TRA QUESTI C'E' SIMONA AMADIO, CANDIDATA NEL 2016 CON “NOI CON SALVINI”, CHE DICEVA: “SE IO VOGLIO ARRIVO DAPPERTUTTO E A ME NESSUNO MI DICE DI NO. QUESTA GENTE CHE PENSA…CHE IO DA 23 ANNI STO A PETTINARE LE BAMBOLE DENTRO ALLA PROCURA”
COINVOLTO ANCHE UN PREGIUDICATO
“Ma questa gente che pensa…che io veramente da 23 anni sto a pettinare le bambole dentro alla Procura, prima di Milano e poi quella di Roma…se io voglio arrivo dappertutto e a me nessuno mi dice di no”.
Parola di Simona Amadio, funzionaria della procura di Roma, finita in carcere assieme ad tre otto persone tra cui sei poliziotti, per avere informato un imprenditore Carlo D’Aguano. Gli indagati sono accusati a vario titolo, di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e per l’esercizio della funzione, di essere entrati abusivamente nel sistema informatico e di aver rivelato segreti d’ufficio. Le indagini, dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, hanno portato all’arresto anche di un pregiudicato.
L’operazione dei militari condotta con gli uomini della Squadra mobile della Questura di Roma, i quali hanno eseguito l’ordinanza emessa dal gip che ha emesso anche una misura interdittiva.
In carcere anche un dipendente che svolgeva alcune mansioni presso la Procura della Repubblica di Roma e un pregiudicato già noto agli inquirenti. La donna è stata candidata alle ultime elezioni amministrative del 2016 a Roma, nelle fila di Noi per Salvini. Da anni impiegata in procura, Amadio era compagna di Angelo Nalci (addetto all’ufficio scorte della Questura) anch’egli finito in carcere.
Nell’ordinanza del gip Cinzia Parasporo viene citato un dialogo tra i due, in cui lei “ripercorre una conversazione avuta con D’Aguano che aveva necessità di qualcuno che gli potesse fornire informazioni circa l’esistenza di procedimenti penali sul suo conto“. Amadio dice: “Io Carlo me lo voglio tenere, allora tu devi pensare amore, che come tutti ‘gli impiccionì lui ha amici poliziotti… la talpa in Procura… lui (D’Aguano ndr)…la prima cosa che mi ha chiesto è: ‘mi posso fidare?’…a lui gli serve un appoggio in Procura, cioè qualcuno che va ad aprire a va a vedere”. Ma questa gente che pensa – diceva mentre gli investigatori la intercettavano – …che io veramente da 23 anni sto a pettinare le bambole dentro alla Procura, prima di Milano e poi quella di Roma…se io voglio arrivo dappertutto e a me nessuno mi dice di no”.
“Il collega che mi ha fatto il favore di fare i tabulati – continua la Amadio richiamando un vecchio episodio -, lo sa che io mi faccio tagliare la gola ma i tabulati non escono fuori …a me nessuno mi dice di no…ma non perché sono un Padre eterno…perché in questi anni, forse, tra le tante sventure che mi sono capitate nella vita ho dato qualcosa a chi mi stava di fronte…quindi come si muovono, si muovono male“.
Fonte: qui
LA CAMORRA NELLA PROCURA DI ROMA!
LA CANCELLIERA SIMONA AMADIO DAVA INFORMAZIONI SUL FASCICOLO DELL'OPERAZIONE “BABYLONIA”, CHE HA PORTATO LA DDA A SEQUESTRARE 280 MILIONI DI EURO AI CLAN
CARLO D'AGUANO “COMPRAVA” I SEI POLIZIOTTI ARRESTATI CON SOLDI, MACCHINE E QUOTE SOCIETARIE
UNO DI LORO, FRANCESCO MACALUSO, IL 17 APRILE SCORSO HA SALVATO UN GIOVANE DI 28 ANNI CHE STAVA PER LANCIARSI DA UN PALAZZO, RICEVENDO ANCHE L'ENCOMIO DEL CAPO DELLA POLIZIA...
