TRUMP: “ABBIAMO UN DEFICIT COMMERCIALE ANNUALE DI 500 MILIARDI DI DOLLARI, CON FURTI DI PROPRIETÀ INTELLETTUALE PER 300 MILIARDI. NON POSSIAMO PERMETTERE CHE CIÒ CONTINUI”
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
La sfida tra Usa e Cina arriva a un passo dalla vera guerra commerciale. Martedì sera l'amministrazione Trump aveva annunciato una lista di oltre 1300 prodotti della Repubblica popolare, su cui è pronta a imporre sanzioni per 50 miliardi di dollari, per punirla delle pratiche condotte sulla proprietà intellettuale.
Ieri mattina Pechino ha risposto immediatamente, minacciando sanzioni per la stessa cifra su 106 prodotti americani, tra cui soia, aerei e auto. Fin dalla campagna elettorale Trump aveva denunciato il deficit commerciale degli Usa verso la Cina, dicendo che andava corretto.
Una volta eletto aveva chiesto al collega Xi di intervenire, ma non ha ricevuto risposte soddisfacenti. La prima reazione è stata imporre dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio, che però hanno colpito solo marginalmente la Repubblica popolare. Quindi il presidente è passato alle pratiche sulla proprietà intellettuale, chiedendo ai collaboratori una lista di prodotti cinesi da colpire con tariffe del 25%.
L'elenco è stato pubblicato martedì sera, e Pechino ha risposto con la minaccia di imporre dazi analoghi, se Washington procederà. Entrambe le sanzioni al momento non sono ancora state varate ufficialmente. Prima ci sarà un periodo di circa un mese in cui il governo Usa ascolterà le parti interessate, e poi deciderà se procedere.
Ieri Trump ha detto via Twitter che «non siamo in una guerra commerciale con la Cina, quella guerra è stata persa molti anni fa dalle persone folli e incompetenti che hanno rappresentato gli Usa. Ora abbiamo un deficit commerciale annuale di 500 miliardi di dollari, con furti di proprietà intellettuale per 300 miliardi. Non possiamo permettere che ciò continui».
L'impressione è che al momento sia ancora in corso la fase negoziale, come ha ammesso lo stesso consigliere economico della Casa Bianca Kudlow, e la minaccia delle tariffe serva a spingere Pechino al compromesso. Riguardo la questione della proprietà intellettuale il presidente ha un sostegno superiore a quello sugli altri dazi, perché le pratiche della Repubblica popolare e le condizioni che impone alle aziende Usa sono considerate generalmente abusive. Poi Trump ha in mente le elezioni congressuali di novembre, pensando che la linea dura aiuti i repubblicani negli Stati più combattuti.
Molti economisti però giudicano ingiustificata l'enfasi che il capo della Casa Bianca pone sul deficit commerciale, e ritengono che i commerci con la Cina siano vantaggiosi per l' America, anche nella situazione attuale. Se tra un mese i negoziati falliranno e i dazi minacciati verranno imposti, subito scatteranno anche quelli cinesi, studiati per colpire settori importanti negli Stati che i repubblicani devono vincere, come quello agricolo con la soia, o quello industriale con auto e aerei.
La reazione di Wall Street ieri è stata all' inizio negativa, ma poi c'è stato un recupero e una chiusura con l'indice Dow Jones a +0.96%. Comunque gli operatori finanziari temono che questa sfida degeneri in una guerra commerciale, che raggiungerà solo il risultato di danneggiare tutti.
5 Aprile 2018
Fonte: qui
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