Our house is burning. Literally. The Amazon rain forest - the lungs which produces 20% of our planet’s oxygen - is on fire. It is an international crisis. Members of the G7 Summit, let's discuss this emergency first order in two days! #ActForTheAmazon
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- Lamento que o presidente Macron busque instrumentalizar uma questão interna do Brasil e de outros países amazônicos p/ ganhos políticos pessoais. O tom sensacionalista com que se refere à Amazônia (apelando até p/ fotos falsas) não contribui em nada para a solução do problema.
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- O Governo brasileiro segue aberto ao diálogo, com base em dados objetivos e no respeito mútuo. A sugestão do presidente francês, de que assuntos amazônicos sejam discutidos no G7 sem a participação dos países da região, evoca mentalidade colonialista descabida no século XXI.
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Massimo Gramellini per il "Corriere"
La foresta amazzonica sta andando a fuoco, a ritmi che non sarebbero troppo dispiaciuti a Nerone. Gli ecologisti danno la colpa a Bolsonaro, il presidente brasileiro al cui confronto Trump sembra il nonno di Greta Thunberg. Bolsonaro, che nutre per l’ambiente gli stessi scrupoli di Renzi per il Pd, ha avviato un disboscamento intensivo del polmone verde del pianeta.
A chi gli faceva notare che l’Amazzonia appartiene al mondo, ha risposto che non era vero: appartiene al Brasile, che appartiene a lui, ergo può farne quel che gli pare. Questo sì che è parlare da sovranista. Ma è un parlare che non tiene conto di alcuni effetti collaterali.
Può darsi che la foresta amazzonica non stia bruciando perché Bolsonaro le ha messo le mani addosso, ma perché sono state le perfide Ong ad appiccare il fuoco per screditarlo: lo sostiene un testimone obiettivo, Bolsonaro, e c’è chi giura di avere visto la capitana Carola aggirarsi in zona con un accendino. Ma, chiunque sia stato, è qualcuno che tratta l’Amazzonia come se fosse roba sua, mentre le conseguenze di quanto le succede riguardano tutti.
In questa smania collettiva di rimettere dazi e confini, ci si dimentica che l’aria non è tassabile né recintabile. Se brucia una centrale nucleare a Chernobyl, la respiriamo anche noi. Se l’Amazzonia si restringe, non pioverà acido solo sulla nuca di Bolsonaro, ma anche sulla mia.
Ieri avevamo dato notizia dei drammatici dati sul numero record di incendi che nel 2019 ha devastato l'Amazzonia e vi avevamo raccontato del fumo nero che, proveniente dagli incendi a oltre duemila chilometri di distanza, avevano oscurato il cielo di San Paolo. La polemica è divampata con lo scambio di accuse reciproche tra le Ong ambientaliste che imputano al presidente del Brasile di promuovere la distruzione della foresta per motivi economici e Bolsonaro che indica le stesse organizzazioni ambientaliste come responsabili degli incendi.
Oggi, giornata di mobilitazione globale per gli ambientalisti con lo slogan SOS Amazzonia, la polemica si allarga. L'Istituto nazionale brasiliano di ricerca spaziale (Inpe) ha riferito di circa 2.500 nuovi incendi nell'arco di 48 ore in tutto il Brasile. La deforestazione, che avanza rapidamente, è la principale causa dello scoppio di nuovi roghi.
Secondo l'Inpe, da gennaio al 21 agosto sono stati registrati nel Paese 75.336 incendi, cioè l'84% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, oltre il 52% dei quali interessano l'Amazzonia. Davanti a questa "tragedia", il presidente dell'Ecuador Lenin Moreno ha proposto al suo omologo brasiliano l'invio di tre squadre di pompieri specializzate negli incendi di foreste.
Mentre la stampa brasiliana cominciava a riferire di problemi respiratori in alcune città, i roghi in Amazzonia giovedì sono rimasti la prima 'tendenza' su Twitter. Su Twitter scontro tra Macron e Bolsonaro Scontro su Twitter fra Emanuel Macron e Jair Bolsonaro sulla protezione dell'Amazzonia: il presidente francese ha lanciato l'allarme sulla "crisi internazionale" che rappresentano gli incendi in Brasile, chiedendo al G7 di iscrivere la questione all'agenda del suo vertice, ma il suo collega brasiliano lo ha accusato di cedere al "sensazionalismo" per "interessi politici personali", dimostrando inoltre una "mentalità colonialista.
