9 dicembre forconi: I DATI ISTAT SULLA POVERTÀ CERTIFICANO CHE PEDALARE PER 4 EURO LORDI A CONSEGNA NON GARANTISCE UNA VITA DIGNITOSA

lunedì 10 dicembre 2018

I DATI ISTAT SULLA POVERTÀ CERTIFICANO CHE PEDALARE PER 4 EURO LORDI A CONSEGNA NON GARANTISCE UNA VITA DIGNITOSA



PRECARI, CASSINTEGRATI, STRANIERI: IL NUMERO DI PERSONE A RISCHIO INDIGENZA È STABILE, MENTRE CALA IL RAPPORTO TRA I PIÙ RICCHI E PIÙ POVERI 

IL VERO PROBLEMA È CHE LAVORARE NON BASTA PIÙ PER CAMPARE SERENI

Estratto dell’articolo di Marco Maroni per “il Fatto Quotidiano”

operaio troppo lento 3OPERAIO TROPPO LENTO
Una notizia buona e una cattiva. Quella buona, fonte Istat, è che nel 2016 (ultimi dati disponibili) il reddito netto medio annuo delle famiglie in Italia è cresciuto del 2,1%, una crescita che interessa tutte le fasce di reddito ma che, sorpresa, è più accentuata nel 20% di famiglie più povere.

Il rapporto tra il reddito medio del 20% più ricco della popolazione e il 20% più povero sarebbe calato da 6,3 (vuol dire redditi netti dei più ricchi superiori di 6,3 volte rispetto a quelli dei più poveri) a 5,9. Un andamento che sembra contraddire tutta l' attuale letteratura economico politica sull' aumento strutturale delle diseguaglianze.

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La notizia meno buona emerge da un' analisi un po' più approfondita dei dati pubblicati ieri dall' istituto di statistica. E dice, in sostanza, che è stabile il numero di persone residenti in Italia a rischio povertà e che il lavoro non è più garanzia di vita dignitosa. I rider che pedalano per 4 euro lordi a consegna, così come gli altri lavoratori della cosiddetta gig economy, i cassintegrati che hanno lavorato qualche ora in più alla settimana, i precari che lavorano a chiamata e i lavoratori part time, tanto più se hanno famiglie a carico o se sono stranieri continuano a essere, se non poveri, a rischio povertà. Quest' ultima è, secondo l' istituto di statistica, la condizione di chi ha un reddito disponibile annuo inferiore a 9.925 euro, 827 euro al mese.
pil dati istatPIL DATI ISTAT

Nel dettaglio, i dati pubblicati ieri, basati sull' ultima indagine Eu-Silc (Statistics on income and living conditions), mostrano che nel 2016 il reddito medio annuo per famiglia (esclusi gli affitti figurativi, cioè il reddito in più rappresentato dalla proprietà di un' abitazione) è stato di 30.595 euro. L' anno dopo, peraltro, il reddito medio dovrebbe essere ulteriormente cresciuto, visto che l' aumento Pil è passato dallo 0,9% all' 1,5%.
Il 20% più povero, come s' è detto, guadagna posizioni rispetto ai ricchi, anche se siamo sempre sotto i livelli pre crisi (nel 2007 il 20% più ricco aveva un reddito solo 5,2 volte maggiore).

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(…) Il Sud si conferma messo peggio del Nord, col 33,1% di persone a rischio povertà (contro il 13,7% al Nord ovest e il 10,2% al Nord est) così come sono svantaggiate le famiglie con almeno un componente straniero: 38,9%, contro il 18,1%. (…)

