SUO MARITO ED EX PRESIDENTE RISCHIA IL LINCIAGGIO PER MOLESTIE SESSUALI CON 20 ANNI DI RITARDO, E LA PALUDE DI WASHINGTON NON SI SENTE TANTO BENE (VEDI LA FINE INGLORIOSA DEI FRATELLI PODESTA)
BILL FU PAGATO 500MILA $ PER UNA SOLA CONFERENZA A MOSCA NEL 2010 DA UNA BANCA DI INVESTIMENTI LEGATA A ROSATOM, E ALTRI UOMINI D'AFFARI COLLEGABILI A ROSATOM DONARONO 145 MILIONI ALLA FONDAZIONE CLINTON
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Grande confusione sotto il cielo, ma una cosa è certa, Hillary Clinton è fuori dalla politica, suo marito ed ex presidente Bill rischia il linciaggio per molestie sessuali con 20 anni di ritardo, e la palude di Washington, capitanata da vecchi e nuovi direttori dell’ un tempo glorioso FBI, non si sente tanto bene.
Non è detto che si aprirà una mega inchiesta di Stato sulle ruberie e la corruzione di Hillary e compagni, anche perché l'attorney general, Jeff Sessions, in audizione alla Camera, è riuscito con le sue arti da sor Tentenna a far irritare tutti, i democratici allarmati, i repubblicani frustrati, per cui sarà bene che se ne torni in Alabama e si riprenda il suo posto di senatore, così salva capra e cavoli e le elezioni con l'ormai screditato giudice sceriffo Roy Moore, finito nel colossale tritacarne delle molestie sessuali anche lui, non si fanno più.
Ma per darvi un'idea dell'aria che tira, il Senatore democratico Joe Donnelly, che e’ in rielezione l'anno prossimo, ha comunicato ufficialmente che sta per restituire duemila dollari di donazione provenienti da Tony Podesta, fino a ieri potente lobbista, e fratello di John, boss del partito e capo della campagna di Hillary Clinton.
Tony Podesta è finito nell'indagine del procuratore speciale, come il repubblicano Paul Manafort, la sua florida azienda chiude, i senatori, a Donelly seguiranno altri, si affrettano a prendere le distanze da una famiglia che è tutt'uno con gli Obama e i Clinton.
Per darvi un'idea dell'aria che tira, l'altra sera Chris Hayes, anchor molto liberal di MSNBC, twittava:” Per quanto grossolana cinica ed ipocrita sia stata la destra a proposito di Bill Clinton, è anche vero che i democratici e il centro-sinistra da tempo sono in ritardo per la resa dei conti sulle accuse contro di lui”.
“La resa dei conti” si intitola un articolo sull'Atlantic, scritto da Caitlin Flanagan che ricorda che le accuse degli anni 90 di Paula Jones, di Juanita Broaddrick, di Kathleen Willey, erano molto credibili e non furono prese sul serio come avrebbero dovuto, e che fu proprio il femminismo a salvare il presidente. Si unisce al ripensamento sul New York Times un'altra editorialista liberal, Michelle Goldberg, che dice di credere al racconto delle donne e che secondo lei “per Bill Clinton non c'è più un posto nella società decente”.
Ora, certamente l'ossessione del sexual harassment sta dilagando non più solo a Hollywood, ma anche tra giornalisti e politici, è di oggi la notizia che negli ultimi dieci anni tra Camera e Senato sarebbero stati pagati di indennizzi per vittime di molestie sessuali 15 milioni di dollari, ma Clinton non è più presidente da 17 anni, ha superato la prova di un impeachment, le accuse continue di molestie e violenze sessuali che lo riguardano non gli hanno mai tolto voti, e allora?
Attenti, il principale difensore di Bill è la moglie Hillary, una che notoriamente andava in giro a fare il lavoro sporco sistemando i guai, una che non ha esitato ad accusare la Right Wing conspiracy, una cospirazione della destra, delle accuse al marito.
Se lo accusi, sputtani anche lei, non era necessario farlo sul sexual harassment, vuol dire che intoccabili non sono più, meglio che si devono togliere di mezzo.
