9 dicembre forconi: FITCH TAGLIA LE STIME DI CRESCITA DELL’ITALIA DALL’1,2 ALL’1% NEL 2018 E DALL’1,2 ALL’1,1% NEL 2019 A CAUSA “DELL’INCERTEZZA POLITICA DOMESTICA” E DEI “TIMORI PER IL COMMERCIO GLOBALE”

giovedì 6 dicembre 2018

FITCH TAGLIA LE STIME DI CRESCITA DELL’ITALIA DALL’1,2 ALL’1% NEL 2018 E DALL’1,2 ALL’1,1% NEL 2019 A CAUSA “DELL’INCERTEZZA POLITICA DOMESTICA” E DEI “TIMORI PER IL COMMERCIO GLOBALE”



L’AGENZIA DI RATING NUTRE DUBBI SULLA SPINTA DERIVANTE DALL’ALLENTAMENTO FISCALE. 

STA PER ARRIVARE LA RECESSIONE?

ITALIA: FITCH TAGLIA STIME PIL 2018 A 1% E 2019 A 1,1%

conte salvini di maioCONTE SALVINI DI MAIO
(ANSA)- Fitch taglia le stime di crescita dell'Italia dall'1,2% all'1% nel 2018 e dall'1,2% all'1,1% nel 2019 a causa dell' "incertezza politica domestica" e dei "timori per il commercio globale". Fitch, si legge nel Global Economic Outlook, nutre dubbi sul fatto che l'allentamento fiscale possa spingere il pil nel 2019, sia "per le incertezze sui dettagli dell'implementazione" che "per i probabili bassi impatti moltiplicatori di alcune misure". Fonte: qui
FITCHFITCH










SPERIAMO DI NON ANDARE IN RECESSIONE” 

TRIA ESCE DALL’ECOFIN SCONSOLATO E OFFRE UNA MEGA SUPERCAZZOLA: “ACCORDO O NON ACCORDO, NON È QUESTO CHE INFLUENZA. CERTO CHE TROVARSI IN RECESSIONE METTE PUNTI A FAVORE DI UN SOSTEGNO ALL'ECONOMIA MA PONE DEI PROBLEMI PER I CONTI PUBBLICI” 

MA IL GOVERNO NON AVEVA PRESENTATO UNA PREVISIONE DI CRESCITA ALL’1,5%?

Nicola Barone per www.ilsole24ore.com

GIOVANNI TRIA VALDIS DOMBROVSKISGIOVANNI TRIA VALDIS DOMBROVSKIS
«Preferirei che l'economia non andasse in recessione, accordo o non accordo con la Ue, non è questo che influenza. Certo che trovarsi in recessione mette punti a favore di un sostegno all'economia ma certamente pone dei problemi per i conti pubblici. 

Speriamo di non andare in recessione e di fare una manovra che ostacoli il rallentamento dell'economia». Il ministro dell’Economia Giovanni Tria tira le somme a conclusione della riunione Ecofin confermando il passaggio di fase per l'Italia. Ora come ora è «normale» che il Tesoro lavori sulle soluzioni tecniche anche se poi il lavoro del governo è «collettivo».

giovanni tria ministro dell economiaGIOVANNI TRIA MINISTRO DELL ECONOMIA






Sulle «varie soluzioni» allo studio non arrivano dettagli e alla richiesta di chiarire come sia possibile conciliare il peggioramento del deficit strutturale previsto con la necessità di “migliorare” i saldi preservando la risposta risulta interlocutoria («non è che bisogna arrivare a quei numeri, ci sono varie possibilità, ne stiamo discutendo»). 

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni triaLUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI GIOVANNI TRIA
Le priorità di politica economica «vanno salvaguardate altrimenti non c'è il governo». In ogni caso «i tempi non sono lunghi ovviamente, esistono tempi ben precisi e sono stretti» per evitare la procedura. Quanto al menù della manovra quota 100 resta una priorità così come lo è il reddito di cittadinanza, «attualmente stiamo studiando i disegni di legge e ancora non è definito il costo delle misure: abbiamo accantonato i fondi poi è chiaro che una valutazione attenta del costo è possibile solo quando ci saranno i disegni di legge». 

