Tra le vittime di usura anche il dj Baldini e un figlio di Zeffirelli
Operazione Cc tra la Capitale e la Calabria
Colpo all'associazione mafiosa romana 'clan Casamonica': è di 33 arresti e tre persone ancora ricercate il bilancio di una maxioperazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Roma. L'operazione è avvenuta tra la Capitale e le provincie di Reggio Calabria e Cosenza. Sono ritenuti responsabili, in concorso fra loro e con ruoli diversi, di aver costituito un'organizzazione dedita al traffico di droga, estorsione, usura, commessi con l'aggravante del metodo mafioso. Tra gli arrestati ci sono anche 13 donne, potentissime nel clan, rintracciate nel pomeriggio nel centro commerciale Cinecittà2.
Tra le vittime di usura del clan ci sono anche il conduttore radiofonico Marco Baldini, che da tempo ha riconosciuto di essere vittima del gioco d'azzardo, e uno dei figli di Franco Zeffirelli.
Sono stati anche sequestrati locali nel centro di Roma: tra questi una discoteca a Testaccio e un ristorante in zona Pantheon. Ancora in corso il conteggio definitivo del valore dei beni interessati. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati 50 mila euro in contanti, conti correnti, 20 automobili, decine di orologi di lusso. E poi quattro case popolari, occupate abusivamente dopo essere state sottratte ai legittimi assegnatari come restituzione di debiti contratti con la famiglia.
Sigilli anche alla palestra di Domenico Spada, detto Vulcano, pugile professionista finito in carcere nell'ambito dell'operazione, una villa in zona Porta Furba, una casa nel quartiere Infernetto e un centro estetico in zona Tuscolana.
Il pugile Domenico Spada in una foto presa da Facebook
Per gli inquirenti il ruolo apicale di promotore è ricoperto da Giuseppe Casamonica, recentemente uscito dal carcere dopo circa 10 anni di detenzione. Gli arrestati sono anche ritenuti responsabili, in concorso fra loro e con ruoli diversi, di aver costituito un'organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, usura, concessione illecita di finanziamenti ed altro, tutti commessi con l'aggravante del metodo mafioso.
Sono due i collaboratori di giustizia: il primo 'pentito' è l'ex compagna di Massimiliano Casamonica, fratello di Giuseppe, ritenuto il capo dell'associazione. La donna non sarebbe stata mai bene accetta e avrebbe subito comportamenti che abitualmente il gruppo riservava agli estranei. Fuggita di casa dopo che di fatto sarebbe stata tenuta in stato di segregazione dalle altre donne della famiglia, ad accudire i figli, ha deciso di collaborare. Ora la donna, che ha meno di 40 anni, gode di un programma di protezione. L'altro collaboratore è un uomo, un calabrese residente da anni a Roma, che per il gruppo avrebbe curato interessi legati al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Il clan non aveva bisogno di usare la violenza, bastava il solo nome della famiglia Casamonica per farsi rispettare. "Un gruppo molto forte anche per il marchio di origine particolarmente significativo sul territorio romano" ha sottolineato il procuratore aggiunto della DDA di Roma, Michele Prestipino. A quanto ricostruito, le vittime non denunciavano sia per timori di ritorsioni sia perché pagare il 'clan' Casamonica rappresentava una sorta di 'assicurazione a vita'.
Le indagini sono scattate nell'agosto 2015 prima dei funerali showalla periferia di Roma di "Zio Vittorio", componente della famiglia Casamonica. Un componente la banda che suonò al funerale del capoclan ha testimoniato: "Ricordo molto bene che prima che cominciassimo a suonare, è venuto verso di noi un uomo sui 50 anni, rivolgendosi a tutti noi con fare prepotente ha detto: 'Dovete suonare il Padrino'". Le dichiarazioni sono presenti nell'ordinanza di custodia cautelare.
I funerali-show di Vittorio Casamonica, 20 agosto 2015
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