UN INGEGNERE A “LIBERO”: “IL PONTE MORANDI ERA UN ASSURDO STRUTTURALE
CON GLI ANNI, I CAVI ALL'INTERNO DEI PILONI IN CALCESTRUZZO SI RILASSANO. SI CHIAMANO TREFOLI E SONO FATTI DI FILI DI FERRO INTRECCIATI. QUANDO SI VERIFICANO MICROFRATTURE NEL CALCESTRUZZO, ANCHE A CAUSA DELLA CORROSIONE DEL SALE DEL CLIMA MARINO, S'INNESCA OSSIDAZIONE CHE ROMPE I SINGOLI FILI, A CATENA SI SPEZZANO GLI ALTRI E IL PILONE COLLASSA. ORA BISOGNEREBBE…”
Elisabetta De Dominis per “Libero quotidiano”
Il crollo del ponte Morandi dimostra una cosa: la cultura serve, senza competenze non si costruisce e nemmeno si è in grado di valutare quanto è stato costruito. Tutti si riempiono la bocca della parola magica «manutenzione». Si chiedono: è stata fatta la manutenzione ordinaria o straordinaria? Senza sapere di cosa si tratta. Qui non c' è manutenzione che tenga. Vediamo perché.
CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA
«Il ponte Morandi è crollato perché era un assurdo strutturale. Alla base della progettazione c' era un errore di filosofia strutturale che ha portato a costruire in modo sbagliato: in calcestruzzo. Il ponte di Brooklyn è in metallo. La Torre Eiffel in metallo. Sono stati costruiti a fine Ottocento e sono ancora in piedi». È perentorio l' ingegnere B., esperto nella progettazione di ponti in acciaio. Ma non vuole esporsi, chiede a Libero di rimanere anonimo, perché il governo dovrà affidarsi a degli esperti.
CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA
Di Maio non si è ancora accorto che il governo è socio di Autostrade per l' Italia, la società controllata dai Benetton per il 30,2%, attraverso Cassa Depositi e Prestiti. Dovranno assumere degli esperti in comune. Il timore è che questi daranno un colpo al cerchio e uno alla botte per salvare la baracca. Ma così non si tiene su un ponte, gli altri ponti fatti negli anni '60, quando i ponti si facevano preferibilmente in cemento perché il ferro costava molto, 100 lire il chilo, e l' America drenava gran parte dei metalli.
Qual è l'errore strutturale?
«L'acciaio resiste a trazione, è il materiale principe per resistere a trazione, mentre il calcestruzzo resiste solo a compressione. Significa che fai lavorare a trazione un materiale che non ha questa vocazione. I tiranti costruiti in calcestruzzo contengono cavi in precompresso. Sì, un ponte lo fai star su, ma quanto dura? Contravviene a tutti i codici di sicurezza. Sarà soggetto a terremoti, forza del vento. Quelli degli anni '60 crolleranno tutti».
CROLLA IL PONTE MORANDI A GENOVA
Che accade ai ponti costruiti in precompresso?
«Con gli anni, i cavi all' interno dei piloni in calcestruzzo si rilassano. Si chiamano trefoli e sono fatti di fili di ferro intrecciati. Quando si verificano microfratture nel calcestruzzo, non solo a causa del traffico di mezzi pesanti, aumentato del 300% dagli anni '60, ma anche a causa della corrosione del sale del clima marino, s' innesca un' ossidazione che rompe i singoli fili, a catena si spezzano gli altri e il pilone collassa».
Di chi è la responsabilità?
«Leggo tante dichiarazioni dei politici che sostengono che bisogna far pagare i responsabili. In questi casi concorrono una serie di circostanze: il progetto può esser stato fatto bene e realizzato male o viceversa, il monitoraggio non eseguito o comunque non sufficiente. Il nostro è un mestiere delicato. Innanzitutto dobbiamo seppellire queste povere vittime. Dopodiché il governo deve fare una profonda meditazione su come si progettano e si controllano i ponti».
CROLLA IL PONTE MORANDI A GENOVA
C' è un problema nelle gare d' appalto?
«Nelle gare d' appalto i progetti esecutivi non si possono variare, solo migliorare a parità di prezzo. Nelle ultime gare preliminari non è valutato il merito tecnico, ma solo il sistema di monitoraggio, che dovrebbe essere una conseguenza ovvia. Il che significa: se fai un ponte male, lo puoi solo controllare con i sensori.
Ma un ponte in calcestruzzo non si può controllare completamente nemmeno con i sensori. Come dire che non ha senso. Controlli quanta farina un celiaco mangia, quando non può mangiare farina? Un ponte in calcestruzzo è come un cuore malato: bisogna sostituirlo, buttarlo giù. Invece si preferisce fare la manutenzione sul vecchio, che alla fine costa pure di più, affiancando agli stralli dei cavi di acciaio».
Cosa suggerisce?
