"LA GENTE HA CAPITO CHE NON POSSIAMO CONTINUARE SULLA STRADA DEL SOCIALISMO SE NON VOGLIAMO DIVENTARE UN NUOVO VENEZUELA"
IL CANDIDATO DI LULA, FERNANDO HADDAD, SPERA ANCORA NEL BALLOTTAGGIO
EMILIANO GUANELLA per www.lastampa.it
L’onda lunga della destra di Jair Bolsonaro cala sul Brasile, mentre il candidato di Lula da Silva Fernando Haddad prova disperatamente a rincorrere. I candidati della destra populista appoggiati dall’ex capitano dell’esercito sono cresciuti ovunque, in alcuni casi registrando degli exploit ben oltre le previsioni dei sondaggi.
A Rio de Janeiro e San Paolo, i due collegi elettorali più importanti del paese la destra sbanca e tira la volata a Bolsonaro, che ha votato in mattinata accompagnato dal figlio Flavio, eletto senatore. È stata la prima volta che è uscito di casa dopo l’accoltellamento subito un mese fa in piena campagna. Visibilmente dimagrito, si è rivolto ai giornalisti ancora dentro al seggio, cosa proibita dal codice elettorale, dicendosi fiducioso della vittoria. «La gente ha capito che non possiamo continuare sulla strada del socialismo se non vogliamo diventare una nuova Venezuela». Di fronte all’insistenza dei cronisti che su eventuali alleanze al secondo turno ha spiegato che, se si dovesse tornare a votare, non intende stringere delle alleanze formali. «Noi accettiamo l’appoggio di chi, a titolo spontaneo e personale, vuole stare con noi. Non promettiamo niente in cambio, ma chiediamo che siano d’accordo sul principio di base; spazzare via la sinistra».
Tutti sul carro di Jair
Il pellegrinaggio verso di lui, a dire il vero, è iniziato da tempo, da quando cioè fra i diversi partiti di centro si è capito non avrebbero avuto alcuna chance. I due principali candidati al posto di governatore di San Paolo, un quinto degli elettori, hanno già sconfessato i rispettivi partiti buttandosi nelle sue mani, come hanno fatto 250 deputati uscenti della lobby pagata dai produttori agricoli. Sono pro-Bolsonaro anche i leader delle principali chiese evangeliche, i cui pastori hanno infilato il suo nome nei sermoni delle ultime settimane. Si punta tutto, insomma, sull’avversione alla sinistra, molto diffusa nel centro-sud del Paese e in linea generale, nella classe medio-alta. Fernando Haddad, che spera nel ballottaggio, lo sa benissimo e per questo sta già pensando ad un «fronte di resistenza democratica», una sorte di grande alleanza trasversale contro l’autoritarismo della nuova destra. «Noi – ha detto Haddad dopo aver votato a San Paolo, la città di cui è stato sindaco dal 2012 al 2016 – chiederemo l’appoggio degli altri candidati moderati, ma anche di diverse personalità che hanno a cuore il futuro del Brasile; non possiamo gettare al vento 30 anni di conquiste civili della nostra democrazia».
Camera e Senato
A fare la parte del leone sarà, ancora una volta, il Parlamento. Ieri si è votato anche per il rinnovo della Camera e di due terzi dei seggi al Senato e le prime stime mostrano un quadro ancora più frammentato di quello attuale con venti partiti a Brasilia, ma nessuno oltre il 7-8% dei seggi. Ma non solo; otto parlamentari su dieci stanno cercando la rielezione, molti per assicurarsi l’immunità parlamentare in quanto indagati nelle diverse inchieste della magistratura e sono pronti a fare salti mortali pur di contare di nuovo qualcosa. L’ondata anti-sistema e anti-corruzione iniziata con le proteste di piazza del 2013, proseguita con l’impeachment a Dilma Rousseff e l’arresto di Lula da Silva, potrà pure eleggere un presidente, ma difficilmente cambierà il modus operandi della politica brasiliana.
Fonte: qui
BOLSONARO
Nessun commento:
Posta un commento