9 dicembre forconi: LUCA LANZALONE, L'UOMO CHE HA DOVUTO DIMETTERSI DALLA PRESIDENZA DI ACEA ERA NEL CUORE DEL SISTEMA PENTASTELLATO

mercoledì 27 giugno 2018

LUCA LANZALONE, L'UOMO CHE HA DOVUTO DIMETTERSI DALLA PRESIDENZA DI ACEA ERA NEL CUORE DEL SISTEMA PENTASTELLATO

DALLA MONTAGNA DI CARTE DELL'INCHIESTA SALTA FUORI, TRA UNA CATERVA DI OMISSIS, ANCHE UNA TELEFONATA IN CUI LANZALONE SI VANTA DI AVER TROVATO UNA SOLUZIONE AL PROBLEMA DEL PAGAMENTO DELLA PIATTAFORMA ROUSSEAU, VERO CUORE DEL SISTEMA DEL M5S, DA PARTE DEI DEPUTATI GRILLINI

Francesco Bonazzi per la Verità

Non sarà facile scaricare Luca Lanzalone, l' uomo che sussurrava le nomine ai 5 stelle dopo essere entrato nel giro di Luigi Bisignani, attraverso l' immobiliarista di «Stadio capitale» Luca Parnasi. I vertici del Movimento, da Luigi Di Maio e Davide Casaleggio in giù, dopo gli arresti hanno cercato di appioppare l' errore politico di puntare sull' avvocato genovese alla sindaca Virginia Raggi.
LANZALONELANZALONE

Ma la prima cittadina di Roma non ci sta a prendersi tutto il fango e ha detto ai magistrati che l' ingaggio del rampante Lanzalone le è stato suggerito da Adriano Bonafede, avvocato toscano un tempo in buoni rapporti con il Pd e oggi niente meno che ministro della Giustizia, e da Riccardo Fraccaro, che ha preso il posto di Maria Elena Boschi ai Rapporti con il Parlamento.

Peccato che dalla montagna di carte dell' inchiesta romana salti fuori, tra una caterva di omissis, anche una telefonata in cui Lanzalone si vanta di aver trovato una soluzione al problema del pagamento della piattaforma Rousseau da parte dei deputati grillini.
parnasi giorgetti lanzalonePARNASI GIORGETTI LANZALONE
Insomma, l' uomo che ha dovuto frettolosamente dimettersi dalla presidenza di Acea era nel cuore del sistema pentastellato.

Il 9 marzo scorso, il primo mercoledì dopo la semivittoria di domenica 4 marzo, Beppe Grillo e Davide Casaleggio scendono a Roma insieme ai vertici della piattaforma Rousseau per catechizzare i nuovi deputati.

L' incontro, blindatissimo per la consueta fobia nei confronti della carta stampata, ha come scopo quello di illustrare le potenzialità rivoluzionarie della piattaforma, che consente anche un dialogo diretto con gli elettori. Un sistema che ha attirato e attira l' interesse di molti leader politici all' estero, per come permette di disintermediare i classici meccanismi novecenteschi di formazione del consenso, dalle televisioni in giù, utilizzando al meglio le potenzialità della Rete.

LANZALONE E LUIGI DI MAIOLANZALONE E LUIGI DI MAIO
E come aveva rivelato Il Foglio del 31 gennaio scorso, «l' articolo 6 del regolamento obbliga tutti i nuovi eletti in Parlamento a versare una tassa mensile da 300 euro a Rousseau (che fanno almeno 3 milioni di euro in 5 anni). Il movimento è così legato mani e piedi, giuridicamente, economicamente e tecnicamente, a un' associazione privata su cui non ha nessun potere o vigilanza». Vista dall' altra parte, però, una struttura del genere garantisce formalmente il pieno distacco tra la Casaleggio & associati e l' Associazione Rousseau, anche se gli uomini sono poi più o meno gli stessi.

LUCA LANZALONELUCA LANZALONE
Ebbene è in questo contesto assai delicato che va letta l' intercettazione dei carabinieri delle ore 12:55 di venerdì 1 giugno, il giorno in cui entra in carica il governo gialloblù affidato a un altro avvocato esterno al Movimento, il professor Giuseppe Conte. Al telefono sono Luca Lanzalone, ora ai domiciliari per presunta corruzione, e un certo Luciano, che usando un telefono dello studio legale Lanzalone è con ogni probabilità il socio Luciano Costantini.

Il presidente di Acea, che la sera prima dell' arresto verrà intercettato mentre partecipa a una rara cena romana di Casaleggio, scambia notizie con il socio su quello che accade ai vertici del M5s. Ecco la sintesi riportata nelle carte dagli uomini dell' Arma: «Luca chiede se ha notizie dei loro amici e Luciano dice che segue la cosa con Davide.
Luciano dice di aver proposto che gli eletti devono pagare i 5 stelle e il Movimento fa un accordo con Rousseau. Discutono della vicenda».
LANZALONE RAGGI DI MAIOLANZALONE RAGGI DI MAIO

Come si vede, a meno che si tratti di due avvocati che millantano entrature e coinvolgimenti in affari che non li riguardano, il tenore della conversazione, al momento riportata solo per riassunto, ci consegna l' immagine di un Lanzalone chiamato a offrire soluzioni giuridiche su una vicenda di importanza capitale per la prima forza politica della nazione.

