Marcello Veneziani, uomo di destra a tutto tondo, si chiede, dopo l’agrigentino avviso di garanzia, quale sarà la sorte si Matteo Salvini.
Il titolo del suo pezzo è assertivo e profetico: “Ecco come andrà a finire”. Veneziani prevede che Salvini, malgrado sulla questione dell’immigrazione goda di un consenso oceanico, sarà fatto fuori. Da chi? Dall’onnipotente solita élite oligarchica in sodalizio con la sinistra in tutte le sue sfumature.
Veneziani conclude quindi il suo articolo scrivendo:
«Per questo so come andrà a finire. Il consenso a Salvini prima o poi si sgonfierà, quando vedranno che non potrà dare i frutti sperati, che il loro Tribuno sarà isolato, le sue decisioni saranno sistematicamente smantellate dai Palazzi. Allora gli italiani si adatteranno, come sempre hanno fatto, abbozzeranno perché non vogliono mica imbarcarsi in una guerra civile. Si rifugeranno nelle tv e negli smartphone. E quello stanno aspettando gli sciacalli e le iene variamente disseminati nei media, nei tribunali, nei palazzi di potere. D’altra parte, è vero, non si può pensare di governare senza creare una classe dirigente, senza dotarsi di una strategia, ma soltanto a pelle, a orecchio, a botte di tweet, video e like. E così resterà quel divario assoluto tra la gente e il potere, ognuno troverà l’alibi per farsi i fatti suoi. E l’Italia sarà bell’e fottuta».
Al giudizio apologetico di Salvini e della sua crociata anti-immigrati fa da contraltare quello sprezzante, rancoroso sul “popolino italiano”.
E’ plausibile che vada a finire così?
Sì, lo è. E’ possibile che Salvini, lasciato eventualmente solo dai Cinque Stelle e dai boiadi nordisti della Lega, venga lasciato solo e che a qual punto il sistema, dopo avergli permesso di salire alle stelle lo getti nelle stalle. Una delle tante meteore italiane insomma.
Andrà a finire così se Matteo si lascerà inchiodare alla croce dell’immigrazione. Se insomma resta prigioniero del suo ordine del giorno, che è oramai ben accetto dall’élite e su quell’albero vorrà impiccarlo.
Non andrà a finire così se Salvini farà finalmente la mossa del cavallo.
Dovrebbe smettere di picchiare ossessivamente sul tasto dell’immigrazione, prendere atto che facendolo fa il gioco dei suoi nemici.
Dovrebbe cambiare spartito e musica e picchiare sul tasto che l’élite davvero teme, quello della politica economica e sociale. Nove italiani su dieci (anche quelli che hanno votato a sinistra e a destra) sperano che questo governo imprima una svolta seria per quanto attiene a lavoro, pensioni, reddito, sanità, scuola…
Lo farà?
Lo vedremo presto, nei prossimi mesi.
Vedremo se davanti all’euro-oligarchia si farà paladino della sovranità popolare e nazionale (per ciò stesso democratica) o se diventerà uno dei tanti Masaniello d’Italia.
Ps Con tutto il rispetto che si deve a quella figura tragicomica di Masaniello, capopolo, fatto diventare Viceré, e poi finito ammazzato da scagnozzi dall’aristocrazia.
Da: Sollevazione
Fonte: qui
SALVINI, OSSIA IL TORTO DI AVER RAGIONE. Non sarà perdonato.
In Italia “le cose vanno selvaggiamente” (Irlmaer)
Salvini si è messo nei guai veramente con la sua dichiarazione su Facebook. Non mi sembra se ne renda conto. Forse non conosce appieno il potere in mano alla casta giudiziaria, che ha così esplicitamente sfidato. Un potere di triturare un uomo fino alla morte, di fronte al quale non c’è scudo. Non certo nel voto degli elettori.
Forse era troppo giovane ai tempi di Enzo Tortora e dei tanti “suicidi” in carcere al tempo di Mani Pulite. O non ricorda decenni in cui hanno triturato Andreotti con un pentito, che lo acusava di afer “baciato Riina”.
