9 dicembre forconi: OCCHIO PERCHÉ STAVOLTA LA CRISI ARRIVA DALLA GERMANIA

venerdì 22 novembre 2019

OCCHIO PERCHÉ STAVOLTA LA CRISI ARRIVA DALLA GERMANIA

MOODY'S SBANCA LE BANCHE TEDESCHE: L'OUTLOOK SUL SISTEMA DEL CREDITO PASSA DA STABILE A NEGATIVO. 
''LE BANCHE COMMERCIALI TRADIZIONALI E IN PARTICOLARE LE PICCOLE BANCHE CHE SI FINANZIANO CON I DEPOSITI FATICHERANNO A GUADAGNARE SUI LORO COSTI NEL CONTESTO DI TASSI BASSI''. IL SISTEMA BANCARIO PERDE COLPI NEI CONFRONTI DELLE BANCHE AMERICANE, DI QUELLE CINESI E POI CON BREXIT…



Fernando Soto per www.startmag.it
MOODY'SMOODY'S

CHE COSA DICE MOODY’S SULLE BANCHE TEDESCHE
L’agenzia Moody’s ha cambiato da stabile a negativo l’outlook sul sistema bancario di Berlino aspettandosi che “la redditività e il complessivo merito di credito degli istituti si indebolisca in un contesto di bassi tassi di interesse” nei prossimi 12-18 mesi.

LA REDDITIVITA’
“La debole redditività delle banche tedesche si ridurrà ulteriormente in quanto il margine di interesse diminuirà” ha commentato in una nota Bernhard Held, Senior Credit Officer di Moody’s.

I TIMORI
“Le banche commerciali tradizionali e in particolare le istituzioni che si finanziano con i depositi faticheranno a guadagnare sui loro costi nel contesto di tassi bassi, anche se le rettifiche sui crediti sono particolarmente basse”. Le piccole banche che si finanziano con i depositi, aggiunge Moody’s, “saranno le più colpite”.

I CASI DEUTSCHE BANK E NORDLB
azioni deutsche bankAZIONI DEUTSCHE BANK
Il caso NordLb, evidentemente, oltre che le difficoltà di Deutsche Bank sono segnali di un irrigidimento sistemico del comparto creditizio in Germania che ora inizia a preoccupare anche gli analisti, visto quanto emerge dal commento dell’agenzia di rating.

LE CRITICHE DELLE BANCHE TEDESCHE
Il sistema finanziario tedesco è stato tra i più critici nei confronti della politica di tassi negativi della Bce, contro cui hanno alzato la voce colossi del calibro di Deutsche Bank, Allianz e Commerzbank
deutsche bank 5DEUTSCHE BANK 5

LA POLITICA BCE
Gli esperti hanno puntato il dito contro la politica monetaria della BCE, che non solo ha reintrodotto il Quantitative Easing, ma ha altresì tagliato i tassi di interesse sui depositi dal -0,4% al -0,5%.

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE
Ha commentato nei giorni scorsi il Sole 24 Ore: “Il sistema bancario europeo, e in particolare quello tedesco, sta perdendo colpi rispetto all’agguerrita concorrenza delle grandi banche americane e in prospettiva arrancherà quando dovrà fronteggiare i colossi cinesi.

Con l’aggravante che Brexit priverà la Ue del suo più grande centro finanziario quando ancora non c’è la Capital Market Union, l’M&A bancario transfrontaliero è fermo, la redditività delle banche è, salvo rare eccezioni, bassa e il severo rallentamento della crescita economica non lascia ben sperare. Completare, e alla svelta, l’Unione bancaria e del mercato dei capitali è dunque una strada obbligata per rafforzare la stabilità finanziaria e rendere più competitive le banche europee: a questa conclusione è giunta infine ora la Germania”.

Fonte: qui

OCCHIO PERCHÉ STAVOLTA LA CRISI ARRIVA DALLA GERMANIA/1 
TREMONTI: ''QUANDO ESPLOSE LA CRISI GRECA, JUNCKER MI CHIESE DI USARE IL FONDO SALVASTATI PER SALVARE LE BANCHE FRANCESI E TEDESCHE ESPOSTE SU ATENE. LORO ERANO A RISCHIO PER 200 MILIARDI, NOI PER 20. LA RISPOSTA FU: SÌ, MA PESANDO LA CONTRIBUZIONE IN BASE AL RISCHIO DELLE BANCHE E NON AL PIL. LÌ SI ARRIVÒ ALLO SCONTRO, LÌ PARTIRONO GLI SPREAD. VOLEVANO I NOSTRI SOLDI E NON VOLEVANO SI PARLASSE DI CRISI BANCARIA. OGGI, AL POSTO DELLA GRECIA, CI SONO DI NUOVO BANCHE TEDESCHE. PER QUESTO SPINGONO PER LA RIFORMA DEL MES''
Martino Cervo per “la Verità