CROLLA IL PONTE MORANDI A GENOVA
«Andrebbe cambiato il codice degli appalti, voluto dal governo di centrosinistra, che prevede a base di gara i progetti esecutivi non modificabili. Le ultime gare preliminari delineano solo il sistema di monitoraggio dei ponti: non valutano il merito tecnico, ma solo il monitoraggio. Costruire bene non serve».
Si stanno costruendo ancora ponti in precompresso?
«Purtroppo sì. E questa tragedia dimostra che fra 40 anni ne vedremo le conseguenze. Il rilassamento dei cavi è inevitabile: non si può controllare nemmeno con i sensori. Semmai bisogna controllare che i ponti siano progettati e fatti bene. I ponti in acciaio sono leggeri, trasparenti, il comportamento si vede subito. E richiedono la metà del tempo di realizzazione rispetto a quelli in calcestruzzo». Fonte: qui
Il Paese che cade a pezzi: ecco altri due ponti a rischio
Da anni gli automobilisti lanciano l'allarme.
A preoccupare è soprattutto il «Lodo» di Cadibona
Da anni gli automobilisti lanciano l'allarme.
A preoccupare è soprattutto il «Lodo» di Cadibona
A preoccupare è soprattutto il «Lodo» di Cadibona
Quello che Genova ci lascia è il diritto al dolore. Il diritto alla polemica. E il diritto alla paura.Ognuno di noi dallo scorso martedì ogni volta che passa su un ponte stradale con la sua abbassa il volume dell'autoradio e rallenta il suo respiro, magari in modo impercettibile.
Abbiamo paura, in modo irrazionale, d'accordo. Ma in qualche caso questa ansia ha qualche ragione che la ragione non conosce. Lo sanno bene gli automobilisti che percorrono l'autostrada A6 Torino-Savona, che sbirciano i piloni di alcuni dei viadotti di quest'opera più o meno coeva del ponte Morandi di Genova e si chiedono quando anche quegli arcobaleni di cemento e arditezza verranno giù. Sono giganti malmessi, scrostati, affaticati, che la gente fotografa e posta angosciata. E a guardarle, quelle immagini, non si può dar torto agli utenti di quell'autostrada. Autostrada che - per chi non la frequenta - ha il bucolico nomignolo di «Verdemare», è entrata in servizio nel 1960, ha subito vari lavori di raddoppio e adeguamento nel corso dei decenni successivi (annettendosi anche la celebre pista di prova della Fiat dove il collaudatore Claudio Maglioli superò i 387 chilometri orari con una Lancia LC2) è gestita dalla società Autostrada dei Fiori controllata dalla Sias del gruppo Gavio, quarto operatore autostradale al mondo con oltre 4mila chilometri in concessione in Italia ma soprattutto in Brasile.
I viadotti della paura sono per lo più nel tratto ligure dell'opera, quello più accidentato da un punto di vista orografico e che è un ottovolante da vertigine. Il ponte che più preoccupa è quello di Lodo nel comune di Cadibona, verso la fine dell'autostrada, al chilometro 115, quasi a Savona. I piloni sono senza pelle, scrostati, per larga parte privi del calcestruzzo che ricopre l'armatura, che a sua volte si mostra arrugginita e non proprio in piena forma. Le foto postate sui social dagli utenti hanno spinto la società di gestione a emanare un «tranquillizzante» comunicato: «Tale opera d'arte - si legge - al pari di tutte le restanti presenti sulla tratta autostradale in gestione, viene sottoposta con cadenza trimestrale a verifiche e controlli. Le risultanze di tali ispezioni non hanno evidenziato alcuna criticità di carattere statico. La mancanza dei copriferri è accentuata dagli interventi posti in essere dalla Società per il disgaggio dei calcestruzzi superficiali che, in caso di caduta, avrebbero potuto costituire potenziale pericolo per coloro che transitano sulla sottostante strada vicinale in località Pian dei Carpi». I termini tecnici intimoriscono e confondono. Ma la verità è che dopo il crollo del ponte Morandi, su cui da decenni la società di gestione garantiva che fosse tutto a posto, queste parole equivalgono a curare un tumore con l'aspirina.
Ma ci sono anche altri ponti che tolgono il sonno agli automobilisti dell'A6. Preoccupano le condizioni del Castellaro situato nel tratto compreso tra Altare e Savona in direzione del capoluogo, che fa parte della carreggiata storica Ceva -Savona costruita alla fine degli anni Cinquanta, su cui la società sta provvedendo a lavori di miglioramento sismico. Secondo il Codacons, da tenere d'occhio ci sono anche il viadotto Chiaggi a Priero e quello Stura di Demonte a Fossano.
Fonte: qui
LA VERITA' SUL PONTE MORANDI VIENE DALLA SVIZZERA
ANTONIO BRENCICH, DOCENTE DI STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO ALLA FACOLTÀ DI INGEGNERIA DI GENOVA, OSPITE A “IN ONDA”, LA7
CROLLA IL PONTE MORANDI A GENOVA
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