SUL SUO PROFILO FACEBOOK FOTO CON LA PISTOLA E ATTEGGIAMENTI DA BULLETTO: “SE ARRIVA LA GALERA, LA FARO’ A TESTA ALTA”
Simone Di Meo per “il Giornale”
Il lupo di questa storia si nasconde sotto il cappuccetto rosso immortalato dalle telecamere dei negozi di Via Foria, a Napoli. Lo stesso cappuccetto rosso di cui Kekko così si fa chiamare, su Facebook, il 15enne indagato per l'accoltellamento del povero Arturo, ancora ricoverato in gravi condizioni in ospedale si sarebbe liberato, secondo il gip, per depistare le indagini. Quando aveva ormai capito che, per l'aggressione di quel pomeriggio di follia in una delle strade più trafficate e popolose del capoluogo, aveva tutta la Squadra mobile alle calcagna.
È un duro, Kekko. O si atteggia ad esserlo. Ha detto al giudice, che ha convalidato il fermo anche sulla base dei filmati dei circuiti di videosorveglianza, che lui ha un alibi e che quel giorno era a casa con la mamma a chattare sui social network. Ha detto pure di essere un bravo ragazzo e di frequentare, con alterne fortune, l'istituto tecnico «Casanova», e di non avere mai assunto comportamenti da bullo.
Basta giusto un giro sul suo profilo per smentirlo: in due foto è immortalato mentre impugna una pistola. In un'altra, insieme a un amico che fa parte di una «paranza» di baby criminali del rione Sanità, il budello di vicoli dove nacque Totò ma dove oggi regna la camorra dei tagliagole minorenni, indossa a mo' di pendaglio un tirapugni.
Profetizza, in uno scatto del 2015, quand' era poco più che un tredicenne ribelle, «che la galera» se mai arriverà, ed è arrivata «se la farà a testa alta». Dicono gli inquirenti che la sua è una famiglia perbene anche se andrebbe rimodulata la definizione di «famiglia perbene» alla luce di quello che il profilo Facebook di Kekko sta rivelando. Per convincere il gip di essere un bravo ragazzo, il 15enne ha pure affermato di voler tentare la carriera nel cinema. Al suo attivo ha già una piccola parte in un film di prossima uscita.
Quale? L' ennesimo affresco «gomorrista» uscito dalla penna di Roberto Saviano: «La paranza dei bambini». Una storia di delinquenti in erba che pur di salire al vertice della camorra mettono a ferro e fuoco il quartiere. La realtà che supera la fantasia.
«Ho presentato una interrogazione parlamentare per chiedere al ministro Franceschini commenta il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri se questa pellicola, che sicuramente sarà opera di grande pregio culturale, abbia beneficiato di qualche agevolazione o di qualche finanziamento pubblico. Nel caso, sarà interessante scoprire com' è che vengono fatti i provini e su quali basi scelti i protagonisti».
«Anche Gomorra, e mi riferisco alla fiction e al film, ha infatti avuto qualche incidente di percorso - prosegue -. Un po' di attori arrestati, location per le riprese in una villa di proprietà di un autentico boss della camorra, e altre vicende dai risvolti giudiziari e processuali. Insomma, capisco il casting realistico, ma credo che si stia esagerando. Non oso immaginare che cosa sarebbe accaduto se Mediaset avesse reclutato un criminale per farlo lavorare in un telefilm». Sull' agguato di Via Foria, in cui il 17enne ha rischiato di finire sgozzato mentre camminava, da solo, tranquillo, in strada, le indagini non conoscono sosta. Altri due minori sarebbero stati identificati. Questione di ore e andranno a far compagnia al loro amico.
Fonte: qui
LA “GOMORRA” DEGLI ADOLESCENTI
NELLA BANDA CHE, A NAPOLI, HA PRESO A COLTELLATE ALLA GOLA IL 17ENNE ARTURO C'È ANCHE UN RAGAZZINO DI 12 ANNI
UNO DEI CRIMINALI LO HANNO ARRESTATO LA SERA DELLA VIGILIA DI NATALE: HA QUINDICI ANNI, PADRE E MADRE INCENSURATI
LA SANITA', UN QUARTIERE CUORE DELLA CITTA' DIVENTATO UN FAR WEST PER ADOLESCENTI FUORI DI TESTA
Fulvio Bufi per il “Corriere della Sera”
Le felpe con i cappucci alzati e la zip tirata su, la camminata spavalda, lo sguardo a girare intorno per individuare la vittima. È così che si muove un branco. Pure se è un branco di mezzi uomini, letteralmente mezzi uomini, perché quelli che dieci giorni fa hanno aggredito e accoltellato un diciassettenne alle cinque del pomeriggio in via Foria, una delle strade più centrali di Napoli, faranno una sessantina di anni in quattro.
