Milano,14 novembre 2017 - Pena ridotta in appello per i due poliziotti accusati di aver taglieggiato alcune borseggiatrici rom che derubavano i passeggeri all'interno della stazione Centrale.
La Corte d'Appello di Milano ha condannato i due agenti della Squadra Mobile a 6 anni di carcere ciascuno, contro i 7 anni decisi per loro nel febbraio scorso al termine del processo di primo grado.
Un ritocco al ribasso della pena dovuto alla riqualificazione del reato contestato agli imputati: non più concussione ma induzione indebita, così come previsto dalle modifiche introdotte dalla riforma Severino. Confermate invece le pene accessorie già stabilite nel primo grado di giudizio, compresa l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'estinzione del loro rapporto di lavoro con l'amministrazione dello Stato. Il che, sul piano pratico, significa che se la condanna diventerà definitiva, i due agenti non potranno più lavorare in Polizia. Per i due agenti in servizio al Dipartimento Crimini Diffusi della Squadra Mobile di Milano, gli arresti domiciliari erano scattati nel dicembre 2015.
I due, stando a quanto emerso nell'inchiesta condotta dal pm Antonio D'Alessio (nel frattempo trasferito alla Procura di Napoli) soprattutto sulla base dei filmati delle telecamere di sicurezza dello scalo ferroviario milanese, tra l'ottobre 2014 e il dicembre 2015 avrebbero chiesto il pizzo ad alcune rom sorprese a derubare turisti stranieri, soprattutto giapponesi e americani, per "non denunciarle". Altrimenti, sempre secondo l'accusa, sarebbe scattata la minaccia di far "portare via" i loro bambini dal Tribunale dei Minori. Le borseggiatrici avrebbero così agito indisturbate, riuscendo a incassare dai furti commessi in stazione Centrale una somma compresa tra i 5 e i 20mila euro a settimana. Parte del bottino sarebbe poi finito nelle tasche dei due poliziotti.
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