Con le notizie del terremoto in Abruzzo, è passata in secondo piano la notizia di una parziale invasione del territorio siriano da parte dei carri armati turchi.
La situazione è talmente complicata che bisogna leggere fonti diverse per riuscire a farsi almeno un quadro generale di ciò che sta succedendo. Questa è la sintesi di quello che sono riuscito a capire:
Ufficialmente, i turchi sono penetrati nel territorio siriano nell'ambito di un'operazione chiamata "Scudo dell'Eufrate" (linee verdi, sulla cartina). Lo scopo dichiarato era quello di cacciare da Jarablus gli uomini dell'ISIS, ma nel frattempo i turchi ne hanno approfittato per bombardare le forze del partito curdo miliziano YPG, che avanzavano verso la città di Manbij.
I curdi avanzavano a loro volta per liberare la città di Manbij dagli uomini dell'ISIS, ma i Turchi non vogliono che i curdi si rafforzino troppo in quella zona (vicina al loro confine), e quindi li hanno bombardati.
Contemporaneamente Joe Biden, in visita ad Ankara, minacciava i curdi di togliergli tutti gli aiuti economici e militari, se non si fossero ritirati al più presto a est dell'Eufrate. Joe Biden ha poi fornito rassicurazioni a Erdogan che i curdi si sarebbero ritirati. Altre fonti però dicono che i curdi non hanno nessuna intenzione di tornare indietro, perché il loro interesse è proprio quello di formare un'enclave su base etnica a sud del confine con la Turchia.
Ma gli americani hanno fatto capire chiaramente che a questo punto preferiscono stare con la Turchia, al punto che la loro aviazione avrebbe in qualche modo "assistito" l'invasione dei carri armati turchi in territorio siriano.
Damasco a sua volta ha protestato per questa plateale invasione, cercando di ricordare al mondo che loro sono ancora una nazione sovrana, ma a quanto pare nessuno in questo momento gli sta dando retta.
In altre parole, sembra di capire che ci si stia avviando verso un ridimensionamento dell'appoggio americano ai curdi, che fino ad oggi sono stati un'arma vincente nella lotta contro l'ISIS.
In tutto questo, per adesso sembra che il vincitore sia Erdogan, anche se sta chiaramente giocando una partita molto ambigua, cercando di sorridere a Putin mentre rimane comunque amico degli americani.
Molto probabilmente andrà a finire che le due superpotenze si accorderanno per lasciare al potere Bashar al Assad, e che a farne le spese - per far contento Erdogan - sarà proprio il popolo curdo, che da lunghissimo tempo ormai lotta per avere un territorio tutto proprio.
Insomma, quelli che hanno dato di più nella lotta contro l'ISIS, saranno proprio quelli destinati a restare con un pugno di mosche in mano.
Massimo Mazzucco
L’Invasione turca della Siria dimostra che Erdogan non è amico della Russia
Russia e Turchia: fine del riavvicinamento?Alexander Mercouris,
The Duran 26/8/2016
L’incursione turca in Siria non rovina il recente riavvicinamento russo-turco perché era solo un riavvicinamento limitato, non un riallineamento. Nel frattempo la Russia lavora sodo per conciliare il governo siriano coi curdi.
L’incursione turca in Siria e la cattura di Jarablus sono state interpretate da alcuni per definere il riavvicinamento russo – turco una farsa. Secondo questo punto di vista, Erdogan, dopo aver ottenuto concessioni da Putin al vertice di San Pietroburgo, non ha perso tempo a far cadere la maschera, ancora una volta, tradendo l'”amico” russo invadendo la Siria. A mio parere ciò è il prodotto delle alte aspettative di molti sul riavvicinamento russo-turco. Come ho detto in molte occasioni, era un riavvicinamento non un riallineamento.
La Turchia sarebbe stata arrabbiata con gli Stati Uniti per il colpo di Stato, fatto reso chiaro dalla decisione di Erdogan d’inviare solo il vicesindaco di Ankara ad accogliere il vicepresidente Biden all’arrivo ad Ankara, ma non ha cessato di essere alleata di Stati Uniti e NATO. Né vi è alcun motivo di pensare che i russi ritengano l’incursione turca in Siria un “tradimento”. Affinché ci fosse un “tradimento”, Erdogan avrebbe dovuto ingannare i russi sulle sue intenzioni in Siria.
