Anche questa settimana siamo stati ospiti in radio degli amici di Spazio Economia. Ecco di cosa abbiamo parlato.
India, Cina e la diseguaglianza. L’istituto Bruegel ha svolto un’interessante ricognizione che mostra come l’ingresso della Cina e dell’India nell’economia globale abbia modificato sostanzialmente il livello di diseguaglianza nel mondo.
L’analisi ha misurato il livello di diseguaglianza in 146 paesi, che pesano per il 95% della popolazione, osservando che il miglioramento dei redditi in India e Cina è stato il fattore che ha contribuito maggiormente al notevole calo della diseguaglianza, misurato con l’indice di Gini, che si è registrato fra il 1989 e il 2015. Questa osservazione magari non consolerà chi nota come spesso la diseguaglianza sia aumentata all’interno dei paesi è aumentata, ma rimane un fatto.
Chi trova lavoro nell’eurozona?
La Banca di Francia ha pubblicato un articolo molto istruttivo che mostra come l’aumento dell’occupazione nell’area euro dal 2008 in poi sia dipeso dagli over 50.
I particolare, si è notato un notevole aumento del tasso di partecipazione al lavoro da parte dei senior, ossia gli over 60 che, spiegano gli autori, hanno prolungato la loro vita lavorativa in gran parte in conseguenza delle riforme pensionistiche, particolarmente efficaci in Germania, meno in Italia e in Francia, dove l’età effettiva di pensionamento rimane più bassa. Altro fattore determinante per questo curioso sviluppo del mercato del lavoro è l’invecchiamento della popolazione. La generazione nata durante il baby boom sta diventando anziana e forse anche in conseguenza del fatto che gode di contratti più stabili, riesce a conservare il proprio posto di lavoro, a differenza di quanto accade ai più giovani, entrati nel lavoro con forme contrattuali diverse. E questo spiega perché le classi under 50 abbiano contribuito praticamente nulla alla crescita dell’occupazione nell’eurozona.
Quanto pesa il commercio con gli Usa per l’Ue. Eurostat ha diffuso un grafico molto eloquente ce mostra quanto sia rilevante per l’UE il commercio con gli Usa, che sono il primo acquirente per i produttori europei e il secondo venditore dopo la Cina.
Questo risultato è certo frutto della lunga consuetudine commerciale che lega i due continenti e che perciò rimane un asset per entrambi che dovrebbe essere valorizzato e non messo in pericolo. Questa affermazione sembra scontata, ma non è affatto in un periodo in cui si parla prepotentemente di dazi che non risparmiano neanche l’Ue. Ricordiamo che gli Usa hanno solo sospeso fino ai primi di maggio i dazi su acciaio e alluminio imposti a tutto il mondo, e che di recente è fallita la trattativa Usa col Giappone che si proponeva di essere esentato. Il grafico Eurostat ci consente di capire da dove partiamo.
La grande crescita del debito privato cinese. Il Fmi ha pubblicato il suo rapporto sulla stabilità finanziaria dove fra le altre cose si osserva la straordinaria crescita dei debiti privati che si è registrata in tutte le economie, che ha contributo a condurre il debito globale a superare i 160 trilioni di dollari. La Cina ha dato un contributo notevole a tale accumulazione.
La Cina è riuscita a strappare tanti primati alle economie avanzate nell’ultimo decennio, forse non dovremmo stupirci più di tanto che primeggi anche per i suoi debiti.
Fonte: qui
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