L’amministrazione di Donald Trump ha posto grandi barriere agli investimenti cinesi negli USA legati in primo luogo all’acquisizione di compagnie americane nel settore dell’alta tecnologia.
Di questo riferisce il rapporto del centro cinese indipendente di analisi Rhodium Group, pubblicato a Pechino giovedì 19 aprile. Gli esperti intervistati da Sputnik ritengono che gli investimenti cinesi non graditi sul mercato americano possano essere collocati con successo in Cina, in Europa e in più di 60 Paesi nell'ambito del progetto per la Nuova Via della Seta.
Gli esperti del Rhodium Group ritengono che la politica americana di contenimento della Cina influisca sui piani di investimento cinesi. Entro la fine del primo trimestre del 2018 il volume di quelle fusioni e acquisizioni delle compagnie cinesi sul mercato USA ancora in attesa di una risoluzione definitiva era pari a meno di 5 miliardi di dollari. È il valore più basso negli ultimi tre anni, come si legge nel rapporto. Nel 2017 le operazioni portate a termine dai cinesi con investimenti diretti stranieri negli USA hanno subito un calo di più di un terzo fino ad arrivare a 29 miliardi di dollari. Si tratta della "prima grande compensazione del decennio".
L'esperto dell'Istituto di ricerca per la cooperazione commerciale ed economica internazionale presso il Ministero del Commercio della Repubblica Popolare Cinese Mei Xinyu ha spiegato questa tendenza sia come contrapposizione degli USA all'attività cinese sul mercato americano sia come controllo di Pechino sul movimento dei capitali:
Da un lato la Cina l'anno scorso ha adottato misure restrittive per limitare investimenti irrazionali negli USA. Oggi tuttavia la Cina ha già cominciato ad allentare quelle misure a cui aveva fatto ricorso l'anno scorso e il risultato ottenuto è stato una crescita del volume di investimenti diretti cinesi all'estero. Dall'altro lato le restrizioni introdotte dal governo americano pesano sugli investimenti delle compagnie cinesi e sulle operazioni di fusione e acquisizione di compagnie ad alto valore tecnologico. In tali condizioni le aziende che avevano programmato di investire negli USA saranno più propense ad aumentare il proprio capitale investito sul territorio cinese. Per quanto riguarda la possibilità di investire in mercati di altri Paesi, serve ancora una fase di studio sia delle particolarità di ogni singolo Stato in materia di investimenti sia della congiuntura di quei mercati.
Inoltre, secondo l'attuale strategia USA, sono limitate le operazioni di fusione e acquisizione delle compagnie americane ad alto valore tecnologico da parte della Cina. Tuttavia seguendo il principio del "gatto scottato che teme l'acqua fredda", questa tendenza può riversarsi anche su altre aziende. Inoltre in passato le aziende cinesi che avevano investito negli USA non aveva ottenuto diritti uguali a quelli delle aziende locali.
L'esperto del Centro di studi sull'economia mondiale dell'Istituto cinese di relazioni internazionale Xu Feibio prevede la possibilità di un futuro calo degli investimenti cinesi negli USA, ma senza un particolare danno all'efficienza degli investimenti stessi:
Il volume massimo di investimenti cinesi negli USA si è osservato nel 2016 e ha superato il valore senza precedenti di 40 miliardi di dollari. Tuttavia in quel periodo a causa di vari problemi presenti sul mercato finanziario cinese il governo adottò alcune misure volte a regolamentare gli investimenti per gestire il rischio e stabilizzare l'economia interna. Dunque nel 2017 gli investimenti cinesi in fusioni e acquisizioni sul mercato americano scesero a circa 20 miliardi di dollari e furono normalizzati agli investimenti negli USA.
Nei prossimi tre anni i provvedimenti di gestione del rischio saranno uno dei compiti principali per la Cina, si proseguirà anche con la normalizzazione dei investimenti, poiché anche dopo il 2018 si osserverà una tendenza al calo degli investimenti negli USA. Inoltre una delle ragioni principali di questa tendenza sono gli attriti che interessano i rapporti sino-americani. Il governo americano sta innalzando molte barriere agli investitori cinesi in materia di fusioni e acquisizioni di compagnie ad alto valore tecnologico. Non solo gli USA ma anche i Paesi europei continuano a limitare le possibilità di investimenti cinesi in questo settore. L'UE è arrivata al punto di adottare misure che regolamentano gli investimenti esteri. Una serie di iniziative di Trump nell'ultimo periodo ha colpito fortemente gli investimenti cinesi negli USA.
Le limitazioni americane riguardano il settore dell'alta tecnologia e altri comparti sensibili. Tuttavia, continuano ad accogliere gli investimenti cinesi nel settore dell'energia e dell'industria manifatturiera. Le aziende cinesi che non avranno successo negli USA potranno comunque scegliere di investire in più di 60 Paesi nell'ambito del progetto "Una cintura, una via". In questi Paesi si percepisce una necessità estrema di investimenti cinesi. E le possibilità sui mercati delle infrastrutture e dell'energia sono enormi. Per quanto riguarda, invece, gli investimenti in fusioni e acquisizioni in aziende ad alto valore tecnologico, l'interesse volto ad attrarre capitali cinesi continua ad essere grande in Europa. Gli investimenti cinesi nelle compagnie europee possono crescere di paro passo con la sfiducia degli europei nei confronti del protezionismo USA.
La limitazione dell'attività commerciale cinese negli USA colpirà gli interessi degli stessi americani. Ciò è stato riconosciuto anche dall'ex sindaco di New York Michael Bloomberg, proprietario dell'omonima media holding, mercoledì ad un evento congiunto con la Camera di commercio cinese negli USA (China General Chamber of Commerce USA). La Camera unisce più di 1500 aziende dei due Paesi. Bloomberg ha osservato che la nuova politica commerciale di Washington danneggia l'economia americana, riduce i posti di lavoro, rallenta l'innovazione, rende tesi i rapporti con gli altri Paesi del mondo, ivi inclusa la Cina. "Non possiamo permetterlo", ha dichiarato uno dei leader della comunità imprenditoriale americana. In questi giorni Bloomberg sta utilizzando la piattaforma della sessione primaverile del FMI e della Banca mondiale a Washington per convincere i suoi oppositori del fatto che la politica di Trump nei confronti della Cina non può dare alcun risultato positivo per le aziende e i consumatori americani.
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