’occupazione per il coniuge, con l’adozione di una strategia nazionale antipovertà razionalizzando la spesa sociale.
Fonte: Today

CONDIZIONI “ESTREME”, NUOVE TASSE INDIRETTE IN GRECIA

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Secondo quanto riportato da KeepTalkingGreece, il governo greco sta varando nuovi pesanti aumenti di tasse sui consumi, ovviamente per raggiungere gli impossibili obiettivi fiscali voluti dalle istituzioni dell’Unione Europea. Questi sforzi di cavare sangue dalle pietre evidenziano solamente l’accanimento ideologico per la distruzione totale delle economie dei paesi sconfitti, e l’incapacità di qualsiasi difesa da parte delle classi politiche di questi ultimi.

di KeepTalkingGreece, 16 maggio 2016

Un nuovo pacchetto di tasse indirette e tasse sui consumi speciali, per un totale di 1,8 miliardi di euro sarà presentato in parlamento martedì o mercoledì per essere approvato in modo da presentarlo alla riunione dell’Eurogruppo del 24 maggio. Il pacchetto si può paragonare a niente meno che a un uragano, uno tsunami o l’esplosione di un vulcano, che farà letteralmente esplodere l’austerità, quindi la recessione, per l’ennesima volta dal 2010, mentre l’economia reale è di nuovo in recessione, la disoccupazione è bloccata sul 24-25 percento, e i salari medi sono di 600-700 euro.
Le tasse riguarderanno l’IVA, i carburanti, caffè, tabacchi e sigarette, alcool, automezzi privati, linee del telefono fisso, televisione via cavo e industria del turismo.

Gli aumenti da giugno-luglio 2016

La parte più tremenda della nuova tornata di tasse è l’aumento dell’IVA dal 23 al 24 percento, che dovrebbe partire il primo luglio 2016. Sarà il quinto aumento dell’IVA dal 2010. Si calcola che debba portare introiti fiscali per 450 milioni di euro. L’aumento dell’IVA colpirà qualsiasi bene di consumo e i servizi, inclusi i biglietti per il trasporto pubblico. I prezzi dei biglietti ad Atene sono già saliti da 1,20 a 1,40 euro all’inizio dell’anno. Per molti beni di consumo, tra cui beni alimentari, l’IVA era già salita dal 13 al 23 percento nel luglio 2015.
Sappiamo tutti che l’aumento dell’IVA non si trasferisce sui prezzi reali per la stessa percentuale, ma certe volte anche di più…
Veicoli privati: Ci saranno modifiche nel calcolo delle tasse di immatricolazione dei veicoli. Queste saranno calcolate secondo il prezzo di vendita e non più seconda la cilindrata. Trovate qui ulteriori dettagli in greco.
Prezzi dei carburanti: Ci saranno aumenti di tasse sui consumi speciali. Cinque centesimi al litro di benzina diventeranno 3-4 centesimi in più sul prezzo finale, considerando anche l’IVA. Otto centesimi al litro di gasolio diventeranno 10 centesimi in più sul prezzo finale.
Non è ancora chiaro se ci saranno aumenti anche sul GPL – informazioni non confermate parlano di 0,25 centesimi in più al litro – mentre il Ministero delle Finanze considera la possibilità di aumentare le tasse sul gas naturale usato nell’industria.
Il 15 ottobre 2016 entrerà in vigore un aumento di 6 centesimi al litro di olio combustibile.
TV via cavo: Da giugno 2016 ci sarà un aumento del 10 percento sul prezzo, escludendo l’aumento dell’IVA.
Birra: I prezzi al consumo saranno aumentati (non è stato chiarito in quale percentuale) – Perché la birra? Immaginiamo sia per il fatto che ci sono molti produttori di birra locali, i quali ovviamente dovranno pagare il prezzo di voler fare impresa in Grecia.
Bevande alcoliche: La riduzione speciale del 50 percento per il gruppo di isole del Dodecaneso sarà cancellata.
Eliminazione delle detrazioni IVA per le isole: Sono previsti ampi aumenti del prezzo di beni e servizi sulle isole (Syros, Thassos, Andros, Tinos, Karpathos, Milos, Skyros, Alonnisos e Sifnos) dal 1° luglio 2016, dato che le detrazioni del 30 percento sull’IVA saranno cancellate. In questo caso si tratta di un impegno già preso dal governo verso i creditori nell’estate dell’anno scorso.

