ALMENO 50 MORTI E 200 FERITI
‘MORIRETE TUTTI!’ AVEVA URLATO UNA DONNA PRIMA DELLA SPARATORIA, ALLONTANATA DAL CONCERTO
FERMATA LA COMPAGNA DEL KILLER, MA NON SAREBBE LEGATA ALL’ATTENTATO
La strage di Las Vegas
LAS VEGAS: TRUMP, SPARATORIA TERRIBILE
(ANSA) - Una ''sparatoria terribile. Le mie piu' calde condoglianze alle famiglie delle vittime''. Lo twitta il presidente Donald Trump.
'MORIRETE TUTTI', L'AVVERTIMENTO PRIMA SPARATORIA
(ANSA) - ''Morirete tutti'': sono le parole di una donna allontanata dal concerto di Las Vegas poco prima della sparatoria. Lo riferisce una testimone oculare citata dai media americani. La donna e' stata allontanata, insieme a un uomo con il quale era al concerto, perche' stava infastidendo i vicini. ''E' stata portata via in modo che la smettesse di infastidire tutti, ma nessuno pensava che le sue parole fossero serie'' afferma la testimone, una ragazza di 21 anni che preferisce non rivelare il proprio nome. La coppia era di origini ispaniche: ''sembravano persone normali''.
SPARATORIA PIU' SANGUINOSA IN STORIA USA
(ANSA) - La strage di Las Vegas e' la ''sparatoria più sanguinosa della storia americana'', con un bilancio provvisorio di 50 morti e 200 feriti. Lo riporta la Cnn.
E' di almeno 50 morti e 200 feriti il bilancio aggiornato della sparatoria nella zona dei casinò di Las Vegas: il killer avrebbe aperto il fuoco dal 32mo piano dell'hotel Mandalay Bay verso la folla che assisteva a un concerto per il festival country "Route 91 Harvest", nelle immediate adiacenze. Testimoni affermano di aver visto i bagliori degli spari. Un uomo sospettato di aver aperto il fuoco è stato ucciso. ''A questo punto non consideriamo la sparatoria un atto di terrorismo - afferma la polizia di Las Vegas - Sembra più un'azione di un lupo solitario''. Fra i morti ci sono due agenti di polizia fuori servizio: erano tra il pubblico ad assistere al concerto.
La polizia ha rintracciato Mary Lou Dandley, ma non è chiaro se sia sotto custodia della polizia. La donna, asiatica, avrebbe legami con il killer. Nata il 12 dicembre 1954, è considerata una ''persona di interesse'' e viveva con l'aggressore. La polizia sta cercando anche due auto, una Hyunday e una Chrysler Pacific, registrate a nome dell'autore della sparatoria. Lo sceriffo chiede di consegnare i video della sparatoria perché potrebbe aiutare le indagini.
''Sembrava il rumore di fuochi di artificio''. Cosi' alcuni testimoni descrivono i secondi iniziali della sparatoria. La musica e' inizialmente andata avanti con la band del cantante Jason Aldean che si esibiva che, probabilmente come il pubblico, non aveva capito quanto stava avvenendo. ''E' stato al di la' di ogni possibile immaginazione: e' stato orribile'' commenta Jason Aldean, il quale ha continuato a cantare per circa 45 secondi prima di lasciare il palco.
"Abbiamo sentito decine di colpi di armi automatiche", riferisce uno dei testimoni. Nei video pubblicati online si sentono quelle che sembrano centinaia di raffiche di mitra.
Anche gli agenti delle Swat intervenuti sono stati presi di mira da colpi di arma da fuoco, riferisce il New York Times. Gli hotel Mandalay Bay, Luxor e l'Excalibur Vegas, tutti nei pressi della sparatoria, sono ancora isolati dalla polizia, e i clienti bloccati all'interno. E' stato bloccato il traffico aereo all'aeroporto McCarran di Las Vegas.
Fonte: qui
COSA HA SPINTO IL MITE STEPHEN PADDOCK, PENSIONATO DI 64 ANNI, A COMPIERE A LAS VEGAS LA STRAGE PIÙ SANGUINOSA NELLA STORIA AMERICANA, CON 59 MORTI E 527 FERITI?
