IL M5S VA ALL'ATTACCO FINALE CONTRO IL CAPO DI GABINETTO DI TRIA, CHE IL MINISTRO DIFESE QUANDO CONTE SOLLEVÒ IL CASO DELLA PRIMA 'MANINA'. OGGI IL 'FATTO' RACCONTA IL LUNGO CONTENZIOSO TRA GAROFOLI E L'ENTE, RISOLTO A DICEMBRE 2017. ORA È UN'OTTIMA ARMA PER SILURARE I TECNICI CHE SI OPPONGONO ALLA MANOVRA (CASALINO DOCET)
- DL FISCALE, IL DIRIGENTE DEL TESORO GAROFOLI E GLI 84 MILIONI PER LA CROCE ROSSA DOPO IL MAXI-SCONTO SULLA CASA
Dall'articolo di Thomas Mackinson per 'il Fatto''
L'articolo integrale: www.ilfattoquotidiano.it
Il capo di gabinetto al Tesoro, che i 5 Stelle accusano di essere l’autore della norma pro Croce Rossa introdotta alla chetichella nel dl fiscale e poi “cassata” dal presidente del Consiglio, pochi mesi prima aveva fatto un ottimo affare: era riuscito ad aprire un lussuoso B&B nel cuore di Molfetta proprio grazie alla Croce Rossa, ottenendo dai suoi vertici, a buon prezzo, un immobile che per nove anni aveva inutilmente preteso a suon di carte bollate.
Riassumendo: Roberto Garofoli balza agli onori delle cronache perché il premier scopre che una “manina” ha inserito nel decreto fiscale un articolo che assegna 84 milioni alla Croce Rossa, ormai privatizzata. È lui a difendere la norma quando Conte chiede spiegazioni in una riunione. I grillini ne chiedono le dimissioni, il ministro, invece, lo difende (“attacchi irrazionali”). Tria non sapeva quel che raccontiamo oggi, e cioè che i vertici di Croce Rossa avevano “dato una mano” a Garofoli: nel dicembre 2017 il commissario liquidatore Patrizia Ravaioli, col nullaosta del presidente Francesco Rocca, aveva infatti messo fine a un lungo contenzioso proprio con Garofoli.
Il caso riguarda la proprietà di un immobile nel centro storico di Molfetta, città d’origine del giurista che lì ha mantenuto la famiglia. Un cespite era pervenuto alla CRI 46 anni prima per volontà di un benefattore che voleva destinarlo alla cura di bambini down. Gli attuali vertici lo venderanno, a un terzo del valore peritato, a Garofoli che tre mesi dopo ci apre un B&B con “suite king” da 100 euro a notte. Si chiama “BorgoAntico34 – Luxury room” e ha già ottime recensioni su TripAdvisor: i clienti apprezzano la doccia con cromoterapia, “l’elegante giardino d’inverno” dalle grandi vetrate e il servizio assicurato “con cortesia e professionalità” da due persone.
Gli appartamenti, da Fini a Scajola, hanno un certo ruolo nella cronaca politica italiana e il problema di quello di Garofoli, uomo di legge con passato da pm, è l’ombra di un conflitto di interessi infilatosi sotto il tetto di via Domenico Picca 34, Molfetta.
I fatti. Fino a dicembre 2017 lui e la Croce Rossa sono stati comproprietari di un appartamento di 9 vani: 245 metri quadri con giardino di 100, garage e un locale seminterrato di 80 mq al primo piano di un palazzo del Settecento. Garofoli aveva comprato l’immobile nel 2006, o meglio i 5/6 dell’immobile, a un prezzo interessante, assicurano i vicini, proprio per via dell’ingombrante comproprietario: il restante 1/6, infatti, apparteneva alla Croce Rossa dal lontano 1972, quando Pasquale Fontana lo dona “alla CRI di Malcesine per i bambini spastici”.
Il giurista del Mef su quella casa ha progetti diversi.