Più persistente dell'attuale ossessione sessuale, è solo quella della sindrome russa, sono ampiamente gonfiate tutte e due, ma la paura della Russia è un sentimento molto radicato nella società americana, praticamente un tabù, usarla come strumento di fango nella battaglia politica è irresponsabile.
Non a caso Matt Drudge, uno che non si incazza mai, questa volta si incazza parecchio. Drudge Report, dopo 25 anni di attività, comincio’ pubblicando la prima notizia su Monica Lewinsky che Newsweek si teneva nascosta nel cassetto, e aveva un ufficetto grande come un armadio a Los Angeles, è un sito di tale successo che fa più visualizzazioni di Google, e nessuno più osa contestare Matt Drudge, il quale è ormai un signore ricco, conservatore, gay dichiarato, che vive a New York, e che ha appoggiato senza remore Donald Trump da un certo momento in avanti, ma che pubblica tutto senza pregiudizi e fa la fortuna di molti giornali. Il modello è quello cui si ispira Dagospia, per capirci.
Perciò ha tutte le ragioni di incazzarsi col Washington Post e di scrivere sul suo account di Twitter personale:” ho pubblicato più di 10000 link al Washington Post in 25 anni , vi procuro il 37% del traffico secondo le stime di https://t.co/ryZX1supbD. Vi faccio un grandissimo favore, non ricevo neanche un grazie, ora mi dite pure che sono un prezzolato dei russi”! Mi pare un ragionamento sacrosanto.
Veniamo ora a chi indaga sulla questione russa nel suo insieme, ovvero a un capitolo che si potrebbe chiamare “Fbi, i ragazzi di Hillary, oppure “investigare sugli investigatori”. Il bello è che con la faccia tosta che la contraddistingue, nessuno può negare una determinazione e un fegato straordinari alla signora Clinton, lei li accusa di essere responsabili della sua sconfitta alle presidenziali.
Nelle ultime settimane numerose commissioni del Congresso hanno chiesto che si aprano investigazione sul cosiddetto affare Uranium One e che si riapra quella sulle email stornate dall'allora Segretario di Stato.
C'è un informatore dell'FBI al quale era stato proibito di parlare, ma che ora è autorizzato dal dipartimento di Giustizia a fornire le informazioni su quell'affare che nel 2010 consenti’ alla Russia di mettere le mani su un quinto dell'uranio degli Stati Uniti pagandolo con denaro sporco, che l’Fbi sapeva essere sporco, e lo sapeva pure l'amministrazione Obama.
Donald Trump nei suoi tweet la chiama “la vera storia russa”. Un reportage straordinario che accusava Hillary Clinton lo aveva fatto nel 2015 il New York Times, salvo poi dimenticarselo; recentemente la storia è stata tirata fuori con dovizia di nuovi dettagli, compreso quello del silenzio imposto all'informatore, da un altro giornale vicino ai democratici, the Hill.
Per quale ragione, che non sia quella di dare materiale buono ai lettori per non perderne ancora? Probabilmente perché Hillary Clinton deve togliersi di mezzo e il partito vuole liberarsi del peso schiacciante di una Dynasty che ha regnato per 25 anni, probabilmente anche della seconda, più recente ma incombente, quella degli Obama.
In ottobre del 2010 la commissione sugli Investimenti esteri della quale facevano parte Hillary Clinton,segretario di Stato fino alla fine del 2012, e Eric Holder, Attorney General dal 2009 al 2014,quindi a capo dell’Fbi,che dipende dal.Dipartimento di Giustizia, approvo’ la prima di tre fasi , che finiranno nel 2013, della vendita di una parte di Uranium One alla russa Rosatom.
La Clinton ha sempre sostenuto di non aver avuto alcun interesse né alcun guadagno ma certamente l'ex presidente Bill Clinton fu pagato cinquecentomila dollari per una sola conferenza a Mosca il 29 giugno del 2010 da una banca di investimenti legata a Rosatom, e altri uomini d'affari collegabili a Rosatom donarono in diversi periodi 145 milioni di dollari alla Fondazione Clinton.
