9 dicembre forconi: TRUMP BLOCCA L’ACQUISIZIONE DELLA CALIFORNIANA QUALCOMM DA PARTE DI BROADCOM (SINGAPORE): ‘MOTIVI DI SICUREZZA NAZIONALE’

martedì 13 marzo 2018

TRUMP BLOCCA L’ACQUISIZIONE DELLA CALIFORNIANA QUALCOMM DA PARTE DI BROADCOM (SINGAPORE): ‘MOTIVI DI SICUREZZA NAZIONALE’

L’OPERAZIONE DA 117 MILIARDI DI DOLLARI AVREBBE CREATO UN NUO GIGANTE MONDIALE NEI MICROCHIP, MA UN DECLINO DI QUALCOMM AVREBBE AVVANTAGGIATO LE AZIENDE DELL’HI-TECH CINESE

Marco Valsania per www.ilsole24ore.com
donald trump con il ceo di broadcom hock tanDONALD TRUMP CON IL CEO DI BROADCOM HOCK TAN

Donald Trump ha bloccato il tentativo di acquisizione di Qualcomm da parte della Broadcom di Singapore, adducendo ragioni di «sicurezza nazionale». L’operazione da 117 miliardi di dollari avrebbe dato vita a un nuovo gigante globale nei microchip e rappresentato per valore un record assoluto nel settore tecnologico.

L’intervento del presidente degli Stati Uniti è stato insolito perché preventivo: non ha aspettato il parere della speciale Commissione sugli investimenti esteri, anche se questa aveva indicato nelle ultime ore che una raccomandazione negativa era imminente. In una lettera ai legali di Broadcom, la Commissione Cfius aveva affermato domenica che le sue indagini confermavano le preoccupazioni di sicurezza nazionale per l’acquisizione. In più la missiva accusava Broadcom di aver violato condizioni cautelative poste dalle autorità nel continuare a perseguire attivamente Qualcomm.

broadcom qualcommBROADCOM QUALCOMM
A rendere particolarmente delicata la fusione è la corsa verso nuove generazioni di microprocessori wireless e il timore che produttori statunitensi quali Qualcomm possano perdere competitività sotto proprietà straniera. Un declino di Qualcomm potrebbe inoltre avvantaggiare leader cinesi dell’hi-tech. Già lo scorso settembre Washington aveva bocciato un’acquisizione nei semiconduttori, il deal proposto un fondo di private equity di Pechino per la Lattice Semiconductor.

qualcommQUALCOMM
Trump, firmando il suo ordine presidenziale contro Broadcom, ha ieri sera affermato che «il proposto takeover di Qualcomm da parte dell’acquirente è vietato, e qualunque sostanzialmente equivalente merger, acquisizione, o takeover, sia diretto che indiretto, viene vietato». Broadcom aveva cercato di ovviare agli ostacoli provando a trasferire il proprio quartier generale negli Stati Uniti, operazione che di recente stava subendo un’accelerazione. Tutto vano, da quello che si può vedere.

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Trump caccia Tillerson: il rapporto mai nato tra il presidente e il Segretario di Stato Usa

L’ex n.1 di Exxon Mobil non era mai riuscito a prendere in mano la politica estera americana. E quando definì The Donald «un deficiente», si seppe in tempo reale...  
L’ex numero uno della Exxon Mobil non è mai riuscito a prendere in mano il timone della politica estera americana. O meglio, il clan di Donald Trump e i suoi consiglieri più stretti non glielo hanno mai consentito. «The Donald» lo ha sistematicamente delegittimato, via Twitter. Jared Kushner lo ha escluso dal quadrante del Medio Oriente e ha intralciato i suoi rapporti con la Cina. I leader degli altri Paesi hanno capito l’anomalia. Un solo esempio: la cancelliera Angela Merkel ha preferito agganciare e blandire Ivanka Trump, anziché esplorare i canali diplomatici presieduti dal Segretario di Stato.
Tillerson ha ricambiato con gli interessi la sfiducia della Casa Bianca. A fine luglio dello scorso anno ci fu una complicata riunione al Pentagono, ospitata dal Segretario alla Difesa James Mattis, con Tillerson e il presidente. Alla fine il Segretario di Stato tirò le fila con alcuni dei suoi collaboratori: «Trump è proprio un deficiente». La frase fu spifferata ai giornali praticamente in tempo reale. Un segnale che Tillerson non era molto popolare neanche al Dipartimento di Stato. La sua riorganizzazione non è mai andata in porto e anzi, ha subito il taglio di risorse del 20-30% previsto dal bilancio federale senza opporre resistenza. In queste condizioni, allora, c’è piuttosto da chiedersi come abbia fatto Rex a resistere così a lungo.
Il piano per sostituirlo era noto dalla fine di novembre.L’uomo nuovo è Mike Pompeo, 53 anni, del Kansas, parlamentare per sei anni, repubblicano e iper conservatore. Il direttore della Cia dovrà ora essere confermato dal Senato, prima di prendere il posto di Rex Tillerson. Ma dovrebbe farcela senza troppi problemi. Il paradosso è che Trump ha citato tra le priorità i possibili colloqui con Kim Jong-un, percorrendo la strada più volte indicata da Tillerson. Sarà Pompeo, adesso, a negoziare i preparativi. E oggettivamente è un fatto positivo per gli Stati Uniti. Il team di Trump dovrà dimostrarsi innanzitutto compatto in una partita che coinvolge il rapporto con gli alleati Corea del Sud e Giappone e le relazioni con la Cina.
Da mesi, ogni mattina, Pompeo, insieme con i capi degli altri servizi segreti, va a rapporto dal presidente. E, da quello che si è visto, Trump ha tratto ispirazione più da questi colloqui che dai numerosi pranzi con Tillerson. Le scelte più rocciose di Trump, dall’Iran al «climate change», dai dazi alla Siria, sono state come minimo condivise da Pompeo. C’è, però, un punto di debolezza: il Segretario designato diffida della Russia. È convinto che il Cremlino abbia manovrato per interferire nelle elezioni presidenziali. Vedremo come Pompeo gestirà questa posizione critica in pieno «Russiagate».
Il rimpasto di Trump taglia fuori il senatore dell’Arkansas Tom Cotton, 40 anni, avvocato e veterano delle guerre in Iraq e in Afghanistan. Cotton era dato per sicuro come nuovo direttore della Cia, al posto dello stesso Pompeo. Trump gli ha preferito Gina Haspel, l’attuale vicedirettore dell’agenzia. Le spiegazioni possibili sembrano due: il presidente ha valutato che Cotton sia più utile in Senato, dove la maggioranza dei repubblicani è risicata e in costante affanno; oppure lo ha tenuto di riserva in caso di ulteriori scossoni. A Washington, anche in questo caso da mesi, si pensa che il prossimo nella lista dei partenti sarà il generale Herbert Raymond McMaster, il consigliere per la sicurezza nazionale.
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