E LO SPIEGA ‘REPORT’ (VIDEO INTEGRALE QUI), CON UN SERVIZIO CHE APRE GLI OCCHI SU COME SI PRODUCONO I CAPI, DI LUSSO O ECONOMICI, CHE INDOSSIAMO TUTTI I GIORNI: BARILI DI MATERIALI TOSSICI E INFIAMMABILI SENZA PROTEZIONI, SOSTANZE CHIMICHE AMMASSATE ALLA RINFUSA. LE RISPOSTE DELLE AZIENDE, CON IKEA CHE PROMETTE: ‘ABBIAMO AVVERTITO I NOSTRI FORNITORI E…’
REPORT: "VERNICI E SICUREZZA ZERO, ECCO LA 'MODA CHIMICA' DEI GRANDI MARCHI"
L. Giar. per ‘il Fatto Quotidiano’
Secchi di prodotti chimici senza coperchio, vernici mescolate a mani nude, uomini a lavoro in sandali sopra a pavimenti pieni di residui di sostanze nocive. "Questo tra qualche anno avrà un tumore alla vescica", commenta un consulente d' azienda ignaro di essere ripreso, indicando un operaio.
Non c' è scampo, la moda funziona così e queste condizioni di lavoro accomunano i fornitori di decine di marchi noti nel mercato mondiale. Che sia Made in Italy o Made in Sweden, quasi tutto arriva in realtà dalla Cina. Lo dimostra l' inchiesta di Report su Rai Tre: in un servizio di Emanuele Bellano vengono sbugiardate le grandi aziende del fashion, tutte impegnate a garantire la sicurezza e l' alta qualità dei propri fornitori ma in realtà ultimo anello - sempre inconsapevole? - di una catena che inizia dall' altra parte del mondo con condizioni di lavoro pessime.
Con una telecamera nascosta il giornalista entra nella fabbriche che producono tessuti per i grandi marchi - gli stessi che, a inizio servizio, parlano di moda "green" da Milano e da Parigi - , accompagnato da una guida che da anni lavora nel settore e che non sa di essere ripresa. Il risultato è il contrario di ciò che professano le grandi aziende: vecchi barili di materiali tossici e infiammabili senza protezioni, sostanze chimiche ammassate alla rinfusa, operai senza guanti né mascherine. "In Italia se un direttore ha una fabbrica così arriva il padrone e lo caccia a calci in culo", sentenzia la guida nello stabilimento di Shanghai.
Eppure i clienti sono tutti falcoltosi: "Per Zara facciamo 100mila metri di tessuto l' anno - spiega a Report una manager della fabbrica - poi oltre a loro e a H&M produciamo anche per il gruppo Vf, per Gap e siamo in attesa di partire con Mango". Una volta ottenuti i filmati dalle fabbriche, Report ha chiesto spiegazioni ai marchi coinvolti.
Tra i "no comment" e i "verificheremo" dei più, Zara ha negato di aver mai lavorato con quegli impianti (contraddicendo non solo i video, ma anche il proprio sito internet), mentre H&M si è difeso assicurando di far firmare un protocollo ai propri fornitori in cui si impegnano a rispettare certi standard. L' unica presa di posizione decisa è arrivata da Ikea: "Abbiamo provveduto ad avvisare i nostri fornitori che se entro 90 giorni non si adegueranno agli standard di sicurezza chiuderemo i rapporti".
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