A partire dal 1° luglio 2017

Caffè: Ci saranno aumenti da 2 a 4 euro al chilo sul caffé importato, a seconda del tipo. Dato che la Grecia non produce caffè, il prezzo della bevanda preferita dai greci esploderà. Si prevede che i prezzi al consumo per il caffè nei bar e nelle mense aumenterà di oltre il 20 percento.
Sigarette, sigarette elettroniche e tabacchi: Ci saranno aumenti di tasse sui consumi speciali: le stime parlano di aumenti di 30-50 centesimi per pacchetto di sigarette, di 26-30 centesimi per 20 grammi di tabacco, e di 10 centesimi per millilitro di liquido per le sigarette elettroniche.
Telefoni fissi: Aumenti di tasse del 5 percento sulle linee di telefono fisso al netto dell’IVA, che riguarderà anche segreteria telefonica e accesso a internet.
Dato che agli aumenti si sommerà pure l’aumento dell’IVA, immaginiamo una crescita delle bollette dal 5 al 10 percento.

A partire dal 1° gennaio 2018

Hotel e camere in affitto: Si aggiungerà una tassa speciale sul prezzo dell’alloggio a seconda delle “stelle” della struttura. Per strutture a 1 o 2 stelle ci saranno aumenti di 0,50 euro, per strutture a 3 stelle aumenti di 1,5 euro, per strutture a 4 stelle aumenti di 3 euro e per strutture a 5 stelle aumenti di 4 euro. Gli aumenti si intendono per camera o alloggio al giorno.
Camere in affitto: Categoria 1 o 2: aumento di 0,25 euro, categoria 3: aumento di 0,50 euro, categoria 4: aumento di 1 euro.
L’ovvio risultato sarà che quando aumentano i prezzi del carburante, questo impatterà tutti gli altri settori.
Si può tentare di calcolare quale sarà realmente il costo reale, ma penso che ci darebbe le vertigini…
Valdis Dombrovskis, della Commissione Europea, sabato ha detto a un giornale greco che “non abbiamo chiesto ulteriori tasse” e che questa è stata “la decisione del governo greco stesso“. Certo. I creditori vogliono licenziamenti di massa nel settore pubblico e tagli drastici di stipendi e pensioni. Queste misure porteranno a raccogliere 5,4 miliardi di euro di qui al 2018? Non sappiamo, ma sinceramente ne dubitiamo.
Il fatto è che il governo Syriza ha fatto un gran pasticcio con le trattative della primavera 2015, e anche se i funzionari del governo tra di loro ammettono pure che “gli accordi del luglio 2015 sono stati la cosa peggiore che potessimo fare“, a pagarne il prezzo saremo io, te, gli anziani, i disoccupati e i malati. Non solo, ovviamente, per gli errori di Syriza, ma anche per la pessima gestione del Pasok e di Nuova Democrazia nel corso degli anni.
E nonostante si possano giustificare tutte le critiche immaginabili verso il governo Syriza-Anel, non abbiamo ancora sentito delle proposte costruttive per una soluzione sostenibile da parte dei partiti di opposizione, a parte “Syriza deve andarsene a casa“. Siamo condannati a vivere con questo populismo. Bah!
A proposito: il 30-35 percento degli introiti fiscali previsti di solito si perde nei corridoi scuri dell’evasione, cioè 8-10 miliardi di euro all’anno.

PS. Penso di dover riattivare al più presto quella vecchia stampante di euro che ho a casa.

lunedì 23 maggio 2016

EUROPA PIÙ RUSSIA PRIMA POTENZA. Ecco perché cercano di dividerci

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San Pietroburgo - Chiesa del Salvatore

George Friedman, direttore dell’agenzia di intelligence Stratfor lo ha detto chiramente: “Noi americani non temiamo la Russia e neppure la Cina. Temiamo solo che Russia ed Europa si uniscano, perché verrebbe fuori una potenza che non potrebbe essere eguagliata”.