Al contrario Erdogan non ha mai, in alcun momento, detto che le sue politiche o intenzioni in Siria erano cambiate. Invece ha sempre detto, e ha continuato a dirlo fino alla vigilia del vertice di San Pietroburgo, che la sua politica in Siria è invariata. Esige ancora che il presidente Assad se ne vada e vuole ancora il cambio di regime in Siria. Ha anche detto che non considera
Jabhat al-Nusra, affiliata ad
al-Qaida, un’organizzazione terroristica. Vedasi la mia discussione dettagliata
qui.
Ripeto: ciò che è successo a San Pietroburgo è stato rattoppare le relazioni tra Russia e Turchia, portandole più o meno a dove erano prima dell’abbattimento del Su-24 nel novembre dello scorso anno (Mercouris qui è ottimista, fin troppo NdT).
Un certo numero di accordi economici furono concordati a grandi linee, ma niente mutamenti geostrategici, nulla è stato promesso o richiesto o previsto (dai russi), ed era irragionevole aspettarselo. Come spesso accade, i turchi dicono di aver informato i russi dell’intenzione di occupare Jarablus, e che i russi gli hanno dato il via libera. È plausibile. I russi sanno che per la Turchia l’istituzione di una zona autonoma controllata delle YPG curde al confine con la Siria è inaccettabile, e che agiranno con decisione per impedirlo.
A meno di andare in guerra con la Turchia, la Russia non può impedirlo e non ha alcun motivo di offendere i turchi, cercando di farlo. Il punto chiave da capire dell’incursione turca è che non si tratta di aree della Siria controllate dal governo siriano. Tutta la zona è controllata da YPG o SIIL. Né questa area è fondamentale per la sopravvivenza del governo siriano.
Il governo siriano dipende dalla presa su Damasco e Aleppo, sulle città centrali di Hama e Homs, sulla regione chiave di Lataqia e, infine, dalla riconquista delle città e provincia di Idlib. Se il governo siriano realizza tutto questo, allora avrà assicurata l’esistenza, obiettivo deciso dai russi quando intervennero in Siria lo scorso anno. Nel frattempo i russi senza dubbio calcolano, come fanno i siriani, che il nord-est della Siria può essere lasciato a se stesso, e che ciò che i turchi vi combineranno, lontano dai campi di battaglia chiave nelle province di Damasco, Aleppo ed Idlib, alla fine in termini militari e strategici semplicemente non importa. Anche se può sembrare spietato, è il tipo di calcolo spietato che a volte va fatto in guerra. Ciò non significa che i russi si disinteressano completamente di ciò che accade nel nord-est della Siria. Tuttavia il centro della loro preoccupazione non sarà l’incursione turca.
Piuttosto è la recente rottura delle relazioni tra il governo siriano e la milizia curda YPG.
Mentre le YPG non hanno un ruolo decisivo nei combattimenti in Siria occidentale, erano un utile alleato dell’Esercito arabo siriano nei combattimenti ad Aleppo e ad est, contro lo SIIL. L’Esercito arabo siriano già gravemente sovraesteso non ha bisogno di altri nemici, e i russi vorranno evitare che le attuali tensioni tra Esercito arabo siriano e YPG degenerino in combattimenti aperti.
Che ciò sia per i russi la questione chiave nel nord-est della Siria, oggi, è stato appena confermato dalla conferenza al Ministero degli Esteri russo di Maria Zakharova, l’efficace portavoce del ministero degli Esteri della Russia, “Per quanto riguarda la situazione ad Hasaqah in Siria, siamo estremamente preoccupati per l’escalation nella città tra truppe governative e milizie curde. La Russia ha adottato misure attive su diversi canali con l’obiettivo d’impedire scontri fratricidi. Sollecitiamo le parti a mostrare moderazione, saggezza, coscienza politica, responsabilità e a sviluppare la consapevolezza che tutti i patrioti hanno un solo nemico comune, i terroristi. E’ ovvio che il terrorismo sia una minaccia per tutti i siriani che condividono un unico obiettivo, salvare la Siria, in cui tutti i cittadini indipendentemente da etnia o religione vivano tranquilli“.