EX CONTABILE, ERA BENESTANTE, GIOCAVA D'AZZARDO, AMAVA LA MUSICA COUNTRY, VIVEVA IN MODO MOLTO RISERVATO MA PER ALCUNI AVEVA ACCUMULATO PARECCHI DEBITI DI GIOCO
AVEVA PRESO UNA STANZA AL MANDALAY HOTEL GIOVEDÌ 28 SETTEMBRE, MA NESSUNO HA NOTATO CHE, GIORNO DOPO GIORNO, HA PORTATO CON SE' UN ARSENALE (19 FUCILI DA GUERRA)
IL PADRE BENJAMIN HOSKINS PADDOCK ERA UN RAPINATORE ED È STATO NELLA LISTA DEI “MOST WANTED” DALL'FBI: ERA CONSIDERATO "PSICOPATICO" CON "TENDENZE SUICIDE" - VIDEO
1 - AL CONCERTO COUNTRY DI LAS VEGAS IL TERRORE ARRIVA DAL GRATTACIELO
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
La «Strip» di Las Vegas è diventata un campo di battaglia domenica sera, con almeno 59 caduti e 527 feriti. Ma perché? Cosa ha spinto Stephen Paddock, un pensionato di 64 anni, a compiere la strage più sanguinosa nella storia Usa nel cuore della capitale mondiale della trasgressione? Domenica era l'ultima giornata del «Route 91 Harvest Festival», kermesse di musica country, e Jason Aldean era appena salito sul palco all' aperto per chiudere il concerto.
Alle dieci e otto minuti i 22.000 spettatori hanno sentito alcune esplosioni: «Ho capito subito - ha raccontato la testimone Tenaja Floyd - che non si trattava di fuochi d' artificio». Erano proiettili, piovevano da una finestra al 32° piano del Mandalay Bay Resort, l' albergo sul lato opposto della «Strip». Nove secondi di spari a raffica, poi trentasette secondi di pausa, e poi ancora scariche di colpi. Almeno 58 persone sono morte, e oltre 500 sono rimaste ferite. Prima dello show, secondo un'altra testimone, una donna aveva minacciato gli spettatori: «Morirete tutti».
Sapeva qualcosa? La polizia ha individuato in fretta la stanza da dove venivano gli spari, ma quando ha forzato la porta tutto era già finito. Dentro ha trovato Paddock, che si era suicidato, e diciannove fucili da guerra. Il killer era un pensionato benestante, secondo il fratello miliardario, che viveva in una bella casa di Mesquite, poco a Nord di Las Vegas, con la fidanzata di 62 anni Marilou Danley. Aveva preso una stanza al Mandalay giovedì 28, ma nessuno aveva notato nulla di strano. Giorno dopo giorno però aveva portato dentro il suo arsenale, e un martello per rompere la finestra da cui sparare. Dunque un piano premeditato nei dettagli, che esclude un' esplosione improvvisa di rabbia, e accresce il mistero sulle motivazioni.
L'Isis, che a giugno con un video aveva sollecitato i militanti a colpire Las Vegas, ha rivendicato l'attentato: «Paddock era un soldato convertito di recente all'Islam». L' Fbi però ha smentito: non ha trovato tracce nell' albergo, e nulla di inusuale nella casa. Ha parlato con Marilou, che era nelle Filippine e ha detto di non sapere nulla. Eric, il fratello di Paddock che vive in Florida, ha descritto così la sua sorpresa: «È come se ci fosse caduto un meteorite in testa. Stephen non aveva alcuna affiliazione politica o religiosa, che io sappia. Possedeva armi, ma non era un maniaco. Al massimo aveva beccato un paio di multe».
Il presidente Trump, in assenza di dettagli, si è limitato a fare un appello all'unità: «Questo è un atto di pura malvagità». Quando gli investigatori scopriranno il motivo, però, i toni cambieranno. Se Paddock ha agito davvero ispirandosi all' Isis non sarebbe una notizia positiva per l' amministrazione, ma almeno giustificherebbe la durezza con cui il capo della Casa Bianca vuole combatterla, anche se il bando degli immigrati islamici non avrebbe evitato la strage.
Se era affiliato a qualche gruppo terroristico interno, l'attacco acuirebbe la spaccatura politica e razziale, che Trump è accusato di fomentare. Se era un «sociopatico», come ha detto lo sceriffo di Las Vegas Joe Lombardo, o uno «psicopatico», come suo padre che rapinava banche, si scateneranno due polemiche. La prima sulla scarsa attenzione per la cura delle malattie mentali, che è la versione preferita dai conservatori per spiegare queste tragedie; la seconda sulla diffusione delle armi, che invece è un tema centrale per i democratici, ma molto imbarazzante per Trump. Negli Usa infatti ci sono più fucili che abitanti.