Dal 2011 al 2013 inoltre Uranium One fu rappresentata dal gruppo Podesta, e retribuito con 180mila dollari. Il gruppo oggi è sotto inchiesta a seguito dell'indagine contro Paul Manafort, collaboratore di Donald Trump fino all'estate del 2016. Proprio come lui non ritenne di registrarsi come agente al servizio di stranieri perché sostiene che il cliente, il Centro per l'Ucraina Moderna, non aveva niente a che fare col governo ucraino. Peccato però che fosse stato fondato proprio da Viktor Yanukovich, dittatore dell'Ucraina finché non è scappato portandosi dietro un tesoro.
Con Yanukovich e altri dell’area trafficava, una volta si portò’ anche Bill Clinton in visita in Kazakistan, il finanziere canadese Frank Giustra, personaggio finora entrato solo come comparsa nell'intera vicenda, ma non di secondo piano, rappresentante della fondazione Clinton in Canada. Nel 2007 aveva venduto una sua società, Ur Asia energy, a Uranium One.
Ora il denaro necessario per pagare l'operazione, a quanto l'Fbi sapeva già, pulito non era, al contrario era frutto di racket, rapine e riciclaggio di denaro, ma il dipartimento di Giustizia di Obama,prima con Holder, poi guidato da Loretta Lynch, decise di non far sapere nulla alle persone che trattavano la vendita di Uranium One a Rosatom, né tantomeno consentirono in seguito che fosse informato il Congresso. Come mai? Perché l'affare sarebbe saltato di fronte alla violazione della legge sulla corruzione di investitori stranieri, e con l'affare principale sarebbero saltati tutti gli altri.
A nessuno nel governo del presidente Nobel per la pace evidentemente venne in mente che così facendo non solo si sarebbe diventati complici, come si è diventati di fatto, del metodo illegale col quale i russi gestiscono a volte gli affari internazionali, ma anche che il governo russo avrebbe avuto strumenti di ricatto verso gli Stati Uniti. Chi è invece il colluso con Mosca? Quello che in quegli anni faceva il palazzinaro.
I responsabili di Rosatom sezione Usa sono poi finiti in galera, ma solo nel 2015.
I dirigenti americani coinvolti nell'intera vicenda dal 2009 al 2015 sono Robert Mueller, allora direttore dell' FBI, oggi procuratore speciale del Russiagate; Rod Rosenstein, allora Us Attorney oggi vice Attorney General, e di fatto, con la ricusazione di Sessions, titolare dell'inchiesta Russiagate; Andrew McCabe, allora assistente del direttore, oggi vice direttore dell' FBI. Quest'ultimo signore ha una moglie, Jill, mpegnata in politica col partito democratico, che si è candidata l'anno scorso a senatore di Stato In Virginia, e ha avuto dal Partito un finanziamento molto sostanzioso, anche se poi non ce l'ha fatta.
Sempre lui era a capo nel 2016 dell'inchiesta sulle email sottratte da Hillary Clinton e dai suoi collaboratori all'indirizzo riservato del Dipartimento di Stato e stornate su un account a tutti accessibile, quello privato della Clinton, comprese un numero indefinito di carattere strettamente riservato.
Il suo capo, James Comey, sfoglio’ la margherita dell'inchiesta per quasi un anno, uso’ parole dure nei confronti della Clinton ma non ritenne di trovare nulla che la incriminasse; licenziato poi da Donald Trump, si è trasformato in una sorta di testimone d'accusa del Russiagate, nel quale gioca soprattutto la parte di quello che dice e non dice.
Di fatto, aveva scritto un memorandum per il Congresso nel quale definiva il comportamento della Clinton “grossly negligent”, che e’ una incriminazione di fatto, ma poi queste due paroline diventarono “extremely careless”, e una inclinazione diventò una leggerezza. Ora, a quanto nessuno smentisce, il fratello di Comey, Peter, cura le finanze della Dynasty e della Fondazione. Ecco perché le pretese di Hillary erano così alte. Quando si dice la palude.
Nell'inchiesta cosiddetta Russia Gate,che per gli affari e la collusione con la Russia cerca di incastrare Donald Trump e la sua campagna, come scrive un altro giornale non amico del presidente, Forbes, è veramente arrivato il tempo di investigare gli investigatori. Quanto a Hillary, che non sia il presidente degli Stati Uniti è un miracolo.
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