DI MAIO SALVINIDI MAIO SALVINI



Il punto allo stato è «di andare incontro alle esigenze e alle richieste della Commissione europea per poter evitare la procedura conciliando le priorità e le riforme del governo che vanno preservate con l'avvicinamento alle necessità secondo le regole Ue».

Da Roma intanto filtra la notizia che il ministro dell'Economia potrebbe riferire in commissione Bilancio alla Camera intorno alle 19. Sarebbe questo l'esito del confronto tra i gruppi parlamentari dopo la richiesta delle opposizione di chiarimenti sulla trattativa con l'Ue e la rimodulazione del deficit. 

Secondo quanto riferito dai deputati il presidente Borghi ha contattato il sottosegretario
Giorgetti impegnato a verificare la disponibilità del ministro o di un altro rappresentante dell’esecutivo giallo-verde. 

Fonte: qui



LA RIVOLUZIONE SOVRANISTA È A RISCHIO” 

PAOLO BECCHI NON GRADISCE LA TRATTATIVA DEL GOVERNO CON L’UE SULLA MANOVRA: “CONTE NON DOVREBBE ACCETTARE L’ABBASSAMENTO DEL DEFICIT. L’ERRORE È PENSARE DI ARRIVARE A MAGGIO ILLESI” 

NON SI PUÒ DIRE CHE SCENDERE DAL 2,4 AL 2% SIA UNA COSA DA NIENTE. A PAGARE NON SARANNO SOLO GLI ITALIANI MA ANCHE SALVINI E DI MAIO CHE…

PAOLO BECCHI, LA PROFEZIA APOCALITTICA SU CONTE E L'EUROPA: "COSÌ PAGHERANNO CARO DI MAIO E SALVINI"

conte salvini di maioCONTE SALVINI DI MAIO
La trattativa sulla manovra che il governo italiano ha messo in campo con l'Unione europea nasconde rischi gravissimi per il futuro dell'esecutivo Lega-M5s. Secondo il filosofo Paolo Becchi in un'intervista a lospecialegiornale.it, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non dovrebbe accettare l'abbassamento del deficit, senza considerare gli effetti drammatici sull'Italia nei mesi successivi: "È proprio questo l'errore - dice Becchi - pensare di arrivare a maggio illesi. 

CONTE JUNCKERCONTE JUNCKER
Ma non è così, non si può dire che scendere dal 2,4% al 2% sia una cosa da niente. Va bene cercare un compromesso con Bruxelles, ma se si tratta di rimodulazioni interne, di spostare le risorse da un capitolo all'altro per esempio, dando priorità a una misura rispetto all'altra... Se l'obiettivo è favorire la crescita, abbassando i numeretti avremo meno crescita e la manovra sarà molto meno espansiva rispetto alle previsioni".

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni triaLUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI GIOVANNI TRIA




A pagare, e carissimo, non saranno solo gli italiani, ma anche i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio: "Con la perdita di consenso - ricorda Becchi - tanto per la Lega che per il M5s. Non dico che lo perderanno tutto, ma è molto probabile che possa incrinarsi rispetto agli attuali sondaggi. Abbassando il deficit diventerà molto più difficile realizzare ciò che si è promesso, dopo aver ripetuto in campagna elettorale di essere pronti anche a sfondare il parametro del 3%. La rivoluzione sovranista rischia di essere indebolita. 

Tenere duro adesso, significherebbe dotarsi di un plusvalore politico da sfruttare alle prossime europee. Cedere adesso invece equivarrà ad averla data vinta all'Europa. Non basterà dire di aver vinto comunque di fronte a una retromarcia. Affermare di aver vinto quando si è quasi perso, non è mai stata una strategia vincente. Il popolo italiano non è stupido e lo ha dimostrato in varie occasioni".

CONTE DI MAIO SALVINICONTE DI MAIO SALVINI
MANOVRA, ALLARME DI BECCHI: “SVOLTA SOVRANISTA A RISCHIO. QUALCHE DOMANDA A SAVONA”
Americo Mascarucci per www.lospecialegiornale.it

Il governo italiano sta ritoccando la manovra per cercare di raggiungere un compromesso con Bruxelles e scongiurare la procedura d’infrazione. Il premier Conte, su mandato tanto della Lega che del M5S sta tentando di trovare un accordo sul deficit al 2%, ma dalla Commissione europea rispondono che non basta, è necessario scendere ancora. Per il filosofo Paolo Becchi è molto rischioso accettare l’abbassamento del deficit come conferma in questa intervista a Lo Speciale. A rischio ci sarebbe soprattutto la tenuta del governo e il successo delle forze sovraniste alle prossime elezioni europee.

