Se è visibile un risultato della politica di attacchi economici del presidente Trump questo è stato quello di riavvicinare le diverse potenze mondiali, di aver favorito la normalizzazione di nuove partnership economiche e prodotto la cooperazione reciproca fra i paesi oggetto delle sanzioni USA. Tutti i paesi in questione hanno maturato l’orientamento di unirsi contro l’egemonia statunitense.
I brutali attacchi finanziari attuati da Washington su diversi paesi hanno prodotto di fatto un autoisolamento degli Stati Uniti che non erano mai stati così isolati dalla comunità mondiale, tenendo conto dei loro ruolo di superpotenza leader fino a pochi anni addietro.
A contrasto di questo, risulta che si è formato un nuovo terreno di solidarietà e partnership contro questa pressione illecita sull’economia mondiale e questo coinvolge varie potenze globali, tra cui Russia, Cina, Iran, indiscutibilmente anche la Turchia e probabilmente il Pakistan..
A seguito all’annuncio di sanzioni contro l’Iran, gli Stati Uniti hanno cercato di imporre le proprie politiche anche alla Turchia attraverso un’operazione di strangolamento finanziario , che ha colpito anche altri stati. La Turchia è stata colpita con dazi e con una guerra valutaria che ha fatto crollare la lira turca e schizzare i suoi tassi di cambio con il dollaro, con l’abnorme salita dei tassi di interesse che sono diventati uno strumento per Washington per costringere la Turchia ad accettare le sue richieste illegali. Tuttavia, la posizione ferma della Turchia contro questa illegalità, e la posizione del popolo turco che si è schierato in massa contro l’attacco economico di Washington al loro paese, ha creato un ambiente ostile agli USA dove Ankara sta assumendo una forte posizione internazionale contro questo attacco, riavvicinandosi alla Russia ed all’Iran.
Molti analisti ritengono che gli Stati Uniti stiano cercando di stabilire “un sistema egemonico di nuova generazione” con cui, utilizzando il loro potere geofinanziario, vorrebbero “schiacciare” la Russia, la Cina, la stessa UE, l’Iran e la Turchia attaccando la loro economia e le istituzioni finanziarie con mosse manipolative. Le sanzioni contro l’Iran, le dispute sulle difese del sistema della NATO e l’accordo sul clima e così via sono stati argomenti di lite tra gli alleati transatlantici della NATO. Germania, Francia e Regno Unito insieme alle istituzioni dell’UE hanno già adottato misure severe contro le sanzioni statunitensi sull’Iran e hanno dichiarato che Bruxelles e gli Stati membri non lasceranno che Washington faccia pressione sulle società europee.
L’Amministrazione di Donald Trump, che ha cercato di stabilire (senza successo) un contatto diretto con il presidente russo, Vladimir Putin, ha voltato le spalle ai suoi vecchi alleati europei ed ha messo in questione i vecchi accordi di cooperazione esistenti. A causa di questo ambiente conflittuale, l’UE è ora più vicina alla Turchia e all’Iran rispetto agli Stati Uniti. La Germania rafforza la sua cooperazione energetica con la Russia, resistendo alle pressioni USA e dichiara apertamente di lavorare per modificare i propri orientamenti guardando sempre più ad est, verso i mercati emergenti.
Questo nuovo scenario internazionale realizza un nuovo ordine globale in cui tutte le potenze pregiudicate dalle sanzioni di Washington stanno optando di unirsi contro le azioni irrazionali e non diplomatiche degli Stati Uniti. In altre parole, gli Stati Uniti sono diventati la spina dorsale di un sistema che viene riformato e ristrutturato sulla base di nuove realtà emergenti che rigettano il dominio geofinanziario di Washington ed adottano nuove forme valutarie e nuovi canali finanziari per le loro transazioni, sottraendosi al ricatto economico e finanziario manovrato delle piazze di New York e Londra.
Il sistema finanziario mondiale, dominato dagli anglo USA, che è stato utilizzato come una clava dall’Amministrazione di Washington contro i paesi ostili o non conformi agli interessi statunitensi, è destinato a essere affiancato da un sistema parallelo di cui si fa promotrice la Cina in cooperazione con i paesi aderenti al gruppo dell’Accordo di Shangai che comprende oltre alla Russia e alla Cina tutti i più importanti paesi dell’Asia. Pechino ha lanciato con successo, nel Marzo di quest’anno, la sua prima grande offerta di futures sul petro-yuan, la sua moneta nazionale, che ha rappresentato una modifica sull’assetto del mercato del commercio del greggio , fino ad oggi espresso sempre in dollari. L’operazione ha riscontrato il successo e la crescita delle transazioni nella nuova forma valutaria.
Nel frattempo, la Turchia ha superato questa operazione economica grazie alle sue misure forti e al sostegno finanziario di paesi come il Qatar che ha investito 15 miliardi sulla sua economia e della Cina, oltre al deciso appoggio della sua popolazione. La crisi prodotta a Washington si è rivelata un’opportunità per la Turchia di stabilire una nuova forma di solidarietà e cooperazione non solo su scala nazionale, ma anche su basi internazionali.
Ancora di più l’opportunità ha consentito a Pechino di tessere una rete di grandi paesi interessati ad adottare la sua moneta per gli scambi internazionali in sostituzione del petroldollaro e, in alcuni casi, di svolgere la funzione di ivestitore e finaziatore di economie di paesi emergenti che cercano di affrancarsi dal neocolonialismo anglo americano.
Il quadro internazionale sta quindi muovendosi verso un profondo cambiamento non solo geopolitico ma anche geofinaziario e sempre di più si avverte il declino ed il ridimensionamento del potere globale USA e l’avvento di nuovi centri di sviluppo che inevitabilemnte puntano tutti verso l’Asia.
Le sanzioni e le guerre commerciali stanno contribuendo a questo cambiamento, anche se gli obiettivi che avevano mosso Washington nell’intraprendere la sua brutale guerra economica non contemplavano gli effetti che oggi si stanno manifestando. Potrebbe essere la dura lezione della Storia che determina la fine irreversibile del vecchio mondo unipolare sognato dai neocon di Washington.
Lo accetteranno?
Questo è il grande interrogativo.
di Luciano Lago
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