Fonte: qui





Censis: paure e rancore, la società guarda al sovrano autoritario

La fotografia arriva dal 52/o Rapporto



Ansa - Un sovranismo psichico, prima di quello politico, come risultato della cattiveria che gli italiani provano, per riscattarsi dalla delusione per la mancata ripresa economica, e che spesso rivolgono contro gli stranieri. E' la diagnosi impietosa della situazione sociale italiana, come risulta dal 52/o rapporto Censis che ha analizzato la società italiana. All'origine del sentimento c'è il cosiddetto ascensore sociale: l'Italia è il paese dell'Unione europea con la più bassa quota di cittadini che dicono di avere un reddito e una capacità di spesa migliori di quelle dei propri genitori: sono il 23% contro una media europea del 30% (i picchi sono in Danimarca a quota 43% e in Svezia al 41). A pensarlo sono soprattutto le persone con un reddito basso, convinte che nulla cambierà nel loro portafogli. La delusione si intreccia con la percezione di essere poco tutelati 'a casa': il 63,6% è convinto che nessuno difende i loro interessi e la loro identità e che devono pensarci da soli. "La non sopportazione degli altri sdogana i pregiudizi, anche quelli prima inconfessabili", sottolinea il capitolo del Censis che fotografa la società italiana.

PERICOLO MIGRANTI - Nel mirino dei 'cattivi sovranisti' finiscono soprattutto gli stranieri: il 69,7% degli italiani non vorrebbe i rom come vicini di casa e il 52% è convinto che si fa di più per gli immigrati che per gli italiani. La quota raggiunge il 57% tra le persone più povere. Da qui la conclusione del Censis: "sono i dati di un cattivismo diffuso che erige muri invisibili ma spessi". I più bersagliati, inoltre, risultano gli extracomunitari: il 63% degli italiani vede in modo negativo l'immigrazione dei Paesi non comunitari contro una media Ue al 52% e il 45% non tollera anche quelli comunitari (in Europa la media è al 29%). I più ostili sono gli italiani più fragili: il 71% di chi ha più di 55 anni e il 78% dei disoccupati, mentre il dato scende al 23% tra gli imprenditori. Ma perché tanta ostilità? gli stranieri tolgono il lavoro agli italiani è la risposta del 58%, per il 63% sono un peso per il welfare mentre il 37% crede che il loro impatto sull'economia sia favorevole. 


ONDATA ASTENSIONE - Accanto al fronte immigrazione, si apre quello sul voto: alle ultime elezioni politiche gli astenuti e i votanti scheda bianca o nulla sono stati 13,7 milioni alla Camera e 12,6 al Senato. Una pratica che è schizzata negli ultimi decenni: dal 1968 a oggi l'area del non voto è salita dall'11,3% di 50 anni fa, al 29,4%. Inoltre, il 49% degli italiani crede che gli attuali politici siano tutti uguali, mentre divide il loro uso dei social network: per il 52,9% sono inutili o dannosi, contro il 47,1% ce li apprezza perché eliminano ogni filtro nel rapporto cittadini-leader politici. 

MIRAGGIO ITALIEXIT? - Pochissima convinzione anche rispetto all'Unione europea: oggi secondo il Censis, il 43% degli italiani pensa che far parte delle istituzioni europee abbia giovato all'Italia contro una media del 68% nel resto del Vecchio continente. "Siamo all'ultimo posto in Europa, addirittura dietro la Grecia della troika e il Regno Unito della Brexit", scrive l'istituto di ricerca. Eppure finora gli italiani sono stati tra i più assidui 'fan' di Bruxelles e in particolare al voto: nel 2014 l'affluenza alle elezioni europee era al 72%, rispetto al 42,6 della media. A maggio ci sarà un'importante prova per capire se c'è ancora fedeltà. 

SI GUARDA AL SOVRANO AUTORITARIO - L'Italia sta andando "da un'economia dei sistema verso un ecosistema degli attori individuali, verso un appiattimento della società", in cui "ciascuno afferma un proprio paniere di diritti e perde senso qualsiasi mobilitazione sociale". "Ognuno - si legge nel rapporto - organizza la propria dimensione sociale fuori dagli schemi consolidati" e così "il sistema sociale, attraversato da tensioni, paure, rancore, guarda al sovrano autoritario e chiede stabilità" e "il popolo si ricostituisce nell'idea di una nazione sovrana supponendo" che "le cause dell'ingiustizia e della diseguaglianza sono tutte contenute nella non-sovranità nazionale". Se "siamo di fronte a una politica dell'annuncio", a giudizio del Censis "serve una responsabilità politica che non abbia paura della complessità, che non si perda in vincoli di rancore o in ruscelli di paure, ma si misuri con la sfida complessa di governare un complesso ecosistema di attori e processi".

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