Filippo Facci per Libero Quotidiano
Nel 2015, anche in Italia, qualcuno osò proporre il modello australiano per affrontare il problema degli sbarchi. Questo modello si chiama «Sovereign Borders» ed è un' operazione politico-militare il succo è, parole loro: «Non c' è modo di stabilirsi in Australia arrivando illegalmente via mare».
Stop. Si tenga conto delle dimensioni dell' Australia, eppure il metodo è quello più facilmente immaginabile: si sorvegliano le acque, si intercettano le barche, le si abborda, le si aggancia e infine le si rimorchia fino alle acque territoriali da cui sono partite. Fine.
In qualche caso - se c' è in ballo qualche richiesta d' asilo, ma seria - la barca viene trainata in un centro di sosta, ma, dopo veloci accertamenti, ma veloci davvero, la maggioranza dei migranti viene riaccompagnata ai confini delle acque territoriali con delle barche di salvataggio.
Com' è andato l' esperimento australiano? È andato che qualche Paese confinante ha collaborato, altri hanno protestato, ma l' Australia non è mai scesa a compromessi. Risultato: immigrazione clandestina praticamente sparita. Zero morti o quasi.
Ecco, e da noi? Da noi, in vari dibattiti, circa tre anni fa, dissero che il modello australiano era improponibile anzitutto per il costo: si parlò - e occorre tenere conto, ripetiamo, delle dimensioni dell' Australia - di due miliardi di euro tra il 2013 e il 2014.
Tanti soldi, certo. Dettaglio: nel frattempo l' Italia era arrivata a spendere 3,3 miliardi nel 2016 (con un contributo di soli 100 milioni della Ue) e per il 2017 il ministro Padoan parlò di 4,2 miliardi, mentre per il 2018, secondo il governo, «la spesa per l' accoglienza salirà a 4,7-5 miliardi di euro nonostante il calo degli sbarchi».
SUCCESSO Se la questione economica non funge più da paravento, ergo, rimane immacolata la verità di fondo: l' Australia ha speso per non avere migranti, l' Italia per averli. In attesa di capire chi abbia fatto l' affare migliore, va detto che in Australia sono già passati oltre: dopo aver risolto con metodi decisamente razionali il problema dell' immigrazione clandestina, infatti, ora si stanno ponendo seriamente il problema di quella regolare.
INVASIONE Molti australiani, infatti, non vogliono più neanche l' ingresso di quei migranti economici che entrano nel Paese con regolare permesso di ingresso e di soggiorno e che hanno praticamente già un lavoro. Gente che in altre parole si stabilisce in Australia con tutti i crismi.
Come mai? Semplice e paradossale: sono troppi. Può far sorridere pensando alle dimensioni dell' Australia, ma - come in Brasile, per fare un esempio - gli immigrati economici mica vanno a vivere nel deserto: premono sulle grandi metropoli. Di recente l' ha spiegato molto bene un cittadino di Melbourne in una lettera al Guardian, quotidiano inglese: si parla di crescite impressionanti e incontrollate. Melbourne, dal 2006 a oggi, ha raggiunto la soglia dei 5 milioni di abitanti e ha aumentato il numero dei suoi abitanti, cioè, di un quarto. Si prevede che entro il 2050 questa cifra sforerà gli 8 milioni, superando Sidney quale città più popolosa del Paese. Lo stato federale che ospita Melbourne è cresciuto del 2,3 per cento all' anno che è una media eccezionalmente elevata per gli standard occidentali.
QUALITÀ DELLA VITA Così cresce la protesta e anche le iniziative politiche per correre ai ripari. Le politiche demografiche australiane, un po' come da noi, sono già oggetto di forti proteste ma riguardano immigrati regolari, come detto. Anche perché è stra-dimostrato che la crescita demografica è dovuta solo a un certo tipo di immigrazione. Il problema è palpabile anche perché i vari governi, statali e federali non hanno migliorato il trasporto pubblico o predisposto piani abitativi ad hoc: come del resto non ha fatto il nostro Paese, l' Italia. Cambiano i nomi degli stati di origine dei migranti: là si chiamano India e Cina, nel Mediterraneo sono altri. In comune c' è però la crescita del disordine urbano, una scomposta cementificazione delle periferie e un calo della pubblica sicurezza. In Australia è per via degli immigrati regolari, in Italia per via degli immigrati e basta.
Fonte: qui
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