Salvini si è posto nella classica situazione di essersi messo dalla parte del torto pur avendo sostanzialmente, profondamente ragione. Questa è la situazione preferita dalla magistratura quando ti ha scelto come nemico, perché la “legge” vive di forma e non di sostanza.
Nel suo linguaggio da “giovane”, poco sottile e poco articolato nella sfera leguleia, Salvini intendeva dire una cosa che i suoi seguaci hanno capito al volo: voi magistrati avete dimostrato di non essere “terzi”; avete ostentato il vostro essere “di parte”; insomma vi comportate contro la Lega e contro di me non come un ordine neutrale, ma come un partito avverso. Ora, io vi dico: visto che siete un partito, fatevi votare, come io sono stato votato. Combattete ad armi pari.
Che i magistrati – almeno quelli che hanno perseguito Salvini – siano “di parte”, è perfino inutile farlo notare, tanto è evidente. Il pm di Agrigento, Luigi Patronaggio, che ha incriminato Salvini per i “sequestrati” della Diciotti, è stato fotografato mentre partecipa a un incontro presieduto da Matteo Renzi e dal suo ministro della Giustizia, Orlando (e dopo, Renzi profetizzò che Salvini sarebbe caduto “per via giudiziaria”). Niente di male, si sono subito affrettati a dire i media. Io sono abbastanza vecchio da ricordare un tempo in cui un magistrato, specie in provincia, non partecipava a feste e inviti di persone importanti, ancor meno politici, perché non si potesse sospettare che era “amico” di gente che, magari, avrebbe dovuto inquisire.
Lo so, sembra impossibile, ma c’è stato un tempo in cui i magistrati sapevano che la loro funzione esigeva questo appartarsi ascetico: per la salvaguardia dell’autorità, che è cosa molto diversa dal potere, e della dignità dell’Ordine. Era prima dell’avanzameno automatico nelle carriere . Non a caso “Ordine” si chiamava quello giudiziario, un ricordo di una laica investitura sacerdotale. I magistrati d’oggi si sono conquistati la prerogativa di giocare su tutti i tavoli: lasciare i tribunali per farsi eleggere in un partito, poi tornare in aula come giudicanti o accusatori, fare comunella con amici di partito e anche con avvocati, diventare addetti di un ministro e poi tornare procuratori. Ebbene: questo è patologico, ed è per questo che noi italiani dei giudici abbiamo paura, non rispetto.
La parzialità del pm Patronaggio è dimostrata da altri fatti, molto più gravi a mio giudizio ddella foto con Renzi. Abbiamo visto che l’avviso che ha mandato a Salvini contiene una sola accusa, il sequestro di persona.
E’ una salutare diminuzione. Perché, secondo Repubblica, alla Procura di Palermo il Patronaggio aveva mandato una memoria in cui aveva accumulato una dozzina di capi d’importazione contro Salvini. Riporto:
Articolo 289 ter del codice penale. “Sequestro a scopo di coazione”. Per “costringere” l’Unione Europea alla redistribuzione dei migranti contro la convenzione di Dublino.
Articolo 605. “Sequestro di persona”. Articolo 606, “Arresto illegale”.
articolo 328 .Articolo 323. Abuso d’ufficio.
Violazione, inoltre, dell’ “articolo 5 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. “Nessuno può essere privato della sua libertà”, e quindi dell’art. 13 della Costituzione (“La libertà personale è inviolabile”), e dell’articolo 10 comma tre della Costituzione, che prevede il diritto di asilo allo straniero “al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche”.
