«Dobbiamo denuclearizzare la Corea del Nord. Serve un'azione immediata»: lo ha detto il presidente americano Donald Trump spiegando che ha sostenuto con forza questa posizione col presidente cinese Xi Jinping. «Tutte le opzioni - ha ribadito Trump - restano sul tavolo».
Il presidente americano Donald Trump torna a rivendicare i successi del suo viaggio in Asia. In un intervento dalla Casa Bianca, ha citato una per una le diverse tappe del suo viaggio e rivendicato i risultati soprattutto in campo economico ma anche sul fronte della crisi nordcoreana. «I giorni in cui si poteva trarre vantaggio dagli Stati Uniti sono finiti», ha affermato Trump parlando della sua presa di posizione con Xi Jinping.
«Trump potrebbe scatenare un Olocausto nucleare in cinque minuti»: il titolo provocatorio è del magazine Newsweek.
Ma molti in Congresso hanno preso molto sul serio la questione, tanto che per la prima volta in oltre 40 anni è stato avviato un attento esame sulle prerogative del 'Commander in chief' in caso di conflitto.
Prerogative che comprendono anche il potere di sferrare un attacco con armi atomiche. Basta aprire la valigetta con i codici segreti che segue sempre il presidente degli Stati Uniti, ovunque egli vada.
L'ultima volta che le commissioni esteri di Camera e Senato si sono occupate di questa delicatissima materia risale al marzo del 1976: il presidente americano era Gerald Ford, subentrato a Richard Nixon travolto dal Watergate.
Ora il tema è tornato di strettissima attualità con la crisi della Corea del Nord, e dopo che Trump ha risposto più volte alle minacce del regime di Kim Jong-un evocando anche il ricorso al potentissimo arsenale nucleare americano. Il timore di molti è che il presidente possa decidere anche un attacco 'non provocato'. A lanciare l'allarme sono soprattutto i democratici, secondo i quali il presidente - che nel sistema Usa è l'unico ad avere l'autorità per ordinare un'offensiva con le armi atomiche, senza alcuna possibilità di revoca dell'ordine - sta dimostrando di avere «un carattere troppo instabile e impulsivo» per non destare preoccupazione quando si tratta di entrare nella stanza dei bottoni. Il timore è che possa davvero «ordinare irresponsabilmente» un bombardamento preventivo con armi atomiche sulla Corea del Nord. Del resto in agosto il presidente americano aveva minacciato sulla Corea del nord «fuoco e furia come il mondo non ha mai visto» se Pyongyang avesse continuato a sviluppare il suo programma nucleare militare.
All'assemblea generale dell'Onu in settembre, poi, il tycoon aveva parlato - scatenando una bufera - di «completa distruzione» della Corea del nord se fossero continuate le provocazioni del regime di Pyongyang. Il mese scorso fu lo stesso presidente repubblicano della della commissione esteri del Senato, Bob Corker, ad accusare Trump di portare gli Usa «sulla strada della terza guerra mondiale», un rischio alimentato dalla retorica incendiaria del tycoon. «Questa non è una discussione ipotetica», ha affermato il senatore democratico Ben Cardin dando il via alla discussione in Congresso.
«Siamo preoccupati che il presidente sia così instabile, così irascibile, che abbia un processo decisionale così 'donchisciottesco' che potrebbe ordinare un attacco nucleare, cosa ampiamente lontana dagli interessi di sicurezza nazionale degli Usa», ha osservato un altro senatore democratico, Chris Murphy. Per la maggior parte dei repubblicani, invece, nessun ostacolo dovrebbe essere posto alla capacità del presidente di difendere il Paese, anche usando i suoi poteri di ordinare il lancio di testate nucleari.
«Il 'Commander in chief' deve sempre avere il potere di rispondere se finiamo sotto attacco», ha sostenuto il senatore ed ex candidato presidenziale Marco Rubio.
Fonte: qui
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