Il suo caccia Sukhoi Su-25, a quanto si è appreso, è stato colpito da un razzo sparato da un lanciarazzi portatile dai ribelli dell'alleanza jihadista Hayat Tahrir al-Sham, collegata ad Al Qaida. Una volta toccata terra con il paracadute, il pilota, probabilmente circondato dai ribelli, avrebbe provato a difendersi con le armi, prima di venire sopraffatto e ucciso
03 febbraio 2018
Epilogo drammatico per la missione di un pilota di caccia russo in Siria, abbattuto in azione sui cieli della travagliata provincia nord-occidentale di Idlib il quale, pur riuscendo a mettersi in salvo eiettando il sedile e poi atterrando con il paracadute, è stato ucciso quando era già a terra dai ribelli di Al Qaida.
Ora Mosca, si è appreso dal ministero della Difesa, intende recuperare il cadavere.
La notizia, inizialmente trapelata attraverso l'ong Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), è stata poi confermata anche dal ministero della Difesa di Mosca, che tuttavia non si è pronunciato su quale fine abbia incontrato il pilota.
Il suo caccia Sukhoi Su-25, a quanto si è appreso, è stato colpito da un razzo sparato da un lanciarazzi portatile dai ribelli dell'alleanza jihadista Hayat Tahrir al-Sham, collegata ad Al Qaida, nella quale si è fusa anche Al Nusra, dalla cui costola, quattro anni fa, era nato l'Isis, che poi prese una strada diversa.
Una volta toccata terra con il paracadute, il pilota, probabilmente circondato dai ribelli, avrebbe provato a difendersi con le armi, prima di venire sopraffatto e ucciso.
Le milizie qaediste controllano ancora buona parte del territorio della provincia di Idlib, dove non a caso il regime di Damasco, i russi e i loro alleati sciiti annunciarono il mese scorso di voler concentrare la campagna militare, una volta sconfitto l'Isis. Mosca, per recuperare il corpo del suo pilota, cercherà di coordinarsi con i turchi, i quali sono al momento impegnati nella campagna militare contro le milizie curde dell'Ypg, che Ankara considera una estensione siriana del Pkk che combatte in territorio turco, nell'enclave curda di Afrin.
Le milizie qaediste controllano ancora buona parte del territorio della provincia di Idlib, dove non a caso il regime di Damasco, i russi e i loro alleati sciiti annunciarono il mese scorso di voler concentrare la campagna militare, una volta sconfitto l'Isis. Mosca, per recuperare il corpo del suo pilota, cercherà di coordinarsi con i turchi, i quali sono al momento impegnati nella campagna militare contro le milizie curde dell'Ypg, che Ankara considera una estensione siriana del Pkk che combatte in territorio turco, nell'enclave curda di Afrin.
Qui i turchi incontrano da giorni una strenua resistenza e oggi hanno perso ben otto soldati nel combattimento per loro più sanguinoso da quando, il 20 gennaio scorso, prese il via, fra le critiche di gran parte del mondo occidentale, l'operazione "Ramoscello d'ulivo".
I militari turchi, in un comunicato ufficiale, hanno parlato di un attacco congiunto di "miliziani curdi e dello Stato islamico" e affermato di non aver potuto raggiungere la zona dell'imboscata per contrattaccare e salvare i soldati. Alcuni giorni fa i turchi hanno fornito la cifra di 823 'terroristi neutralizzati' fra curdi e jihadisti, in circa 2 settimane di offensiva in territorio siriano. Con gli otto morti odierni, il bilancio dei militari turchi che hanno perso la vita nell'operazione Ramoscello d'ulivo sale così a 13.
Fonte: www.rainews.it/
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