9 dicembre forconi: Ue e Bce, il doppio azzardo dell'Italia giallo-verde

sabato 20 ottobre 2018

Ue e Bce, il doppio azzardo dell'Italia giallo-verde

Il Governo giallo-verde sembra voler conquistare l'Europa con il voto di maggio e costringere la Bce a portare avanti il Quantitative easing. 


Mario Draghi (Lapresse)

Sarò breve. È sabato, la settimana è stata di quelle dure - soprattutto sul finire - e il weekend si presenta politicamente molto effervescente. Niente dati, scenari globali, politiche monetarie o grafici. Un semplice ragionamento. Credo e spero, utile. E franco. La querelle innescata dal teatrino del ministro Di Maio a Porta a porta (suppongo su suggerimento di quella raffinatissima mente della comunicazione politica di Rocco Casalino), ovviamente, ha suscitato repliche più o meno scomposte, facili ironie della Rete e una reazione piuttosto piccata della Lega. Nella fattispecie, quella di Giancarlo Giorgetti. Su Repubblica, non esattamente il quotidiano di riferimento di questo esecutivo. Baruffe. Più o meno gestibili, più o meno strumentali. 
C'è l'appuntamento elettorale in Trentino-Alto Adige e c'è la due giorni del Movimento 5 Stelle a Roma, questo weekend: volgarmente parlando, ogni cane deve fare la sua pisciatina per marcare il territorio. È sempre stato così, inutile gridare allo scandalo elettoralistico, visto che prima delle ultime europee il Pd renziano si inventò gli 80 euro e prese il massimo storico. Siamo tutti uomini di mondo. C'è però qualcosa di interessante, qualcosa che - pur mascherato da fregola comunicativa social - svela quale sia la realtà in atto. E, soprattutto, gli equilibri in campo. Guardate questi due tweet





E mentre oggi il nostro spread sale del 6% ce n'è un altro che sale del 23%. Film già visto... Francia next. A chi giova tutto questo?





