E SE NON COLLABORA E PAGA, LE ACCUSE POSSONO ANCHE PEGGIORARE…
Viviana Mazza per il “Corriere della sera”
Il prezzo della libertà per Al Waleed bin Talal è di 6 miliardi di dollari, secondo fonti consultate dal quotidiano americano Wall Street Journal. II 62enne Al Waleed è uno dei 200 principi e ministri sauditi arrestati, con l'accusa di corruzione, nella retata ordinata a novembre dall'erede al trono, suo cugino Mohammed bin Salman.
È un terzo della sua ricchezza. Al Waleed è uno degli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio di 18,7 miliardi e quote in società come Twitter e Four Seasons. Poteva andargli peggio: altri principi sono stati costretti a consegnare il 70% di quel che possiedono, secondo il Financial Times .
Le accuse non sono state formalizzate, ma se Al Waleed non collabora potrebbero includere riciclaggio ed estorsione. «Quello che diciamo è: restituite il denaro e tornate a casa - ha spiegato al Corriere il ministro degli Esteri Adel Al Jubeir in una recente intervista -. In questo modo crediamo che si possano chiudere rapidamente i casi. Se invece non vogliono patteggiare finiranno in tribunale, ma crediamo che la maggioranza sceglierà la prima strada».
Diversi miliardi di dollari sono già stati recuperati, ma l' erede al trono mira a 100 miliardi. Un altro principe, Miteb bin Abdullah, un tempo considerato possibile pretendente alla corona, ha capitolato consegnando un miliardo. Le banche svizzere, dove si trovano molti conti sauditi, stanno collaborando - scrive il Times - e preparando i trasferimenti.
Ma il principe Al Waleed - secondo il Journal - preferisce sfidare in tribunale il cugino anziché consegnare una cifra che intaccherebbe la sua Kingdom Holding Co, impero costruito in un quarto di secolo. Pagare, inoltre, lo farebbe sembrare colpevole. Sarebbero dunque in corso dei negoziati per arrivare a un compromesso: Al Waleed potrebbe cedere una quota significativa della sua società, che da sola vale 8,7 miliardi, a patto di mantenerne la guida.
La corruzione è un problema enorme per l'economia saudita e le autorità sostengono che finalmente lo stanno affrontando, per realizzare la «Visione 2030», piano di riforme che prevede anche la riduzione della dipendenza dal petrolio. Il governo respinge l' accusa che la retata sia una mossa anche politica, che mira a far fuori i rivali di MbS (come è chiamato, dalle sue iniziali).
«Ma se il suo più grande alleato era proprio il principe Al Waleed! - ci dice il ministro degli Esteri -. Era anche lui un sostenitore del cambiamento. Però i fatti sono fatti». Al Waleed, come già suo padre, il principe Talal bin Abdulaziz, auspicava riforme sociali, pensava agli affari e non ambiva al trono. Ma c' è chi dice che sia proprio il potere finanziario di Al Waleed a infastidire il cugino. La Kingdom Holding Co ha agito a lungo come un' estensione dello Stato, facendo affari all' estero che MbS vuole stringere attraverso il fondo sovrano del Regno.
Fonte: qui
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