9 dicembre forconi: BELPIETRO: "LA STORIA DI RENZI E’ UNA STORIA DI FALLIMENTI E ARROGANZA: HA CACCIATO DALLA RAI PORRO, MASSIMO GIANNINI, MASSIMO GILETTI E MILENA GABANELLI. E TELEFONARE AL DIRETTORE DI UN QUOTIDIANO PER PROMETTERGLI DI SPACCARGLI LE GAMBE O INVITARNE UN ALTRO A NON ROMPERE LE SCATOLE RIENTRA NEL CONCETTO DI LIBERTÀ DI STAMPA?''

martedì 13 marzo 2018

BELPIETRO: "LA STORIA DI RENZI E’ UNA STORIA DI FALLIMENTI E ARROGANZA: HA CACCIATO DALLA RAI PORRO, MASSIMO GIANNINI, MASSIMO GILETTI E MILENA GABANELLI. E TELEFONARE AL DIRETTORE DI UN QUOTIDIANO PER PROMETTERGLI DI SPACCARGLI LE GAMBE O INVITARNE UN ALTRO A NON ROMPERE LE SCATOLE RIENTRA NEL CONCETTO DI LIBERTÀ DI STAMPA?''

SI DIMETTE DA SEGRETARIO MA CONTA DI DIVENTARE IL BURATTINAIO DEL PD, COME PENSAVA DI FARLO DI GENTILONI

Maurizio Belpietro per la Verità

belpietro coverBELPIETRO COVER
Matteo Renzi se n' è andato con la promessa di ritornare subito. E, per essere certo che gli elettori - ma soprattutto i dirigenti del Pd - comprendano che il suo non è un addio ma soltanto un arrivederci, ha affidato un' intervista-lenzuolo al Corriere della Sera. Due pagine per lanciare un messaggio chiaro di una sola riga: «La ruota gira, la rivincita verrà prima del previsto».
renzi come rambo sylvester stalloneRENZI COME RIMBA

La pubblicazione della «breve» conversazione guarda caso è caduta proprio nel giorno in cui si è aperta la Direzione del partito, quella che avrebbe dovuto prendere atto della sconfitta elettorale e delle conseguenti dimissioni del segretario, avviando il dibattito per la successione e per il cambio di una linea che il 4 marzo è stata sonoramente punita dagli italiani.

Com' era prevedibile, dopo l' intervista di Renzi la discussione non si è neppure aperta. Uno dietro l’altro, ministri e onorevoli hanno ripetuto come un sol uomo ciò che il segretario uscente aveva confidato la mattina alle pagine del quotidiano di via Solferino: «Siamo all' opposizione, ora deve giocare chi ha vinto». Nessuna critica, nessun ripensamento, nessuna analisi sugli errori compiuti.

LA VERITA BELPIETROLA VERITA BELPIETRO
Del resto, anche in questo, dalle colonne del Corriere il perdente ha dettato la linea. La batosta non è colpa di quel che ho detto o di quel che ho fatto, ma è conseguenza di una decisione che dopo il referendum mi ha impedito di tornare alle urne, insomma prendetevela con Sergio Mattarella. Già, perché l' ormai ex segretario è arciconvinto che se dopo il 4 dicembre del 2016, quando fu affossata la riforma costituzionale, fossero state indette le elezioni, lui avrebbe capitalizzato quel 40 per cento di Sì favorevoli alla legge della fatina Maria Elena Boschi.
Renzi Pd flussi voto elezioniRENZI PD FLUSSI VOTO ELEZIONI

E infatti ieri, sul giornale meneghino, il risultato elettorale della scorsa settimana Renzi non lo ha confrontato con il voto delle europee, ma con il plebiscito, quando a dire Sì all' abolizione del Senato e alla concessione di maggiori poteri al governo furono 13 milioni di elettori. «Che cos' è accaduto», gli ha chiesto l' intervistatore, «come si spiega che avete dimezzato i voti?».

Pure qui Renzi ha avuto la risposta pronta: «Allora eravamo chiari nella proposta e nelle idee. Stavolta - e mi prendo la responsabilità - la linea era confusa, né carne né pesce: così prudenti e moderati da sembrare timidi e rinunciatari». Tradotto dal linguaggio renziano, questo significa una sola cosa: ho sbagliato ad ascoltare Paolo Gentiloni, dovevo fare di testa mia e andare all' attacco come ho sempre fatto, invece così gli italiani non hanno capito niente.
renzi pdRENZI PD

Insomma, niente di nuovo rispetto al Renzi che abbiamo imparato a conoscere in questi anni, quello che Giampaolo Pansa chiama il Bullo. La novità, semmai, consiste in quelle poche righe sulla rivincita: «La ruota gira». E lui che di ruote della fortuna è esperto, avendo partecipato da ragazzo al programma di Mike Bongiorno, è certo che tornerà a girare dalla sua parte. Le dimissioni, la promessa di fare il senatore semplice, di occuparsi dei paesi del suo collegio, fra Scandicci, Signa, Lastra a Signa e Impruneta, dunque sono un bluff.

Renzi se ne va, ma è già pronto a tornare. Anzi, lascia ma solo formalmente, perché il bastone del comando continua a tenerlo bene in pugno tramite i suoi. Del resto, nell' intervista, fa capire anche questo, quando detta la linea dell' opposizione e quando - come aveva fatto in una cena a casa del finanziere Francesco Micheli - ricorda di avere l' età per aspettare il prossimo turno: «Ci attende una maratona: prendiamola con il passo giusto. Abbiamo gambe, fiato e testa».

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Capito il messaggio? Vado via, ma sto già lavorando per ritornare. Non sappiamo quale controfigura lo sostituirà al Largo del Nazareno, ma è certo che al suo posto metterà qualcuno che potrà muovere come una marionetta.

Lo schema è quello applicato il 4 dicembre di due anni fa, quando lasciò la poltrona di Palazzo Chigi ai lombi di Gentiloni, convinto di riprendersela in fretta. Vedremo presto se questa volta gli andrà meglio.

Ps. Dopo essersi concesso ai taccuini del Corriere, ieri Renzi ha ripreso la penna in pugno per vergare un articolo per le sue enews, consigliando ai lettori la visione di The Post. Non solo perché è un film di Steven Spielberg, ha spiegato, ma perché il film tratta il tema del rapporto fra stampa e potere. «La libertà di stampa è fatta per i governati, non i governanti», ha scritto citando la sentenza della Corte suprema americana che fa da leitmotiv del film con Meryl Streep e Tom Hanks. «E infatti quanto abbiamo bisogno di giornalisti che facciano scoop con le vere notizie - togliendo ogni alibi al potere - e non si limitino a rincorrere il chiacchiericcio quotidiano?», si chiede infine.

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Noi invece gli chiediamo se sa dirci perché con lui al governo o alla guida del Pd siano stati cacciati dalla Rai Nicola Porro, Massimo Giannini, Massimo Giletti e Milena Gabanelli. E se telefonare al direttore di un quotidiano per promettergli di spaccargli le gambe o invitarne un altro a non rompere i coglioni rientri nel concetto di libertà di stampa sancito dalla sentenza della Corte suprema celebrata da Spielberg.

Che un giornalista del Corriere della Sera sia stato minacciato dal suo capo scorta che cos'è? Un inno alla libertà di stampa o la rappresentazione dell' ipocrisia di un uomo che si è fatto presidente del Consiglio e crede che tutto gli sia permesso, anche le balle?

Fonte: qui

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