A sentire l' ex ministro Giulio Tremonti, la vicenda del Mes sta prendendo la forma di una tragedia shakespeariana. Anche per questo, il professore risale al passato per arrivare al presente. La tempesta, atto secondo: «What' s past is prologue»: serve (anche) il Bardo per spiegare la riforma del fondo salvastati.

giulio tremontiGIULIO TREMONTI
«Come nel passato», argomenta, «ancora oggi, più che un problema di bilanci pubblici pare un problema di bilanci bancari». Della passeggiata di Deauville, dove nel 2010 Angela Merkel e Nicolas Sarkozy avevano condannato la Grecia coinvolgendo i privati nella ristrutturazione del debito, prima di Banca d' Italia aveva parlato proprio Tremonti in Uscita di sicurezza (2012). E ora usa l' amara ironia di chi non è sorpreso.

«Ma come, ci è stato detto da ogni parte che l' euro è stato "salvato"! Un salvataggio con cui sarebbe iniziata l' età dell' oro... Com' è che, salvato l' euro, qualcuno pensa sia necessario salvare di nuovo il sistema finanziario? Com' è che l' iniziativa viene, tanto per cambiare, dalla Germania felix? È gestione di rischi nei bilanci pubblici o di rischi in quelli bancari?».

La risposta, professore, è nella domanda.
«Un' ipotesi che potrebbe essere fatta è proprio che oggi si reciti di nuovo la storia di Deauville: come allora, la crisi non è causata dai bilanci pubblici ma dai bilanci bancari, soprattutto dalle parti della Germania. Si tratta di criticità di bilancio che non sono solo industriali e strutturali, ma che derivano anche dal drammatico problema di trasferire da Londra in Germania i "book" dei derivati dopo la Brexit. Ma bisogna fare un passo indietro, e tornare nel 2008».

Lei era appena rientrato al Tesoro.
giulio tremonti silvio berlusconi 1GIULIO TREMONTI SILVIO BERLUSCONI 
«Il governo italiano, nella primavera di quell' anno, era l' unico che fin dal programma elettorale aveva previsto l' arrivo della "crisi". Sulla Northern Rock - banca con la coda agli sportelli -, alla domanda italiana, da me fatta in Eurogruppo e in Ecofin nel maggio, "Come gestite questa crisi? Cosa fate se il governo del Regno unito interviene?", la risposta fu: "Li sanzioneremo: pianificano un aiuto che fa eccezione rispetto alla regola del mercato".

A novembre, l' eccezione vietata era diventata la regola applicata: questo per dire del grado di lucidità e di visione che a quel tempo c' era da parte di Commissione, Bce e ministri...
Non solo: il nostro governo segnalava come nei trattati europei non fosse previsto l' evento della "crisi", intesa come rottura di paradigma. Eppure essa iniziava, chiara (chiara a noi, meno agli altri). Ma la parola stessa in quelle norme non c' era: nei trattati era previsto il bene, e non il male. Il matrimonio era contratto solo nella buona sorte: ideologicamente, era esclusa quella cattiva».

Quindi?
MERKEL JUNCKER1MERKEL JUNCKER1
«In questo contesto nasce, su proposta italiana, il primo Fondo salvastati europeo. In assenza di trattato, fu regolato con atto privato. Il reato è prescritto, ma arrivò il notaio a prendere le firme nella notte in Eurogruppo nel 2010. Dal mio punto di vista, quella doveva essere la base per gli Eurobond. Il messaggio trasmesso all' esterno fu comunque molto positivo: era l' Europa che agiva in termini unitari».

Qualcosa andò storto, poi.
«Ci fu la crisi del 2011, che non fu una crisi causata dai bilanci pubblici (e certo non dal bilancio italiano, come certificato da Bankitalia nelle sue considerazioni annuali), ma una crisi bancaria tedesca e francese. Cosa che poi - dopo aver straziato la Grecia - venne riconosciuta da due componenti della Troika: Fmi e Commissione. Il terzo, la Bce, non si è ancora pronunciato. Eppure si trattava di banche...».
Torniamo alla crisi.
«A partire dalla fine del 2011, il fondo ha perso la funzione politica originale, per essere inserito nella cabala "tecnica" dei vari Ltro, Omt, Brrd, Esrb, Npl, Erf, Adr, Esbies...».
Klaus ReglingKLAUS REGLING

E oggi? Le modifiche che stanno spaccando il governo si inseriscono qui?
«La cosa poco considerata è che anche le banche possono accedere al fondo. Non solo: l' ipotesi in discussione affida un enorme potere alla tecnostruttura. Approfitta del vuoto politico della Commissione e attribuisce un potere smisurato al direttore generale: un tedesco».