Non basta ancora. Patronaggio voleva accusare Salvini anche di “violazione del Regolamento di Dublino del 2013, che stabilisce i criteri per le richieste di “protezione internazionale”. Dell’articolo 10 ter del Testo unico sull’immigrazione: il quale prevede che i migranti vengano “tempestivamente informati” del diritto all’asilo. Dell’articolo 47 della legge 7 aprile 2017 (Legge Zampa), che prevede il rilascio del permesso di soggiorno ai minori non accompagnati. Dell’articolo 60 della Convenzione di Istanbul e l’articolo 7 del decreto legislativo del 19/11/2007, numero 251: norme che prevedono la massima tutela per le donne che hanno subito violenza. Infine, il delitto di non aver indicato subito il porto di sbarco, previsto da norme internazionali, come il “Safety of life” del 1974, ma anche dalla procedura di coordinamento fra Viminale e Guardia costiera (la “Sop 009/2015”).
Il codice usato come mitraglia
E’ evidente da questa serqua che il pm, contro Salvini, ha voluto usare il codice penale come un randello in una rissa; più precisamente come una mitragliatrice o – se vogliamo – un fucile a pallettoni: gli sparo tutta la mitraglia, qualche spezzone lo beccherà. La pretestuosità della massima parte di tali accuse è stata poi comprovata dal fatto che i poveri profughi clandestinis enza documenti, se la sono squagliata dal centro d’accoglienza, e la UE ha rimproverato l’Italia per questo dicendo che andavano detenuti in centri chiusi. Patronaggio poi, passata la rabbia, ha contenuto la mitraglia ad una sola accusa mirata. Bene così,ma è stato evidente che ha agito per animosità di fazione. Impulsivamente, come ha agito Salvini: ma a un magistrato l’impulsività non produce danni, al politico sì.
La parzialità – nel senso di essere di parte, politicamente aderente a fazione – del procuratore di Genova Francesco Cozzi, che “dà la caccia” ai 46 o 49 milioni della Lega (che non sono mai esistiti)
non ha nemmeno bisogno di essere intuita, perché è scritta nella sua biografia: è stato direttore dell’ufficio dei rapporti con il Parlamento per un ministro del governo Prodi (1996-98), l’allora ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick, che dell’indipendenza dell’ordine giudiziario fece strame quando fece ri-arrestare Eric Priebke nel 1996, dopo che costui era stato assolto dal tribunale militare. Ed oggi Flick, importante genovese, ha espresso un giudizio radicalmente negativo sul governo “del cambiamento”, con termini, usati da tutto l’Establishment (da Amato, da Cacciari…) che bollano questo governo come eversivo, illegittimo, da rovesciare con ogni mezzo.
Procuratori da ricusare?
E’ un procuratore che i difensori della Lega potevano “ricusare” – nella causa sui fondi della Lega con la motivazione che non appare credibilmente “terzo” ? Potevano invocare la”legittima suspicione”, ossia il “legittimo sospetto che, nel corso di un processo, testimoni e giudici possano essere influenzati da circostanze ambientali”? Non so abbastanza di legge per saperlo. Da cittadino, posso attestare che ho avuto un “presentimento” anche sulla causa che questo procuratore s’è trovato in mano, il collasso del ponte Morandi. Infatti dopo due settimane, ha iscritto come indagati soprattutto dei dirigenti del Ministero Trasporti; e certo, alcuni singoli individui di Autostrade, per omicidio”colposo”, reato comparabilmente lieve. Per Autostrade (che non ha nemmeno nominato) il pm ha detto: «L’iscrizione avviene anche nei confronti di una società, c’è un’ipotesi di iscrizione per violazione delle legge 231»
Si tratta di “responsabilità amministrativa”, una responsabilità secondo me minore di quella penale . Mi pare un reato da Corte dei Conti. Come ha detto lo stesso Cozzi, essa “ è ricollegata all’unico reato che può essere presupposto dalla 231, tra quelli per i quali c’è l’iscrizione, che è omicidio colposo con violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro». Altri reati visibili ad occhio nudo, dalla segretezza del contratto di Concessione agli immensi profitti concessi da governanti molto amici, e alla riduzione all’osso delle spese di manutenzione promesse e non adempiute, fino ai funzionari pubblici che vengono assunti con grossi stipendi da Atlantia – su questi, cade l’amnesia. I padroni se la cavano con qualche risarcimento.
