Il premier Gentiloni è tornato al Colle giovedì sera insieme al ministro dell'Interno Marco Minniti per controfirmare il decreto di indizione delle elezioni, a seguito dello scioglimento delle Camere.
Le nuove Camere dovranno riunirsi il 23 marzo 2018
Finisce ufficialmente la diciassettesima legislatura, una legislatura travagliata ma non infruttuosa, come ha sottolineato il premier Paolo Gentiloni: l'ultimo atto è la firma che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo aver sentito i presidenti dei due rami del Parlamento, ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione, pone sotto il decreto di scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. È un momento atteso, programmato ormai da giorni, ma che fa comunque un certo effetto alla luce dei difficilissimi anni vissuti politicamente dal nostro Paese. E che viene ratificato da tutti i passaggi formali che impone la nostra Costituzione e che garantiscono la correttezza delle procedure: il presidente del Consiglio dei Ministri che controfirma il decreto di scioglimento; il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti, che si reca dai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati per comunicare il provvedimento di scioglimento delle Camere; la riunione-lampo (mezz'ora, dalle 18.43 alle 19.14) con cui il Consiglio dei ministri, oltre a dare il via libera alla missione in Niger, approva il decreto di indizione della data delle elezioni il 4 marzo e quelli di determinazione dei collegi elettorali; e infine, il premier Gentiloni che ritorna al Quirinale insieme al ministro dell'Interno Marco Minniti per far controfirmare i decreti delle elezioni da Mattarella. L'Italia è ufficialmente in campagna elettorale, e non c'è che da rallegrarsi: «Quello delle elezioni», confida Mattarella ad un cronista, «non è mai un passaggio drammatico».
Fonte: qui
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