(…)
Ravaioli, contattata dal Fatto, prima sostiene di “non ricordare”, poi invia una nota: “Tutto secondo le norme”. Il Fatto ha chiesto di parlare con Garofoli: invano.
(ANSA) - "Non siamo più disposti a tollerare l'affarismo privato di alcuni alti boiardi di Stato, che dovrebbero occuparsi solo della cosa pubblica". Lo scrive in una nota il senatore M5s Elio Lannutti, della commissione Finanze. "Oggi scopriamo che Roberto Garofoli, capo di gabinetto del ministero dell'Economia, ha intrallazzato con la Croce Rossa in un affare immobiliare di qualche anno fa a Molfetta. La stessa Croce Rossa a cui un blitz del burocrate nel decreto fiscale, poi prontamente sventato, ha provato a regalare più di 80 milioni di euro", aggiunge Lannutti facendo riferimento un articolo che apre la prima pagina dal Fatto Quotidiano di questa mattina con il titolo: 'Il boiardo del Tesoro e i favori della Croce Rossa per una casa'.
Secondo il giornale, che fa riferimento all'emendamento sulla Cri citato da Lannutti, il capo di gabinetto del Tesoro 'pochi mesi prima ha fatto un ottimo affare: è riuscito ad aprire un lussuoso B&B nel cuore di Molfetta proprio grazie alla Croce Rossa, ottenendo dai suoi vertici, a buon prezzo, un immobile che per nove anni aveva inutilmente preteso a suon di carte bollate'. Il giornale chiama in causa il commissario liquidatore della Cri Patrizia Ravaioli che nel dicembre 2017 'firma di suo pugno la procura speciale per trasferire la proprietà' dell'immobile di Molfetta a Garofoli e 'dichiarare cessati i motivi di lite' e mette in relazione la fine del contenzioso con i pareri del ministero dell'Economia a fine 2017 sugli emendamenti per la privatizzazione dell'Ente e la messa in liquidazione del patrimonio e poi con la vicenda del rifinanziamento per 3 anni della struttura.
Una questione, quest'ultima, su cui è intervenuto in prima persona il 16 ottobre scorso anche il ministro Giovanni Tria per definire 'senza fondamento e irrazionale' l'attacco a Garofoli (e al Ragioniere generale dello Stato Daniele Franco) rivolto all'epoca proprio da Lannutti e da Vittoria baldino, altra parlamentare del M5s, che ne avevano chiesto le dimissioni.
Nella nota di oggi, Lannutti aggiunge: "Nel recente passato Garofoli si è già distinto per essere stato al centro di un reticolo di ben quattro società, guarda caso sempre a Molfetta, dedite a fare soldi organizzando corsi post universitari e pubblicando testi giuridici scritti dallo stesso. Società in cui era anche coinvolta la consorte dell'alto papavero. Un vero servitore dello Stato non può permettersi multiformi attività collaterali. Per questo - conclude - in assenza di un integrale chiarimento il capo di gabinetto deve dimettersi".
(ANSA) - 'Ci hanno dato degli incompetenti e dei complottisti, ci hanno detto che non esisteva alcuna manina: il classico atteggiamento della vecchia politica quando deve coprire le proprie magagne e quelle dei suoi amici. Ora però, grazie a un'inchiesta giornalistica, si viene a scoprire che il capo di gabinetto del Mef Roberto Garofoli aveva più di un legame con la Croce Rossa e gli scambi di favori tra il ministero e l'associazione sembrerebbero essere una prassi consolidata.
Se davvero fosse così, quei soldi infilati di straforo nel decreto fiscale che, ricordiamo, sarebbero stati tolti indebitamente dalle tasche dei cittadini per finanziare un ente in liquidazione, assumerebbero tutto un altro significato. È un fatto di una gravità inaudita: Garofoli chiarisca subito o lasci immediatamente il suo incarico'. Lo afferma in una nota il portavoce del M5s in commissione Affari Costituzionali alla Camera Francesco Silvestri.
