PER LA MANUTENZIONE NE SONO STATI SPESI 5 E I PROFITTI SONO STATI 2,1 MILIARDI, IN GRAN PARTE FINITI AGLI AZIONISTI (600 MILIONI AI BENETTON)
Antonio Spampinato per “Libero quotidiano”
Conoscere i dettagli delle concessioni che legano a doppio filo lo Stato alle 25 società che gestiscono le autostrade italiane è impossibile perché vengono da sempre secretati. Sono invece di dominio pubblico i conti delle società concessionarie quotate, la separazione dei ricavi per tipologia, gli investimenti effettuati per rinnovare le infrastrutture gestite e quelli che avrebbero invece dovuto fare per contratto.
E visto che una bella fetta delle polemiche di questi giorni relativa al crollo del ponte Morandi di Genova riguarda proprio gli alti profitti registrati dalle aziende che gestiscono il traffico autostradale rispetto agli investimenti ritenuti da molti scarsi, è possibile mettere in fila qualche numero per schiarirsi le idee.
Autostrade per l' Italia (Aspi), concessionaria per una bella fetta di asfalto, viadotti e gallerie del Belpaese, è una società detenuta al 100% da Atlantia, azienda quotata in Piazza Affari e detenuta per il 30% da Edizione, holding della famiglia Benetton. I Benetton, famosi per aver creato l' omonimo colosso dell' abbigliamento, hanno da tempo diversificato i loro investimenti e nella loro scatola finanziaria detengono partecipazioni in molte società che spaziano nei più diversi settori: dalle assicurazioni, alle banche, allo sport, alla ristorazione, ai media.
Se si mettono insieme i profitti incassati da Atlantia relativi ai soli pedaggi autostradali, si vede che dal 2001 - anno successivo alla privatizzazione di Società Autostrade finita in mano alla cordata guidata dai Benetton - al 2017, l'azienda ha portato a casa 43,7 miliardi di euro. Come ha calcolato il Sole24Ore, in questo periodo Atlantia ha pagato 5 miliardi di imposte allo Stato e 3,6 miliardi all' Anas e al Tesoro a titolo di canone e oneri accessori.
Tolti poi i costi del lavoro (7 miliardi), gli oneri finanziari (7,2 miliardi) e altri costi, oltre agli investimenti, i profitti veri e propri di questi 16 anni sono risultati pari a 2,1 miliardi, cioè 130 milioni di euro l'anno, in gran parte distribuiti agli azionisti sotto forma di dividendi.
Ai Benetton, che ribadiamo di Atlantia hanno il 30%, sono andati, per quanto riguarda gli utili da pedaggi, della grossa circa 600 milioni.
INTERVENTI
Ma quanto ha investito Aspi, cioè Atlantia, sulla rete in concessione? Circa 5 miliardi in interventi di manutenzione e 13,6 miliardi per ampliamenti, migliorie e nuove opere. Totale circa 17 miliardi. In una nota dei giorni scorsi Autostrade per l' Italia ha ricordato che «negli ultimi cinque anni (2012-2017) gli investimenti della società in sicurezza, manutenzione e potenziamento della rete sono stati superiori a 1 miliardo di euro l' anno».
Tanti? Pochi? Chi accusa l' Aspi di avere il braccino corto dice che sono comunque molti meno di quanto si era impegnata a investire. BusinessInsider ha pubblicato la cifra complessiva investita dai 25 concessionari nel periodo 2009-2016: 15 miliardi spesi a fronte di impegni per 21,7 miliardi.
Tornando alla sola Aspi e focalizzando l' attenzione sui tratti della A7 (Milano-Genova) e A10 (Genova-Savona, dove si trova il ponte Morandi) si nota che, secondo quanto dice Il Fatto citando un documento del ministero dei Trasporti, gli investimenti sono stati di soli 17 milioni nel 2016 contro i 44 previsti. Nel periodo 2008-2016 in quelle tratte autostradali Atlantia ha investito 76 milioni contro i 280 milioni promessi.
Se si amplia il raggio d' azione a tutta la rete sotto la concessione di Aspi, nello stesso arco temporale sono stati spesi in manutenzione, ampliamento e ammodernamento 8,3 miliardi contro i 9,9 miliardi programmati. In questo periodo, i ricavi netti da pedaggio sono aumentati del 20% nonostante una riduzione del traffico del 3%. Per la cronaca ieri il titolo Atlantia è risalito del 5,68% in Borsa. E la Consob ha avviato un accertamento sull' andamento a Piazza Affari, soprattutto dopo il -22% di giovedì. Chi ha comprato?
