ATTRAVERSO UN TEST DI PERSONALITÀ, L’AZIENDA ERA RIUSCITA AD ACCEDERE A INFORMAZIONI COME LA CITTÀ INDICATA SUL PROFILO DEGLI UTENTI O AI CONTENUTI AI QUALI AVEVANO REAGITO, I LIKE E LE INFO SUGLI AMICI
NEGLI USA 87 MILIONI PERSONE SONO STATE SPIATE
E ZUCKERBERG CHE FARA’: PORTERA’ IN TRIBUNALE CAMBRIDGE ANALYTICA O NO?
Bruno Ruffilli per “la Stampa”
Cambridge Analytica ha ottenuto i dati personali di un abitante degli Stati Uniti su quattro. Sono infatti 87 milioni gli utenti di Facebook i cui like, condivisioni, messaggi, preferenze di vario genere sono finiti nei server dell'azienda inglese, e a confermarlo è lo stesso social network, con un post sul blog ufficiale. E per la prima volta si ha un'idea della dimensione dello scandalo anche in Italia: sarebbero coinvolte potenzialmente 214.134 persone, 57 delle quali hanno installato l' app thisisyourdigitallife.
«Sono stime», spiega Mark Zuckerberg, «il numero reale potrebbe essere inferiore, abbiamo aspettato due settimane prima di divulgare questi numeri perché volevamo indagare a fondo». Attraverso un test di personalità, Cambridge Analytica era riuscita ad accedere a informazioni come la città indicata sul profilo degli utenti o ai contenuti ai quali avevano reagito.
Circa 320 mila persone sono state pagate tra 2 e 5 dollari per rispondere al quiz, cui si poteva accedere autenticandosi con le credenziali di Facebook. L' app raccoglieva anche altre informazioni, come i like e i dati personali dall' account di Facebook, e pure quelli degli amici di chi si era sottoposto al test. Finora si è parlato di 50 milioni di account compromessi, ora Facebook ritocca verso l'alto la stima, arrivata a un terzo degli utenti americani del social network.
Un algoritmo intrecciava quindi i risultati del test di personalità con altri dati pubblici sul social network, per tracciare un profilo psicologico estremamente preciso degli utenti: a queste persone erano indirizzati messaggi di propaganda elettorale mirati. Nel sistema elettorale americano per vincere bastano pochi voti di differenza in alcuni Stati chiave: quindi il lavoro di Cambridge Analytica era focalizzato su Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, dove bisognava convincere gli elettori a non votare per Hillary Clinton ma per Trump. Il nocciolo della questione era identificare gli indecisi e persuaderli. Trump alla fine ha avuto meno voti della sua sfidante, ma avrebbe vinto grazie a questo meccanismo.
«È stato un mio errore - ripete Zuckerberg in un ristretto incontro stampa convocato all' ultimo minuto - vogliamo connettere le persone, permettere a tutti di esprimersi, ma non ci siamo concentrati abbastanza sulla prevenzione degli abusi, delle fake news, di un uso distorto dei dati».
«Dobbiamo affrontare domande importati, e due su tutte: come possiamo mantenere il controllo dei nostri dati e come possiamo essere certi che Facebook non metta in pericolo la democrazia?», si chiede. Alla prima domanda risponde oggi con un serie di strumenti che permettono di gestire la condivisione dei dati in maniera molto più granulare.
«Ma in generale ci piacerebbe che ci fossero anche delle regole da parte di Stati e governi, e le nuove norme europee potrebbero essere applicate anche fuori dall' Europa», osserva riferendosi alle regole sulla privacy che entreranno in vigore il 25 maggio tra i Paesi membri della Ue. «Ieri abbiamo sospeso centinaia di pagine e profili legati alla Internet Research Agency (Ira), la fabbrica di troll russa», prosegue. I russi avrebbero acquistato spazi a pagamento sul social per diffondere fake news e influenzare elezioni straniere, anche in Usa. E Zuckerberg spiega come con l' intelligenza artificiale abbia combattuto altri tentativi di ingerenza, in Germania e Francia, Alabama (non una parola sull' Italia).
Non pensa di dimettersi, il ceo di Facebook, ma sa che deve recuperare la fiducia dei due miliardi e 200 milioni di utenti del social network, e non solo di loro. «Non vendiamo e non venderemo mai i vostri dati ad aziende esterne», afferma. Ma chi ci assicura che non si verificherà un caso analogo a quello di Cambridge Analytica, visto che il modello di business di Facebook è quello di raccogliere dati sugli utenti? «La maggior parte delle informazioni che abbiamo sono condivise dagli stessi utenti».
Facebook ha spiegato che i dati sono stati ottenuti da Cambridge Analytica con l' inganno, anche se non si tratta di un furto né di una violazione. Ma porterà in tribunale l' azienda inglese? Zuckerberg non risponde. «Siamo idealisti e ottimisti, faremo altri errori, nessuno è perfetto, ma cerchiamo di imparare dai nostri errori, e in fondo vogliamo rendere la vita migliore per tutti. Ci vorranno anni per sistemare Facebook, abbiamo appena cominciato».
Fonte: qui
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