Fonte: qui
LA PRECISAZIONE DI ROBERTO GAROFOLI ALL’ARTICOLO DEL “FATTO QUOTIDIANO” CHE AVEVA MESSO IN RELAZIONE LA RICHIESTA DI STANZIAMENTI A FAVORE DELLA CROCE ROSSA ITALIANA E L’ACQUISTO DI UNA CASA DALLA STESSA ORGANIZZAZIONE: “LA TRANSAZIONE CON LA CRI RISALE ALL’ANNO SCORSO (DICEMBRE 2017) E QUINDI NON VI È ALCUN NESSO LOGICO E TEMPORALE CON LA SUPPOSTA “AGEVOLAZIONE”…”
Riceviamo e pubblichiamo:
Egregio Direttore,
Ho ricevuto dal Pres. Roberto Garofoli mandato ad assumere iniziative a tutela della sua onorabilità in relazione all’articolo del “Fatto Quotidiano” (ripreso da “Dagospia”) nel quale si accosta, in maniera suggestiva e diffamatoria, la richiesta di stanziamenti a favore della Croce Rossa Italiana con una modesta vicenda transattiva di una vecchia controversia fra la stessa CRI e il Pres. Garofoli.
Le sarò grato se vorrà cortesemente dare conto delle seguenti circostanze, che molto sommariamente elenco:
a) Il Ministro dell’Economia e Finanze ha chiarito, con un suo comunicato del 16 ottobre, che la richiesta di stanziamento a favore della CRI era pervenuta dal Ministero della Salute e dal Commissario liquidatore della stessa CRI per il pagamento anche del TFR ai lavoratori dell’ente e che le somme indicate, rientranti nello stanziamento complessivo già disposto dalla legge oggi vigente, erano state da settembre del 2018 accantonate con un decreto dello stesso Ministro dell'economia in attesa del chiarimento normativo ritenuto necessario dalla Ragioneria generale.
Tale perentoria smentita è stata ignorata dal “Fatto Quotidiano” il quale insiste nella risibile tesi della “manina” che avrebbe inserito “alla chetichella” una non dovuta elargizione. Tesi falsa anche laddove riconduce alla persona pres. Garofoli, una richiesta riferibile al Ministero nella sua competenza istituzionale, come ben chiarito dalla secca presa di posizione del Ministro.
b) Anche a voler ignorare tutto questo, la transazione fra il Pres. Garofoli e la CRI risale all’anno scorso (dicembre 2017) e quindi non vi è alcun nesso logico e temporale con la supposta “agevolazione”, non fosse altro perché a quell’epoca il governo Gentiloni era dimissionario e non vi era nessun elemento che potesse far ritenere una proroga dell’impegno del cons. Garofoli presso il MEF.
c) La vicenda giudiziaria – relativa alla divisione di un immobile per circa 10 anni adibito ad abitazione familiare del Pres. Garofoli e di cui lo stesso deteneva i 5/6 ed il restante sesto indiviso (pari a circa 35 mq) era in capo alla CRI – pendeva fin dal 2009 con contrapposte pretese assai onerose per la CRI. L’importo versato (€ 28.000) è stato ritenuto congruo da tutti gli uffici di controllo, anche in considerazione del rischio di essere condannata al pagamento di ingenti somme.
d) Capziosamente il “Fatto Quotidiano” afferma che dopo la transazione la commissaria liquidatrice della CRI avrebbe avuto la “proroga dell’incarico”. Tace la circostanza che la nomina del liquidatore spetta non al Ministero dell’Economia, bensì al Ministero della Salute, e quindi fra le due vicende non vi è il benchè minimo nesso, contrariamente a quanto diffamatoriamente sostenuto dal “Fatto”.
Distinti saluti
(avv.prof. Vincenzo Zeno-Zencovich)
Fonte: qui
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