Perché Rousseau è il centro di tutto e il vero cuore del sistema (vincente) del M5s. Che finisca in qualche modo nelle mani di uno che si consegna al primo palazzinaro romano che passa, con corredo di Luigi Bisignani e faccendieri vari, è un po' allarmante per tanti deputati che stanno ancora disciplinatamente aspettando istruzioni per il versamento dei famosi 300 euro.
grillo casaleggioGRILLO CASALEGGIO

Già, perché dal 9 marzo a oggi, non risulta che siano state decise le modalità dell' obolo Rousseau per i nostri eletti. Probabilmente, l' arresto di Lanzalone-Mr. Wolf ha interrotto anche questa partita, oltre a chissà quali nomine «alla romana» nelle società pubbliche. Il pagamento diretto dei 300 euro a Rousseau, da parte di deputati e senatori, sarebbe il metodo più semplice, in teoria.

Ma i commercialisti del Movimento hanno fatto presente a Luigi Di Maio e soci che si potrebbe porre un problema di Iva da pagare, visto che Rousseau fornisce senza alcuna ombra di dubbio dei servizi ai deputati grillini. Ai quali però non si può chiedere, dopo il prelievo forzoso per le spese legali del Movimento, di versare pure l' Iva su questa piattaforma imposta dall' alto.

grillo casaleggio altafiniGRILLO CASALEGGIO ALTAFINI
Ecco quindi che assume valore la «soluzione Wolf», che in sostanza è una triangolazione esentasse: l' onorevole semplice paga al Movimento la sua quota, questo «compra» i servizi di Rousseau, come fossero cancelleria o servizi di telefonia, e chi gestisce la piattaforma milanese ottiene il suo compenso. Se andrà a finire così, fossimo Lanzalone, una bella parcella a Di Maio la emetteremmo. Gli servirà per le spese legali.

Fonte: qui




“LANZALONE HA DIMOSTRATO SPREGIUDICATEZZA E PERVICACIA NELL’ASSERVIRE LA PROPRIA FUNZIONE AGLI INTERESSI DEL PRIVATO” 

IL GIP HA DETTO NO ALLA RICHIESTA DI LIBERTA’ PER L’AVVOCATO: “HA DIMOSTRATO DI GODERE DI UNA RETE DI RELAZIONI ASSAI AMPIA E DI UNA NOTEVOLE CAPACITA’ DI INFLUENZARE LE DECISIONI DI ORGANI DI VERTICE DELLA POLITICA” 

IL DETTAGLIO DELLE MOTIVAZIONI

Maria Elena Vincenzi per “la Repubblica - Roma”
LANZALONELANZALONE

Le motivazioni per il no alla richiesta di libertà "Spregiudicato e al centro di relazioni politiche Da lui spiegazioni smentite da prove schiaccianti" Luca Lanzalone ha dimostrato «spregiudicatezza e pervicacia nell' asservire la propria pubblica funzione agli interessi del privato» . E per questo « il concreto pericolo di recidiva e di inquinamento probatorio appaiono assai elevati e in nulla scemati dalle sue dimissioni quale presidente di Acea» .

Sono perentorie le parole con le quali il gip Maria Paola Tomaselli ha detto no all'attenuazione della misura per Lanzalone, finito ai domiciliari il 13 giugno scorso per l' inchiesta sullo stadio della Roma dei carabinieri del nucleo investigativo coordinati dalla Procura.
LANZALONE E RAGGILANZALONE E RAGGI

Il giudice, citando anche le audizioni dei testimoni, prime fra tutte quella della sindaca Virginia Raggi e del dg del Campidoglio Franco Giampaoletti (ma anche quella del dg della Roma Mauro Baldissoni), stigmatizza il potere di cui l'ex presidente Acea godeva in Comune. «Lanzalone - scrive il magistrato - ha dimostrato di godere di una rete di relazioni assai ampia e di una notevole capacità di influenzare le decisioni di organi di vertice della politica e dell'amministrazione, nonché di una notevole disinvoltura nel ricorrere, per svolgere la sua attività di consulenza legale, anche a intestazioni fittizie».
LUCA LANZALONELUCA LANZALONE

Per il magistrato, il quadro probatorio è solido. Anzi, si è addirittura rafforzato dopo gli arresti. «All'esito delle ulteriori acquisizioni operate dall' ufficio del pubblico ministero- si legge nell' ordinanza - è stata confermata la qualità di funzionario di fatto di Lanzalone e l'incarico di natura pubblicistica rivestito nell' amministrazione capitolina».

Insomma, a dispetto della sua linea difensiva, l'avvocato genovese per il gip (così come per il procuratore aggiunto Paolo Ielo e per il sostituto Barbara Zuin che ne hanno chiesto l' arresto) era a tutti gli effetti un pubblico ufficiale. Elemento che confermerebbe il motivo per il quale il costruttore Luca Parnasi lo " gratificava" con consulenze di ogni tipo.

LANZALONE E VIRGINIA RAGGILANZALONE E VIRGINIA RAGGI
Per di più, secondo il giudice, Lanzalone ha mentito nel corso del suo interrogatorio di garanzia, un' istruttoria fiume durata quasi sette ore durante la quale l'avvocato genovese ha negato ogni addebito. «Le giustificazioni addotte da Lanzalone in relazione alle utilità ricevute, tra l' altro, appaiono in taluni casi inverosimili e sempre contraddette dai dati probatori esistenti». Proprio per questo « il quadro indiziario sussistente non appare in nulla ridimensionato, ma semmai aggravato dalle più recenti acquisizioni».

Insomma, di essere scarcerato non se ne parla. Nonostante le dimissioni dalla presidenza di Acea. Tutti questi elementi, conclude il gip, « unitamente all' assenza di alcuna consapevolezza in ordine all' illiceità della condotta contestatagli, così come è emerso dalla negazione da parte del pervenuto delle proprie responsabilità anche a fronte di palesi evidenze probatorie, rendono inidonee a salvaguardare le rappresentato esigenze cautelari misure diverse da quelle degli arresti domiciliari che sola limita in maniera sostanziale la libertà di movimento e di contatto dell' indagato».

Fonte: qui

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