La loro diffusione è garantita dal Secondo emendamento della costituzione, un paragrafo ormai anacronistico, che era stato inserito dai padri fondatori per consentire ai cittadini di riprendere le armi se gli inglesi fossero tornati ad invadere l'ex colonia. La lobby dei produttori Nra è però brava ad usare la tradizione culturale americana per difendere i suoi interessi: Obama non era riuscito a piegarla dopo la strage nella scuola di Sandy Hook, e Trump nemmeno ci proverà adesso, perché altrimenti perderebbe i voti della sua base. Secondo le prime informazioni raccolte dagli investigatori, Paddock aveva comprato legalmente le sue armi. Se fosse così, dunque, la polizia non avrebbe potuto fargli neppure una multa, mentre andava a compiere il suo massacro.
2 - UN CONTABILE COL VIZIO DELL' AZZARDO L'INSOSPETTABILE PENSIONATO-KILLER
Francesco Semprini per “la Stampa”
Contabile di professione, giocatore d'azzardo incallito, con la passione per la musica country, e una condotta di vita decisamente riservata. È questo il profilo che emerge dal passato di Stephen Craig Paddock, il pensionato di 64 anni autore di quello che passerà alla storia come il massacro dello Strip, la via di Las Vegas dove era in corso un festival di musica country. Se questa sia una coincidenza o meno lo stanno stabilendo gli inquirenti, così come i contatti con la «jihadisfera».
Le cannoniere social dello Stato islamico non hanno perso tempo nel rivendicare la mattanza di almeno 58 innocenti, per mano del soldato Paddock «da poco convertito all' Islam col nome di Samir Al-Hajib».
Per ora ciò che emerge è che lo «stragista della Strip» non amava mettersi in mostra, e sul casellario giudiziario il suo nome era comparso solo una volta per un vecchio contenzioso con un albergo di Las Vegas in seguito a un infortunio. Il padre invece era noto alle forze dell' ordine, «rapinatore seriale» di banche: Benjamin Hoskins Paddock è stato per anni nella lista dei «most wanted» dall' Fbi dopo essere fuggito da un carcere federale del Texas dove stava scontando una condanna a vent' anni. L' uomo era stato diagnosticato come uno «psicopatico» con «tendenze suicide».
Ma Stephen di tutto questo sembrava non aver ereditato nulla, aveva un regolare porto d' armi, la licenza di caccia e la licenza di volo. Cosa lo abbia fatto sentire titolare anche della licenza di uccidere è da appurare. «Come un asteroide caduto dal cielo», dice Eric Paddock, fratello del killer, sconvolto.
«Non aveva alcuna affiliazione politica o religiosa e non c' era alcuna indicazione che potesse fare una cosa del genere. Era normale - prosegue -. Qualcosa deve essere successo, ha perso la testa». Alcuni azzardano l' ipotesi dei debiti di gioco, perché il vizio di scommettere Stephen lo aveva. «Giocava forte a video poker - dice il fratello -, una volta mi ha mandato un messaggio dicendo di aver vinto 250 mila dollari».
Il killer, prima della pensione, aveva lavorato come contabile e poi nel settore immobiliare, in particolare nell' area di Orlando, in Florida, dove vive la sua famiglia. Di recente spariva per periodi prolungati, secondo il fratello per dedicarsi a «full-immersion» di gioco d' azzardo, una passione, o meglio un vizio, che condivideva con Marilou Danley, la donna di origini asiatiche, con cui ha vissuto per diversi anni a Reno, in Nevada.
I due però avevano anche una casa a Mesquite, fuori Las Vegas, dove Stephen si era trasferito da Melbourne, Florida, dopo aver vissuto in California e Texas. I vicini raccontano di aver avuto contatti con la donna - l'unica che potrebbe dare spiegazioni ulteriori -, ma non con l'uomo, a conferma della sua riservatezza. L'ultima a sentire il killer è stata la madre 90enne che vive in Florida: circa due settimana fa, era stata contattata dal figlio, sempre con un messaggino, dopo il passaggio dell' uragano Irma.
Poi più nulla. Un nuovo periodo di «apnea», l'ultimo, prima della mattanza. Ed è proprio in quell' apnea che si concentrano gli inquirenti, per capire se stavolta la sua condotta riservata, celasse un seme di follia, un laico intento omicida o la conversione al jihadismo. E dare un movente alla peggiore strage della storia americana.
Fonte: qui
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