POLIZIOTTI E TALPA IN PROCURA UNA RETE AIUTAVA LA CAMORRA
M.Lo. per “il Messaggero”
La rete della camorra era arrivata fino al primo piano della procura di Roma, quello del procuratore e degli aggiunti. Da lì la cancelliera Simona Amadio, candidata alle ultime amministrative a Roma con la Lega, girava le informazioni sul fascicolo dell' operazione Babylonia, che lo scorso anno aveva portato la Dda a sequestrare 280 milioni di euro all' organizzazione napoletana.
L'obiettivo per Carlo D'Aguano, precedenti per droga, era rientrare in possesso dei locali che il Tribunale di sorveglianza aveva sottratto ai boss e dei quali da anni era prestanome. Ora però a finire in manette sono sei poliziotti, con accuse che vanno dalla corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, per l'esercizio della funzione, accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreti di ufficio.
Una rete che sosteneva D'Aguano nei suoi affari. In cambio, gli agenti ottenevano quote societarie dei locali, intestate a parenti. E poche migliaia, qualche volta, centinaia di euro al mese. La cancelliera la talpa, come lei stesa si definiva, aveva ottenuto piccoli vantaggi l'acquisto di due auto, una per lei, l'altra per il compagno, ma puntava a cambiare vita.
La promessa era di entrare in affari con D'Aguano, visto che una delle società finite sotto sequestro stava per cedere un ramo d'azienda. Lei aveva già pronto il prestanome. L'ordinanza, eseguita ieri dai carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dall'aggiunto Michele Prestipino, rivela che l' inchiesta è tutt' altro che conclusa: gli omissis riguardano proprio la parte relativa agli amministratori giudiziari.
LA CANCELLIERA
Che la cancelliera Amadio avesse una certa pratica con la rivelazione del segreto d'ufficio è lei stessa a raccontarlo a marzo scorso al telefono al suo compagno, Angelo Nelci, anche lui in carcere: «Ma sta gente che pensa, che io veramente da 23 anni sto a pettinare le bambole dentro alla Procura, prima di Milano e poi quella di Roma. Cioè se io voglio arrivo dappertutto.. e a me nessuno mi dice di no. Il collega che mi ha fatto il favore di fare i tabulati - dice - lo sa che io mi faccio tagliare la gola ma i tabulati non escono fuori, a me nessuno mi dice di no. Ma non perché sono un Padre eterno...perché in questi anni, forse, tra le tante sventure che mi sono capitate nella vita ho dato qualcosa a chi mi stava di fronte, quindi come si muovono, si muovono male».
DIMMI SOCIO
E se Gianluca Famulari, il poliziotto del commissariato San Basilio che dovrebbe vigilare sulla libertà limitata di D'Aguano, gli risponde al telefono «Dimmi socio», diversi sono i rapporti con Francesco Macaluso, l'eroe, che socio in affari in un locale lo è davvero, ma del quale D'Aguano subisce anche le prepotenze, come racconta la moglie in una conversazione intercettata: «Pure le minacce che c'ha fatto! Di tutto, che gli avrebbe menato, che gli avrebbe mandato la finanza, che avrebbe mandato un controllo dei vigili...Francesco c'ha sempre rubato, cioè si sono fatti i conti, adesso che non c'è lui comunque si sta incassando fatalità, no?». È ancora contro Macaluso e Famulari che la moglie di D' Aguano sbotta, chiamandoli «i 5 per cento».
LA NOTIFICA
E' Federico Rodio, un altro poliziotto finito in carcere, a chiedere consigli il 26 marzo scorso a D'Aguano su come procedere con la notifica degli atti al fratello: «Mi hanno chiamato per tuo fratello dal tribunale di Sorveglianza di Napoli e in teoria mi sa che domani ci dovrebbe avere, un processo però loro non me lo hanno saputo dire, vuoi che glielo notifico o non vuoi che glielo notifico? Che vuole fare? Ci vuole andare a sto processo?».
IL CLAN DEGLI AGENTI SPIONI "AFFARI, BELLE AUTO E LOCALI"
Maria Elena Vincenzi per “la Repubblica - Roma”
Erano tutti in società con lui, Carlo D'Aguano, pregiudicato vicino alla Camorra, vecchia conoscenza del tribunale di Roma. Era lui che, grazie a una serie di partecipazioni nei suoi bar in giro per la capitale, garantiva ai poliziotti infedeli e alle loro famiglie una vita più agiata.