Ma torniamo al dunque. A Salvini che sfida questi magistrati dicendo, “io sono stato votato e voi no”. Intende dire: voi siete di parte, come sono di parte io: ma io lo sono legittimamente, perché mi sono esposto al suffragio popolare, voi no.
Ha ragione nella sostanza, ed è questo che suscita la sete di sangue nella magistratura, che sente come un delitto da punire. Lesa maestà! Ha smascherato la ipocrita finzione di “terzietà” della casta, ed questo che essa non perdona, perché la colpisce nel potere indebito che ha conquistato da Mani Pulite: il “potere ispettivo” preventivo sulla società, gli agenti economici, la politica, i governanti. Che fa della magistratura il vero gruppo di governo: deep state improprio e indebito, “legale” nella forma e radicalmente anti-democratico, radicalmente ingiusto nella sostanza.
Quindi Salvini è nei guai grossi. Perché ha smascherato questa finzione della magistratura “terza” e neutrale, significa averla contro con la rabbia che le ci fa’ paura, e non aver più una difesa “legale” su cui contare e fidare. Ha solo la “legittimità” che gli viene dal voto. Che non ha nessun potere reale, nel senso di concreto. I giudici possono intercettarlo, accusarlo di qualunque cosa, mandare la polizia ad arrestarlo in via preventiva, e lui non può farci niente. Nella pratica, per mettersi contro un potere del genere, capace di tali esorbitanze, un politico dovrebbe avere un partito armato – perché qui si esce dalla “legalità” e si entra in un’altra sfera della politica, che non voglio evocare, e che se si vice viene chiamata “lotta di liberazione”). Inutile dire che non ha un partito armato, mentre le procure hanno la polizia giudiziaria ai loro ordini.
Siamo in una (caotica,all’italiana) situazione di conflitto fra poteri che scivola, non ce lo nascondiamo, nelle vie di fatto, ossia nella guerra civile. A questo punto, c’è solo una figura che può attenuare il conflitto e incanalarlo; come capo supremo dei tre ordini, come presidente del Consiglio Superiore della magistratura, può chiedere ai giudici di riconoscere che sono venuti meno alla loro “terzietà”, ed hanno parteggiato, e dopo esigere da Salvini qualche riparazione severa.
Guardate che un presidente della Repubblica lo ha fatto. Quando Craxi, capo del governo, accolse una delegazione che gli espose le violazioni giudiziarie che stavano triturando Enzo Tortora, accusato di delitti da cui risultò alla fine completamente estraneo (ma dopo anni di galera e lo sviluppo del cancro), “il Consiglio Superiore della Magistratura voleva votare una mozione di censura del presidente del consiglio Craxi. Il presidente della repubblica, Cossiga, rilevano l’enormità di questa pretesa del parlamentino della giustizia di sfiduciare il governo, minacciò di far intervenire i Carabineri per sciogliere la seduta manu militari, se avessero osato insistere.
Perché il Consiglio “si è posto fuori dalla legge, ha gravemente compromesso i rapporti con altri organi dello Stato”, ha commesso una inaudita usurpazione di poteri e gravemente leso le prerogative del capo dello Stato”. ”
“Si piegarono. Questo gesto di Cossiga fu l’unico atto , in tanti anni, delle Istituzioni dello Stato per fronteggiare con la dovuta energia le esorbitanze dell’ordine giudiziario e di chi pretendeva di rappresentarlo a quel modo” (Maurizio Mellini).http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/11/15/cossiga-csm-sei-fuorilegge.html
Orbene: vi pare che l’attuale abitante del Quirinale abbia la capacità di elevarsi “sopra le parti”, e fare l’estremo garante nel conflitto fra i poteri? Vi pare che abbia il senso dello Stato e i coglioni quadri del Gran Sardo?Giudicate voi.
Per questo ho citato Irmaer: “in Italia, “le cose vanno selvaggiamente”.
E vado in vacanza per una settimana.
Sperando che il Quirinale mi sorprenda.
Nessun commento:
Posta un commento