Lei conosce Klaus Regling, capo dell' Esm?
«Sì. Mi ricorda quello che diceva Ciano di Ribbentrop: ha una forma del cranio che fa male all' Italia».

Dunque sono giusti gli allarmi levatisi in questi giorni?
«I meccanismi per giudicare i debiti sovrani contenuti nella riforma sono così autocratici e imperscrutabili da fare venire nostalgia delle agenzie di rating, che al confronto sembrano più razionali e trasparenti. Vedo che la presidenza italiana, in vista del vertice di dicembre, confida nello scambio tra "riforma" e "pacchetto". In realtà per noi il pacchetto è ancora più avvelenato del trattato, perché produce automatici, devastanti effetti tanto sulle banche e quanto sul debito. Entrare a Palazzo Berlaymont, a Bruxelles, con quel "pacchetto" equivale a presentarsi alla Commissione come un kamikaze».

Ma cos' è accaduto? Perché l' Italia ha condiviso un iter così dannoso?
giorgio napolitano mario montiGIORGIO NAPOLITANO MARIO MONTI
«I trattati presuppongono una prima fase di lavoro misto tecnico-politico (Eurogruppo ed Ecofin), poi una fase politica vera e propria nel Consiglio intergovernativo, infine - sempre in ambito politico - le ratifiche nei Parlamenti. Fin dal principio, in questo cammino è necessario combinare la capacità, o forza, politica con la tecnica. Se ne manca, o è scarsa una delle due, salta tutto. Ora, quando si sente dire che all' Ecofin l' Italia ha fatto benissimo Forse si vuole dire che chi c' era va assolto per non aver compreso il fatto».

Professore, ma l' Italia a questo punto che margini ha?
Cosa deve fare?
«Di certo non deve votare sì, né invocare il famoso "pacchetto" kamikaze. Approvare e rimettersi al voto in Aula significa sottoporsi, come governo, al rischio che l' Aula stessa dica no, devastando l' immagine del Paese. E il rinvio non serve obiettivamente a nulla».

Ritiene positivo che sia esploso il tema politico dopo mesi di un percorso opaco e trascurato da gran parte dell' opinione pubblica?
«Molto positivo. Non c' è un Paese europeo oltre al nostro in cui questi temi vengano trattati come arcana imperii, come invece vediamo qui. L' unica cosa positiva è proprio che ne parli la politica, contrariamente a quanto è accaduto nel periodo dei governi Monti e successivi. Una volta, in ambito sovranista, si diceva "Umano, troppo umano". Ancora fino a qualche tempo fa, era di moda: "Europeo, troppo europeo". Chi dovrebbe difendere l' Europa, oggi sembra smentire la democrazia».

Ma c' è dolo in questo?
licenziamenti a deutsche bank 8LICENZIAMENTI A DEUTSCHE BANK 
«Guardi, se chi governa non capisce, è grave; se capisce e non denuncia, è peggio. Apprezzo che molti, ora, si rendano conto dei rischi. Ma prima dov' erano? E poi, anche adesso, troppi reagiscono, ma preoccupandosi degli effetti a valle e non comprendendo le cause. Ancora: banche straniere, e non finanza pubblica italiana».

Lei non cita mai Deutsche bank, ma sono queste le "cause" a cui guardare?
«Perché l' impulso per questa riforma emerge dal lato tedesco? L' analogia con il 2011 mi sembra impressionante: ancora una volta, come allora, si cercano cause alternative della crisi, si cercano cioè colpe esterne».

Non dice così per nostalgia del governo di cui era ministro?
«Quando esplose la crisi greca, Jean Claude Juncker mi chiese di usare il Fondo salvastati per salvare le banche francesi e tedesche esposte sulle Grecia. Loro erano a rischio per 200 miliardi, noi per 20. La risposta fu: sì, ma pesando la contribuzione dei singoli Stati in base al rischio delle banche e non al Pil. Lì si arrivò allo scontro, lì partirono gli spread. Volevano i nostri soldi e non volevano si parlasse di crisi bancaria. Oggi, al posto della Grecia, ci sono di nuovo banche tedesche. Allora avevano la quinta colonna al Quirinale, e Mario Monti a Palazzo Chigi».

Addirittura.
GIUSEPPE CONTE MARIO MONTIGIUSEPPE CONTE MARIO MONTI
«Tra i primi atti di Monti ci fu quello di autodenunciare una crisi di bilancio che non c' era, e in questo modo mascherare una crisi bancaria straniera che invece c' era.
Quindi, usare i nostri soldi per fare il "salvataggio forestiero"».

Sta dicendo che Conte è il nuovo Monti?
«Sono figure un petit différent...».

Fonte: qui

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