Scendere al 2% del rapporto deficit-pil è comunque considerata una vittoria per il governo che si era trovato di fronte l’Europa ferma allo 0,8%. In fondo fino a maggio non conviene mantenere i toni bassi e ingoiare qualche rospo come ritengono nella maggioranza?
CONTE JUNCKERCONTE JUNCKER

“E’ proprio questo l’errore, pensare di arrivare a maggio illesi. Ma non è così. Non si può dire che scendere dal 2,4% al 2% sia una cosa da niente. Va bene cercare un compromesso con Bruxelles, ma se si tratta di rimodulazioni interne, di spostare le risorse da un capitolo all’altro per esempio, dando priorità ad una misura rispetto all’altra. Ma non si può dire che i numerini non sono un problema. Ogni numerino perso significa poter spendere di meno nell’ambito di una manovra che rischia di essere appena sufficiente già con il 2,4%. Se l’obiettivo è favorire la crescita, abbassando i numeretti avremo meno crescita e la manovra sarà molto meno espansiva rispetto alle previsioni”.

Salvini e Di Maio hanno dato pieno mandato a Conte per trattare con la Ue. Anche lei ritiene che in questo modo la politica abbia fatto un passo indietro?

PAOLO BECCHIPAOLO BECCHI
“Temo di sì, e il rischio grosso potrebbe essere la perdita del consenso, tanto per la Lega che per il M5S. Non dico che lo perderanno tutto, ma è molto probabile che possa incrinarsi rispetto agli attuali sondaggi. Abbassando il deficit diventerà molto più difficile realizzare ciò che si è promesso, dopo aver ripetuto in campagna elettorale di essere pronti anche a sfondare il parametro del 3%. La rivoluzione sovranista rischia di essere indebolita. Tenere duro adesso significherebbe dotarsi di un plusvalore politico da sfruttare alle prossime europee. Cedere adesso invece equivarrà ad averla data vinta all’Europa. Non basterà dire di aver vinto comunque di fronte ad una retromarcia. Affermare di aver vinto quando si è quasi perso, non è mai stata una strategia vincente. Il popolo italiano non è stupido e lo ha dimostrato in varie occasioni”.

Ma con una procedura d’infrazione non si sarebbe rischiato di più? In fondo anche un ministro come Paolo Savona, considerato da sempre molto critico con l’Europa, è oggi fra i più convinti fautori del negoziato e dell’abbassamento del deficit. 
TRIA E MOSCOVICITRIA E MOSCOVICI

“Stiamo discutendo su un 2,4% che è pienamente compatibile con i trattati europei. E lo dice proprio Paolo Savona. Nel 2014 scriveva un articolo dal titolo ‘La mia cura choc per guarire dal mortifero europeismo dell’attuale Ue’.

Non mi interessa sottolineare se Savona abbia o meno cambiato idea sull’Europa e sull’euro, ma lui in quell’articolo rilanciava la proposta del professor Giuseppe Guarino relativa alla presentazione di due ricorsi: il primo per denunciare la violazione dei trattati europei laddove promettevano la pace e il benessere dei popoli sotto varie forme, il secondo per dichiarare l’illegittimità del Fiscal Compact, regolamento intergovernativo che introduce l’obbligo del pareggio di bilancio, non ratificato dagli Stati nazionali.

PAOLO BECCHIPAOLO BECCHI
Se dunque Savona è convinto che il Fiscal Compact sia illegittimo, perché oggi il governo si piega ai voleri della Commissione europea? Perché Savona, in quanto ministro per gli Affari europei, non solleva una volta per tutte questa questione dell’illegittimità ai tavoli europei? Ha cambiato idea? Si è accorto che Guarino aveva torto? Come mai oggi anche lui improvvisamente sembra riscoprirsi convinto europeista?”. 

Si è dato una risposta?
“Francamente no, ma certo mi sento molto amareggiato e temo che la mia stessa amarezza la stiano provando tanti italiani verso un governo che era sembrato promettere davvero bene”.

Fonte: qui

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