I russi hanno agito su tali motivi (come dice Zakharova) adottando azioni positive sul terreno, cercando di mediare tregue tra governo siriano e YPG ad al-Hasaqah e ad Aleppo, finora va detto solo con risultati alterni. I russi hanno leve su entrambe le parti.
Il governo siriano è ora completamente dipendente dalla Russia, mentre la Russia è l’unica potenza che continua a mostrare una certa simpatia per le richieste di autonomia delle YPG.
Non più tardi di aprile, in un momento in cui i rapporti tra Russia e Turchia erano ancora pessimi, i russi chiedevano che i curdi fossero rappresentati separatamente ai colloqui di pace di Ginevra. I russi non hanno ceduto su questa posizione. Senza dubbio ricorderanno alle YPG che se vogliono un ruolo nei negoziati, e quindi un ruolo nel decidere il futuro della Siria, in una regione ostile, avranno bisogno del sostegno russo. In una situazione così gravida non è irragionevole che i russi accettino tranquillamente un’incursione turca che (come potrebbero vedere) concentra l’attenzione delle YPG, mostrando chi sono i loro veri amici e veri nemici, e perché gli Stati Uniti non possono essere invocati come alleato serio.
Il mio collega Alex Christoforou ha recentemente sottolineato come in questa regione i russi sono sempre più gli operatori per la pace, anche se gli Stati Uniti agiscono costantemente per diffondere la guerra. La mediazione russa tra governo siriano e YPG, a prescindere se abbia successo, avviene subito dopo l’incitamento degli Stati Uniti alle YPG di aggredire il governo siriano, ne è solo un altro esempio.
L’Invasione turca della Siria dimostra che Erdogan non è amico della Russia
L’avanzata turca in Siria svela il riavvicinamento turco-russo quale farsaAdam Garrie,
The Duran 26/8/2016
Ultimamente avvertivo che la Russia e chi supporta la giusta causa della Russia aiutando la Siria a liberarsi da fanatici assassini e terroristi, che sotto il presidente Erdogan, la Turchia non è un alleato affidabile, né coerente. Naturalmente è giusto che Russia e Turchia riducano le tensioni, ma c’è una grande differenza tra rimarginare una ferita e stipulare un’alleanza. Sembra che poche settimane dopo l’avvicinamento, la Turchia abbia tradito la Russia, violato il diritto internazionale e contribuito a destabilizzare ulteriormente la Siria.
Carri armati turchi, col supporto degli aerei della forza aerea degli Stati Uniti, invadevano il territorio siriano, in particolare Jarabulus.
Turchi e statunitensi giustificano tale incursione affermando che combattono lo SIIL che controllava Jarablus.
La vera ragione è che i combattenti curdi erano sul punto di prendere Jarablus e la Turchia temeva l’istituzione di una roccaforte curda al confine.
È interessante notare che, mentre gli Stati coinvolti in Siria non sono a favore della creazione di uno Stato curdo, gli USA erano tra i sostenitori più tenaci dei curdi, supponendo che la fedeltà agli Stati Uniti dei combattenti curdi fosse pari quella della Turchia verso la Russia. Eppure l’invasione turca è molto più di uno schiaffo alla Russia. La Turchia è ai ferri corti strategici con la Russia, combattendo per una causa contraria a quella per cui Russia e Siria combattono, svelando l’unica coerenza del regime turco: l’ipocrisia continua.
Dal 24 agosto Jarabulus era rivendicata dal cosiddetto esercito libero siriano con una dichiarazione che va controllata bene. L”esercito libero siriano’ è un nome che raggruppa vari combattenti dalle molteplici e mutevoli alleanze che lottano per un unico obiettivo comune, il rovesciamento del governo legittimo della Siria. Infatti, i combattenti etichettati ‘ELS’ nel 2011 iniziarono le azioni che destabilizzarono il Paese, permettendo a SIIL, al-Qaida e gruppi simili d’infiltrarsi dalle roccaforti nel nord dell’Iraq. Una volta che lo SIIL cominciò ad occupare gran parte della Siria, l’esercito libero siriano scomparve con i suoi ex-membri che aderivano allo SIIL, a cloni come al-Nursa o semplicemente scappando. Il nome esercito libero siriano fu resuscitato quest’anno, soprattutto dai commentatori stranieri che citavano un miscuglio di combattenti disposti a prendere ordini dalla NATO in un dato momento e in un dato luogo.
