9 dicembre forconi: STAVOLTA E’ IL TURNO DI "SUPERCIUK" JEAN CLAUDE JUNCKER: “L’ITALIA NON INCOLPI LA UE, LAVORATE DI PIÙ E MENO CORRUZIONE”

venerdì 1 giugno 2018

STAVOLTA E’ IL TURNO DI "SUPERCIUK" JEAN CLAUDE JUNCKER: “L’ITALIA NON INCOLPI LA UE, LAVORATE DI PIÙ E MENO CORRUZIONE”

DOPO LE POLEMICHE, LA VERSIONE INTEGRALE DEL VIDEO CON L’INTERVENTO È SPARITA DAL SITO UFFICIALE DELLA COMMISSIONE 

LA GIOSTRA DI OFFESE RICEVUTA: DA “SCROCCONI” ALLE PAROLE DI OETTINGER E MARKUS FERBER

Marco Bresolin per “la Stampa”

Martin Selmayr JunckerMARTIN SELMAYR JUNCKER
Un messaggio per il nuovo governo? Questa volta arriva direttamente dalla bocca di Jean-Claude Juncker: «Gli italiani devono occuparsi di più delle regione povere dell’Italia. Più lavoro, meno corruzione e più serietà. Basta addossare le responsabilità all’Ue». Parole destinate a incendiare nuovamente il clima, ora che in cabina di regia sta per insediarsi un esecutivo a trazione sovranista.

JUNCKERJUNCKER




E di questo rischio se ne devono essere accorti – tardivamente – anche in Commissione: verso le 21 di ieri sera, la versione integrale del video con l’intervento del presidente è sparita dal sito ufficiale. Proprio mentre il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, chiedeva un’immediata smentita per le «inaccettabili parole» pronunciate pubblicamente dal lussemburghese. Il video con le dichiarazioni è ancora rintracciabile su YouTube. Juncker ha parlato ieri di Italia durante la conferenza «Nuovo Patto per l’Europa».
JUNCKER TAJANIJUNCKER TAJANI




Non lo ha fatto nel suo intervento, ma rispondendo a una domanda. E inizialmente ha cercato di tenersi alla larga dalla questione. «Questa settimana preferisco rimanere cauto, prudente e silenzioso. Dico solo che ho fiducia nella genialità degli italiani». Lo scivolone di Gunther Oettinger nei giorni scorsi aveva sollevato un polverone di polemiche, tanto che lo stesso Juncker era dovuto correre ai ripari per tamponare la gaffe del commissario tedesco con una nota.

E meno male che ieri aveva detto di voler stare in silenzio. Perché quando gli è stata posta una domanda sulla situazione della disoccupazione giovanile nel Mezzogiorno, il numero uno della Commissione non ha risparmiato frecciate: «Gli italiani devono occuparsi delle regioni più povere dell’Italia, il che significa più lavoro, meno corruzione e serietà». Juncker ha utilizzato l’espressione «more work» e non «more jobs», dunque non si riferiva alle politiche occupazionali ma proprio alla necessità di «lavorare di più». «Noi li aiuteremo, come abbiamo sempre fatto – ha aggiunto il capo della Commissione –, ma basta con questo giochino di addossare le responsabilità sull’Ue. Un Paese è un Paese, una nazione è una nazione. Prima vengono le nazioni, poi l’Europa».
JUNCKER TAJANIJUNCKER TAJANI

E' il solito rimpallo di responsabilità tra Bruxelles e le capitali. Juncker ha anche rivendicato l’intervento della sua Commissione sui vincoli economici europei, oggetto delle critiche italiane. Ha detto che l’approccio alla flessibilità ha «indebolito» le regole «stupide» dell’approccio pro-austerità, anche se «siamo stati fortemente criticati, dalla Germania, dall’Olanda, dall’Austria».

MERKEL JUNCKER1MERKEL JUNCKER1
«All’Italia, nel 2016 e nel 2017, abbiamo concesso flessibilità che le ha permesso di spendere 18 miliardi di euro. E abbiamo evitato di sanzionarla» per le violazioni «del Patto di Stabilità. Una cosa senza precedenti». Secondo Juncker questo ha portato a risultati perché, diversamente, «avremmo ucciso la debole ripresa». In serata è iniziata la pioggia di reazioni alle frasi di Juncker sul Mezzogiorno. Non solo dal Movimento Cinque Stelle o da Giorgia Meloni («Bevi di meno», il poco sobrio invito della leader di Fratelli d’Italia). Matteo Salvini ha replicato definendo le parole del presidente come «vergognose e razziste». «Ci faremo rispettare», ha avvertito il ministro dell’Interno in pectore. Contro Juncker si è schierato anche il ministro uscente, Carlo Calenda, che ha bollato come «indegne» quelle parole: «Se confermate – ha detto – meriterebbero dimissioni istantanee».
GUNTHER OETTINGERGUNTHER OETTINGER

2 - I TEDESCHI HANNO ROTTO IL WURSTEL - DOPO LA SPARATA DEL COMMISSARIO OETTINGER (“I MERCATI INSEGNERANNO ALL’ITALIA A VOTARE BENE”), CI PENSA IL DEPUTATO DELLA CSU, MARKUS FERBER, A SOFFIARE SUL FUOCO: “LA TROIKA DOVREBBE INVADERE ROMA E PRENDERE IN MANO IL MINISTERO DELLE FINANZE” - LA SAI L’ULTIMA? A ESPRIMERE PREOCCUPAZIONE PER LE VICENDE ITALIANE CI HA PENSATO ANCHE…LA GRECIA! QUI

Fonte: qui

SI TAGLI LA MANGIATOIA CHIAMATA UE ...

