9 dicembre forconi: Gilet gialli una “catastrofe”, Macron pronto a cambiare rotta: “Ho fatto cavolate”

lunedì 10 dicembre 2018

Gilet gialli una “catastrofe”, Macron pronto a cambiare rotta: “Ho fatto cavolate”

Secondo un sondaggio se il movimento di protesta presentasse una lista per le elezioni europee otterrebbero in Francia il 12% dei voti, la seconda forza politica del Paese

09/12/2018
Per la quarta domenica consecutiva, Parigi raccoglie le macerie lasciate dai casseur: «Una catastrofe per l’economia», come la definisce il ministro Bruno Le Maire. A pezzi anche il rapporto Francia-Usa, con Donald Trump caldamente invitato da Parigi a «non immischiarsi» nei fatti interni francesi con i suoi tweet irridenti. E intanto affiorano i sospetti di «ingerenza straniera», con la Russia in prima fila.
Emmanuel Macron, sempre in silenzio e nelle stanze dell’Eliseo, si prepara al lunedì in cui dovrà giocarsi tutte le carte, prima fra tutti il jolly delle concessioni ai gilet gialli per evitare che sabato prossimo prenda forma un quinto appuntamento con la guerriglia a ridosso di Natale. Accerchiato dai nemici, interni e internazionali, Macron sta mettendo a punto i ritocchi agli annunci che farà lunedì sera, rivolgendosi finalmente ai francesi in tv alle 20. Tagli alle tasse, aumento dei sussidi e delle pensioni minime, rinuncia all’ecotassa, o addirittura rimpasto di governo e siluramento di Edouard Philippe: il toto-proposte impazza, ma già domani mattina si avranno le prime anticipazioni, perché dalle 10 il presidente riceverà all’Eliseo le alte cariche dello Stato, i partiti, i sindacati e tutti i partner sociali per illustrare loro, in anteprima, il suo piano per disinnescare il grande conflitto sociale. «Ho fatto delle cavolate, ci sono troppe tasse in questo Paese!», si sarebbe sfogato venerdì scorso Macron incontrando i sindaci, secondo la ricostruzione offerta stamattina da Le Parisien. E ora sembra deciso a porvi rimedio.

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Ad ogni modo la Francia si è risvegliata ancora una volta con la testa pesante dopo la sbronza di violenza del sabato. Se il consenso per i gilet gialli, pur in calo, resta alto, il governo appare sull’orlo di una crisi di nervi. Il nuovo tweet di Trump, che si accoda ai gilet gialli e spiega la loro rivolta con l’accordo di Parigi sul clima, da lui osteggiato, ha fatto reagire con stizza i vertici: «Noi non interveniamo sulla politica interna americana e ci piacerebbe fosse reciproco». Per una volta non ha avuto bisogno di codici diplomatici il capo del Quai d’Orsay, Jean-Yves Le Drian, che è stato ben attento ad associare alla sua presa di posizione il presidente Macron.
La Francia guarda anche ad altri nemici, quelli che hanno messo in rete venerdì sera i piani della prefettura per gestire la manifestazione. E gli 007 indagano su possibili «ingerenze straniere», dopo che il Times aveva avanzato un’ipotesi di attività sospette sui social network legati alla Russia. Ma la cordata ostile non si ferma qui. «L’internazionale populista», come la chiamano alcuni media, si è messa in moto per spalleggiare i gilet gialli - scrive ad esempio L’Obs - proprio nel cuore di quella che Macron avrebbe voluto fosse la base operativa mondiale dell’antipopulismo e del progressismo. Il settimanale nota che «Donald Trump si propone come guida suprema dei manifestanti francesi» e Steve Bannon ha esultato con un «Parigi brucia!». Gert Walders, il leader dell’estrema destra olandese, ha twittato un bel gilet giallo, mentre in Serbia un deputato di estrema destra ha indossato l’indumento della protesta addirittura in parlamento, mentre «il presidente turco Erdogan, che di repressione se ne intende, non ha potuto non denunciare le violenze della polizia». Ce n’è anche per Matteo Salvini, che «non nasconde la sua gioia di fronte ai guai dei francesi». Insomma, «il presidente francese è diventato il simbolo di tutti i valori» che «l’internazionale populista» detesta.

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Secondo i risultati di un sondaggio Ipsos pubblicato da Le Journal du Dimanche, se i Gilet gialli presentassero una lista per le elezioni europee otterrebbero in Francia il 12% dei voti, e sarebbero la seconda forza politica del Paese. La Republique en marche, il movimento di Macron, alleato con i centristi di MoDem, otterrebbe il 21% e sarebbe al primo posto. Terza piazza per il Rassemblement National di Marine Le Pen (14%) e quindi i verdi (3%), i conservatori di Les Republicains (11%) e la sinistra di Lfi (9%).

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