"Mi dispiace che il presidente Macron cerchi di strumentalizzare una questione interna del Brasile e di altri Paesi dell'Amazzonia per un guadagno politico personale. Il tono sensazionalista con cui si riferisce all'Amazzonia (facendo persino ricorso a foto false) non contribuisce per nulla a risolvere il problema", attacca Bolsonaro.
Che poi prosegue in un secondo tweet: "Il governo brasiliano rimane aperto al dialogo, basandosi su dati oggettivi e rispetto reciproco. Il suggerimento del presidente francese di discutere le questioni amazzoniche al G7 senza la partecipazione dei Paesi della regione evoca una mentalità colonialista fuori luogo nel 21° secolo". Bolsonaro parla di "foto false" perché, al suo tweet, Macron ha allegato uno scatto degli incendi che non è attuale: si tratta di una foto dell'americano Loren McIntyre, morto nel 2003, noto per il suo lavoro per National Geographic.
Quella delle foto non attuali o relative ad incendi in altre parti del mondo è una questione di cui avevamo parlato ieri citando l'operazione di 'debunking' effettuata, tra gli altri, dal profilo social di AFP. "La nostra casa brucia. Letteralmente. L'Amazzonia, il polmone del nostro pianeta che produce il 20% del nostro ossigeno, è in fiamme. È una crisi internazionale.
Membri del G7, appuntamento fra due giorni per parlare di questa emergenza", aveva scritto Macron ieri. L'ex ministra dell'ambiente di Lula: è un crimine contro l'umanità La situazione in Amazzonia, devastata dalla deforestazione e dagli incendi, è "fuori controllo", denuncia l'attivista ambientale brasiliana Marina Silva, accusando il governo di estrema destra del presidente Jair Bolsonaro di consentire "un'azione frenetica" che colpisce un ecosistema vitale per il pianeta.
L'ecologista nonché ex candidata alla presidenza, in visita a Bogotà, ha dichiarato in un'intervista all'AFP che il gigante latinoamericano ha le conoscenze e la "tecnologia" per controllare gli incendi. I quali, invece, divorano vaste aree di giungla a causa della "negligenza" del governo di Bolsonaro, uno scettico sul clima. Marina Silva, che e' stata anche ministro dell'Ambiente dal 2003 al 2008 del presidente di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva (2003-2010), afferma anche che si sta formando un movimento per chiedere al Parlamento di respingere le iniziative "contrarie" alla protezione della natura. Vincitrice del Goldman Environmental Prize nel 1996, considerato il "Nobel verde", Silvia ha criticato severamente il presidente del suo Paese, affermando che ciò che accade in Amazzonia - di cui il 60% si trova in Brasile - costituisce un "crimine contro l'umanità".
La procura federale brasiliana apre un'inchiesta La Procura federale del Brasile ha annunciato l'avvio di un'inchiesta sugli incendi in Amazzonia. L'inchiesta, è stato spiegato, sarà per determinare se si sia vigilato in modo adeguato, se si sia dato sufficiente sostegno alle agenzie che proteggono l'ambiente ed anche se ci sia un'azione coordinata da parte di agricoltori ed allevatori. L'inchiesta partirà dallo stato di Parà a seguito dei dati "allarmanti" nella regione, dove la deforestazione è aumentata del 50% e, in modo speculare, è aumenta del 50% la superficie destinata all'agricoltura. L'avvio dell'inchiesta è stato descritto come "un atto dovuto" di fronte alle tante denunce, anche riguardo ad una riduzione dell'azione di vigilanza.
E la Procura ha avvisato anche della possibilità dell'avvio di procedure civili contro le autorità.- In particolare, la Procura intende indagare su quello che è stato definito "Il giorno del Fuoco" durante il quale, lo scorso 10 agosto, gli organizzatori hanno invitato gli agricoltori a bruciare boschi per "mostrare la volontà di lavorare con il presidente Bolsonaro". "Abbiamo bisogno di mostrare al presidente che vogliamo lavorare e per formare e pulire i nostri paesi dobbiamo farlo con il fuoco", ha dichiarato al giornale "Folha do Progresso" uno degli organizzatori.
Durante la giornata del 10 agosto si sono registrati aumenti degli incendi nei municipi di Novo Progresso e Altamira. Da Madonna a Cristiano Ronaldo, le star lanciano appelli sui 'social' Star del cinema e della musica come Leonardo di Caprio e Madonna hanno aggiunto la loro voce al coro di chi in queste ore partecipa alla mobilitazione online con l'hashtag #prayforamazonia.
