La Quota 100 può coesistere con le altre forme di pensione anticipata? Facciamo chiarezza.
Tra i temi più “caldi” di queste settimane c’è sicuramente quello riguardante la riforma delle pensioni che il Governo intende attuare a partire dal prossimo anno.
Ad oggi ci sono ancora molti dubbi riguardanti la riforma delle pensioni; l’unica certezza, infatti, è rappresentata dall’introduzione della Quota 100 per la quale le risorse necessarie verranno stanziate con la Legge di Bilancio 2019. A tal proposito nei giorni scorsi vi abbiamo spiegato come fare per andare in pensione con la Quota 100, lasciando però spazio ad alcuni dubbi che il Governo dovrà chiarire al più presto.
Come noto i dubbi riguardano dei possibili limiti per accedere alla pensione con la Quota 100 (anche se Salvini ha escluso questa possibilità) o anche delle penalizzazioni sull’importo dell’assegno previdenziale per coloro che decideranno di ricorrere a questo strumento.
Qui invece vogliamo fare chiarezza su un altro dubbio in merito alla riforma delle pensioni: c’è chi teme, infatti, che con l’introduzione della Quota 100 il Governo deciderà di eliminare tutti gli altri strumenti che consentono l’uscita anticipata dal lavoro, così da ridurre l’impatto economico della riforma.
Quante possibilità ci sono che ciò accada? Facciamo chiarezza.
Gli strumenti per anticipare l’uscita dal lavoro
Come noto ad oggi ci sono diversi strumenti che consentono ai lavoratori (in alcuni casi solamente a determinate categorie) di andare in pensione prima del raggiungimento dei requisiti previsti dalla pensione di vecchiaia.
Ad esempio, con la pensione anticipata Inps gli uomini possono andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica una volta maturati 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre le donne con 41 anni e 10 mesi. Dal 2019, però, complice l’adeguamento con le speranze di vita, i requisiti per la pensione anticipata Inps saranno incrementati di 5 mesi.
C’è poi una forma di pensione anticipata ancora più conveniente ma riservata solamente ad alcune categorie di lavoratori: stiamo parlando della Quota 41 alla quale possono accedere coloro che prima del compimento dei 19 anni avevano maturato 12 mesi di contributi (i cosiddetti lavoratori precoci). Questi possono accedere anticipatamente alla pensione una volta maturati 41 anni di contributi; anche in questo caso, però, dal 2019 è in programma un incremento di 5 mesi del requisito richiesto.
Per anticipare l’uscita dal lavoro, poi, c’è la RITA (acronimo di rendita integrativa temporanea agevolata); con questa si può accedere alla pensione con 5 anni di anticipo.
Con la RITA si può smettere di lavorare all’età di 61 anni e 7 mesi, percependo nei 5 anni che mancano alla pensione un assegno sostitutivo della pensione che viene finanziato dal fondo di previdenza complementare al quale è iscritto il lavoratore.
Infine segnaliamo l’Ape Sociale e l’Ape Volontario, i due anticipi pensionistici introdotti dal Governo di Centrosinistra nella precedente legislatura per rendere più flessibile la Legge Fornero. Entrambi - così come la RITA - consentono di anticipare l’uscita dal lavoro percependo negli anni che mancano al raggiungimento della pensione un assegno mensile.
Nel caso dell’Ape Sociale questo assegno non comporta penalizzazioni sul futuro assegno previdenziale (ed è per questo che solo alcune categorie di lavoratori svantaggiati possono ricorrere a questo strumento), mentre con l’Ape Volontario il lavoratore subisce una decurtazione mensile dell’assegno previdenziale così da saldare il prestito erogato dall’istituto di credito.
Con la Quota 100 saranno eliminate le altre pensioni anticipate?
Ci si chiede a tal proposito se questi strumenti continueranno ad esistere anche dal prossimo anno oppure se - vista l’introduzione della Quota 100 - dobbiamo aspettarci una loro cancellazione.
Ebbene per quanto riguarda le misure strutturali non c’è nulla da temere; almeno per il momento non c’è alcun rischio per la loro cancellazione. La pensione anticipata Inps, così come la RITA non cesseranno di esistere una volta che la Quota 100 entrerà a far parte del sistema previdenziale italiano, quindi tutti quei lavoratori che si sono fatti già una previsione su quando potranno andare in pensione utilizzando uno di questi strumenti non hanno nulla da temere in merito.
Per quanto riguarda la Quota 41 però c’è un appunto da fare: nel 2019 questa dovrebbe continuare ad essere riservata ai soli lavoratori precoci poiché - almeno per il momento - il Governo sembra aver deciso di non estenderla anche ad altri lavoratori (come previsto dal contratto) così da non aumentare eccessivamente i costi della riforma.
Il discorso cambia per l’Ape Volontario e l’Ape Sociale visto che queste due misure sono solamente in una fase sperimentale. Ad oggi ci sono poche possibilità che il Governo decida di renderle strutturali e il primo a pagarne le conseguenze dovrebbe essere proprio l’Ape Sociale, in scadenza il 31 dicembre 2018. In questi giorni l’Esecutivo sta subendo diverse pressioni dai sindacati i quali chiedono di confermare l’Ape Sociale così da non danneggiare i lavoratori a cui oggi è consentito accedervi.
Nonostante le richieste dei sindacati però l’Ape Sociale sembra avere le ore contate; ancora 12 mesi di validità, invece, per l’Ape Volontario, visto che in questo caso la deadline è fissata al 31 dicembre del 2019.
Fonte: qui
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