Se i terroristi dello SIIL di tanto in tanto cambiano nome per adeguarsi al concetto di ‘estremisti islamici moderati’, l’ELS fa il contrario, è un non-gruppo il cui nome inoffensivo appare di tanto in tanto sulla stampa per far sembrare che le forze antigovernative estere abbiano legittimazione in Siria.
In sintesi, la Turchia ha sostituito un gruppo che si fa chiamare SIIL con uno sconosciuto di occupanti che comprende ex-membri e membri dello SIIL che operano temporaneamente sotto una bandiera diversa.
In alcun modo ciò è nell’interesse del popolo siriano né della stabilità politica nella regione. L’interesse della Russia è chiaro, farà ciò che è richiesto dal governo siriano lottando contro ogni forma di terrorismo.
Solo i Paesi invitati dal governo ad intervenire in Siria sono conformi al diritto internazionale. Le Nazioni Unite non hanno approvato l’invasione turco-statunitense, né del resto hanno approvato gli attacchi di qualsiasi altro Paese della NATO sulla Siria. La Siria rimane uno Stato sovrano e mentre lo SIIL si pretende uno ‘Stato islamico’, nessuno al mondo lo riconosce come tale.
Ironia della sorte, invadendo le parti occupate dallo SIIL di ciò che è legalmente territorio siriano, si riconosce indirettamente lo Stato islamico.
Dicendo che si dichiara guerra allo ‘Stato islamico’, s’indica che si tratta di uno Stato. In realtà, l’unico Stato legittimo nella zona in questione è la Siria e, pertanto, è stata invasa. In un mondo governato da logica o giustizia, tutti i Paesi dovrebbero aderire alla lotta della Siria contro i terroristi.
L’imposizione di una no-fly-zone su Jarablus è un affronto totale alla nazionalità siriana ed è una provocazione verso la Russia, che ha la sola forza aerea straniera legalmente presente sul territorio siriano. In tutto ciò, l’ipocrisia è stupefacente. L’anno scorso la Turchia abbatté un aviogetto russo con l’accusa di entrare nello spazio aereo turco per pochi istanti (una bugia dato che l’aereo rimase nello spazio aereo siriano sempre). Ora carri armati ed aerei turchi entrano in Siria con totale impunità. Si tratta dello stesso Erdogan che rimproverò la Siria nel 2012, quando un aereo turco in realtà entrò nello spazio aereo siriano e venne abbattuto dalle forze siriane.
L’incoerenza di Erdogan l’avrebbe reso inaffidabile, ed abbastanza sicuramente, entro poche settimane, avrebbe pugnalato la Russia alla schiena dopo esser strisciato da Putin e criticato gli USA per aver rifiutato di consegnargli il dissidente turco Fethullah Gülen. Ora Erdogan è di nuovo al centro della NATO, minacciando di abbattere aerei russi che volano nelle regioni della Siria che la Turchia ha invaso. Chiunque in Russia pensi che Erdogan sia un amico deve ripensarci ed essere realista.
L’accordo Stati Uniti-Turchia mira a creare de facto una ‘zona di sicurezza’ nel nord-ovest della SiriaKaren DeYoung e Liz Sly,
Washington Post 26 luglio 2015
Turchia e Stati Uniti hanno concordato i contorni di una “zona di sicurezza” di fatto, lungo il confine Turchia-Siria, secondo i termini di un accordo che prevede di aumentare in modo significativo portata e ritmo della guerra aerea degli Stati Uniti contro lo Stato islamico nel nord della Siria, secondo i funzionari turchi e statunitensi. L’accordo prevede un piano per cacciare lo Stato islamico da una zona di 68 miglia ad ovest del fiume Eufrate, fino alla provincia di Aleppo, che finirebbe sotto il controllo dell’opposizione siriana. Se pienamente attuato, porterebbe gli aerei statunitensi ad operare in prossimità delle basi aeree e delle difese aeree del governo siriano, aiutando direttamente i ribelli dell’opposizione che combattono il regime del Presidente Bashar al-Assad. Le operazioni nell’area non soddisfano le vecchie richieste turche per una no-fly zone pienamente dichiarata, ma la zona potrebbe diventare un santuario per parte dei circa 2 milioni di civili siriani fuggiti in Turchia.