Scrive la pop star: "Gli incendi infuriano e l'Amazzonia continua a bruciare ......... Questa è una devastazione per il Brasile, per gli indigeni che vivono lì e le specie vegetali e animali che rendono questa la più importante foresta per la biodiversità !!! Presidente Bolsonaro, per favore ..."
Sulla questione è voluto intervenire anche Cristiano Ronaldo: "La foresta pluviale amazzonica produce oltre il 20% dell'ossigeno del mondo e brucia da tre settimane. E' nostra responsabilità aiutare a salvare il nostro pianeta. #prayforamazonia". Con questo messaggio su twitter, anche il campione portoghese della Juventus fa sentire la sua voce a difesa della foresta amazzonica.
Anche il suo compagno di squadra Paulo Dybala ha twittato sull'argomento: "L'Amazzonia brucia. L'Amazzonia non è solo del Sud America, appartiene a tutti. La foresta sono i polmoni della Terra, danno il 20% dell'ossigeno al nostro pianeta. È la foresta di tutto il mondo e il nostro futuro sta bruciando, tutti voi dovete fare qualcosa". "Sono profondamente preoccupato dagli incendi nella foresta pluviale dell'Amazzonia. Nel mezzo della crisi climatica globale non possiamo permetterci altri danni a una considerevole risorsa di ossigeno e biodiversità.
L'Amazzonia deve essere protetta". In serata è arrivata sempre su Twitter anche la voce del segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres. Il fumo degli incendi visibile dallo Spazio Il fumo prodotto dagli incendi che stanno devastando l'Amazzonia in questi giorni può essere visto persino dallo Spazio: a catturarne le immagini, il 20 e 21 agosto, sono stati il satellite Sentinel 3, del programma europeo Copernicus dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), e quello della Nasa, Suomi National Polar-orbiting Partnership.
L'immagine della Nasa scattata dal satellite Nuomi NPP utilizzando il VIIRS (Visible Infrared Imaging Radiometer Suite) il 20 agosto 2019 e divulgata oggi, mostra il fumo e gli incendi in diversi stati del Brasile, tra cui Amazonas, Mato Grosso e Rondônia. Non è insolito vedere gli incendi in Brasile in questo periodo dell'anno, scrive la Nasa sul suo sito, a causa delle alte temperature e della bassa umidità. Il tempo dirà se quest'anno è stato un record o appena entro i limiti normali.
Vi proponiamo anche le immagini pubblicate dal satellite di Maxar Technologies che testimoniano il progredire del fuoco in ampie zone dello stato di Rondônia nell'alto bacino del Rio delle Amazzoni. Non solo Brasile Non solo il Brasile, anche la Bolivia e il Paraguay sono colpiti da gravi incendi boschivi.
Tanto che gli ultimi due Paesi si sono uniti per combattere le fiamme che hanno già causato danni "irreversibili" a flora e fauna, secondo gli ambientalisti. In Bolivia sono circa 654mila gli ettari bruciati nel dipartimento di Santa Cruz dal mese di maggio, con un netto aumento ad agosto; da due settimane i vigili del fuoco combattono incendi fuori controllo. In Paraguay, colpito nella zona nord, non sono dispinibili dati ufficiali.
A distinguere questi incendi da quelli dell'Amazzonia c'è che avvengono più a sud, ai confini tra Bolivia, Paraguay e Brasile. Le autorità dei primi due Paesi hanno fatto sapere di essere in contatto per "lavorare insieme". SOS Amazonia, manifestazioni in tutto il mondo Manifestazioni per l'Amazzonia sono in programma per oggi in Brasile e nel mondo, mentre il presidente brasiliano Jair Bolsonaro è sotto pressione internazionale per gli incendi che bruciano la foresta.
Giovedì sera Bolsonaro ha partecipato a una riunione di crisi a Brasilia, dopo che di mattina aveva lanciato nuovamente accuse contro i difensori dell'ambiente, insinuando che dietro i roghi possano esserci delle Ong. Proteste sono in programma per oggi a San Paolo e Rio de Janeiro. Inoltre il movimento 'Fridays for Future' nato dalla lotta ecologista della giovane svedese Greta Thunberg, icona della lotta contro il cambiamento climatico, ha lanciato un appello a manifestare davanti ad ambasciate e consolati del Brasile nel mondo.
Fonte: qui
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