Belle macchine, palestre, ristoranti. E loro, gli agenti, in cambio gli assicuravano la loro protezione e la loro devozione.
Chi lo aiutava a risolvere, per come potevano, i suoi guai con la giustizia; chi interveniva quando i suoi locali venivano controllati; chi, invece, gli portava in giro, con la volante, il cibo da un bar all' altro. Insomma, una rete di gente in divisa alla quale D' Aguano, finito in carcere, si poteva rivolgere in caso di bisogno.
Per questo i carabinieri del nucleo investigativo, coordinati dai procuratori aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino e dal pubblico ministero Nadia Plastina, ieri hanno arrestato Simona Amadio, cancelliera da anni impiegata nella segreteria di un procuratore aggiunto e sei poliziotti oltre all' imprenditore.
Il compagno della cancelliera, che era stata anche candidata nella lista Salvini alle scorse comunali, Angelo Nalci, addetto al servizio scorte, due della squadra Volanti (Francesco Macaluso e Arturo Fasolino), due agenti del commissariato Fidene ( Alessandro Scarfò e Federico Rodio) e uno di quello di San Basilio (Gianluca Famulari). Nei loro confronti i pm contestano i reati di corruzione, accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione del segreto d' ufficio.
Uno di loro, Macaluso, il 17 aprile scorso ha salvato un giovane di 28 anni che stava per lanciarsi da un palazzo in zona piazza Bologna ricevendo anche l'encomio del capo della polizia. Peccato che, oltre a quel gesto di coraggio, fosse al soldo di D' Aguano.
Scrive il gip Cinzia Parasporo nell'ordinanza che il poliziotto eroe « metteva a disposizione l'esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri in favore» dell' imprenditore. E poi elenca le utilità: il 5 per cento delle quote e la partecipazione in nero agli incassi, quantificata in 600 euro mensili, della New Arcadia, società di D'Aguano, costituita per la gestione del locale Arcadia in via di Settebagni. Le quote erano intestate alla figlia della sua compagna.
Macaluso sognava in grande.
Voleva qualcosa in più. I carabinieri hanno intercettato una conversazione tra lui e D' Aguano in cui il poliziotto dice: «Però, ti ripeto, se lo devo fare con loro, Carlo, sempre a sto 5 per cento no.... io voglio, vorrei una cosa per me fissa, una cosa che mi garantisce un futuro, una cosa». La risposta dell' imprenditore, che alcuni suoi colleghi chiamo " boss",, è: « Ti fidi di me?» .
Ma le lamentele sono molte, l'agente vuole più che gli «spicci», per questo D'Aguano medita di includerlo in una nuova società, un altro bar da rilevare a piazzale Clodio. D'altronde è lui ad intervenire e avvisare quando la polizia municipale irrompe all'Arcadia per un controllo: l'agente che ci lavora, finge di essere lì a mangiare con la famiglia ma riferisce ogni cosa. Per D'Aguano, nonostante tutto (spesso ne parla male), è una figura di riferimento: basti pensa che è Macaluso a presentargli Simona Amadio, la " talpa" della procura che lo aiuterà con i suoi procedimenti penali.
Le richieste degli agenti sono più o meno le stesse: tutti quelli finiti in manette sono in società, vera o promessa, con il pregiudicato. Tanto che la moglie di D' Aguano, a un certo punto, si sfoga con uno di loro, Fasolino dicendo del marito: «Vive di apparenze e si compra le persone. Si sta circondando di genere di m...a. Tutti a c...i loro, capito? Quello perché si vuole far comprare la macchina, quell' altro si è fatto pagare la palestra... cioè si può andare avanti così?».
E, in effetti, le carte raccontano elargizioni di ogni tipo e continue richieste di denaro. Nalci, addirittura, si fa aiutare nell' acquisto di un' Audi A5, mentre Famulari si fa prestare da D' Aguano la Ferrari. Ancora, agli atti risulta anche un bonifico da oltre 17mila euro all' Associazione Sportiva Dilettantistica Reparto Volanti, della quale Fasolino è il legale rappresentante. Il sospetto di chi indaga è che quei soldi siano poi finiti nelle tasche dei poliziotti. Che tra loro si conoscevano tutti. Un club, appunto, al servizio del boss.