Massimiliano Greco ci spiega nei dettagli quali siano le potenzialità di una Euro-Russia e il motivo evidente per cui si cerca di contrapporre le due parti.
La UE è un meccanismo farraginoso che tiene assieme gran parte dell’Europa, comprimendone libertà e imponendo regolamenti assurdi. Ha, tuttavia, un grande merito: quello di mettere assieme il secondo PIL mondiale: 16,2 bilioni di dollari, contro i 17,5 degli USA e i quasi 11 della Cina. La Russia “solo” 1,3 bilioni (ma a ciò andrebbe aggiunto il PIL della Crimea e quello di Sevastopoli i cui dati ci mancano che, in ogni caso, non cambiano di moltissimo il discorso).
Gli USA in teoria dovrebbero essere quindi i più acerrimi nemici della UE, dato che l’Unione Europea, in pochi decenni, aumentando le spese militari, potrebbe strappare loro il primato mondiale. E invece gli USA sono (stati) i più accaniti sostenitori sia dell’allargamento alla Turchia e ai Paesi dell’est Europa, che della necessità di evitare il Brexit.
Tuttavia, poiché si tratta di un nano politico e di un moscerino militare, e al suo interno vi sono svariate centinaia di basi militari americane, gli USA, lungi dal sentirsene minacciati, la difendono. Anche perché, grazie al TTIP, diventa la vera e propria gallina dalle uova d’oro per i produttori americani, abituati a regole alimentari e sanitarie molto meno rigide rispetto a quelle europee. E, comunque, si tratterebbe di un mercato di 500 milioni di persone, “vassallo” degli USA: solo degli stupidi vi rinuncerebbero.
La UE, in effetti, è stata ed è tuttora lo zuccherino con cui gli USA hanno attirato nella NATO i Paesi del Blocco ex Sovietico, contravvenendo agli impegni presi con i dirigenti russi che impedivano l’espansione della NATO a est.
Si pensi alla crisi ucraina, con milioni di persone gettate nella povertà con l’illusione di accedere ai fondi europei, e che adesso non hanno neppure di che riscaldarsi.
Ecco perché Obama si è praticamente spinto a minacciare l’Europa intera, in caso di successo del referendum sul Brexit.
Europa Russia
Europa Russia
Semmai, farebbe il possibile per impedire che i detentori di un così ampio potere economico possano anche dotarsi di quello militare. Per esempio alleandosi o, addirittura, stabilendo dei legami forti con la Russia fino a dotarla dello status di Paese membro.
Un tempo sembrava esserci interesse in tal senso sia da parte russa che da parte europea ma, con la fine dei governi Schroeder, Chirac e poi Berlusconi, gli USA sono riusciti ad aizzare la UE contro la Russia. Che ci sia la volontà americana dietro l’ostilità dei “Big” della UE, come Francia e Germania (l’UK in questo caso non conta: è da sempre un mero “pied-à-terre” americano in Europa) è evidente: l’inizio della Crisi ucraina la Germania si era mostrata poco ostile alla Russia. Allora scoppiò lo scandalo intercettazioni; la Merkel si infuriò giusto il tempo di salvare la faccia e di ritrovare la tranquillità, poi divenne la più zelante esecutrice della volontà americana...
Adesso che qualcuno di tanto in tanto sembra dar segno di essersi ripreso, almeno in parte, dalla sbornia atlantica e antirussa, sono i russi a non essere interessati. E si capisce: entrare in questa UE sarebbe peggio della tortura cinese; significherebbero decine, forse centinaia, di procedure di infrazione contro Mosca per “omofobia” (difficilmente i russi accetterebbero “conquiste di civiltà” quello di far vestire i bambini a scuola come bambine, come si può leggere qui e qui). per non parlare delle presunte violazioni dei diritti umani e civili, che puntualmente saltano fuori quando gli interessi russi confliggono con quelli americani.
E poi, francamente, la UE al momento è una nave priva di comandante e di pilota, ma con tanti ufficiali fieri dei propri gradi, anche se sono appena usciti dall’accademia. Chi, a meno di non essere pazzo o corrotto, vorrebbe entrarci?
Certo, al momento non conviene alla Russia. Ma, in un futuro mediamente lontano, diciamo fra 20-30 la cosa potrebbe anche essere possibile.
E allora avremmo la seconda potenza (quasi la prima a dire il vero) economica unita alla seconda potenza militare, il che, per sintesi, porterebbe presto a essere la prima potenza in entrami i campi, cosa facilmente conseguibile imponendo-ottenendo che i Paesi produttori (dei quali il secondo, la Russia, farebbe direttamente parte della UE e della zona euro) di petrolio vendano il greggio anche in cambio di euro, e non solo di dollari. Sarebbe la fine dell’unicità della valuta statunitense e (quindi) a stretto giro della stessa America.
Senza contare che una tale potenza imporrebbe facilmente la chiusura delle basi americane in tutta Europa e anche in buona parte dell’Asia. E confinando con la Cina, tutta la UE trarrebbe maggiori benefici dagli scambi economici con Pechino.
Il che aprirebbe scenari grandiosi; tutto, o quasi, sarebbe possibile: non solo la salvezza dalla catastrofe incombente sull’Europa (catastrofe a molte teste, come l’Idra di Lerna, non ultime quelle legate a immigrazione, terrorismo e decrescita industriale); persino la rinascita dell’Europa come potenza globale sarebbe possibile, anzi, a portata di mano.
Certo, non sarà questa UE a compere seri passi in quella direzione, anche perché, se usciamo dalla ristretta, e spesso illusoria, dimensione meramente economica, Russia ed Europa sembrano proprio essere agli antipodi, con quest’ultima impegnata in un gioco autolesionista il cui scopo è quello di flagellarsi e battersi il petto per colpe, vere ma più spesso presunte o comunque ampiamente condivise da altri (i quali si guardano bene dal fare professione di colpa, vedesi Paesi arabi e Turchia, alle voci, rispettivamente, “schiavismo” e “genocidio”) e nel tentativo di rincorrere i capricci delle minoranze rumorose e la follia del politicamente corretto.
Certo non sarà la UE – repressiva contro ogni manifestazione di orgoglio patriottico e fiera nemica delle classi popolari, che massacra con ferocia, ma succube dell’estremismo islamista, dei petrodollari, e dei ricatti turchi – a tendere la mano alla Russia, a dire basta all’arroganza americana, e all’ormai insopportabile esistenza della NATO.
Certo non sarà questa UE – che celebra l’Olocausto come evento eterno e irripetibile, che impone i matrimoni gay, che riceve nell’Europarlamento un cantante il cui unico, dichiarato merito, è quello di essere una (?) donna barbuta – a fare l’impossibile per includere la Russia nell’Unione.

