Un rapporto realizzato da Censis in collaborazione con Conad, intitolato "Miti del rancore, miti per la crescita", scatta una fotografia nitida e impietosa del deterioramento della fiducia da parte dei cittadini italiani - e non solo italiani - nei confronti delle Istituzioni nazionali ed europee.
Da questo studio si evince che la diffidenza e la disapprovazione verso l'Europa sono cresciute praticamente in ogni Stato membro dell'Unione. L'analisi ha preso a campione tutti quei cittadini che sono convinti che nel proprio Paese le cose non vadano nella direzione giusta, raffrontando poi i dati del 2007 a quelli del 2018. In Grecia, l'indice di sfiducia è aumentato del 38%, passando dal 44 all'82%. In Spagna è lievitato del 28% (dal 37 al 65%), mentre in Francia del 13% (dal 39 al 52%). In Italia e in Svezia è cresciuto dell'8%, rispettivamente dal 36 al 44% e dal 52 al 60%. Anche in Germania sta montando la sensazione di malcontento: nel 2007 si aggirava sul 32%, ora invece è al 39%. L'unico Paese dove l'indice di scoraggiamento è diminuito è la tanto vituperata Gran Bretagna, che a dispetto dei gufi soloni della stampa mainstream (i quali imperterriti continuano a prevedere scenari apocalittici a seguito della Brexit) vede i sudditi di Sua Maestà essere più fiduciosi sul loro futuro (il dato negativo è infatti sceso dal 51 al 47%).
Sarà mica un caso che l'unico Paese in controtendenza sia quello che sta negoziando la sua uscita dall'Unione Europea? Non possiamo dirlo con certezza... ma anche se a pensar male si fa peccato, spesso ci si azzecca. Quello che lo studio ci dice in maniera netta, comunque, è che due popoli sono convinti che stavano meglio nel passato: i greci (82%) e gli italiani (69%).
Il rapporto del Censis chiarisce anche come tra i membri più "deboli" dell'UE vi sia la percezione diffusa che non a tutte le persone siano concesse le medesime opportunità di crescita. In Grecia lo pensa il 18%, in Italia il 45%, in Spagna il 52%, contro la media UE del 58% (in Francia, in Germania e in Svezia questa convinzione si aggira rispettivamente sul 60, 70 e 81%). Perciò non stupiscono il sorgere di una specie di invidia, la fatica a capire in che direzione bisogna muoversi e la sfiducia verso il mondo moderno dilaniato da guerre economiche striscianti e guerre civili sempre più manifeste: ammette di non riconoscersi più in questa realtà il 35% degli italiani, il 31% dei francesi, il 29% dei greci, il 22% dei tedeschi, il 17% dei britannici e il 14% degli svedesi. Soltanto gli spagnoli hanno una visione più dissociata verso la situazione globale: addirittura il 42%.
Partendo da questi dati illuminanti, non risulta poi difficile comprendere l'esito di alcuni sondaggi realizzati da Swg. Secondo l'istituto demoscopico, il 47% degli italiani è alla ricerca di misure di protezionismo economico, contro il 39% che le osteggia. Cresce la sensazione di esclusione dalla società, che tocca la quota mostruosa del 68% (contro il 46% del 2005). Si riduce al 37% la fiducia nel sogno europeo, contro il 55% rilevato nel 2010. Sale esponenzialmente il numero di cittadini che domandano un cambiamento nell'attuale sistema capitalistico: per il 40% degli italiani bisogna favorire una maggiore ridistribuzione del reddito, il 36% invece vuole limitare lo strapotere delle grandi banche e finanziarie e delle multinazionali.
Da numeri del genere si evince come gli italiani e gli europei stiano ormai abbandonando l'attuale status quo, difeso da quelle élite che non erano mai state messe in discussione come oggi. Soffia forte la voglia di cambiamento, crescono rabbia e rancore insieme alla voglia di rivalsa, al desiderio di prendere quell'ascensore sociale che si pensa stiano prendendo ingiustamente degli altri al proprio posto. Il 77% dei cittadini pensa, infatti, che la forbice tra i più ricchi e i più poveri si sia ulteriormente allargata. Nel frattempo, per troppi anni qualcuno ha fatto orecchie da mercante, senza voler cercare di capire la portata del malessere dei propri elettori. Una tale atmosfera sembra avere come conseguenza logica lo sfondamento dei partiti anti-sistema nell'intera Unione Europea. Ciò che colpisce è che tale insofferenza è trasversale e riguarda anche quei Paesi che hanno beneficiato più di altri dell'entrata in vigore dell'euro e dello smantellamento della sovranità popolare. Un rumore inquietante e persistente si avverte ovunque: sono le fondamenta dell'Europa che stanno scricchiolando, e con esse la pacifica convivenza dei popoli del Vecchio Continente.
Fonte: qui
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