SERVONO SOLDI, SI TAGLINO I 12 MILIARDI CHE DIAMO E CHE LA UE CI RITORNA INDIETRO CON I SUOI VINCOLI.

SPENDIAMOLI PER CIO' CHE CI SERVE, SENZA PASSARE DALLA UE.

Quanto dà e quanto riceve l'Italia dall'Unione europea

Grazie al sito della Commissione Europea dedicato al bilancio possiamo facilmente consultare tutti i dati degli ultimi anni, che specificano quanto sia stato il contributo nazionale e quanto abbia dato l’Unione per i diversi programmi di spesa (il file .xls che si scarica cliccando su “Download data 2000-2014”). Riassumiamo le cifre per l’Italia nel grafico successivo.


Come si vede il picco massimo raggiunto, nel 2013, è di 15,748 miliardi di contributo, con una media negli ultimi 10 anni di circa 14 miliardi di euro all’anno. 

Quanto ai 12 miliardi di euro che verrebbero restituiti, si tratta di un dato corretto se riferito al 2015 (12,338). L’anno prima invece la cifra si era fermata a 10,695 miliardi, e nel 2013 era stata di nuovo poco superiore ai 12 miliardi di euro.

Nel 2015 la differenza è stata inferiore a 1,9 miliardi di euro, nel 2014 era di 3,7 miliardi scarsi, nel 2013 di 3,2 miliardi, nel 2012 di 4 miliardi e nel 2011 c’era stato il record di 4,75 miliardi. Si può dire che, nell’ultimo quinquennio, il trend sia stato di una progressiva riduzione del divario tra contributi dati e ricevuti.

I conti sono leggermente diversi se si guarda alla Relazione annuale della Corte dei Conti sui rapporti finanziari con l’Unione europea e l’utilizzazione dei fondi comunitari. La Corte utilizza infatti i dati della Ragioneria generale dello Stato che, come si legge nella Relazione, “non tengono conto di alcune differenze di contabilizzazione rispetto alla Commissione, sul lato dei versamenti, né delle somme che non transitano per la tesoreria, sul lato degli accrediti”. Il picco del 2013 arriva a 17,16 miliardi di euro, e la media degli ultimi 5 anni è superiore ai 15 miliardi di euro all’anno. Resta corretto il dato sui 12 miliardi, se riferito al 2015.

Il “saldo netto” per il periodo 2009-2015 tra versamenti fatti alla Ue e accrediti ricevuti è per la Corte di 37,747 miliardi, per una media di 5,4 miliardi all’anno di differenza tra quanto l’Italia ha dato e quanto ha ricevuto da Bruxelles (si arriva in realtà a 5,5 miliardi per via di una recente decisione che ha ricalibrato gli apporti dei singoli Stati).

Ma, come avverte la stessa Corte, “la dinamica degli accrediti dipende anche dalla capacità progettuale e gestionale degli operatori nazionali, e dall'andamento del ciclo di programmazione, e quindi il saldo netto negativo non è di per sé espressione di un ‘trattamento’ deteriore per l'Italia rispetto a quello di Paesi che si suppongono più avvantaggiati”. In altre parole, i soldi che arrivano dall’Europa bisogna saperli spenderee l’Italia non brilla particolarmente in questa abilità.
BELLA IDIOZIA, I SOLDI SIAMO CAPACI DI SPENDERLI SENZA ALCUN SUGGERIMENTO DELLA UE!!!
SAREBBE SUFFICIENTI TENERSELI E SPENDERLI SULLE EFFETTIVE NECESSITA' ED URGENZE E NON SULLA PROGETTUALITA' FATTA DA BRUXELLES CHE LASCIA IL TEMPO CHE TROVA!!!
A conferma di ciò, la Corte valuta che l’aumento delle risorse che l’Italia riceva da Bruxelles (+15,7% nel 2015 rispetto all’anno precedente) sia il “frutto di un più elevato assorbimento di risorse dai fondi europei”.

Sempre secondo la Relazione annuale della Corte dei Conti, l’Italia si colloca al quinto posto come “contributore netto” (cioè per differenza tra versato e ricevuto) in base al criterio del calcolo algebrico, dietro Germania, Regno Unito, Francia e Paesi Bassi. Se invece per calcolare il contributo netto si adotta il criterio della percentuale del Reddito Nazionale Lordo (Pil + flussi di reddito da e per Paesi terzi), l’Italia – con lo 0,34% – scivola all’ottavo posto, venendo “sorpassata” anche da Danimarca, Svezia e Belgio.

Restiamo insomma tra i Paesi ricchi dell’Unione europea che, in base alle regole comunitarie, contribuiscono maggiormente allo sviluppo comune. La differenza tra quanto diamo e riceviamo dipende però anche dalla capacità del Paese di spendere i fondi comunitari che vengono messi a disposizione. Su questo fronte pare si registri un progressivo miglioramento. 
Fonte: qui

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