Anche perché, occorrerebbe avere il coraggio, la forza di volontà, e le capacità di opporsi alla prima potenza mondiale, specializzata, fra l’altro, nel ricatto e nel golpe mascherato. Ma per farlo occorrerebbe riscoprire doti andate perdute: abnegazione e spirito collettivo, lo stesso che, nei momenti di difficoltà, salvò Roma dal pericolo.

Gli americani, a cui la UE va bene perché possono controllarla militarmente e quindi anche politicamente, non accetterebbero l’inclusione della Russia, anzi per loro sarebbe un vero incubo. Gli USA difenderanno con le unghie e con i denti la UE anche perché si tratta del mezzo migliore per espandere la NATO a est, ma non lo faranno, anzi, la avverseranno con forze, se dovesse cercare di allargarsi alla Russia. Piuttosto, gli americani punterebbero sul suo scioglimento. Ecco anche a cosa serve l’ostilità, a tratti isterica, di Polonia e paesi baltici contro la Russia: (anche) a scongiurare questa possibilità.
In effetti, per raggiungere uno “stato” esistenziale nuovo, occorre “morire” a quello precedente, inferiore. Se il bruco non morisse allo stato di “brucosità” non ascenderebbe mai a quello di farfalla.
La morte, in qualunque senso la si intenda, è strettamente legata alla vita. E perciò questa Europa malata di americanismo, nichilismo, relativismo, individualismo, narcisismo e terrorizzata all’idea di offendere una qualunque minoranza, fosse pure quella dei cannibali o dei tagliatori di teste, deve “morire” in modo (che ci sia la possibilità) che possa rinascere libera, forte, di nuovo protagonista della Storia mondiale, e non più oggetto di quella altrui.

Questa Europa non tenderà la mano alla Russia, e nemmeno si avvierà spontaneamente nel posto che le compete, e cioè la spazzatura della Storia.

Tuttavia, i grandi cambiamenti spesso vengono imposti da eventi storici di portata colossale. Quindi è possibile che la crisi attuale, e quelle venture – una volta decretato il tracollo della UE e la fine della NATO, il cui peso economico sembra diventato insostenibile (a giudicare dalla convergenza di dichiarazioni dei tre papabili per il posto di presidente degli USA, cioè Trump, Sanders e la Clinton) – porteranno, alla fine, verso quel risultato. Ma, in tal caso, a meno di una resa russa nei confronti dell’occidente, sarà comunque un’Europa molto diversa, quella che tenderà la mano a Mosca.

E sarà di certo una Europa che avrà dovuto pagare lo scotto di non aver avuto una politica estera e un esercito indipendenti.

Ma l’alternativa, e cioè un’Europa fallita e succube degli USA è decisamente peggiore di qualunque altro scenario.

Massimiliano Greco
Fonte: Russia.it