“AVENDO INCASSATO APPENA 9,5 MILIARDI DI UTILI IN 15 ANNI DI CONCESSIONE AUTOSTRADALE, BISOGNA FARE ATTENZIONE A NON PERDERE NEANCHE UN CENTESIMO. ALTRIMENTI LE FUTURE GRIGLIATE POTREBBERO ESSERE A RISCHIO. ADESSO CHE FINALMENTE SONO ADDOLORATI, A QUATTRO GIORNI DALLA TRAGEDIA, I MANAGER DI AUTOSTRADE PROVERANNO A DARE UNA MANO. VOI CAPITE CHE SLANCIO DI AMOR PATRIO? ANZICHÉ RITIRARSI IN QUEL DI TREVISO, NEL SILENZIO, O A CORTINA PER UN' ALTRA GRIGLIATA, CON OLIVIERO TOSCANI A FARE LA DANZA DEL VENTRE NELLE FESTE DI FAMIGLIA, NIENTE: SI SPINGONO FINO A DARE UN AIUTO ALLE VITTIME..."
Mario Giordano per “la Verità”
E adesso basta con tutti questi attacchi ai Benetton: non lo sapete che «si preparano a fare ammenda»? Sono passati quattro giorni dal crollo di Genova e i signori di Treviso, digerita la grigliata di pesce a Cortina e i festeggiamenti del Ferragosto, ci mettono un attimo a inquadrare il problema: è stata una tragedia. Poi dicono che non sono perspicaci. I soliti attacchi populisti e giustizialisti.
Niente: invece loro sono lestissimi. Eccoli lì: appena quattro giorni dopo, vogliono «uscire dal bunker comunicativo» e addirittura «sono pronti a chiedere scusa». Mica corbezzole. Financo «chiedere scusa». Non è facile, sapete? Ricordate Fonzie di Happy Days? Ecco, ci sono parole che a volte proprio non ti escono di bocca. Invece loro in soli quattro giorni ce l'hanno fatta. Avrebbero potuto anche far prima, se non ci fossero stati i gamberoni da grigliare, ma vorrete mica criticarli per qualche ora di ritardo? Si tratta comunque di un'impresa eroica.
La riscossa comunicativa dei Benetton è stata annunciata ieri mattina, a suon di titoli, dai giornaloni nazionali, dove finalmente al quarto giorno di cronache della tragedia sono comparse le foto di Luciano: sul Corriere a pagina 5, sulla Stampa a pagina 7. Repubblica invece non ce l'ha fatta ancora, ma non si può avere tutto dalla vita, soprattutto quando si è compagni di consigli d'amministrazione. Ovviamente il nome dei Benetton viene tirato in ballo dai giornaloni solo per spiegare che è partita la riscossa comunicativa dei medesimi. E anche questo è un fatto straordinario: i giornali che non hanno mai parlato di Benetton, ora parlano della riscossa comunicativa dei Benetton.
Se uno si fosse informato solo su quelle pagine oggi cascherebbe dal pero: ma che c'entrano i Benetton con la tragedia di Genova? Perché devono riscuotersi? Ma devono riscuotersi o riscuotere? In ogni caso, precisano gli articoli scodinzolanti come Oliviero Toscani, non bisogna criticare il silenzio che ha preceduto il grande sforzo comunicativo, perché «le parole sono importanti, ma anche il silenzio lo è». Del resto si sa che i Benetton sono abbonati al silenzio.
Da sempre comunicano pochissimo. Mai slogan ad effetto. Mai interviste. Mai titoli sui giornali. Anche Luciano, per dire, è sempre stato un campione di ritrosia, fin da quando compariva nudo sui manifesti della pubblicità.
Dopo l'antipasto sui giornali del mattino, la riscossa comunicativa si è poi completata nel pomeriggio, con la conferenza stampa dell'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci. Il quale con il volto (abbronzato) di circostanza ci ha tenuto a dirsi molto addolorato. Ha parlato di «vicinanza». Di «strazio». Di «partecipazione alla sofferenza». Il primo comunicato della società, nel giorno della tragedia, non aveva dato la medesima impressione, dal momento che usava il linguaggio della viabilità stradale senza neanche un riferimento alle vittime, ma che cosa volete farci?
Ognuno ha i suoi tempi di reazione. Anche il dolore, per dire, non è che ti viene subito.
Ogni tanto è a scoppio ritardato. Pure il fatto che, prima di addolorarsi, le Autostrade abbiano fatto pagare il pedaggio a tutti, persino alle ambulanze, è normale no? E anche quell' altra decisione di chiedere comunque tutti i soldi previsti dalla concessione, fino all'ultimo centesimo: vorrete mica accusarli di insensibilità? Del resto, prima di addolorarsi, uno deve pensare a sistemare i suoi conti, non vi pare?
Avendo incassato appena 9,5 miliardi di utili in 15 anni di concessione autostradale , bisogna fare attenzione a non perdere neanche un centesimo. Altrimenti le future grigliate potrebbero essere a rischio. Qualche giornalista, durante le conferenza stampa, ha chiesto come mai il dolore sia scoppiato proprio adesso.
