La scienza e la tecnologia ci hanno reso le cose più facili e ci hanno allungato la vita e in parte, anche i suoi piaceri. Così è da noi, ma così NON è in tutto il mondo.
Da noi però il tasso di litigiosità è andato alle stelle complice il web. Poter dire stronzate senza metterci la faccia è facile ed è un’arte antica (lanciare il sasso e nascondere la mano), peggio ancora sono le fake news e i “pareri” di fantomatici esperti con fantomatici titoli di benemerenza che, sempre sul web, si trovano e ci fortificano nelle nostre convinzioni, dalla medicina all’economia, ai viaggi interstellari. Dovremmo per la verità smettere di mitragliare di parole il prossimo e riprendere qualche libro di storia in mano, magari quelli che abbiamo letto (o anche no) distrattamente quando eravamo alla scuola dell’obbligo o anche soltanto guardare la carta geografica del mondo e chiederci: perchè tanta parte del mondo, non occidentale, ha dei confini tracciati con il righello, mentre invece i nostri europei sono tutti corrugati e contorti?
La risposta è facile, perchè da noi i confini li ha fatti la storia di tutti i giorni, rispettando, magari con cento guerre, le tradizioni, la lingua e talvolta, anche il credo religioso. Nelle altre parti i confini “lineari” li abbiamo fatti sempre noi, ma con la logica della spartizione della torta, siamo andati là ed abbiamo detto: questo è mio, questo è tuo, senza curarci di chi abitava quelle terre, quali erano i confini tribali (che per loro erano nazionali) o religiosi.
Abbiamo fatto lavorare quelle persone come schiavi, prima letteralmente e poi de facto e alla fine, quando la storia (meglio le nascenti superpotenze USA E URSS) ci ha sfrattato, abbiamo lasciato quei confini, e sono nate quelle repubbliche, che poi tanto indipendenti non erano, perchè gli interessi economici erano tanti e perchè i due nuovi “subentranti” non avevano voglia (per fortuna) di farsi la guerra direttamente e allora se la facevano per procura con rivoluzioni e colpi di stato e tutti campavano felici e contenti.
Esportavamo armi per tutti i contendenti, guadagnavamo un fiume di soldi e, se capitava, di “ospitare” un transfuga di quelle terre, non era un migrante sfigato, ma uno che pagava, riconoscente, molto bene (i diamanti di Bokassa a Giscard D’Estaigne, o i miliardi della vedova di Marcos nelle banche americane, tanto per guardare la punta dell’iceberg).
Poi per una ventina d’anni non è successo niente, meglio sono successe un sacco di cose che i nostri giornali NON ci hanno raccontato. È successo ad esempio che la Cina si è impossessata di buona parte dell’Africa, ma noi vendevamo armi e ce ne disinteressavamo.
Eravamo troppo occupati a decidere se Gheddafi era un terrorista o una persona da riverire per il suo petrolio e per il controllo delle sue coste. Poi dovevamo fare l’Europa, quella da burletta che in questi 20 anni siamo riusciti a mettere insieme.
Le guerre, sempre per problemi di petrolio e di politica, si sono espanse e hanno creato altre instabilità. Quindi ora raccogliamo quello che abbiamo seminato: un fiume di gente che si è messa in moto.
Guardando i vostri vecchi libri di storia, ci troverete che le invasioni barbariche erano dovute alla pressione di altri popoli sui barbari che, sfrattati, venivano a cercare pane e spazio nell’impero romano.
Allora erano qualche decina di migliaia, ma allora la popolazione mondiale conosciuta non arrivava a 50 milioni. Oggi siamo 7 miliardi e quindi il fattore moltiplicativo spiega i milioni di profughi che ci sono. Da aggiungere che la nostra cara tecnologia permette di non viaggiare più a piedi, ma con mezzi dieci volte più veloci e allora ecco spiegato le masse impressionanti che premono ai nostri confini. Colpa di chi? Non mi interessa.
Mi interessa invece capire cosa si può fare, quindi se continuiamo solo ad insultarci, non fermeremo niente. Se continueremo a vendere armi aumenteremo il flusso. Io ricette magiche non ne ho, tranne che con le chiacchiere si convincono solo i minchioni con la pancia piena. Quelli sono meno minchioni di quanto pensiamo e hanno la pancia vuota, i figli che gli muoiono fra le braccia e disperati pronti quasi a tutto. Il quasi è la nostra unica fortuna. Almeno per ora.
Fonte: qui
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