«TI PRESTO LA MIA FERRARI» I REGALI DEL BOSS AGLI AGENTI
Valentina Errante per “il Messaggero”
Carlo D'Aguano, per gli uomini dello Sco che nel 2013 scoperto la san Basilio spa, centro di spaccio e smercio di cocaina, era il napoletano e si occupava della distribuzione al dettaglio nel quartiere. Ma adesso l'indagine della Dda, coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, rivela che il pusher di Roma sud gestiva altri affari: quelli legati ai clan della camorra che a giugno di un anno fa, nella maxi operazione Babylonia, avevano portato all' arresto di 23 persone, e a un sequestro di circa 280 milioni di beni, i locali a Roma continuava a gestirli. Dalla Tiburtina a Settebagni. Dalla Nomentana a Ponte Milvio. Montecarlo Cafè, Greta cafè, New Arcadia, bar La torre.
Se la cancelliera Simona Amadio che forniva informazioni dalla procura e sognava di aprire un centro estetico o un privé, c' era già un piccolo impero che i poliziotti, ora in carcere o contribuivano a gestire, in cambio di finanziamenti, regali in denaro e piccoli favori, ad esempio evitargli la scocciatura della libertà vigilata nel quartiere di San Basilio D' Aguano sapeva come essere riconoscente.
Ha fatto bonifici per un totale di 17mila 690 euro tra aprile e dicembre 2016 a favore dell' Associazione Sportiva Dilettantistica Reparto Volanti, gruppo di cui fanno parte tre degli arrestati. Ad un agente, Gianluca Famulari per una sera dello scorso autunno ha prestato la Ferrari. E li riempiva di regali e carinerie: «Io tutte le sere lo mando sempre alla caserma di via Guido Reni, robe, tramezzini, cose buone», dice ad un agente parlando dei prodotti del bar Mizzica, sebbene il locale fosse in amministrazione giudiziaria dallo scorso anno e dunque, in teoria, lontano dal suo controllo.
Poi c' erano le auto. Sono un' Audi A5 e un' Audi A3 che la Amadio e il suo compagno, il poliziotto Angelo Nelci avrebbero ottenuto grazie al rapporto con D' Aguano. E la donna litigando con il compagno lo insulta: «Ma tu la macchina con che cosa te la sei fatta? Fammi capire». E mentre sosteneva di «aver ampiamente guadagnato la somma di 4.000 euro con cui aveva acquistato la propria auto, a causa, tra l' altro, del rischio corso».
Se avesse subito un controllo fiscale, la cancelliera sapeva come giustificare l' acquisto: «Io all' Agenzia delle Entrate dico, guardi, è una cosa un po' privata, io ho una relazione con il concessionario». E Nelci racconta al telefono: «Ho un amico mio che gli ho fatto delle cortesie, dei piaceri, ma dei piaceri grossi, tramite Procura, che c' ha un concessionario proprio grosso qua a Roma, mi ha detto se passi ti faccio vedere una macchinuccia».
Del resto la donna che a D'Aguanno diceva: «Carlè, noi ci capiamo al volo», offriva sempre la sua assoluta disponibilità. «Quella cosa lì in ufficio sta andando, si sta risolvendo, tu qualsiasi cosa ti serve, lo sai, io sto a disposizione», diceva. E per mediare gli affari del prestanome dei clan la donna chiamava anche i dirigenti del Tribunale per ottenere informazioni.
IL REGALO PER IL BAMBINO
La cancelliera Amadio, che al telefono rivendicava di poter arrivare «dove voleva», puntava ad un bar sulla Cassia e un centro estetico sulla Nomentana, dove impiegare un paio di amici. D' Aguano, che in un paio di occasioni le ha regalato 1000 euro in nero, contava su di lei per avere notizie del provvedimento di confisca dei beni. E la cancelliera era solerte nell' informarlo su tutto: «Gli ho portato questo regalo per il bambino... è rimasto così perché pensa che dico le cose per dire e invece, quando porto la carta...», racconta quando consegna a D' Aguano l' intero fascicolo per la confisca, all' amica che dovrebbe diventare sua socia e prestanome nel centro estetico Very well: «Carlo è una persona intelligente, ci siamo seduti e abbiamo parlato, ho visto il locale che ci vuole dare dobbiamo vedere tutte le sale, in una potremmo fare un priveè».
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