Come ho scritto ieri nel post sul treno che rischia di deragliare e che potete rivedere cliccando su questa scritta, il buon Donald Trump impaurisce i mercati e non solo, con le sue proposte garibaldine di aumentare addirittura i dazi doganali nei confronti della Cina, portandoli dal 10% al 25% sul 40 % dei beni oggetti di esportazioni verso gli USA.
(…) Gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di alzare dal 10 al 25% i dazi proposti lo scorso giugno su 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi, ossia sul 40% circa dei beni che la nazione asiatica invia ogni anno in quella americana. (…) Gli Usa stanno cercando di capire “quali strumenti appropriati usare per fare cambiare alla Cina il suo comportamento” in campo commerciale, giudicato “terribile e ingiusto”. Non è chiaro quale sia stato il fattore che ha spinto il presidente americano a chiedere allo Ustr di ipotizzare il rialzo dei dazi in questione. Forse la recente svalutazione dello yuan, pari al 6% negli ultimi due mesi, anche questa una contromisura adottata da Pechino per difendersi dalle minacce Usa. (…) L’incremento al 25% dal 10% dei dazi su import cinese per 200 miliardi, ha concluso Lighthizer, “è pensato per dare all’amministrazione opzioni addizionali per incoraggiare la Cina a modificare le sue politiche e il suo comportamento lesivi e ad adottare politiche che portino a mercati più giusti e alla prosperità per tutti i nostri cittadini”. Peccato che solo poche ore prima Pechino avesse chiarito che “il pressing e le minacce” Usa non sono affatto gradite. (Source)
Ed è proprio questo il punto. Arrivare ad un tavolo di trattative, ma gli USA vogliono portare la Cina a fare la prima mossa (mettendola quindi in situazione di debolezza), oppure a costringerla per sfinimento (economico).
Intanto gli effetti sulle borse e sui mercati continuano.
Guardate l’effetto sull’indice di borsa Shanghai Comp. e sul cross CNY contro USD.
Intanto gli effetti sulle borse e sui mercati continuano.
Guardate l’effetto sull’indice di borsa Shanghai Comp. e sul cross CNY contro USD.
In circa 80 giorno lo Yuan cinese si svaluta contro USD per circa il 10%. Svalutazione competitiva che ha irritato il buon Donald.
Ma l’indice di borsa cinese ne patisce le conseguenze in modo molto enfatizzato.
La guerra, come era prevedibile, al momento la vince Trump. I conti però si faranno alla fine e, se si continua cosi, alla fine la guerra la perderanno (perderemo) tutti.
Ma l’indice di borsa cinese ne patisce le conseguenze in modo molto enfatizzato.
La guerra, come era prevedibile, al momento la vince Trump. I conti però si faranno alla fine e, se si continua cosi, alla fine la guerra la perderanno (perderemo) tutti.
Fonte: qui
La Cina avverte: sarà una lunga guerra. Interviene la PboC
Pechino si rifiuta di "diventare un vassallo economico degli Stati Uniti" e annuncia dazi contro gli Usa (anche parti di auto) per 60 miliardi di dollari. Si muove la Banca popolare cinese per bloccare le scommesse degli hedge fund contro lo yuan. Borse miste e altalenanti. L'euro scende ancora
Dopo un weekend di rivendicazioni da parte del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha detto di aver già avuto la meglio a Wall Street nella guerra commerciale con la Cina, Pechino ha risposto attraverso i media statali avvertendo che è pronta a a "guerra di lunga durata". E che non teme di sacrificare gli interessi economici a breve termine, secondo quanto è scritto in un editoriale del Global Times di ieri sera. Lo riporta l'agenzia Bloomberg. "Considerando le irragionevoli richieste degli Stati Uniti, una guerra commerciale è un atto che mira a schiacciare la sovranità economica della Cina, cercando di costringerla a diventare un vassallo economico degli Stati Uniti".
Alle ore 7:40 italiane il Nikkei è in leggero rosso, per lo 0,09%, Hong Kong scambia positiva per lo 0,43% e Shanghai perde lo 0,89%. Oro fermo a 1,233,3 dollari l'ocia, petrolio Wti americano in rialzo dello 0,325 a 68,71 dollari il barile. Dopo i dati sull'occupazione di venerdì, sale ancora il dollaro e l'euro scambia in ribasso dello 0,11% a 1,1555 e lo yen cede lo 0,06% a 111,32.
Dopo che la settimana scorsa il presidente americano Trump aveva annunciato 200 miliardi aggiuntivi di tariffe al 25% sui beni cinesi, Pechino ha risposto nel weekend anticipando 60 miliardi di dazi di ritorsione fra il 5% e il 25% su merci in arrivo dagli Usa fra le quali anche parti di auto. Venerdì si è mossa anche la Banca popolare cinese avvertendo gli hedge fund che scommettere ancora contro lo yuan, caduto ai minimi negli ultimi 14 mesi, è pericoloso e si possono bruciare le mani.
La PboC ha quindi aumentato il requisito di riserva su alcune posizioni lunghe in valuta estera, rendendo più costoso puntare contro lo yuan. "Un rapido indebolimento della valuta cinese rischia di scatenare deflussi nel settore residenziale e destabilizzare i prezzi degli immobili", hanno scritto gli analisti di JP Morgan in una nota.
Intanto sale ad almeno 91 il numero delle persone morte a causa del terremoto di magnitudo 6.9 che ha colpito nelle scorse ore l'isola di Lombok, in Indonesia. Centinaia i feriti. Vari edifici sono stati danneggiati. La National Disaster Mitigation Agency ha però fatto sapere che il bilancio è destinato a salire dato che i soccorritori non sono ancora riusciti a raggiungere alcune delle zone maggiormente colpite dal sisma.
Il sisma di Lombok, che si trova a est di Bali, ha provocato danni a molti edifici che sono completamente o parzialmente crollati. La Farnesina fa sapere che "al momento non si registrano segnalazioni di connazionali feriti o irreperibili dopo il sisma". A quanto si è appreso, l'Unità di crisi della Farnesina e la rete diplomatica in Indonesia sono mobilitate e stanno fornendo indicazioni e ogni possibile assistenza agli italiani in vacanza a Bali, Lombok e Gili.
Fonte: M.F.
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