Salviñi e De Mayo? Ah no, qui ci sono quelli bravi che prendono i migranti. Eppure... vediamo quanto ci si mette a capire che il problema è la BCE... (e quanti danni si fanno prima di capirlo)
lanciati venerdì dall'onorevole Claudio Borghi, economista di riferimento dell'universo leghista, mentre lo spread cominciava a imbizzarrirsi. A una prima occhiata, verrebbe da derubricare il tutto alla logica dello "spread comune, mezzo gaudio", ma non è così. C'è dell'altro, qualcosa di profondamente strutturale, politico e soprattutto culturale. Guardate il secondo tweet e guardate la chiosa finale di Borghi: «Vediamo quanto ci si mette a capire che il problema è la Bce». La questione, signori, è tutta qui. Come io vi dico che l'Eurotower, conti in una mano e dati macro dell'eurozona nell'altra, semplicemente non può bloccare il Qe il 1 gennaio prossimo, senza inventarsi un qualcosa che schermi il nostro debito e quello spagnolo dalle incursioni sullo spread, così Borghi avanza il medesimo concetto ma declinato in senso opposto. Io denuncio la dipendenza da metadone di Francoforte, dicendo che ormai appare indispensabile, ma che ci porterà alla morte, se contemporaneamente non mettiamo a dieta il debito, Borghi non solo ne vuole di più, ma lo lo vuole senza arco temporale di fine somministrazione e, soprattutto, senza dover - in contemporanea - intraprendere un percorso di disintossicazione. Altrimenti, non si spiegherebbe l'azzardo senza senso di una manovra elettoralistica e assistenzialista tutta incentrata sulla spesa corrente, proprio nel periodo più delicato, ovvero il pre-fine del Qe. 
Anzi, il motivo c'è ma non ha nulla a che fare con il bene o la crescita economica del Paese: le elezioni europee, appuntamento al quale il ministro Salvini, per sua stessa ammissione, potrebbe presentarsi come candidato alla guida della Commissione europea per il fronte sovranista unito. Insomma, un azzardo tutto politico e strategico. Non a caso, a tutte le critiche mosse dall'Ue contro la manovra, la risposta irridente è sempre la stessa: parlate pure finché potete, perché fra pochi mesi sarete spazzati via. Insomma, l'azzardo è duplice: conquistare l'Europa a colpi di deficit e archiviazione di qualsiasi norma relativa ai conti pubblici che non piace e, contemporaneamente, riottenere lo status risk-free per il debito pubblico dei Paesi dell'eurozona, in modo da non dover più avere a che fare con quella seccatura dello spread e trasformare le aste in placidi appuntamenti di routine. Insomma, botte piena e moglie ubriaca. 
Piacerebbe a tutti. Ma, a differenza di Borghi e soci, gli altri fanno i conti con la realtà. E, guarda caso, il primo a farli e in maniera decisamente rumorosa - al fine che la sua voce si sentisse chiara e nitida - è stato al vertice Ue appena concluso il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, uno che certamente non può essere tacciato di atteggiamento pregiudizialmente ostile contro il Governo italiano. Anzi. Il quale, però, ha detto chiaramente che la manovra italiana rischia di mandare all'aria l'intero equilibrio dell'eurozona e che non lascerà che i suoi cittadini debbano pagare per i debiti di Roma. Insomma, se questi sono gli amici e gli alleati con cui scardinare dalle fondamenta l'Ue il prossimo maggio, chi ha bisogno di nemici? 
Perché signori, il sovranismo è bello in teoria, ma in pratica significa che ognuno pensa ai fatti suoi: e quando la tua ratio debito/Pil è la peggiore del club, seconda solo a quella della Grecia, hai poco da far il galletto, rinverdendo fasti da Pentapartito e ricordando il ruolo storico dell'economia e della manifattura italiana. Sei comunque in minoranza e nessuno, presunti alleati in testa, vuole pagarti il conto. Nemmeno fare alla romana. Lo si è visto con Seehofer sui migranti, lo si è visto con Kurz sui conti. Tutti e due, almeno stando alle fotografie sorridenti dell'estate, amiconi del ministro Salvini. Attenti quindi a credere che la Commissione Ue che uscirà dalle prossime elezioni europee sarà una manna per l'Italia penta-leghista, perché se tutti ragionano utilitaristicamente - e giustamente - come Sebastian Kurz, rischiamo di cadere dalla padella falsamente bollente di un Moscovici che con cui, alla fine, si giunge sempre a un compromesso alla brace di governi magari politicamente affini, ma che sui conti pubblici sono più falchi di Schaeuble e Weidmann messi insieme. E in nome del sovranisimo, oltretutto! 
L'onorevole Borghi, in linea teorico-politica, non ha torto del tutto, perché quanto fatto nell'ottobre 2010 a Deauville da Angela Merkel e Nicolas Sarkozy è stato criminale. E ve lo dice uno non certamente tacciabile di antipatia verso il modello del Nord Europa, né tantomeno della Germania. Ma l'eliminazione, sic et simpliceter, del concetto risk-free per il debito eurozona, solo perché le proprie banche si erano ripulite e ricapitalizzate e la crisi del debito sovrano le avrebbe colpite solo per il minimo sindacale, è criminale. Come lo è stato, dire che gli Stati possono fallire ed evocare, quasi manu militari, il coinvolgimento degli investitori privati nei processi di ristrutturazione: non a caso, fu il panico e lo spread andò sull'ottovolante. E, sempre non a caso, certamente non un sovranista come l'ex premier Mario Monti, definì quell'episodio «il momento più alto dell'egemonia franco-tedesca in Europa». Che però coincise anche con l'inizio della crisi dei debiti sovrani, terminata non a caso con l'emergenziale What ever it takes di Mario Draghi nel luglio del 2012. E la falsa opposizione di Berlino e Parigi, basti vedere l'utilizzo forsennato del programma di acquisti di bond coporate (Cspp) da parte delle aziende francesi e tedesche e il loro attuale panico da aumento dei rendimenti, a causa della Fed. 
Tutto vero, negarlo sarebbe da ipocrita. Però, occorre trovare un punto di mediazione. Perché se quella scelta fu criminale, ciò che vuole Borghi è una copertura totale dal rischio che è un invito alla deresponsabilizzazione dei governi rispetto alle loro politiche economiche e fiscali. E questo, in una nazione con il 133% di ratio debito/Pil equivale regalare miele e Nutella a un diabetico grave: lo fai felice. Ma lo ammazzi, sul medio termine. Oltretutto, poi, facendo parte di un club, quindi dovendo sottostare a regole di appartenenza che qualcuno, prima di te, ha accettato e sottoscritto: regole sbagliate? Può essere. Non più funzionali in uno scenario globale completamente mutato? Quasi certamente sì, ma allora si cercano alleanze e le si cambia: non rispettarle fa passare, sempre e comunque, automaticamente dalla parte del torto. D'altronde, non è la logica che si imputa al sindaco di Riace, quando gli si dice che la legge va comunque rispettata anche se la si infrange per un bene ideale maggiore? 
E poi, onorevole Borghi, la dica tutta rispetto allo spread spagnolo. La colpa non è della Bce che non garantisce più i debiti, la colpa del contagio diretto fra nostro differenziale in impennata e quello dei Bonos sta nella debolezza cronica dei due settori bancari (noi per il doom loop con il debito pubblico, gli spagnoli per il credito allegro e le bolle speculative) e per questo: non è vero, infatti, che al governo di Pedro Sanchez, siccome accoglie i migranti - come dice lei - viene permesso tutto. Questi due grafici fanno parte della rampogna sulla manovra inviata alle Cortes e al governo iberico dal Fmi non più tardi della scorsa settimana. E l'accusa è chiara: sovrastimate - come storicamente ha sempre fatto la Spagna - le entrate fiscali a copertura delle spese in manovra. 
 

Quindi, se contagio c'è, non è colpa di quel cattivone di Draghi che dopo sei anni - e con una data di scadenza grande come una casa comunicata con ampio anticipo - da gennaio smetterà di comprare, ma di chi, sul mercato, deve scegliere come investire il proprio denaro e decide che, stante le dinamiche macro e soprattutto le contingenze attuali e in prospettiva (guerra commerciale Usa-Cina, Fed che continua ad alzare i tassi e drenare liquidità, economia di Pechino in rallentamento, mercati emergenti in ebollizione, tanto per citare le criticità più eclatanti), forse Italia e Spagna non solo risultano poco appetibili da acquistare, ma, a conti fatti, è meglio cominciare a diminuire un po' l'esposizione che si ha in pancia. Coi soldi non si scherza, onorevole: se fossero i suoi, cosa farebbe? E poi, mi permetta: alla luce della guerra che avete intrapreso con l'Europa e i mercati, non trovate proprio due minuti per dare un nuovo capo alla Consob? Ieri, a mio avviso, avere una guida sicura dell'ente di vigilanza, sarebbe stato utile. Cordialmente. 
Fonte: qui

Nessun commento:

Posta un commento