9 dicembre forconi: Moody’s taglia il rating dell’Italia dopo il cambio di strategia di bilancio

sabato 20 ottobre 2018

Moody’s taglia il rating dell’Italia dopo il cambio di strategia di bilancio

Moody’s taglia il rating dell’Italia. 

L’atteso giudizio è arrivato: il rating passa Baa2 a Baa3, l’ultimo gradino prima del livello «spazzatura». Le prospettive (l’outlook) sono stabili. 

La decisione di Moody’s di tagliare il rating dell’Italia — si legge in una nota dell’agenzia — è legata a un «cambio concreto della strategia di bilancio, con un deficit significativamente più elevato rispetto alle attese». In particolare, alla base del taglio di rating Alla base della decisione di Moody’s di tagliare il rating c’è la «mancanza di una coerente agenda di riforme per la crescita», e questo «implica» il prosieguo di una «crescita debole nel medio termine»


Sul versante delle riforme, invece, pur riconoscendo alcuni "elementi positivi", come il programma di investimenti che potrebbe alzare la produttività, Moody's ritiene che i piani del governo, se pure potrebbero alzare la crescita nel breve termine non mettono in campo elementi tali di modificare la performance "mediocre" in maniera stabile.


Infine, dopo l'avvertimento su cosa potrebbe spingere a nuovi declassamenti, l'agenzia spiega anche cosa, all'opposto, potrebbe favorire una promozione. Posto che al momento un upgrade è "improbabile", potrebbe venire innescato da un programma di riforme strutturali "coerente, che per esempio includesse una riforma dell'efficienza della Pubblica amministrazione, migliorasse il funzionamento del mercato del lavoro, del sistema di istruzione e rafforzasse la concorrenza, con l'obiettivo ultimo di migliorare la crescita della produttività nell'economia italiana". 

Un altro motivo di promozione potrebbe essere in un cambio di rotta di politica economica, di nuovo verso il risanamento dei conti. La decisioni di oggi chiudono la procedura di revisione del rating avviata lo scorso 25 maggio (e prorogata a metà agosto).

Quindi, la stoccata di Moody’s: le possibilità di un’uscita dell’Italia dall’euro sono al momento «molto basse», ma potrebbero aumentare «se le tensioni fra il governo italiano e le autorità europee» sulla manovra e sugli impegni sui vincoli bilancio «dovessero subire una ulteriore escalation». 

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P.S. Il grafico dell’incoerenza momentanea: Yield 10 yr e rating



Lo spread sconta due downgrade. A rischio almeno 100 miliardi di Btp



Per Bloomberg, parlando delle prospettive dell'area euro, Draghi ha commentato che il futuro "è diventato un po' più cupo" (a little darker). Del resto lo spread fra il rendimento dei titoli di Stato decennali italiani e quelli tedeschi è balzato da 300 a 336 oggi nel giro di poche ore dopo che ieri, in riferimento al bilancio presentato dal governo italiano, Bruxelles ha parlato di "deviazione senza precedenti".

Fra l'altro ad agosto gli investitori esteri non residenti hanno venduto titoli di portafoglio italiani per 17,8 miliardi, di cui 17,4 miliardi di emissioni pubbliche, prevalentemente Btp. Lo riporta oggi Banca d'Italia nei dati della bilancia dei pagamenti. Il flusso di vendite di agosto rappresenta un'inversione di tendenza rispetto ai movimenti di luglio, quando gli acquisti dall'estero erano stati pari a 8,7 miliardi di euro. A maggio e giugno, invece, si erano registrate vendite dall'estero pari, rispettivamente, a 24,9 e 32,9 miliardi di euro.

Lo spread sta raccontando, a quando pare, che i mercati sono sempre meno convinti che il 26 ottobre S&P boccerà l'Italia di un gradino portandola dall'attuale BBB stabile a un BBB però con outlook negativo, anticamera di un intervento successivo a breve termine verso un altro downgrade. Una doppia bocciatura (due livelli) farebbe cadere il Paese dal livello di Investment Grade a quello di High yield (detto anche junk, spazzatura). E se questo avvenisse con due agenzie (dopo S&P entro fine ottobre è atteso l'intervento di Moody's, che ha sull'Italia un Baa2, con rating watch negativo, mentre per ora S&P è stabile), molti fondi passivi, per regolamento interno, dovrebbero vendere sul mercato i Btp in portafoglio.

Gli economisti di Goldman Sachs hanno visto qualche giorno fa come scenario base, quello con le maggiori probabilità, un taglio di un notch da parte delle agenzie, senza toccare le previsioni. In questo modo lo spread dovrebbe restare stabile fra 250-300 punti base, certo molto lontano da quota 120 di inizio maggio, prima dell'insediamento del nuovo governo. Uno spread fra 300 e 350 rispecchia invece uno scenario di singolo downgrade con outlook però negativo. Se il differenziale andasse oltre quota 350, il mercato inizierebbe scontare scenari più cupi (junk).

Ma quanti sono i titoli di Stato italiano presenti nei fondi passivi mondiali? Il calcolo è senza dubbio complesso, ma qualche analista ha cominciato a farlo. Reuters, per esempio, scrive che il solo indice Russell Ftse World Government Bond ha in pancia 800 miliardi di dollari di obbligazioni, di cui 60 miliardi di Btp (52 miliardi di euro). Se il rating italiano finisse sotto il livello di investment grade (due tagli da oggi), l'indice, per regolamento interno, venderebbe in automatico.

Gli economisti del team asiatico di Goldman Sachs hanno invece stimato che gli asset totali, compresi i fondi comuni con gestore attivo, che hanno come sottostante il benchmark Bloomberg/Barclays global, detengono asset totali per 2.500 miliardi di dollari (2,5 trillion) che potenzialmente equivalgono a un'esposizione sul debito sovrano dell'Italia per 40-50 miliardi di dollari (40 miliardi di euro). Di conseguenza, la banca d'affari americana stima che l'Italia rischia un sell-off sul mercato, da parte dei fondi, di almeno 100 miliardi di euro, in caso di doppio downgrade.

Gli economisti prevedono emissioni da parte del Tesoro per 35-45 miliardi di euro l'anno nel prossimo biennio. Chi comprerà allora i titoli di Stato, visto che gli storici acquirenti di ultima istanza, le banche italiane, hanno già cominciato a vendere Btp perché stanno zavorrando i bilanci? E in qualche caso il rischio è che già oggi alcuni istituti siano sonno i requisiti Srep di solidità di capitale previsti dalla Banca centrale Europea.

E anche il timing sulle informazioni sarà importante. Le agenzie di rating interverranno circa una settimana prima della fine di ottobre. Nel regolamento di molti fondi passivi, l'aggiornamento sulle posizioni viene fatto due giorni lavorativi prima della fine del mese. La possibile vendita di titoli di Stato potrebbe quindi essere celere.

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