Dell’accordo se n’è saputo la scorsa settimana, quando la Turchia dichiarava di aver accettato di consentire ad aerei armati degli Stati Uniti di decollare dalla base di Incirlik. Aviogetti turchi iniziavano le missioni sulla Siria settentrionale. Ulteriori dettagli, tra cui la composizione delle forze dell’opposizione siriana da inviare ad occupare l’area protetta, sono ancora in fase di elaborazione secondo i funzionari, che sotto anonimato hanno parlato delle operazioni in evoluzione. “Quando le zone nel nord della Siria vengono liberate dalla minaccia (dello Stato islamico), zone di sicurezza verranno ovviamente formate“, aveva detto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu. “Gli sfollati possono essere collocati in quelle zone sicure“.
I funzionari degli Stati Uniti non hanno contestato la descrizione turca e hanno detto che la copertura aerea della coalizione degli Stati Uniti avrebbe operato tutto il giorno designando gli obiettivi dello Stato islamico.
Ma hanno detto che gli Stati Uniti non designano ufficialmente la zona, circa 40 miglia di profondità per 68 miglia lungo il confine, come protetta.
Un alto funzionario dell’amministrazione ha detto in un comunicato che “tutti gli sforzi militari congiunti” con la Turchia “non includono l’imposizione di una no-fly zone“. “Quello di cui parliamo con la Turchia è cooperare per supportare i partner sul terreno nel nord della Siria che contrastano lo SIIL“, dice la nota. “L’obiettivo è creare una zona liberata dallo ISIL e garantire maggiore sicurezza e stabilità al confine della Turchia con la Siria“. SIIL è un altro termine per Stato islamico.
Il segretario generale della NATO ha detto che l’Alleanza terrà consultazioni a Bruxelles in risposta alla richiesta turca dopo un attentato suicida in Turchia nella settimana precedente. Le consultazioni sono a norma dell’articolo 4 della NATO, consentendo ad ogni membro di convocare una riunione quando ritiene che la propria integrità territoriale o sicurezza è minacciata.
La NATO ha schierato batterie antimissile Patriot in Turchia all’inizio del 2013, dopo che la Turchia ricorse all’articolo 4 quando suoi cittadini furono uccisi da razzi sparati dal governo siriano oltre confine ed aerei siriani avevano violato il suo spazio aereo.
L’amministrazione Obama ha resistito a lungo alla creazione di zone di sicurezza in Siria protette dalle forze aeree della coalizione degli Stati Uniti, affermando che le operazioni aeree dovrebbero essere volte solo contro lo Stato islamico.
Il Pentagono ha sostenuto che se colpisse le regioni della Siria occidentale, vicino a dove il governo combatte i numerosi gruppi di ribelli e militanti, potrebbe provocare uno scontro con le difese aeree siriane concentrate nella zona. La Turchia in precedenza aveva rifiutato l’uso di Incirlik per gli attacchi aerei degli Stati Uniti, a meno che non decidevano d’istituire una zona protetta lungo il confine.
Ma diversi aspetti del conflitto sono cambiati da quando i governi ne discussero la prima volta alla fine del 2014. Le forze di Assad hanno perso molto terreno nel nord-ovest, anche presso Aleppo, seconda città della Siria, verso la coalizione di forze militanti moderate negli ultimi mesi. Allo stesso tempo, lo Stato islamico ha scacciato le forze curde da molte roccaforti, da nord ed est dell’Eufrate al confine iracheno, avanzando poi verso ovest. I militanti ora controllano il confine della Siria dal fiume ad Azaz, a nord di Aleppo.