E Castellucci ha spiegato che è stato per «rispetto». Come avevamo fatto a non capirlo?
Per rispetto, è ovvio. Prima le Autostrade hanno «avuto la sensibilità di aspettare» perché c' era l' emergenza. Si capisce, no? Anche quando muore il padre di un tuo amico, per dire, non è che tu ti precipiti a chiamare subito. Devi «avere la sensibilità di aspettare che passi la fase dell'emergenza», poi magari gli mandi un sms per ricordargli le scadenze delle rate del mutuo. Poi gli ricordi i versamenti Tarsu.
Poi alla fine, se proprio devi, organizzi una conferenza stampa. Magari proprio nel giorno del lutto e dei funerali. Anche questa, la conferenza stampa nel giorno del lutto e dei funerali, è una bella prova di «sensibilità», non vi pare?
Comunque adesso che finalmente sono addolorati, a quattro giorni dalla tragedia, i manager di Autostrade sono pronti a mettersi a disposizione del Paese. Con sacrificio.
Con generosità. Per esempio: daranno un sostegno alle famiglie delle vittime. Lo giuro: un sostegno economico. Pensate un po'. E anche un aiuto agli sfollati. Non chiederanno loro, per dire, il pedaggio per trasferirsi in una casa in affitto, macché: proveranno a dare una mano. Voi capite che slancio di amor patrio? Anziché ritirarsi in quel di Treviso, nel silenzio, o a Cortina per un' altra grigliata, con Oliviero Toscani a fare la danza del ventre nelle feste di famiglia, niente: si spingono fino a dare un aiuto alle vittime.
Non è fantastico? Lo so, i soliti populisti, demagoghi, nemici del progresso e delle foto United Colors diranno che tutto ciò non è dovuto a uno slancio di generosità ma è previsto nell'accordo di concessione (articolo 6 ter: la concessionaria si assume la responsabilità per i danni a persone e cose), ma voi non fateci caso.
Se volete essere accolti nei salotti buoni dovete dire che questa è una grande prova di serietà e responsabilità aziendale. Quasi commovente. (Nota per il redattore del giornalone unico: per rafforzare il concetto si prega di utilizzare in grande evidenza la foto dell' amministratore delegato di Autostrade per l' Italia Giovanni Castellucci in posa addolorata ai funerali).
Ah, dimenticavo: ovviamente Autostrade per l'Italia è pronta anche a ricostruire il ponte. Ci metteranno 8 mesi soltanto, sono pronti a partire anche lunedì. Dovranno tirare giù qualche altra casa, ma tranquilli: non la faranno pagare agli inquilini, macché. Risarciranno loro. Per i lavori, nessun problema di appalti: saranno affidati alle aziende del gruppo, così si fa prima. E ci si guadagna pure qualche euro. Ma non si fanno questione di soldi, quando si è davvero addolorati, come spiega bene l'amministratore delegato.
Il quale, ovviamente, si guarda bene dal pensare alle dimissioni, anzi scandisce bene che non si assume nessuna responsabilità. Del resto il ponte mica l'ha costruito lui, no?
Ci manca solo che adesso le Autostrade chieda i danni agli eredi dell'ingegner Riccardo Morandi. Forse ci penseranno. Adesso, però, è tempo di «aiutare chi ha bisogno». E siccome quando si aiuta parlare di cifre è «roba arida», come spiega Castellucci, e le Autostrade hanno dimostrato in queste ore che aride non lo sono mai state, ecco fatto il conto del tutto: 500 milioni di euro.
Tanti soldi? Forse. Ma sempre la metà degli utili incassati in un annoComunque, adesso non si parla di soldi. Di quello, al massimo si parlava mentre il ponte veniva giù. Adesso si parla di dolore. United Dolors of Benetton. E forse proprio perché sono così addolorati, fra uno strazio postumo e l' altro, i signori di Treviso hanno pensato bene di ricostruirsi uno pool di professionisti che solo a nominarli già se n' è andato lo stipendio annuale di una decina di operai: lo studio Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners sul piano legale, con l'aggiunta dell' ex ministro Paola Severino, esperta in questioni giuridiche, il comunicatore Paolo Comin, professionista indiscusso, con lo studio di pr più noto di Genova, Barabino & Partners, e speriamo di non avere dimenticato nessuno.
Alcune riunioni di questo gruppo di lavoro potrebbero arrivare a costare quasi quanto la ricostruzione del ponte, ma che ci volete fare? Mostrarsi addolorati va bene, fare ammenda pure, uscire dal bunker comunicativo, figuriamoci. A patto che poi a pagare sia qualcun altro. Mica i Benetton. Loro, a quattro giorni dalla tragedia, già hanno speso il loro dolore. Non vorrete mica fargli spendere anche dei soldi?
Fonte: qui
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