9 dicembre forconi: TRA CAMBOGIA E THAILANDIA SONO ANCORA MIGLIAIA I MINORI CHE SI PROSTITUISCONO, SPESSO PER VOLERE DELLE FAMIGLIE -

lunedì 2 ottobre 2017

TRA CAMBOGIA E THAILANDIA SONO ANCORA MIGLIAIA I MINORI CHE SI PROSTITUISCONO, SPESSO PER VOLERE DELLE FAMIGLIE -

LE ONLUS DENUNCIANO: “I TURISTI SI SENTONO PIÙ LIBERI, E COI SOLDI IN TASCA, ANCHE ONNIPOTENTI. C’È UN GRAVE PROBLEMA CULTURALE DI FONDO”
Matteo Carnieletto per Occhidellaguerra.it

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Sono giovanissime. I volti ancora da bambine di 11 e 12 anni. Sono le schiave del sesso di Bangkok e Pattaya. I minori fatti prostituire in Thailandia sono migliaia. La situazione, se mai si può fare una classifica dell’orrore, è ancora peggiore in Cambogia, dove i bambini sfruttati sono più di 20mila. Una piaga apparentemente insanabile, che colpisce i più deboli.

Molto spesso, i bambini vengono venduti dalle famiglie, come spiega a In Terris Chiara Cattaneo, responsabile dei progetti in Cambogia di Mani Tese: “Qui, le famiglie povere e disperate che si sono trasferite in città provenendo da aree rurali povere anche di mezzi di comunicazione, si lasciano facilmente convincere dal denaro e dalle false promesse di una vita migliore per i figli nella vicina Thailandia da parte di trafficanti alla caccia di parenti vulnerabili.
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Ma il futuro dei bambini che lasciano la loro famiglia per la Thailandia è ben diverso da quello prospettato. Il loro sfruttamento può avvenire inizialmente attraverso l’accattonaggio o il lavoro domestico fino ad arrivare allo sfruttamento sessuale. Ma ci sono diversi gradi di consapevolezza sui rischi a cui si va incontro: ci sono famiglie che si affidano ad amici per mandare le figlie a lavorare come colf in una famiglia e poi invece a Bangkok sono sfruttate nei bordelli”.

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Gli sfruttatori sono principalmente asiatici, come spiegano gli operatori di Mani Tese: “È difficile avere dei dati certi ed è difficile quantificare il fenomeno . Sicuramente non si tratta solo di turisti occidentali: a Poipet per esempio ci sono casinò in cui arrivano uomini thailandesi per il turismo sessuale locale. È così anche nelle zone marittime. La presenza di turisti occidentali, come anche gli italiani, rimane comunque ancora molto forte.

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Per questo puntiamo molto sulle campagne di sensibilizzazione, perché si modifichi questo approccio alla donna e alla sessualità che è dominante, che non guarda all’età, alla condizione di vulnerabilità, ai traumi delle vittime e quindi richiede percorsi di rieducazione per i clienti. I turisti, essendo lontani da casa, si sentono più liberi, e coi soldi in tasca si sentono onnipotenti. C’è un grave problema culturale di fondo”.

Fonte: qui

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