Il cambiamento di posizione della Turchia iniziò sei settimane prima, dopo l’avanzata dello Stato islamico di maggio per catturare Azaz, il valico più vitale per i ribelli moderati sostenuti dagli Stati Uniti. L’offensiva fu bloccata con l’aiuto tardivo di limitati attacchi aerei degli Stati Uniti. I ribelli siriani, che chiesero con urgenza il supporto aereo, si lamentarono che i convogli dello Stato islamico erano confluiti verso le loro posizioni senza alcun intervento degli aerei da guerra della coalizione. I funzionari degli Stati Uniti in seguito notarono che gli attacchi richiesti dai turchi sarebbero stati più efficaci se gli aerei volavano da Incirlik, a 250 miglia di distanza, piuttosto che da una base nel Bahrayn. La zona ora aperta agli Stati Uniti va da Azaz a Jarablus sull’Eufrate.
Secondo i resoconti dei media turchi, si estenderà verso sud fino ad al-Bab, alla periferia di Aleppo, ma non includerà Aleppo. Non è chiaro se l’amministrazione abbia informato il governo siriano delle nuove operazioni nel nord-ovest.
Il governo degli Stati Uniti aveva indirettamente avvertito Assad di non interferire negli attacchi aerei degli Stati Uniti contro lo Stato islamico iniziati nel settembre 2014 in Siria settentrionale, centrale e orientale.
Ma tali attacchi non furono visti come un problema, dato che il governo siriano aveva praticamente ceduto quelle zone ai militanti, conducendovi operazioni minime. Una volta che l’area viene liberata, il piano è concederne il controllo a ribelli moderati non ancora identificati. Stati Uniti e Turchia hanno interpretazioni differenti su quali gruppi possano essere definiti “moderati”. Sarà quindi possibile per i civili sfollati trovare rifugio nella zona, cosa che porterebbe alla realizzazione delle ambizioni turche per alleviare il problema dei profughi in Turchia.
Eliminare lo Stato islamico dalla zona sotto controllo sarebbe un duro colpo strategico per il gruppo, privandolo degli ultimi accessi al mondo. Dopo aver perso il controllo dell’importante valico di frontiera di Tal Abyad verso le forze curde, a giugno, lo Stato Islamico controlla solo due piccoli valichi, a Jarablus e al-Rai, attraverso cui passa il contrabbando di combattenti stranieri. Tali città di confine sono la prossima priorità nella lotta contro lo Stato Islamico, secondo funzionari turchi e statunitensi. La velocità con cui i militanti si sono sbriciolati a Tal Abyad, sotto fulminanti attacchi aerei degli Stati Uniti e qualche combattimento a terra, ha dimostrato che la forza aerea può operare contro il gruppo, secondo funzionari curdi e statunitensi. Tal Abyad si trova ad est dell’Eufrate e di Kobane, dove le forze curde scacciarono, con l’aiuto degli attacchi aerei degli Stati Uniti e dei rifornimenti turchi, lo Stato Islamico, all’inizio del 2015.
L’accordo, inoltre, muta le dinamiche in altre regioni del nord della Siria a vantaggio della Turchia, che vede con allarme come i curdi siriani si avvantaggino degli attacchi degli Stati Uniti ad est dell’Eufrate. “Dopo la cattura di Tal Abyad con la significativa assistenza degli Stati Uniti, il passo successivo sarebbe l’avanzata dei curdi ad ovest dell’Eufrate occupando molti territori“, aveva detto Soner Cagaptay dell’Istituto di Washington per la Politica del Vicino Oriente. “Ciò ha contribuito ad accelerare l’accordo. Ora si vedranno massicci bombardamenti aerei nella regione, che non finirà solo nelle mani dei curdi.
Il capo del gruppo curdo avvantaggiatosi dagli attacchi degli Stati Uniti esprimeva la preoccupazione che il piano per la zona porti all’ingresso di truppe turche. Salah Muslim leader del Partito dell’Unione Democratica della Siria (PYD), ha spesso accusato la Turchia di sostenere lo Stato islamico per contrastare l’influenza curda e ha detto che tutte le forze turche che entrassero in Siria saranno considerate “invasori”. Il PYD e la sua ala militare, le YPG, sono alleati del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), le cui basi in Iraq furono colpite da attacchi aerei turchi poco prima. Il PKK vuole stabilire uno Stato curdo nella regione che comprende parti di Turchia, Iraq, Siria ed Iran. Stati Uniti e Turchia l’hanno etichettato organizzazione terroristica.
Traduzione di Alessandro Lattanzio –
SitoAurora