Uno lo hanno arrestato la sera della Vigilia: ha quindici anni, padre e madre incensurati, viene dal rione Sanità, che da via Foria è a un passo. La Procura dei minori e la squadra mobile sono convinti di avere individuato almeno altri due, pure loro della Sanità: quello che ha sferrato le coltellate (una al fianco del ragazzino aggredito, un' altra alla schiena e l' ultima, pericolosissima, alla gola) e che con i suoi diciassette anni sarebbe il capo del gruppetto, e un dodicenne, che a quell' età non rischia nulla perché non è imputabile. Manca ancora un nome, ma pure per lui dovrebbe essere questione di ore, e però anche lui, a giudicare dall' altezza, potrebbe avere un' età che lo mette al riparo da qualsiasi provvedimento giudiziario.
La storia è quella che ha sconvolto Napoli, e non solo, nei giorni di Natale. La vittima si chiama Arturo, è un bravo ragazzo e ha rischiato di morire (solo dall' altro giorno è stato dichiarato dai medici fuori pericolo) forse perché volevano rubargli il cellulare, oppure solo perché quei quattro volevano sentirsi forti, come quelli, appena un poco più grandi, che proprio alla Sanità o nella vicina Forcella, vanno a fare le stese, sfrecciando in moto nei vicoli e sparando all' impazzata solo per terrorizzare chi c' è intorno.
Quelli che hanno ferito Arturo sono stati filmati dalle telecamere dei negozi della zona, e dal video la polizia è partita per individuarli. Il ragazzino per il quale il gip del Tribunale dei minori ha firmato un' ordinanza di custodia cautelare, è quello che per primo ha avvicinato Arturo, fermandolo con una scusa. Prima aveva fatto la stessa cosa con un altro ragazzo, che però ha capito e ha tirato avanti.
Gli investigatori hanno rintracciato anche lui e la sua testimonianza è stata utilissima per avere la conferma che il «gancio» del gruppo era proprio il quindicenne fermato. Che al primo interrogatorio, con accanto l' avvocato d' ufficio, pare sia stato zitto, non abbia fatto i nomi degli amici, anche se poi la polizia ci è arrivata lo stesso. Oggi però dovrà essere sentito di nuovo, e consigliato dal difensore di fiducia che gli hanno messo i genitori, potrebbe cambiare atteggiamento.
Servirebbe soprattutto per chiudere il cerchio, per dare subito un nome anche a quello che nel video indossa una felpa rossa e pantaloni di tuta scuri con le bande bianche e il cui volto compare soltanto per un attimo in un fotogramma, quando, insieme al più grande, deve fare un salto sul marciapiedi per scansare una motocicletta che per poco non sta per travolgerli. Gli investigatori sono certi che sia pure lui della Sanità, perché difficilmente un gruppo come questo è composto da ragazzini che non vengono tutti dallo stesso quartiere.
Un quartiere che è il cuore di Napoli, che ha bellezze artistiche e architettoniche strepitose (per esempio il Palazzo dello Spagnolo) e esperienze sociali entusiasmanti, come la Paranza, la cooperativa di ragazzi che don Antonio Loffredo ha preso dalla strada e trasformato in guide turistiche, o come l' orchestra di bambini Sanitansamble, che ha suonato anche davanti a papa Francesco.
Ma la Sanità è anche il quartiere dove c' è ancora una guerra di camorra strisciante e dove circa il quaranta per cento della platea scolastica di elementari e medie inferiori se non è dispersa poco ci manca, perché in classe ci va un giorno sì e tre no.
Il presidente della Municipalità, Ivo Poggiani, spiega che c' è «un progetto al quale stiamo lavorando insieme a Comune, prefettura e ministero dell' Istruzione per prendere in carico cinquecento ragazzi all' anno e seguirli nel percorso scolastico. È assolutamente da lì che bisogna partire per invertire la tendenza. Perché - continua Poggiani - quale che sia il motivo, l' età in cui i minori compiono atti violenti qui, come in tanti altri quartieri difficili napoletani e non napoletani, si è abbassata paurosamente».
Fonte: qui
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